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Autore: Fran6277Echelon    14/05/2013    4 recensioni
Se pensate che questa storia inizi con il solito 'C'era una volta' vi sbagliate di grosso.
Questo non è l'inizio di quella che potrebbe essere una fiaba, con principesse, castelli e palazzi. Questo è l'inizio di una storia che va oltre ogni immaginazione. Una storia piena di misteri e segreti, amori impossibili, cuori spezzati.
Ma se proprio ci tenete allora potrei accontentarvi, iniziando la storia con il fatidico 'C'era una volta', raccontando di come Cappuccetto Rosso s'innamorò del lupo cattivo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage, Spoiler!
Capitoli:
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Burn. Let it all burn



Protagonisti: Demetra London (Nuovo personaggio);
                  Derek Hale;
                  Un pó tutti.

NDA: Salve a tutti. Inizio col dire che è la prima FF su 'Teen Wolf' che scrivo. Non mi credevo all'altezza, a dire il vero. Ogni idea mi sembrava inadeguata e superficiale, nonché stupida e senza senso. Poi però ho deciso di buttarmi e provare a scrivere. Non sarà una storia eccellente, ma quantomeno accettabile. O almeno per come la vedo io. Ci saranno un po' di spoiler sulla terza stagione, per cui se volete che sia tutta una sorpresa vi consiglio di non leggere. Non scrivo a scopo di lucro ma solo per divertimento. Ultima cosa, gli avvenimenti sono del tutto inventati, tranne quelli riguardanti la seconda e la prima stagione. Il titolo della storia è preso da una canzone dei  '30 seconds to Mars' : Hurricane. ^^  Bon, vi lascio leggere in pace il capitolo. Spero che come inizio vi piaccia. Fatemi sapere v.v
Un bacio.

-Fran


                                                                                                                         Once Upon a Time

Quella giornata non era delle migliori per il ragazzino, non solo per il cielo plumbeo ricoperto da quei fastidiosissimi nuvoloni. Anzi a dirla tutta il cielo plumbeo era l'ultimo dei suoi problemi.
Ciò che più lo infastidiva era il fatto di aver abbandonato il suo hobby preferito perché doveva un'enorme favore a Derek, visto che gli aveva salvato più volte la pellaccia.
Non è che fissare per tutto il giorno Lydia poteva essere considerato un vero e proprio hobby, ma sicuramente si sarebbe divertito di più a sbavarle dietro e rendersi ridicolo davanti a lei, piuttosto che passare tutto il pomeriggio ad aspettare in aeroporto l'arrivo di questa fatidica Demelia o come si chiama. 
Non credeva neanche possibile il fatto che uno scorbutico come Derek Hale ce l'avesse una ragazza, e poi perché non c'è andato lui a prenderla se ci teneva tanto a rivederla??
Stiles avrebbe saputo rispondere in modo più che logico a questa domanda: Derek Hale voleva rendergli la vita impossibile, poco ma sicuro.
E lui che voleva solamente allenarsi per imparare a combattere i cattivi come tutti quelli del branco.
Bah. Essere umani a volte era solo una seccatura, per il ragazzo.
Si passò una mano tra i capelli neri, ormai cresciuti leggermente, scrutando il volto di ogni ragazza  presente in aeroporto.
Sul cartoncino che teneva in mano c'era scritto a caratteri cubitali il nome della ragazza di Hale  'Demetra London', anche se lui non lo avrebbe mai e poi mai imparato. Eppure non è che fosse chissà quanto complicato, ma Stiles lo riteneva semplicemente un nome strano. 
Insomma...che razza di nome è Demetra? 
Le avrebbe trovato un nomignolo, ah si. Sicuramente, lo avrebbe fatto. Comunque a parte il nome non aveva altre informazioni sulla ragazza misteriosa. 
Derek gli aveva solamente detto 'Si saprà sicuramente far riconoscere', il che non è un granché come indizio. 
Ah, povero ragazzo. Sarebbe stato costretto a frequentare la sala di qualche psicanalista, o comunque di qualcuno che sarebbe stato in grado di mettergli in ordine il caos che gli vorticava in testa. 
Già, perché con tutte le cose sovrannaturali  che  stavano accadendo in quel periodo uno psicanalista gli sarebbe servito di certo.
Eccome. E magari avrebbe anche chiesto a tutti quei lupetti dispettosi di pagargli le sedute, come penitenza per averlo fatto finire in quella situazione spiacevole.
-Sono sempre più convinto che mi abbia preso in giro- sbottò infastidito, continuando a guardarsi intorno.
Erano più di due ore che aspettava li, immobile, con aria impacciata e leggermente stanca, ma ancora di Demetra non c'era traccia.
Al che le alternative possibili erano due: O lo aveva preso in giro.....O lo aveva preso in giro.
Se fosse stato così quasi sicuramente il lupone cattivo si sarebbe ritrovato con i suoi stessi artigli conficcati nella gola.
Stava per prendere in considerazione l'idea di andare via, ma fu costretto a frenare i suoi piani di fuga bruscamente, perché  la figura prorompente di una ragazza dai capelli color pece gli si parò davanti.
Braccia conserte, trolley rosso adagiato accanto alle gambe, occhiali da sole, giubbottino in pelle, jeans fastidiosamente aderenti, aria strafottente.
Se non fosse stata tanto bella probabilmente avrebbe detto di trovarsi davanti a una parente di Derek lo scorbutico.
-Un ragazzino? Seriamente? Derek Hale hai superato te stesso, questa volta- rifletté la ragazza scrutando attentamente Stiles, che la scrutava a sua volta con un'espressione da ebete. Le capitava spesso di fare quest'effetto sui ragazzi, alcune volte era persino divertita dalla situazione, ma quel ragazzino la stava per consumare, a furia di guardarla.
Fu infatti costretta a schioccargli le dita davanti agli occhi, per farlo riprendere.
-Allora? Mi dici perché Hale ha mandato te oppure devo giocare a fare l'indovina?-
Stiles boccheggiò ancora un po', prima di riprendersi completamente dallo stato di trance in cui era caduto.
Quella ragazza lo metteva in soggezione, non solo per via della sua bellezza disarmante e distraente ma anche per il suo caratterino, che aveva la capacità di farlo sentire un vero e proprio beota. 
Un po' come quando faceva le avance a Lydia e lei non se lo filava di striscio.
Si schiarì dunque la voce, portando il pugno chiuso della mano destra all'altezza delle labbra.
-A-aveva da fare- rispose solamente, balbettando appena.
La ragazza alzò gli occhi al cielo prima di lasciar scivolare le braccia lungo i fianchi e afferrare con la mancina il manico del trolley.
-Comunque sono Stiles-continuò, sempre imbarazzato, grattandosi la nuca con la mancina. 
Le gote erano leggermente imporporate e lui cercava invano di nascondere l'evidenza abbassando il capo, sotto gli occhi divertiti di Demetra che, come suo solito, non faceva trapelare alcuna emozione.
Sia per gli occhiali che indossava, che bastavano a coprire il suo sguardo divertito, sia perché si divertiva a mettere in soggezione la gente. Specie i ragazzi.
-Il mio nome lo sai già. Quindi direi che possiamo anche salutare la fase in cui io ti stringo la mano e tu arrossisci più del dovuto  e andarcene- Con un colpetto del piede, la ragazza spinse appena indietro il trolley, in modo da riuscire a spingerlo meglio, e si diresse verso l'uscita, sperando che Stiles la stesse già seguendo e che non si fosse fermato troppo ad osservarle il sedere. Sarebbe stato un vero problema trovare la macchina di un perfetto sconosciuto senza le apposite chiavi

                                                                                                            -o-

-Deucalion- Una voce ruppe bruscamente il silenzio che regnava nella foresta, attirando l'attenzione dell'intero branco di Alpha. Si voltarono tutti ad osservare il più giovane, anche loro incuriositi e al tempo stesso preoccupati. -È arrivata.-
Gli Alpha affilarono le orecchie, respirando a pieni polmoni in modo da sentire meglio l'odore che impregnava l'aria.
Un'odore talmente buono che nessuno avrebbe detto che era del pericolo che si trattava.
-Che cosa facciamo?- Kali affiancò Aiden in un batter d'occhio, muovendo le sue gambe snelle e lunghe, fasciate da un paio di pantaloni in pelle, velocemente. Stavano tutti aspettano un segnale dal loro "Alpha". Magari qualcosa che desse a tutti quanti il via per poter annientare la loro più grande minaccia. Sapevano tutti che sarebbe ritornata, infatti erano andati a Beacon Hills solo per quel motivo, e sapere che quella ragazza aveva la protezione di Derek Hale, spingeva Deucalion e il suo branco di Alpha a desiderare di uccidere tutti quanti.
-Che cosa facciamo?!?-la voce di Deucalion ruppe il silenzio pieno di tensione che si era andato a creare tra i lupi mannari, il sorriso agghiacciante che si andò a formare sulle sue labbra piene fece quasi tremare la terra. 
Una calma disarmante e distraente lo avvolgeva con disinvoltura, a differenza di tutti gli altri. -La uccidiamo.- continuò, finche i suoi occhi diventarono di quel colore cremisi che incuteva solo timore.
 

              -o-

 

Derek Hale era piuttosto nervoso quel giorno, e il suo nervosismo potevano benissimo assaporarlo i suoi Beta, costretti ad affrontare un altro duro allenamento. Per cosa si dovevano allenare poi, se il problema "Kanima" era stato risolto?!? Ah, chi lo sapeva.
Il loro Alpha non faceva che comportarsi in modo misterioso e sospetto, negli ultimi giorni.
Nessuno aveva la vaga idea di quel che stava accadendo.
Derek non gli aveva detto ancora nulla, preferiva stare sulle sue, rimanere solo tutto il giorno fatta ad eccezione per quelle due ore in cui si allenava con il suo branco. 
E quella mattina, le due ore in cui si era divertito a scaraventare i suoi beta contro una qualunque superficie solida, sembravano interminabili e fastidiosamente pesanti.
Avrebbe ridotto i suoi Beta in poltiglia se avesse continuato così.
Derek era sempre stato un tipo brusco, specie negli allenamenti, ma mai in quel modo.
Sbuffò rumorosamente, l'Alpha, e arpionò Erika dal collo scaraventandola contro il vagone del treno posto alle loro spalle.
Un piccolo gemito di dolore sfuggi dalle labbra della bionda, mentre sentiva l'ennesimo paio di ossa che si frantumava.
Peter prese la rincorsa, e con un balzo, uno di quelli che un normalissimo umano non sarebbe riuscito a fare, e finì sulle spalle del nipote.
Con l'ex-Alpha fu difficile combattere, data la sua esperienza. Peter riusciva sempre a coglierlo di sorpresa sferrando calci e pugni, ma alla fine anche lui cedette, cadendo per terra.
Troppo preso dal combattimento, il capo-branco, non si era neanche accorto della nuova arrivata, che si era appena andata a posizionare dietro le sue spalle.
Era troppo impegnato ad osservare i suoi Beta stesi a terra, che respiravano a fatica per via delle ossa del torace frantumate.
Dunque, non appena Demetra alzò la mano per andarla a picchiettare sulla sua spalla, il lupo sferrò, o meglio, tentò di sferrare un calcio sulla pancia dell'umana.
Avrebbe dovuto colpirla in pieno, e l'umana avrebbe dovuto ritrovarsi per terra, agonizzante e in fin di vita per l'eccessiva potenza che aveva esercitato il mannaro.
Ma sorprendendo tutti, Demetra riuscì a prendere il piede del ragazzo con ambedue le mani e con una forte spinta delle braccia, lo fece girare per aria e poi cadere per terra.
Ah. Le lezioni di Ju-Jitsu le erano servite a qualcosa, visto che era riuscita a stendere un lupo mannaro in meno di due secondi.
Sembrava quasi un paradosso  agli occhi di tutti i beta, che osservarono la scena stupiti.
Eh no, questa volta non era per via dell'innaturale bellezza che aveva Demetra, che finì subito a cavalcioni sull'Alpha mentre le sue mani affondavano nei capelli corvini del ragazzo.
Erano ad un palmo l'uno dal viso dell'altra, i loro sguardi che s'intrecciavano finalmente dopo tanto tempo, il loro respiro affannato e i muscoli tesi.
-Ciao, Hale- sussurrò la ragazza, con un sorriso malizioso stampato in volto, a differenza di Derek, teso come una corda di violino. Anzi, per un attimo si era sentito quasi felice di vederla sana e salva, sollevato. Sembrava quasi felice di poter sentire ancora una volta il profumo di tabacco e whisky che emanavano le sue labbra, in netto contrasto con il profumo di fragola e ciliegia che emanavano i suoi capelli neri, ornati da leggeri boccoli ondulati, appena visibili. 
Ma non poteva dimenticarsi dell'odio che nutriva nei suoi confronti, un'odio che un tempo era stato amore spasmodico, quasi convulso e irreale. 
Quando vide infatti le labbra della ragazza farsi fastidiosamente vicine alle sue, con un colpo di reni invertì le posizioni, tirandosi immediatamente su e scatenando la risata della ragazza.
-Ti avevo detto, Stiles, di portarla a casa.- La voce di Derek fece sobbalzare il ragazzino, che fino a quel momento non aveva fatto altro che mangiarsi nervosamente le unghie e strapparsi quasi i capelli dalla radice per via della disperazione. Sapeva che il 'grande capo' non l'avrebbe presa bene. Ma a quanto pare non è riuscito a dire di no  a Demetra e ai suoi occhioni azzurro ghiaccio.
-L-lei...ha..io non...ci teneva a v-vederti- balbettò, abbassando il capo visto che non riusciva a reggere lo sguardo del lupo.
-Già.-Esclamò Demetra tirandosi su. -Non sapevo che diventare un personal-trainer  fosse nelle tue ambizioni più grandi. Mi sorprendi, D-
L'Alpha digrignò i denti, senza sfoderare però gli artigli nè i denti aguzzi. Non poteva, lei non sapeva e non doveva sapere.
E forse farla venire in quella città, la città del sovrannaturale, non era stata una bella idea.
-Te ne devi andare.- esclamò, quasi ruggendo. Non riusciva più a contenersi, non sa se per i loro precedenti oppure se perché era fastidiosamente indisponente.
-Ma come? Prima mi inviti e poi mi scacci via? Non essere maleducato, D- gli occhi ben puntati in quelli verdi dell'Alpha.-A proposito. Perché sono qui, grande capo?-
-Sei in pericolo.- Sussurrò sperando di non farsi sentire dalla ragazza, ma invano.
-In pericolo?- rise lei.-Ti prego, non avevo un ex-fidanzato serial-Killer e psicopatico.-
Stava quasi per sfoderare gli artigli, in procinto di conficcarglieli in gola, quando suo zio, alzatosi da terra, si avvicinò alla coppietta 'felice', con un sorriso stampato in volto che mascherava il dolore provocato dalle ossa in ricomposizione. 
-Ah. Io adoro questa ragazza.- esclamò, facendo sorridere Dem.
Mimando il gesto di tenersi la gonna, la London fece un inchino, seguito a ruota da un 'cordiale' -Buongiorno, Signor Hale. La trovo in forma. L'ultima volta che l'ho vista aveva la faccia bruciacchiata-
Peter, a differenza del nipote sull'orlo di una crisi di nervi, sorrise, infilando le mani in tasca e facendo spallucce. -La chirurgia fa miracoli, tesoro-
La ragazza ridacchiò, e il suono della sua risata melodica e contagiosa, rimbombava nelle orecchie di Derek, come un fastidioso ma allo stesso tempo piacevole ticchettio. Chiuse per un millesimo di secondo gli occhi, perdendosi nel suono della sua risata e di ricordi felici e, purtroppo, ormai lontani.
Ricordò in pochissimo tempo tutto quello che avevano passato insieme, e i ricordi sfrecciavano velocemente nella sua mente e facevano male, talmente male che avrebbe preferito un proiettile di aconito piantato nel petto, piuttosto che riviverli ancora una volta.
Ricordò la mattina in cui si erano svegliati abbracciati, e lei rideva per via del tocco del ragazzo. Ricordò quando rideva perché lui non sapeva svolgere una stupidissima equazione.
Ricordò i loro baci, ricordò la loro passione, ricordò la dolcezza e l'amore. Soprattutto l'amore. E in tutti questi ricordi c'era sempre quella fastidiosissima e disarmante risata che  faceva spiccare il volo al suo stupidissimo cuore in tumulto.
E, suo malgrado, sebbene per via dell'orgoglio si sforzasse di non lasciar trasparire alcuna emozione, il suo cuore non sembrava essere d'accordo e tutti, li dentro, lo avevano notato.
O quantomeno tutto il suo branco, che continuava ad osservare silenziosamente la ragazza dai capelli corvini.
Chi ammaliato, tipo Scott, Isaac e Boyd, e chi infastidita, tipo Erika, che continuava ad osservarla con gli occhi che bruciavano di invidia, gelosia, odio e rabbia. Per cosa? Beh lei aveva  quello che la bionda da umana non avrebbe mai potuto avere. Tipo un fisico perfetto, tipo uno sguardo malizioso, tipo delle labbra così carnose da desiderare di prenderle a morsi. Tipo Derek.
-Tu invece sei antipatico rispetto a come ti ho lasciato, D- ruppe il silenzio la ragazza, avvicinandosi all'Alpha sotto lo sguardo attento di tutti. Derek s'irrigidì improvvisamente, quando le mani della ragazza affondarono delicatamente nei suoi capelli, spettinati appena sulle punte. Gli venne quasi istintivo chiudere gli occhi, per godere meglio di quel tocco delicato.
Oppure, la sua era soltanto una pretesa per non incrociare il suo sguardo indagatore. La ragazza ridacchiò, di nuovo, e lui fu costretto ad aprire gli occhi. Lo stava imbarazzando, e non poco. -Ricordo che l'ultima volta che abbiamo passato del tempo insieme, dicevi di amarmi, mentre riprendevi fiato tra un'amplesso e l'altro-
Fu un duro colpo per il mannaro, che levò bruscamente le mani della ragazza dalla sua nuca, per poi fare qualche passo indietro. Lo sguardo duro, i muscoli tesi e l'eco di un appena udibile ringhio che rimbombava nella stanza e che ovviamente Demetra non riuscì a sentire.
-Oh, oh. Non dirmi che...non ti è piaciuto il nostro momento?!?- Lo stuzzicò lei, consapevole del fatto che stava andando contro ogni limite.
Tutti avevano le orecchie ben affilate, tutti prestavano attenzione, nessuno, soprattutto Erika, voleva perdersi il momento in cui il loro Alpha avrebbe conficcato i denti nella gola della ragazza. E Peter stava proprio dietro di lei, pronto a scattare e strapparla via dalla furia ormai vicina del nipote. 
-Sei stata solo un passatempo. La nostra stupida e sciocca storia era solo un passatempo- 
Mentiva. 

Derek stava mentendo, lo sentivano tutti, come sentivano tutti il cuore della ragazza che perdeva un battito, come sentivano l'odore della tristezza che emanava. 

Si sarebbero aspettati tutti quanti che lei scoppiasse a piangere per come batteva forte il suo cuore, e invece li sorprese, ghignando divertita.
-Un passatempo?!-chiese lei avvicinandosi di qualche passo -Io direi più uno sfogo per soddisfare la tua fame insaziabile di sesso. Lo sai, i passatempi sono divertenti-
E questa volta era lei a mentire, e Derek avrebbe tanto voluto saltargli addosso e sgozzarla senza pietà. Ma non riusciva a levarsi dalla testa il suono del suo cuore mentre si frantumava, che si riduceva in mille piccolissimi pezzi.
Rimbombava ancora fastidiosamente nella sua testa e dovette combattere con tutto se stesso per non tapparsi le orecchie.
-L'ho già detto che adoro questa ragazza?!- Fu la voce di Peter, questa volta, a scacciare via il nodo di tensione che si era andato a creare intorno a tutti loro, e per la prima volta da quando Laura era stata assassinata, Derek si sentì in debito con lui. -Sarai stanca, tesoro. Vieni ti accompagno a casa. Qui abbiamo finito- Stava per prendere Demetra sotto braccio, ma il lieve ruggito del nipote lo bloccò.
-No.- tuonò l'Alpha. Non avrebbe lasciato Demetra nelle mani di uno psicopatico, che, per assurdo, aveva tentato di ucciderla più volte quando passava la notte con Laura o con lui, nella loro ,ormai distrutta, villa.
-Che problemi hai ora?- sbuffò lei facendo sorridere Peter.
-Sarà Isaac ad accompagnarti a casa.- pronunciò Derek, lanciando una breve occhiata al riccio, che non perse tempo ad affiancare la bella Demetra.
Quest'ultima alzò gli occhi al cielo sbuffando infastidita, ma trascinando comunque Isaac dal braccio, che la seguì senza obbiettare.
Calò improvvisamente un'imbarazzante silenzio pieno di tensione, riempito solamente dal suono del cuore in tumulto dell'Alpha.
La odiava.
La odiava e l'amava al tempo stesso e non poteva farci nulla. Era nella sua natura essere fastidiosamente irritante, e forse quella era la parte che più amava di lei, quella che l'aveva fatto innamorare, quella che lo faceva innervosire, quella che scatenava il lupo che era in lui. 
E lui non poteva farci nulla.
Si limitava solo a sopportare in silenzio, cercando di non sgozzarla per il semplice motivo che lo faceva sentire vulnerabile e debole.
Troppo vulnerabile e debole.
A rompere il silenzio fu la voce della lupa, che in quel momento risultava sorprendentemente fastidiosa alle orecchie di Derek.
-Che ex-ragazze simpatiche che hai, Hale- ridacchiò, ricevendo uno sguardo ammonitore da parte sua.
-Andate tutti via-sbottò.
-Ma...l'allenamen..-provò ad obbiettare Scott.
-HO DETTO ANDATE VIA.- tuonò Derek. -l'allenamento è finito-
Voleva rimanere solo, voleva che le orecchie gli facessero male per via del silenzio, voleva perdersi nei suoi ricordi e lasciare che il suo cuore battesse all'impazzata ogni volta che pensava a quanto era bella.
Voleva lasciarlo battere senza preoccuparsi che qualcuno potesse sentire, senza preoccuparsi che qualcuno potesse capire l'amore che provava per lei, ma che cercava invano di nascondere.
E nemmeno si rese conto che non tutti i Beta erano andati via, tant'era la voglia che aveva di immergersi nel passato e riviverlo.
Anche se era doloroso.
-Lo sai, non puoi proteggerla sempre.- la voce di Peter lo fece sobbalzare, il suo cuore spiccò il volo più di quanto non lo facesse già. Si alzò bruscamente dalla panchina di legno sulla quale era seduto e si diresse verso il vagone, entrandovi dentro.
-Non la sto proteggendo. Sto solo mantenendo la mia promessa.-rispose con voce ferma e fredda, usando una calma disarmante.
-Lei è capace di difendersi da sola. Hai visto, vero, in quanto tempo ti ha steso con una sola mossa di Ju-Jitsu?!?- L'ex Alpha si avvicinò al nipote poggiando una mano sulla sua spalla, accorgendosi, con un solo tocco, che aveva i muscoli tesi. -Se non si è fatta scrupoli a stendere il ragazzo che ama, figuriamoci se si fa scrupoli con un branco di sconosciuti- fece una breve pausa, togliendo la mano dalla spalla del nipote per infilarla in tasca. -E non dire che a lei non importa nulla di te, perché lo hanno sentito tutti, il suo cuore mentre si frantumava.- 
Derek deglutì, cercando di scacciare via il ricordo del cuore della ragazza mentre si frantumava. Sapeva che non sarebbe stata una bella idea, sia per lui che per lei, farla soggiornare a Beacon Hills. Ma starle vicino era l'unico modo per non perderla definitivamente.
Poteva tenerla d'occhio, poteva prendere le sue difese.
In questo modo si sarebbe messo la coscienza apposto e avrebbe mantenuto la sua promessa. 
-Sono lupi mannari. Alpha, per assurdo.- sbottò, omettendo volutamente di rispondere alla sua seconda constatazione.
-Sa cavarsela da sola, dovresti lasciarla libera-
-Non è quello che ho promesso a Laura- Ruggì Derek. Senza rendersene conto, sfoderò le zanne. I suoi occhi verdi, dalla forma leggermente assottigliata, si tinsero di rosso, il suo cuore batteva velocemente per via della rabbia e non riusciva a capire il perché non avesse ancora ucciso Peter, nel giro di quei pochi secondi. 
Quest'ultimo, invece, rimase impassibile dinanzi la rabbia del nipote.
Trasudava una calma disarmante, e forse fu proprio questo che fece innervosire ancora di più l'Alpha, che non perse tempo a scaraventarlo fuori dal vagone procurandogli un graffio sul fianco.
Che seccatura, gli sarebbe dovuto toccare andare da Deaton, e ascoltare i suoi noiosissimi discorsi fatti di frasi ad effetto e riferimenti filosofici.
Bah.
Decisamente non ne aveva voglia, ma era costretto ad andarci.
Si alzò comunque a fatica, sotto lo sguardo duro e severo di Derek.
Era arrabbiato, l'Alpha, come accadeva spesso ormai.
Essere arrabbiato stava diventando il suo hobby preferito, dopo, ovviamente, rendere la vita impossibile a Stilinski.
Forse, in quell'ultimo periodo, era l'unica cosa che gli dava soddisfazione. 
Forse era l'unica cosa che riusciva a distrarlo dal ricordo di sua sorella, lo stesso che aveva visto negli occhi di Demetra, quando lui le aveva spezzato il cuore con una semplice e stupidissima frase.
Sembrava la stesse accusando, sembrava le stesse dicendo 'Visto?! Ti sbagliavi di grosso su quello che tuo fratello provava per me, bambolina'.
Perché lui le sentiva le loro conversazioni notturne, quando Demetra dormiva nella grande villa Hale.
Lui era nella stanza accanto, e riusciva benissimo a sentire le risatine imbarazzate ed eccitate, i loro discorsi suoi ragazzi, quando si confidavano i segreti più assurdi, quando una di loro due piangeva per una delusione d'amore e l'altra la consolava prontamente, quando iniziavano a cantare all'improvviso a squarciagola e quando si addormentavano sul più bello, l'una con la testa poggiata su quella dell'altra.
Lui sentiva tutto quanto, e ogni giorno l'amava sempre di più.
Si addormentava ascoltando il battito del suo cuore, si risvegliava sentendo il suono della sua voce quando canticchiava sotto la doccia e rideva quando sentiva la sua squillante e disarmante risata.
E poi invece ha iniziato ad odiarla, perché lei era scappata via all'improvviso.
Era sparita, dopo la morte di sua sorella.
Era scomparsa.

Fuggita. Lo aveva lasciato solo quando ne aveva più bisogno.

E dopo una settimana, quando lui l'aveva telefonata e lei aveva risposto con la voce rotta dal pianto e i singhiozzi, lo aveva lasciato.
Senza una spiegazione sostanzialmente valida, aveva spezzato il loro incantesimo, rubando il compito che spettava alla strega cattiva.
E lui l'aveva odiata.
Sfoderò anche gli artigli, prendendo le sembianze di un lupo, a questo suo ultimo pensiero.
-Vattene via- urlò, ma non sapeva bene se era riferito allo zio oppure al ricordo di Demetra che era sempre pronto a farlo stare male.
Ad ogni modo, Peter lo guardò un'ultima volta sospirando, prima di sparire dalla circolazione.
Quando fu solo, e per davvero, l'Alpha scoppiò senza rendersene conto a piangere.
Le lacrime gli rigavano dolorosamente il viso, le sue sembianze erano tornate umane, e lui era poggiato con le spalle al muro, seduto per terra e le ginocchia strette al petto.
Pianse silenziosamente, senza singhiozzare, fino a quando, per via della rabbia e di tutte le emozioni che provava in quel momento, il lupo non s'impadronì nuovamente di lui e  scappò via da li
 

                                                                                             -o-


Tra tutti i pregi di Demetra London c'era quello di possedere sempre e comunque, anche nelle situazioni più assurde, una calma invidiabile. Anche quando nell'aria si fiutava l'odore del pericolo, lei rimaneva impassibile e calma ad osservare il tutto commentando sarcasticamente. Per farla breve, era il tipo di ragazza che se si fosse ritrovata difronte alle porte dell'Inferno avrebbe solamente commentato, imperturbata, che iniziava giusto a fare un po' di caldo. 
Proprio come aveva fatto con Derek: lui le aveva spezzato il cuore con una frase e lei si era divertita a punzecchiarlo con una calma fastidiosa, a detta dell'Alpha.
E stava facendo la stessa cosa con Isaac, in quel momento, mentre, chiusi nella macchina da circa venti minuti buoni, stavano in silenzio.
Un silenzio interrotto ogni tanto dal tossicchiare del mannaro, sempre più imbarazzato dalla situazione, a differenza di Demetra, che lasciava che l'imbarazzo le scivolasse addosso, e si fissava le unghie lucide laccate di nero.
Con calma.
Con nonchalance.
Come se Isaac non fosse al suo fianco, al posto del guidatore.
Ed era proprio questo che faceva innervosire l'Alpha più di ogni altra cosa.
Il fatto che affrontasse tutto quanto con disinvoltura, con una calma strafottente che gli dava alla testa.
Si meravigliava del fatto, che quella ragazza, somigliava sempre di più al suo patrigno.
Patrigno, non padre, per assurdo.
E non solo caratterialmente, ma anche fisicamente.
Lo stesso colore di capelli, neri come la pece, gli stessi tratti del viso, duri e appena spigolosi, la stessa forma delle labbra, piene e carnose che tutti avrebbero voluto prendere a morsi, la stessa forma degli occhi e lo stesso colore. 
Azzurro ghiaccio. 
Un colore così freddo, ma allo stesso tempo bellissimo e capace di scioglierti come neve al sole.
Isaac si schiarì la voce per l'ennesima volta, togliendo le mani dal volante e poggiandole sulle proprie ginocchia, fissando la ragazza imbarazzato.
-Siamo arrivati.- le fece notare sussurrando. Come se non se ne fosse accorta.
Si stava solamente rilassando un pochino.
La London alzò lo sguardo dalle sue unghie per fissare il ragazzo, finchè un ghigno compariva sulle sue labbra carnose.
-Lo vedo- rispose. -Mi stavo solamente rilassando-
-Oh- pronunciò lui. -Ehm..se vuoi..ti aiuto con le valigie- la mancina era finita dietro la nuca con imbarazzo, e il suo sguardo alternava velocemente da quello della ragazza alla casa che stava alla loro destra. 
Era proprio quello sguardo a metterlo in soggezione, non solo la sua presenza prorompente, che si faceva sentire anche se lei stava in silenzio. 
Quello sguardo aveva la capacità di fargli perdere il filo del discorso, di distrarlo  e farlo sentire un perfetto idiota alle prime armi. 
Da quando era un lupo aveva avuto molte più ragazze, che fossero da una botta e via o piccole storielle di 3 settimane o più.
Aveva passato l'estate così, il licantropo.
A scodinzolare da un letto all'altro con una noncuranza fastidiosa e invidiabile da qualsiasi ragazzo di Beacon Hills.
In poche parole, nessuno si faceva scrupoli a dire che era un  perfetto 'farfallone'.
Gli piaceva svolazzare da un fiore all'altro, senza preoccuparsi di ferire i sentimenti di qualcuno.
Aveva persino una specie di 'fan club', e questo non poteva che dare soddisfazione al suo orgoglio maschile e al suo ego sproporzionato.
Ma con quella ragazza si sentiva incapace, vulnerabile e incredibilmente deficiente.
-Sarebbe molto carino da parte tua, biondino- disse sorridendo la ragazza, aprendo lo sportello e precipitandosi alla porta della sua vecchia casa. Non era sicura di essere pronta a mettere nuovamente piede li dentro e lasciarsi investire da tutti quei ricordi dolorosi che aveva vissuto tanto tempo fa, ma di certo non poteva far notare al ragazzo il suo disagio. Doveva comportarsi normalmente, senza farsi prendere dal panico o dall'ansia.
Doveva fare tutto con calma.
Al che prese le chiavi da dentro il suo giubbotto di pelle e aprì la porta d'ingresso.
Al buio, tastò le mura della casa fino a quando i suoi polpastrelli non sfiorarono la superficie fredda e impolverata dell'interruttore.
La luce illuminò la stanza, e un groppo le si formò subito in gola.
Sarebbe stato sicuramente meglio prenotare la stanza in un hotel, tanto era sicura che non avrebbe soggiornato li per molto.
I mobili erano rimasti al loro posto, erano solamente un po' impolverati. 
I divani erano  coperti da enormi teloni panna sporco e il parquet, ricoperto appena da piccoli acari di polvere, scricchiolò quando lei vi camminò lentamente sopra, per dirigersi al piano di sopra. Era una casa stile ottocentesco, come quelle enormi che si vedevano nei film, avrebbe sicuramente dovuto prenotare una stanza, perché non aveva proprio voglia di pulire la casa da sola. 
Isaac non ci mise molto a raggiungerla con le due valigie rosse in mano, non si rese nemmeno conto del disagio della ragazza -e sicuramente era meglio così- tanto era preso ad osservare quell'enorme villa. 
E lui che credeva che villa Hale, nonostante lo stato pietoso in cui era ridotta, fosse grande. A quanto pare era l'unico a vivere in una casa piccolissima con una stretta rampa di scale che portava al piano di sopra e poche stanze.
Seguì la ragazza al piano di sopra, nella sua stanza, e si fermò quando sentì il suo cuore accelerare all'improvviso.
C'era qualcosa che non andava in Demetra London, qualcosa di spaventosamente grande che era difficile da nascondere con quell'atteggiamento tranquillo e rilassato.
O quantomeno era difficile da nascondere ad un licantropo.
Lasciò le valigie sulla soglia della porta, e osservò la stessa cosa che stava osservando la ragazza, evidentemente la cosa che le aveva fatto battere velocemente il cuore.
Era una foto, poggiata sul comodino al lato destro del letto ad una piazza e mezzo.
Una foto incorniciata, e forse l'unica cosa senza polvere presente in quella casa. Non ci fu nemmeno bisogno di avvicinarsi, data la grandezza della cornice.
Vi erano tre persone, in quella foto. Due ragazze e un ragazzo di almeno 19 anni, se non più grandi.
Erano lei, Derek e la sorella di Derek.
Si abbracciavano, e Demetra rideva, probabilmente per il solletico che l'Alpha le provocava  al collo con le labbra.
Doveva essere importante per lei,  il lupo lo capiva dal battito del suo cuore. 
E doveva fare male credere di non essere più amata, di non appartenere più a lui.
-Non devi prendertela per lui, sai?!? È sempre così scorbutico quando è arrabbiato-
Demetra sorrise appena, senza staccare neanche per un secondo gli occhi da quella foto.
Sapeva bene come era fatto Derek, lo conosceva da quando erano entrambi molto piccoli.
Aveva imparato a conoscere ogni suo difetto, ogni suo pregio, ogni suo modo di fare. E aveva imparato ad adattarsi, con il tempo. 
E proprio perché lo conosceva bene, non era per niente sorpresa dalla reazione che aveva avuto, vedendola.
Derek aveva tutte le ragioni plausibili per avercela con lei, per odiarla e per desiderare ogni secondo di volerla uccidere.
E questo la seccava, quasi quanto la presenza del ragazzino accanto a lei in quel momento.
Stava giusto per chiedergli, con quanto più astio potesse concentrare in poche parole, cosa stesse facendo  ancora lì, quando lui l'anticipò imbarazzato.
-Forse è meglio che vada-
La London si voltò finalmente nella sua direzione, interrompendo il contatto visivo con quella foto.
-Dovresti, si.- disse brusca, facendolo arrossire appena.
Era assurdo come Demetra somigliasse così tanto a Derek, caratterialmente.
Con quegli occhioni color ghiaccio aveva la capacità di mettere in soggezione chiunque la guardasse,  inoltre aveva quell'aria dura e leggermente indisponente, a tal punto che Isaac girò i tacchi e scese velocemente  le scale, senza aggiungere altro.
Fu lei infatti, per assurdo, a fermarlo prima che uscisse definitivamente dalla casa.
Gli angoli delle labbra erano stesi in un sorriso divertito, le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati in quelli del ragazzo.
-..Grazie?!- più che un'affermazione sembrava una domanda e il lupo sorrise, umettandosi poi le labbra con la lingua.
-Non c'è di che- disse prima di voltarsi. Fece per aprire la porta di casa e uscire ma poi si voltò nuovamente verso la ragazza, grattandosi la nuca. 
-Hai bisogno di qualcosa?- chiese lei.
-Oh, ehm..mi stavo chiedendo, magari un giorno di questi potremmo uscire insieme. Sai, da amici-
Demetra scoppiò a ridere, senza preoccuparsi di far rimanere male il ragazzo che arrossì nuovamente.
Se l'aspettava, lei.
Insomma, era una ragazza che adorava provocare le persone solamente per vedere la loro reazione, e Isaac non è che abbia fissato tanto la strada, quando erano in macchina.
A farla breve, pareva che l'asfalto si fosse spostato temporaneamente sulla sua scollatura esagerata, che non lasciava decisamente spazio all'immaginazione.
-Io e te non siamo amici- rispose lei ancora sorridendo.-Ma se mi prometti che ci sarà un dopo serata allora accetto volentieri- ammiccò maliziosa.
Il ragazzo, che fino a quel momento si era dato mentalmente del deficiente, ghignò soddisfatto.
-Passo a prenderti venerdì alle 20:00, allora.- disse.
-Quando vuoi, zucchero.- e dopo avergli strizzato l'occhio si diresse in camera sua.
Il lupo fece un gesto di esultanza, avrebbe improvvisato un piccolo ballo della vittoria se fosse stato completamente solo, ma decise bene di voltarsi e uscire da quella casa, con il cuore che batteva a mille per l'emozione e un piccolo ghigno soddisfatto stampato sulle labbra.
E fu proprio in quel momento che un ululato straziante squarciò il cielo, riempendo il silenzio che regnava per tutto il quartiere.
Un ululato pieno di disperazione, di tristezza, di delusione, dolore e rabbia. Soprattutto rabbia.
Fu proprio in quel momento, che Derek Hale sentì il suo cuore cadere a pezzi

Ancora una volta. 

 
 

NDA:Ci tenevo a mostrarvi il volto di Demetra, comunque. 
Eccola qui. 
La immagino come Megan fox *^*










   
















Potrei continuare all'infinito çWç
  
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