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Autore: lost in translation    13/05/2013    3 recensioni
Jinki chiude la porta e resta fermo in silenzio davanti all'ingresso dell'appartamento, aspettando che i suoi occhi si abituino all'oscurità.
{ Traduzione dall'originale di halcyon_morn, autrice su Livejournal }
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Key, Onew
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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The mercy Sono ritornata, ma solo per 1600 parole D:

Non me la sentivo molto di tradurre smut, quindi ho optato per qualcosa di molto angstoso (è una parola?). E' una storia particolare, che trovai secoli fa sul tumblr Realistic Shinee Fanfic, blog che non viene aggiornato spesso ma che propone storie tra le migliori che ho letto. La fanfiction, come solito, non è mia, ma è una traduzione della storia originale di halcyon_morn.

Una piccola nota: il noraebang è l'equivalente coreano delle karaoke-box giapponesi. Insomma, stanze dove si canta e di solito dove si sta in compagnia. Spoiler? Naaahhh...

Buona lettura 
~


Jinki chiude la porta e resta fermo in silenzio davanti all'ingresso dell'appartamento, aspettando che i suoi occhi si abituino all'oscurità. Non
vuole accendere le luci- significherebbe mandare a monte tutto il piano del tornare a casa molto più tardi dell'orario cui sono soliti andare a dormire gli altri. Tra l'altro, ha fatto questa cosa abbastanza volte da sapere che in una notte del genere, con la luce della luna di inizio estate che si diffonde placida e bianca per tutta la cucina, sarà presto in grado di vederci meglio in modo da riuscire a ritornare in camera anche senza le luci.

All'inizio riesce a vedere solo il 3:42 verde e abbagliante che brillava sul display del forno a microonde, ma dopo aver tolto le scarpe e averle riposte sulla scarpiera giusto al fianco di quelle di Minho (fa quasi ridere come riesca a farlo facilmente, anche al buio), forme familiari riescono a materializzarsi. Ovattando il rumore dei passi, superò il tavolo da pranzo alla sua destra, poi la tv e il tavolino basso alla sua sinistra e si ferma di fianco al divano, proprio davanti al corridoio che conduce alle loro camere, per osservare la luna attraverso la finestra giusto sopra il lavello. Stanotte è piena, colma di bagliore trattenuto finora.

Poi la lampada dietro di lui si accende con un click e fa un salto di dieci metri, si gira su sé stesso, il cuore a mille.

Nel cerchio di luce gialla c'è Kibum, tutto raggomitolato nella parte più vicina del divano, il suo corpo quasi inesistente sotto i pantaloni larghi rosa del pigiama e la maglietta viola oversize di Jonghyun. Si stropiccia gli occhi con il dorso delle mani e poi passa una mano tra i capelli in disordine.

"Hai mangiato?"

La sua voce è un po' roca per il sonno e ha gli occhi semichiusi. Jinki apre la bocca per rispondergli. Vorrebbe dire a Kibum che è troppo tardi per mangiare, che non dovrebbe dormire sul divano, che dovrebbero andare a dormire, ma tutto quello che esce fuori è un sospiro. Kibum increspa le labbra di poco, poi si alza barcollando e gli prende la mano.

"Vieni qua," dice. La mano di Kibum è calda sulla sua e con riluttanza segue il più giovane verso il tavolo da pranzo e si siede sulla sedia che Kibum ha tirato fuori per lui. Fissa il tavolo davanti a lui, il dito indice che traccia i nodi del legno, e non alza lo sguardo quando Kibum gli mette davanti gli avanzi della cena del gruppo-riso, kimchi e cetriolini, zuppa di alghe e carne all'aglio- riuscendo a sussurrare solo un tenue "grazie" quando Kibum è già tornato in cucina.

Mangia in un silenzio un po' imbarazzante, raccogliendo svogliatamente con le bacchette il cibo davanti a lui. Non è molto elaborato ed è delizioso, proprio come quello che di solito cucina Kibum, ma adesso non ha molta fame. Sta già pensando alla scusa da usare per scappare nel letto, quando Kibum parla.

"Allora, mi vuoi dire cosa c'è che non va?"

Il pezzo di kimchi tenuto dalle bacchette di Jinki cade sul tavolo.

"Kibum, è tardi—"

"E' molto tardi, hyung." Il tono del più giovane lo allarma talmente tanto dal fargli scattare la testa verso la cucina. Kibum è in piedi davanti al bancone con la sua schiena rivolta verso il tavolo e Jinki può vedere vari portapranzo e il cestino di Doraemon di Taemin aperti davanti a lui. Le gambe dei suoi pantaloni rosa si raccolgono intorno ai piedi, ondeggiando poco ad ogni movimento del corpo mentre compatta il riso tra le mani. Continua a parlare senza girarsi. "E' così tardi che mi sono addormentato mentre ti aspettavo. Pensavo che almeno avresti chiamato. Le altre volte lo hai fatto."

Jinki sente le lacrime vicine. Non gli era proprio passato per la mente che la sua assenza avrebbe potuto essere notata, figuriamoci che qualcuno lo avrebbe aspettato fino a tardi- non aveva nemmeno collegato le due cose quando aveva visto Kibum dormire sul divano. "Scusami," mormora. "Non ho chiamato perché non volevo mentire di nuovo."

Kibum mette le formine di riso nel cestino di Taemin e poggia le mani sul bancone. "Che succede di preciso, hyung?" C'è un silenzio breve, durante il quale Jinki tenta di pensare a quello che deve dire, ma poi Kibum dice, "Almeno dimmi dove stavi."

"E' stupido," dice, sentendo le guance avvampare, "Così stupido, ero solo— Ero ad un noraebang."

"Eri ad un noraebang," Kibum ripete. "Con?"

"Da solo."

"Eri ad un noraebang da solo." Kibum si gira e si appoggia contro il bancone, lo guarda cercando di frugare la verità. "Tutto questo tempo?"

Jinki ritorna a fissare i nodi del tavolo. "Sì."

C'è una breve pausa e poi la domanda inevitabile. "Perché?"

"Perché sono bravo a cantare," mormora dopo un po', l'indice che traccia di nuovo le imperfezioni del legno. "E avevo anche bisogno di fare qualcosa in cui ero bravo. Avevo bisogno di..." si interrompe, non sapendo bene cos altro aveva da dire.

C'è ancora un po' di silenzio. "E' per l'intervista di oggi, non è vero?"

"Sì," dice, poi, "no," perché non lo è, non proprio.

"Hyung, era solo un'intervista—"

"Succede ogni volta, Kibum," dice, calmo, ma con voce ferma. "So che hai visto in che modo il manager mi guarda dopo tutte le volte. Io—" Si ferma di colpo, chiude gli occhi. Non voleva dire così tanto.

"Hyung, nessuno di noi è ancora bravo a gestire le interviste." Dal modo in cui parla, sembra che Kibum stia cercando di far ragionare un bambino e Jinki immagina che se avesse aperto gli occhi avrebbe visto Kibum con Lo Sguardo dipinto in viso, quello che ha sempre quando dice a Taemin che deve fare i compiti adesso. "Miglioreremo. Va tutto bene—"

"Non va per niente bene!" urla e se ne pente immediatamente dopo. Lancia uno sguardo disperatamente preoccupato verso la porta del
corridoio, avendo paura di aver svegliato gli altri, per poi rivolgere poi di nuovo lo sguardo verso Kibum, aspettandosi rabbia. Tutto quello che vede è invece sconcerto. Sospira e ricomincia con voce più bassa. "Sono il leader, Kibum, e sono l'anello più debole del gruppo. Vi sono d'intralcio. Che razza di leader è quello che è d'intralcio al gruppo?" Scuote la testa e si morde il labbro per impedire di farlo tremare. "Se fossi stato da solo, cioè intendo, a me piace cantare. E' per questo che sono qui. Quindi finché canto va tutto bene, ma... Kibum, cosa succede se non avremo successo ed è tutto a causa mia? Se rovinassi ogni cosa per voi? Non posso farlo, Kibum, semplicemente..."

Il viso di Kibum è inespressivo come quello di una statua mentre si allontana dal bancone spingendosi in avanti e cammina lentamente verso Jinki. Si ferma di fianco la sedia e dice, "Alzati," e Jinki è sicuro che sta quasi per essere picchiato, perché sta piangendo, e che razza di orribile hyung fa questo ai suoi dongsaengs, e anche se non rovinava il gruppo da solo, Kibum aveva tutte le ragioni de mondo per picchiarlo a sangue e— "Alzati."

Ah. Giusto. Quindi si alza e si prepara al colpo e Kibum lo abbraccia.

"Deficiente," gli sussurra Kibum all'orecchio e Jinki resta fermo lì, le braccia inerti ai fianchi, troppo sorpreso per reagire. "Sei davvero un completo deficiente. Hai ragione, hyung: fai schifo nelle interviste e inciampi da solo mentre proviamo i balli e non sapresti posare bene per un servizio fotografico nemmeno per salvarti la vita. E sai cos altro? Che a nessuno importa. A nessuno importa, hyung, perché noi ti amiamo. Tutti ti amano. Le fan ti amano, i manager e le coordinoona ti amano, i nostri sunbaes ti amano, Jonghyun-hyung ti ama, Taeminnie ti ama, e anche Minho... Beh, se fosse capace di provare emozioni umane, ti amerebbe anche lui."

Lacrime rigano il volto di Jinki e tira su con il naso e trema un po' perché sta ridendo per l'ultima cosa.

"Non devi essere il leader perfetto. Guarda tipo Jungsoo-hyung." Jinki ride di nuovo. "Hai tutto quello che serve, stupido, e noi ti amiamo, ok? Noi ti amiamo. Io—" e Kibum non soffoca esattamente, ma smette di parlare all'improvviso, e Jinki sente la stretta del più giovane sulla sua schiena stringersi. In un qualche modo riesce a riprendersi dal suo stato catatonico e ad alzare le braccia per abbracciare anche lui a sua volta, e restano così per un po', reggendosi a vicenda finché i tremori di Jinki e i singhiozzi di Kibum non passano. "Va bene?" sussurra Kibum dolcemente nel suo orecchio e Jinki annuisce nella sua spalla.

Allora Kibum si allontana e lo colpisce sul braccio, forte.

"Fa male!" urla Jinki, strofinando nel punto in cui è sicuro, domani apparirà un livido violaceo.

"Questo è perché sei andato al noraebang senza di me," dice Kibum, aggrottando severamente le sopracciglia. "Perché l'hai fatto? E poi perché mai qualcuno dovrebbe mai andare al noraebang senza di me?"

"Scusami," borbotta Jinki.

"Fai bene ad esserlo," risponde a tono Kibum. "Semmai ti sentirai di nuovo così, me lo dirai e andremo insieme al noraebang, capito? Guarirò il tuo cervello incasinato con le mie interpretazioni delle Wonder Girls."

"Ok, ok," dice Jinki, non riuscendo a trattenere un sorriso.

"Bene," dice Kibum, "Ora aiutami a preparare il cestino per Taemin."

E con questo Kibum si gira e inizia a compattare dell'altro riso. Jinki si stropiccia gli occhi e si soffia il naso con un fazzoletto preso dal bancone opposto, per poi camminare al fianco di Kibum, facendo scivolare un braccio attorno alla sua vita e appoggia la testa sulla sua spalla. "Grazie," mormora.

Kibum lo colpisce scherzosamente con il fianco e gli bacia la fronte. "Raccontalo a chiunque e sei morto. Ora passami i cetrioli."
   
 
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