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Autore: teabox    13/05/2013    5 recensioni
Un giorno, in futuro, quando Sherlock Holmes sarebbe diventato solo una storia da raccontare ai più curiosi, Pip avrebbe puntato il dito ad una foto appesa al muro. Avrebbe indicato l’uomo di spalle ed avrebbe detto: “quello è Sherlock”. E quando inevitabilmente le avrebbero chiesto della donna accanto a lui, Pip avrebbe risposto: “quella è Miss H., ovviamente”. Avrebbe sorriso, poi, al ricordo di quei giorni e avrebbe raccontato del modo stravagante in cui li aveva conosciuti.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Cabiria, emme, Lisbeth e Irregolare, grazie mille per i commenti e per le rassicurazioni! Ad essere sincera, tutta la storia è un grosso dubbio (sai che novità), ma sono contentissima che vi stia ancora piacendo. Oh beh, almeno siamo quasi alla fine :)
Grazie mille per la pazienza!




Caffè

 

Un mese dopo Molly riempiva una grossa busta di carta con delle foto di un cadavere.

Erano successe cose molto più strane nella sua vita, comunque.

Le istruzioni - meticolosamente dettagliate - di cosa fotografare e su quali particolari concentrarsi erano arrivate due giorni prima tramite Pip.

«Il corpo è già all’obitorio, o così ha detto lui. Buon divertimento.»

Aveva fatto una smorfia divertita, subito dopo, e se n’era andata. 

Oltre alle istruzioni, c’era anche un’annotazione su quando e dove lasciare le fotografie - dieci di mattina ad un café non lontano dall’ospedale. In fondo, un’ultima nota in cui Sherlock le diceva che avrebbe saputo a chi darle.

Quindi Molly aveva fatto le foto, le aveva raccolte nella busta e si era diretta al café. E lì, seduta ad un tavolo con un fumetto e due tazze di caffè davanti a sé, Pip la stava aspettando leggendo tranquillamente.

«Non dovresti essere a scuola?», le aveva chiesto Molly sedendosi. E quando la ragazzina le aveva risposto alzando un sopracciglio, era arrossita rendendosi conto della gaffe. «Giusto, come non detto.»

Aveva allora preso la busta dalla borsa e gliela aveva passata, e Pip l’aveva fatta sparire insieme al fumetto.

«Il caffè senza latte è per te», aveva poi detto Pip accennando ad una delle due tazze.

«Ah, grazie.»

Pip aveva sorriso. «Mica devi ringraziare me. E’ lui che paga.»

«Oh», aveva risposto Molly senza sapere bene cosa aggiungere. Si era allora portata il caffè alle labbra e ne aveva preso un sorso. Pip l’aveva fissata con curiosità.

«Ho qualcosa sul viso?», aveva domandato Molly toccandosi una guancia.

Pip aveva scosso la testa. «E’ buono il caffè?»

«Perfetto.»

La ragazzina aveva sorriso soddisfatta. «L’ha scelto lui, sai. Cioè, mica me l’ha detto che a te ti piace così, però ha detto di ordinarne uno proprio così e che l’altro lo potevo prendere come mi pareva.»

Molly aveva cercato di rispondere, ma non le era venuto in mente nulla. Sapeva cosa Pip stesse insinuando, ma sapeva anche che si stava sbagliando. Sherlock non faceva caso a quelle cose. Pip non lo conosceva abbastanza bene per saperlo, ed era comunque troppo giovane per capire che non bastava essere innamorati di qualcuno per ricevere amore in ritorno.

«Sai», aveva detto Pip all’improvviso giocherellando con un cucchiaino. «All’inizio pensavo che fosse freddo, tipo che non gli interessa nulla. Invece non è così.»

Molly le aveva sorriso. «La gente ci mette sempre un po’ a capirlo.»

Pip aveva preso un sorso di caffè portandosi la tazza alla bocca con entrambe le mani. «Gli ho chiesto se aveva bisogno di un’assistente e lui ha detto che non se ne fa nulla di una che parla come me. Poi, però, ha detto che può convincere suo fratello a farmi entrare in una bella scuola e se studio e imparo, tipo, ad osservare le cose, allora forse potrebbe cambiare idea.» Aveva fatto una pausa, prendendo un altro sorso di caffè. «Allora io gli ho detto, “guarda che le cose le osservo di già” e lui ha risposto che quello che faccio io è vedere e non osservare, e che spesso anche quello che vedo è comunque sbagliato. Ma ha detto che è un errore comune e che a volte può essere aggiustato. Allora gli ho detto che ci avrei pensato riguardo alla scuola.»

Molly aveva nascosto un sorriso bevendo il caffè. «Mi sembra una decisione molto saggia.»

Pip aveva accennato un sì e si era alzata. Aveva esitato un istante, prima di lasciare il tavolo, e l’aveva guardata con un’espressione terribilmente seria. 

«Non perdere le speranze, Miss H., ok? Lui osserverà un sacco di cose, ma certe proprio non le vede. Anche quando sono, sai, tipo sotto il suo naso.»

Molly era arrossita, senza capirne bene il motivo. Aveva guardato la ragazzina uscire dal café ed era rimasta seduta al tavolo per qualche minuto, gli occhi fissi sulla tazza vuota di fronte a lei.

 

*

 

Pip aveva guardato quasi con sospetto il depliant sulla scuola privata che Sherlock aveva appoggiato sul tavolo. «E se pensano che sono stupida?»

Lui aveva perso la pazienza. «Certo che penseranno che sei stupida. Ma se ci vai, probabilmente lo sarai di meno.»

Pip aveva sbuffato, ma era rimasta in silenzio per qualche istante prendendo il teschio fra le mani e giocandoci. «Ho detto a Miss H. che il caffè l’hai scelto tu per lei.»

Sherlock, che stava raccogliendo dei vestiti e li stava impilando con attenzione dentro una borsa, si era fermato un attimo. Poi aveva ripreso a preparare la borsa.

«Non ho mica capito la sua reazione,sai», aveva commentato Pip.

Sherlock non aveva risposto, ignorandola.

«E’ sembrata stupita, tipo che non ci voleva credere. E poi è sembrata triste, quando invece avrebbe dovuto essere contenta, no? Non ha mica senso.»

«Benvenuta nel mondo di Molly Hooper», aveva replicato Sherlock sarcastico. «Dove niente di ciò che è logico e razionale ha posto. Sarebbe da domandarsi come sia potuta diventare dottoressa, se non fosse che in quel campo dimostra un’ottima preparazione.»

«Sarà per questo che tu le piaci.»

Sherlock si era voltato a guardarla con un’espressione allibita. «Scusa?»

Pip aveva alzato il teschio e lo aveva rivolto a Sherlock parlando con voce spettrale. «Sarà per questo che tu le piaci.»

Lui aveva sbattuto gli occhi un paio di volte, prima di tornare a dare le spalle a Pip e chiudere la borsa con un gesto secco. «Non sai quello che dici.»

«Certo che lo so, invece. Vero, teschio?», aveva risposto lei facendolo dondolare. «Voglio dire, se niente in Miss H. ha senso, allora è perfettamente logico che sia innamorata di uno come te.»

Sherlock le aveva tolto il teschio di mano con un gesto quasi irritato e lo aveva appoggiato dove lei non poteva arrivare. «Pensala come preferisci. E ora», aveva detto prendendo la borsa e mettendosela in spalla, «io ho un treno da prendere e tu devi fare un’ultimo lavoro.»

Aveva estratto dal cappotto una cartolina e gliela aveva tesa.

Pip l’aveva presa con entrambe le mani. «Chi è zia Margaret?», aveva chiesto divertita.

  
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