Anime & Manga > Le situazioni di lui e lei/Karekano
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Autore: Melanyholland    07/09/2004    21 recensioni
Se lo sapesse...se conoscesse la verità...ho paura solo a pensarci...io non voglio perderla, ma non voglio farle del male...e ormai riesco a stento a controllarmi...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione
Ciao a tutti!^^ Questa è la mia prima fic su questo splendido manga...anche se dovrei dire anime, dato che io ho visto solo gli episodi trasmessi da Mtv (a questo proposito mi scuso con chi conosce bene la storia e noterà delle imperfezioni. Sorry! ^^"). Non so voi, ma vedendo il finale ci sono rimasta un po’ male, anche perché lascia in sospeso una cosa sulla coppia....così ho deciso di scrivere un finale che mi piacesse di più. Spero sinceramente che sia di vostro gradimento...ho fatto del mio meglio.
Ringrazio tutti coloro che la leggeranno e in particolare chi la commenterà, nel bene e nel male (ehm...siate clementi!! ^^" È la mia prima volta!! Per favore!). Ora vi lascio alla storia, credo che aggiungerò alla fine qualche ultima precisazione...

In the Darkness of Soul

Nonostante fosse ormai estate, il cielo del tardo pomeriggio si era colorato di un cupo grigio perla che sfumava al blu, mentre raffiche di vento cominciavano a scuotere le fronde degli alberi; si stava avvicinando un temporale, probabilmente l’ultima sferzata di gelo prima del completo sopraggiungere della calura estiva. Soichiro Arima osservava pensieroso questo cambiamento atmosferico attraverso i vetri di una finestra dell’edificio scolastico, i capelli scuri che come al solito gli ricadevano sul viso e sugli occhi, una caratteristica che in qualsiasi altra persona sarebbe stata segno di disordine e trascuratezza, ma che su di lui riusciva a essere un simbolo di eleganza e di classe.
Aveva sempre pensato che le doti che lo rendevano così popolare risiedessero proprio nello speciale fascino che riusciva a trasmettere, senza volerlo, con i semplici gesti di tutti i giorni. Nonostante si fosse impegnato ad essere se stesso, tutti continuavano a vederlo come il ragazzo ideale, dolce gentile...perfetto. Nessuno di loro era mai riuscito a vedere chi era in realtà...nessuno era in grado di capirlo, e quindi con nessuno era mai riuscito a instaurare un vero rapporto di amicizia. Ma la solitudine era qualcosa a cui era abituato fin da piccolo...un fardello che era sempre riuscito a sopportare, fingendo che le persone che lo circondavano lanciandogli sguardi carichi di ammirazione fossero davvero suoi amici, fingendo di essere felice con tutti e soprattutto con i suoi genitori adottivi, fingendo di stare bene...fingendo che Lui non esistesse...
Fingere
Non era proprio questa la parola chiave della sua vita? La sua esistenza non era una continua recita? Aveva pensato, aveva creduto che conoscendo Lei le cose fossero cambiate...che fosse riuscita a strappargli la sua maschera, rivelando il suo vero se stesso...stando con Lei, si era illuso di poter essere davvero spontaneo, vero.
Illusione
Sì, era stata un’illusione. Si era davvero convinto di essersi rivelato per quello che era, di essersi scoperto un ragazzo in grado di amare e di essere riamato. Aveva creduto che Lei, pur conoscendolo a fondo, era stata capace di donargli quel tepore speciale, questi sentimenti così profondi e reali...amandolo per quello che era, con tutta se stessa, quella se stessa così splendida e meravigliosa...
aveva creduto...
ma dentro di sé aveva sempre saputo di ingannarsi...nonostante non volesse ammetterlo...perché Lei non era a conoscenza dell’esistenza diLui...
Se lo sapesse...se conoscesse la verità...ho paura solo a pensarci...io non voglio perderla, ma non voglio farle del male...e ormai riesco a stento a controllarmi...
La sua mano viaggiò fino alla tasca e le sue dita si strinsero attorno all’oggetto che vi era custodito. La pioggia cominciò a picchiare contro il vetro davanti a lui, che lentamente cominciò ad appannarsi. Poteva udire l’ululare del vento, sentire l’aria caricarsi di umidità e diventare pesante...come il peso che gravava sul suo animo. Cosa avrebbe dovuto fare? Lui premeva sempre più insistentemente e con violenza per uscire fuori e ormai non riusciva più nemmeno a guardarsi allo specchio senza provare nausea e terrore. Se fosse rimasto con Lei sarebbe stata in pericolo...ma senza di Lei era lui stesso che rischiava di autoannullarsi...non voleva farle del male...non a Lei...ma Lui continuava a premere e a premere...quanto avrebbe resistito ancora? Non molto....e la prova era l’oggetto che le sue mani stavano impugnando da dentro la tasca.
"Oh Arima!! Sei ancora qui!?" esordì una voce calda alle sue spalle, confusa ma deliziata. Si voltò lentamente e la vide, Lei, Yukino Miyazawa, sorridente e bellissima come sempre nella sua divisa scolastica, ridotta per esigenze di stagione solamente ad una camicetta bianca e una minigonna scozzese, che risaltavano le sue forme perfette. I suoi occhi chiari lo contemplavano carichi di amore e dolcezza.
"Ho pensato di aspettarti...sapevo che avevi le prove per la recita..." mormorò con il suo solito tono di voce, tiepido ma controllato. Il sorriso sul viso della sua ragazza si distese ancora di più, mentre si avvicinava a lui e si alzava in punta di piedi per posargli un fuggevole bacio sulle labbra. Arima la cinse con un braccio, spingendola ancora di più contro di sé mentre lei rabbrividiva lievemente, e la baciò a sua volta, stavolta violando con tenerezza la sua bocca e trascinandola in un bacio molto meno casto che lei ricambiò con timidezza. Le dita della sua mano libera accarezzarono l’oggetto nella tasca...
Un fulmine squarciò il silenzio intorno a loro. Miyazawa si staccò con delicatezza, le guance rosso vivo e lui le sorrise, cominciando ad accarezzarle i capelli e a sistemaglieli con dolcezza dietro le orecchie.
"Dove sono le tue amiche?" le domandò in un sussurro. Lei sfoderò una delle sue tipiche espressioni comiche e sbuffò.
"Ah, non me ne parlare!! Finite le prove se la sono data a gambe, Asapin compreso, e mi hanno lasciata a riordinare gli oggetti scenici tutta da sola!!"
Dunque siamo soli...
"Mi dispiace..." mormorò, lei lo interruppe imbronciata.
"Ma non importa, è stata l’ultima volta!! Domani gliela faccio vedere!!"
Domani..? Oh amore mio...
Un altro fulmine. Entrambi si voltarono verso la finestra, scrutando nell’oscurità che ormai dominava l’orizzonte e adombrava l’interno dell’edificio. Miyazawa rabbrividì, e lui accorgendosene la abbracciò con entrambe le braccia, abbandonando per un po’ la stretta su quell’oggetto.
L’oggetto che Lui gli aveva ordinato di portare, impadronendosi del suo corpo...l’oggetto che secondo Lui gli sarebbe stato utile di lì a poco...
Ma non voglio usarlo...no...io la amo...
Sì la ami...e questo è l’unico modo che hai per averla tutta per te...tu sei solo senza di lei...ma lei può fare a meno di te...ma in questo modo...sarete solo voi due...per sempre...
Di nuovo lo colse quel senso di nausea e quella violenta scossa nella testa. La voce di Lui... l’aveva sentita di nuovo...era riuscito a riaffiorare...a sfondare il muro che aveva creato dentro di sé per arrestarlo...le sue difese erano inutili...cosa doveva fare?
"Arima..? Che ti succede? Sei così teso..."
Perché la sua proposta era davvero allettante, tentatrice... da molto tempo ormai si era reso conto che non avrebbe mai potuto averla tutta per sé...lei era libera, indipendente, avrebbe fatto a meno di lui senza problemi. Ma la cosa non era reciproca. E poi Miyazawa era circondata da persone che le volevano bene, che volevano starle intorno. E lui avrebbe voluto che lei fosse solo sua...
"...Arima..?"
...e avrebbe potuto esserlo. Solamente sua. Nel modo che Lui gli aveva suggerito. Aveva pensato che facendo l’amore con lei, entrando e muovendosi nel suo corpo, avrebbe potuto carpire anche la sua anima, imbrigliarla, farne una parte di se stesso. Ma si era sbagliato. O meglio, illuso. Lei non gli era mai appartenuta completamente, nonostante gli si fosse concessa. Il solo modo che aveva per farla sua era...
Ma io non voglio...non le farei mai del male...non sono così crudele...così egoista... Oh sì che lo sei...come lo erano i tuoi genitori...accettalo...e sfruttalo...per quanto ti spaventi, sei la persona che non avresti mai voluto diventare...approfittane...in questo modo le farai conoscere chi sei in realtà...non è questo che volevi?
"NO!" gridò in preda alla disperazione, spingendo via senza accorgersene la ragazza che stava abbracciando, facendola sbattere con violenza contro il muro con un tonfo sordo. Miyazawa sbatté le palpebre fissandolo con gli occhi sbarrati, confusa e spaventata, pallida in faccia.
"A-Arima...." balbettò con un fil di voce.
"VATTENE!! VA VIA!!" Urlò, prendendosi la testa fra le mani, cercando di cacciare via quei pensieri strizzando gli occhi.
"Ma...ma..." Miyazawa avanzò verso di lui, cautamente, mentre il suo ragazzo cadeva in ginocchio, stringendo i denti.
"Vattene...ti prego...non voglio farti del male..." mormorò tristemente, in un ultimo, fioco, tentativo di ribellione contro di Lui. Miyazawa si accoccolò vicino al suo ragazzo, ignorando le sue parole, circondandogli la testa con le braccia affinché la sua testa riposasse a contatto col suo petto.
"Ma di che parli...tu non mi faresti mai del male..." disse dolcemente, fiduciosa, accarezzandogli la testa.
"Tu non puoi sapere...ti prego...prima che sia tardi..." sussurrò, quasi senza voce, ormai consapevole che resistere non sarebbe servito. Di nuovo la sua mano raggiunse la tasca e l’oggetto che vi era contenuto.
"Oh Arima...che ti succede? Sai che a me puoi dire qualsiasi cosa....non posso vederti così...per favore..." continuò lei ignara, lo stesso tono mielato, che celava il leggero tremito della sua voce. Il ragazzo si rilassò, lasciandosi andare al calore del corpo di lei. Stava bene. Ma nonostante tutto, nonostante potesse sentire il suo profumo, il suo tepore, il battito del suo cuore... il dolce contatto del corpo di lei contro il suo...sapeva che nemmeno in quel momento lei gli apparteneva completamente. Perché lei non conosceva il suo vero io...la persona di cui era innamorata non esisteva...non era mai esistita.
"Perdonami...non so cosa mi era preso...." le parole che uscirono dalla sua bocca non erano quelle che avrebbe voluto, e nemmeno il sorriso che le rivolse subito dopo era stato controllato. Avrebbe voluto dirle di nuovo di andarsene, di fuggire ma...
Non ci riesco...alla fin fine Lui aveva ragione...non sono diverso dai miei genitori...
"...scusami, Miyazawa." Lei gli sorrise di rimando, visibilmente più serena e tranquilla. I suoi occhi lo guardavano di nuovo carichi di affetto.
"Non fa niente..." sussurrò comprensiva "...senti, che ne dici di andare a mangiare qualcosa insieme? È ancora presto per tornare a casa...e poi..." arrossì furiosamente "...devo dirti una cosa."
Arima la ascoltava appena, ma nell’ultima parte la sua attenzione aumentò. Che cosa avrebbe mai dovuto...?
Non farci caso...probabilmente vuole invitarti alla prima del suo spettacolo o qualcosa del genere...vai fino in fondo...almeno una volta nella tua vita non essere un vigliacco...
La cinse con un braccio, stavolta offrendo lui alla sua testa la fermezza del proprio petto. Miyazawa si lasciò andare con fiducia, chiudendo gli occhi serenamente, ignara di ciò che impugnavano le dita della sua mano poggiate vicino al suo collo candido e inerme.
"Cosa devi dirmi?" sussurrò dolcemente, la lama del coltello ormai vicinissima al collo di lei. Miyazawa sorrise, la sua mano viaggiò per compiere un gesto che se lui avesse visto gli avrebbe rivelato la verità e che forse, forse l’avrebbe fermato. Ma lui non lo vide mai...e la lama affondò decisa, lasciandogli finalmente carpire l’anima che avrebbe voluto avere da tempo. Aveva ottenuto ciò che voleva. Lei gli era appartenuta...la sua vita era stata nelle sue mani. Almeno per un istante...per l’ultimo istante nelle vite di entrambi.

Ma le cose sarebbero potute essere diverse....

...se solamente lui l’avesse vista...accarezzarsi il ventre...

Fine

Nota: Avrete capito che Lui era la parte cattiva che aveva ereditato dai suoi genitori. Mi aveva colpito molto questa questione e ci sono rimasta malissimo quando ho visto che veniva lasciata in sospeso. Il corsivo semplice era per i pensieri di Arima buono, mentre il corsivo grassetto per Lui . Per il resto, credo che sia tutto chiaro...se ci sono cose che non avete capito dite pure, cercherò di spiegarmi meglio....
baci
-Melany.

  
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