Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: drunkwithwords    14/05/2013    1 recensioni
{2p! Nord Italia x 2p! Inghilterra}
Un'altra 2p ItaUk, stavolta vista dagli occhi dell'inglese.
Ispirata ad un Luciano che adesso ha cambiato proprietario. Spero ti stia trovando bene anche così, Oliver.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stamattina mi sono svegliato fra le braccia di qualcuno. Alzato lo sguardo su degli occhi di un porpora raggelante, mi 
 
sono scostato dal mio fidanzato italiano. "Luciano, dove sei stato?" gli ho chiesto.
Il mio fidanzato non m'ha dato risposta, continuando solamente a sorridere.
Mi sono scostato dal suo abbraccio. "Senti Luciano, non ce la faccio più. Voglio sapere dov'eri stanotte, eri in ritardo 
 
come al solito." ho sputato fuori le parole che mi ristagnavano gelate nel petto, e finalmente riconobbi la verità: mi aveva 
 
mentito, il chè non era poi così anormale, ma aveva fatto tardi, davvero tardi. Forse era fuori con qualcun altro, forse? In 
 
quel momento mi sentii davvero stupido ad essermi innamorato di lui. Sapevo com'era fatto, e nonostante quello l'ho 
 
lasciato entrare nei miei pensieri e nel mio cuore.
"Oliver, non sono obbligato a dirti dove sono stato, non è vero? Ero impegnato, e ho perso la concezione del tempo. Non 
 
ti riguarda in nessun modo, credimi." mormorò lui, un sorriso raggiante sul volto.
"No," aggrottai allora le sopracciglia. "Luciano, ti amo, lo sai, ti amo davvero, ma non ci riesco. Non è giusto. Non ci 
 
riesco, Luciano, mi dispiace ma...ma non ci riesco," chiusi gli occhi e velocemente scesi dal letto, correndo giù per le 
 
scale.
A metà strada, sentii una forte stretta sul mio polso a trattenermi.
"Oliver," sentii il suo respiro tiepido sulla nuca. "Oliver."
Sentii le sue labbra incontrar le mie, e lasciai incontrare i nostri sguardi.
Le sue dita passarono fra i miei capelli mentre mi resi conto che stava prendendo il controllo di tutto me stesso. Mi portò 
 
più vicino a sè, stringendomi le braccia al corpo.
Appena mi ripresi, riuscii a liberarmi dalla sua presa e prima che potesse realizzare quel che stava succedendo, salii le 
 
scale e chiusi la porta a chiave. Mi lasciai cadere su di quella, respirando pesantemente, aspettandomi di sentirlo arrivare.
Mi stava per lasciare, non è vero? Ne ero certo. Perchè doveva esser così in ritardo, altrimenti? Sospirai, una mano sulla 
 
nuca, mentre lacrime si stavano formando agli angoli degli occhi dove, ricordai, le sue mani erano state pochi momenti 
 
prima.
"Addio Luciano, mi dispiace ma non ce la posso fare più," sussurrai ancora e ancora, cercando di farle suonare meno 
 
forzate di quel ch'erano. Mi allontanai dallo specchio, non volendo vedere com'ero vicino alle lacrime. No, dovevo esser 
 
forte, dovevo andarmene, prima che lo facesse lui, mi avrebbe distrutto.
Feci le mie cose, buttando dentro le valigie finchè non trovai qualcosa che lui mi aveva dato.
Mi sorpresi a sorridere e lo toccai, un sorriso triste a farsi strada sulle mie labbra. 
Sarebbe stato meglio così.
Scesi le scale, andando in salotto. Sapevo ch'era lì, se non era venuto in camera. Tanto quando sapevo d'amarlo, una parte 
 
di me sperava fosse addormentato sul divano. Una parte di me sperava di non dover spiegargli quel che stavo facendo, che 
 
potessi scrivere una nota e andarmene. Non volevo ripensarci, perchè sapevo che se l'avessi fatto non sarei stato tanto 
 
forte da potermene andare.
Ero quasi alla porta quando fui fermato.
Mi guardò, alto e scuro davanti a me. Eravamo così vicini che se avessi voluto avrei potuto tirargli il ciuffetto..i suoi occhi 
 
d'un porpora raggelante sembravano guardare all'oblio, un piccolo sorriso sulle sue labbra.
"Luciano," dissi piano, cercando di non farlo arrabbiare. "Me ne stò andando, non riesco più a reggere i tuoi trucchetti."
Il suo sorriso si allargò, seguito da una strana luce nei suoi occhi. "Oliver, ne sei sicuro?"
"Sì, Luciano," mi smossi per la porta, superandolo.
"Oliver," mi voltai verso di lui. "Oliver," la sua voce continuava ad essere così infantile e dolce. "Non mi piace, non mi 
 
piace assolutamente," l'italiano ridacchiò.
Con la coda dell'occhio vidi un lampo d'argento e sentii dolore al braccio. Abbassai lo sguardo e spalancai gli occhi. 
 
"Luciano," mormorai scuotendomi da una sorta di stordimento che ne seguì, cercando di uscir dalla sua presa.
"Non ti posso lasciar andare, Oliver," disse Luciano, un passo più vicino, ridacchiando inquetantemente. Alzò di nuovo il 
 
coltello. "Starai qui per sempre, lo prometto Oliver, non ti lascerò andar mai via, mai" rise ancora, riabbassando il 
 
coltello. Del dolore lancinante al petto seguì il coltello. Con ogni colpo, la vista mi si oscurava sempre di più e il dolore 
 
aumentava.
"Luciano," piagnucolai, cadendo in avanti sul divano. Mi si avvicinò, restando su di me; negli occhi un lampo di folle 
 
rabbia incontrollabile. Le mie mani, deboli sotto i colpi, arrivarono alla giacca dell'italano. "Luciano."
Luciano alzò ancora il coltello, e improvvisamente come arrivò, la luce di follia negli occhi del mio fidanzato scomparse. 
 
Erano sempre porpora, ma erano normale. Abbassò òlo sguardo su quel che aveva fatto, i tagli sul mio petto e sulle mie 
 
braccia, il coltello sporco. Uno sguardo terrorizzato attraversò il suo viso. "Oliver," sussurrò, lasciando cadere il coltello 
 
con un tonfo sordo sul pavimento. Strinse la mia mano, strinse finchè emisi un sospiro di dolore, e in un momento, per me 
 
il mondo spense le luci.
Luciano sedeva ancora lì, le gambe sotto il mio corpo, accarezzandomi la testa. Sembrava sinceramente preoccupato. "Mi 
 
dispiace, Oliver, solo che non voglio vivere senza te," disse ridacchiando. "Ti volevo per sempre, Oliver, voglio che tu 
 
rimanga, ma non volevo così, mai così, ma credo che adesso non faccia differenza quel che voglio, non è vero? Se morissi, 
 
non credo sarebbe lontano da te. Ma tu sei troppo buono per dinire in un posto come questo. Non finirai dove finirò io. 
 
Mi dispiace; volevo solo che tu rimanessi."
Mentre rimaneva lì, iniziò a dondolarsi, avanti e indietro. Stava ridendo ora, una risata infantile intermezzata alle lacrime. 
 
Abbassò gli occhi sul mio corpo, la pazzia che prendeva ancora una volta il sopravvento su di lui. "Quindi...suppongo che 
 
starai qui, adesso, vero Oliver?" 
   
 
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