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Autore: Valy_Tina    13/05/2013    3 recensioni
Provate ad immaginare questo: Due compagni di stanza. Un biondino acido ed un rosso perennemente sorridente. Una storia d'amore nata all'improvviso. Impossibile. Assurda
Questi sono Mello e Matt. Due poli opposti di una calamita che inevitabilmente si attraggono. Non formano una di quelle coppie che ti aspetti di vedere. Sono troppo diversi, discutono sempre, si insultano. Eppure sono ancora lì, alla fin fine, l'uno accanto all'altro.
Questi sono Mello e Matt. Una forza che va oltre ogni legge fisica, che rompe ogni schema.
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se qualcuno, in quel momento, fosse andato da lui a chiedergli se si sarebbe mai aspettato una cosa del genere... Beh, avrebbe risposto subito di no. Non credeva che le cose sarebbero finite in quel modo. Quindi te ne penti? Chiese una vocina nella sua testa. Non era sicuro che si trattasse della sua coscienza, a dire il vero. Non era neanche sicuro di averne una. Ma in ogni caso la risposta era sì. Se ne pentiva, se ne pentiva terribilmente. Ogni giorno. Ogni notte. Mentre faceva la doccia. Mentre mangiava. Mentre indagava sul caso Kira. Sempre. Ogni secondo che passava se ne pentiva sempre di più. Se n'era pentito dal momento esatto in cui aveva messo piede fuori dai cancelli del collegio. Ma era troppo tardi, e da quel giorno i ricordi presero a trafiggerlo ogni notte.

Qualche anno prima...

Se Roger e Near pensavano davvero che a lui potesse importare qualcosa del nuovo arrivato, si sbagliavano di grosso. Non gli importava un fico secco che sembrava simpatico e che sarebbe arrivato l'indomani. Cosa si aspettavano? Che andasse lì a presentarsi per fare amicizia o qualcosa del genere? LUI che andava a fare amicizia con qualcuno? Mai. Neanche tra un miliardo di anni! Erano sempre stati gli altri ad avvicinarlo, e così doveva essere. Come sei egocentrico, Mihael.
«Mello, penso che dovresti provare ad essere gentile con lui.» Roger e quei suoi maledetti modi gentili e controllati -che cercava di inculcare anche a tutti gli altri, come se non bastasse lui- avevano seriamente iniziato a dargli sui nervi.
«Perché dovrei? Non lo conosco nemmeno!» protestò il biondo, testardo come solo lui poteva essere. Probabilmente se avessero deciso di fare una gara per decretare lo studente più testardo della Wammy's, avrebbe vinto lui.
L'uomo, dal canto suo, sembrava piuttosto esasperato. «Proprio perché non lo conosci dovresti provarci.» replicò con calma.
Oh sì, certo, come no? Già che ci sono preparo anche un bel discorso di benvenuto! Pensò con ironia, ma era meglio tenersi certe cose per sé. Roger era andato avanti con la sua interminabile paternale, spiegandogli che prima o poi avrebbe capito il vero valore dell'amicizia. O qualcosa del genere. In poche parole aveva iniziato a spiegargli il concetto con tante frasi filosofiche prese da chissà quale film strappalacrime. Forse non dovresti essere così cattivo con Roger, ti vuole bene. Uhm, forse la sua coscienza aveva ragione. Forse. Ma non aveva ugualmente alcuna voglia di fare da “comitato di benvenuto” ad un ragazzo nuovo. Non gli importava se aveva la sua stessa età o chissà che altro. Non voleva sentire altre ragioni. Motivo per cui aveva cercato una scusa che reggesse per poter uscire dal suo ufficio.
Lui non aveva bisogno di farsi degli amici. Le persone erano solo in grado di farti soffrire. Ecco perché si teneva stretto quel gruppetto di idioti con cui passava il tempo ogni tanto, quando non aveva niente di importante da fare. Aveva semplicemente bisogno di svagarsi ogni tanto, non di farsi degli “amichetti del cuore”. In più, doveva raggiungere un obiettivo. Essere il successore di L. Lo stimava con tutto se stesso, aveva sempre provato un forte senso di ammirazione nei suoi confronti. E Mello sapeva di potercela fare. Era intelligente ed intuitivo, con una grande determinazione. Queste erano senza dubbio delle ottime qualità. Ma c'era un grande, grandissimo problema. Near.
«Mello.» oh porca miseria. Quel ragazzo era una maledizione. Non lo aveva neanche sentito arrivare!
Il biondo prese un profondo respiro, per non perdere la pazienza, e si girò con lentezza e riluttanza verso di lui. «Cosa c'è?» rispose con un tono di voce tutt'altro che garbato. Sapeva già di cosa avesse intenzione di parlare.
L'albino sembrò non farci caso. O perlomeno aveva ignorato quella sua reazione. «Quel ragazzo sarà il tuo compagno di stanza. Roger aveva dimenticato di dirtelo.»
Fantastico! Iniziava seriamente a pensare che lì dentro provassero tutti il sadico desiderio di vederlo strapparsi i capelli per lo stress. «Scherzi, vero?» doveva scherzare. Ma ora che ci pensava... Near che scherzava? Impossibile. Non era neanche in grado di capire una battuta o un commento ironico.
«No.» appunto.
Perché diavolo doveva prendere sempre tutto così sul serio? Non che lui fosse Mr. Simpatia, ma l'ironia per il biondo era all'ordine del giorno. Odiava con tutto il suo cuore quel ragazzo. Dalla sua mania di attorcigliarsi i capelli all'indice -come stava facendo in quel momento- a quella sua spiazzante inespressività. A volte avrebbe davvero voluto chiedergli se fosse in grado di provare qualche emozione, ogni tanto. Ma sinceramente aveva paura della risposta.
«Perché?» era letteralmente sconvolto. «Roger sa perfettamente che voglio stare da solo.» il biondo aveva iniziato a parlare lentamente, quasi scandendo ogni parola. Stava iniziando a perdere la pazienza. E questo era dovuto sia alla presenza di Near, sia alla decisione di Roger. Lo aveva fatto di proposito, e lo sapeva.
«Perché ti vuole bene.» rispose l'altro, atono perfino quando si doveva parlare di certe cose.
Mello reagì sospirando rumorosamente, esasperato da tutta quella storia. Roger aveva iniziato a perdere le speranze con Near, ma continuava ad ostinarsi con lui. Ma perché? Perché a lui? Non capiva che voleva starsene da solo? Eppure qualche anno fa si era fatto odiare così tanto dal compagno di stanza che gli aveva affibbiato, che quello era andato da lui per chiedergli di spostarlo da qualche altra parte. Non ti arrendi mai, eh Roger? Pensò scuotendo il capo, i capelli biondi che ondeggiavano.
«Perché mi vuole bene.» ripeté dopo un po', come se non riuscisse comunque a capacitarsene. Ed infatti, da una parte, era così. Perché gli voleva bene? In fondo non lo trattava di certo nel migliore dei modi, anzi.
Near nel frattempo non gli aveva staccato gli occhi di dosso, come se lo stesse studiando. E ciò che gli rispose lo lasciò temporaneamente senza parole. «Non sei l'essere senza cuore che pensi di essere.» quel nano gli leggeva nel pensiero o cosa? Dio, gli dava sui nervi ogni secondo di più. Prima se ne andava, meglio era.
«Non ha importanza.» e per quanto gli riguardava, il discorso era chiuso. Quindi girò i tacchi ed andò via a passo svelto, senza degnarlo di uno sguardo.
In un qualche meandro misterioso del suo cervello c'era quella parte di lui che aveva la consapevolezza di essere ingiusto con lui, il più delle volte, ma non poteva farci nulla. L'idea che L potesse sceglierlo come suo successore per lui era inconcepibile. Ed i rischi che ciò potesse accadere, purtroppo c'erano. Erano considerati entrambi i ragazzi più intelligenti del collegio, scegliere chi fosse il migliore era quasi impossibile. Ma ciò che li distingueva l'uno dall'altro, era il loro modo di fare. In quel senso erano due poli opposti. Ma Mello, a dirla tutta, si riteneva fortunato a non essere come Near. Non faceva altro che competere contro di lui in tutto, mentre l'altro sembrava semplicemente ignorare tutto questo. Il che serviva solo a farlo innervosire sempre di più. Odiava essere ignorato. Avrebbe pagato milioni pur di vederlo provare qualche emozione, per una volta.
Mentre tornava in stanza per mettersi a studiare, tirò fuori dalla tasca dei jeans una tavoletta di cioccolato. Se ne portava sempre una dietro. Probabilmente ciò che dicevano gli altri era vero, la sua era una dipendenza. Ma francamente non se ne preoccupava affatto. Era meglio mangiare continuamente del cioccolato piuttosto che fumare roba strana... O peggio. Nel momento in cui aprì la porta, però, la tavoletta gli cadde di mano per la sorpresa. Merda. Pensò prima di concentrarsi completamente sulla figura che se ne stava ferma di fronte a sé. Nella sua stanza. Con una piccola valigia.
«Chi sei?» chiese senza la minima vergogna, scrutandolo da capo a piedi.
Il ragazzo si sistemò goffamente gli occhiali da aviatore fin sopra i capelli rossi, scoprendo un paio di occhi verdi terribilmente belli. «Sono Mail.» rispose con un sorriso amichevole.
Mail? E chi diavolo era Mail? Il tuo compagno di stanza, forse? Oh, sì. Roger gli aveva menzionato il suo nome, ma era troppo impegnato a pensare ad altro per dargli retta.
«E cosa ci fai qui?» inarcò un sopracciglio, rendendosi conto di star diventando seriamente fin troppo brusco. «Mi avevano detto che saresti arrivato domani.» ormai però era inutile tentare di salvarsi, dopo quella domanda. E poi... Perché diavolo lo stava facendo? Avanti Mello, non lasciarti abbindolare da un sorrisetto gentile! Sì, nessuno era mai stato tanto amichevole con lui ma... Non significava niente. Non lo conosceva. Per di più era vestito come un cretino.
«Ehm, sono dovuto arrivare in anticipo.» perché diavolo non la smetteva di sorridere? Era anche peggio di Roger. Specialmente perché così Mello non riusciva a comportarsi male con lui. Almeno non come avrebbe voluto. Ma non osava cercare di capire il perché.
Benissimo. Ed ora? Il suo amatissimo cioccolato era caduto a terra e non poteva più studiare. «Io sono Mihael.» il biondo si chinò per raccogliere la tavoletta di cioccolato ai suoi piedi, poi fissò lo sguardo in quello del ragazzo con serietà. «Ma tu chiamami Mello.» ed era sicuro che il rosso avesse capito che non intendeva essere amichevole, voleva solo fargli intendere che odiava essere chiamato con il suo nome completo.
«Okay Mih-» osservando lo sguardo inceneritore di Mello, il ragazzo si rese subito conto del “fatale” errore che stava per commettere. «Volevo dire Mello!» si corresse, tornando subito dopo a sorridere. «Tu puoi chiamarmi Matt.»
Perché. Cavolo. Era. Così. Amichevole? Il biondo si limitò ad annuire. Quella era la prima volta in cui qualcuno non reagiva scappando da lui o trovandolo subito terribilmente antipatico. Non andava bene. Essere insopportabile in ogni momento o situazione era come una protezione, per lui. Non gli era mai capitato di ritrovarsi di fronte qualcuno in grado di tenergli testa... Con un “metodo” del tutto inaspettato. Probabilmente Roger quando parlava di essere amichevole e gentile intendeva dire che doveva comportarsi proprio come stava facendo quel ragazzo. Il problema era questo: come diamine faceva?
«Dove posso mettere la mia roba?» oh, non si era reso conto che fosse rimasto lì impalato mentre lui chiudeva la porta.
«Dove ti pare.» rispose d'istinto. L'ordine era l'ultimo dei suoi problemi, in quel momento. E poi nella sua stanza aveva sempre regnato il caos. Le cose non sarebbero cambiate di molto.
Ora però c'era un bel problema. Non poteva mettersi a fare quello che voleva, perché quel tipo non conosceva per niente l'istituto. E sapeva perfettamente che se avesse fatto finta di niente, Roger gli avrebbe fatto una delle sue solite prediche. Merda, era con le spalle al muro.
«Seguimi.» era incredibile come fosse in grado di dare ordini perfino a qualcuno che conosceva da a malapena un minuto. «Ti faccio fare un giro.» non aspettò neanche una risposta, perché aveva già aperto la porta.
«Okay!» rispose il rosso, seguendolo subito.
Quella, pensò il biondo, sarebbe stata davvero una lunga giornata.


Angolo di Tina:
Good evening everyone!
Okaaay, ho avuto l'improvvisa ispirazione per scrivere una storia su Mello e Matt... Ed eccola qui! Spero tanto che vi piaccia, perché amo profondamente questi due tipetti! Sono l'amore, sul serio. L'AMORE. *Mello le tira una botta in testa* Okay, okay, penso che abbiate capito °uu° Recensite, recensite, recensite! Apprezzo complimenti e critiche in ugual modo!
-Tina.
  
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