Tengo
gli occhi bassi, non avrei mai immaginato che la nostra storia sarebbe finita proprio
su queste altalene dove ho preso il coraggio di presentarmi a casa sua un anno
fa.
Egoista
ecco cosa sono, ci sono voluti quattro anni per far crollare quel maledetto
muro, per concedere a lui di amarmi davvero, e ora lui mi lascia perché mi ama,
perché vuole che io sia felice.
Egoista.
«Katherine Hougton Beckett will you marry me?». Alzo
gli occhi da terra e mi volto verso di lui, è inginocchiato nella terra sporca e
bagnata, ha un anello in mano. Lo fisso senza dire nulla.
Non
vuole farmi andare via, non mi sta lasciando, mi vuole al suo fianco anzi vuole
stare al mio fianco per sempre.
«Always
è per sempre» sussurro, Castle sbatte le palpebre velocemente cercando di
cogliere in quelle parole una risposta. È lì, fermo, completamente vulnerabile,
in cerca di una risposta positiva ma pronto ad accettare anche un no.
Alza
di più il viso verso di me. Vuole una risposta, vuole sapere che non fuggirò
più.
«Ti
amo Rick» dico lentamente guardandolo negli occhi, lui abbassa il capo.
«Lo
devo prendere come un no, vero?» chiede mordendosi il labbro inferiore, abbassa
la mano con l’anello in mano, sospira. Appoggio la mano destra sulla sua
guancia, lui alza gli occhi mentre io scuoto la testa negando. «Allora perché non
dici sì?».
«Perché
ci ho messo tanto ad imparare a dire queste parole». Sorrido. «Ti amo Rick».
«Quindi
è un sì?». I suoi occhi si riempiono di speranza, ma io scuoto nuovamente la
testa. «Allora che cos’è Kate?».
«Un
noi». Mi inginocchio davanti a lui, i
nostri occhi ora sono alla stessa altezza. Gli tendo il palmo della mano
sinistra, lui mi porge la sua mano, le nostre dita s’incrociano, chiudo gli
occhi, inspiro l’aria intorno a me. C’è odore di fango, erba, inquinamento
eppure in mezzo a tutti quegli odori scorgo il suo profumo. «Aiutami a togliere
la collana» dico spostando i capelli di lato e voltandomi. Esitando si avvicina
a me e sgancia il gancetto, la collana con l’anello di mia madre cade tra le
mie mani. «Posso avere il mio anello?».
«Non
hai detto di sì». Annuisco, ha ragione. Faccio scivolare l’anello di mia madre fuori
dalla catenella. «Cosa stai facendo?».
«Lo
metto al suo posto». Mi guarda confuso. «Aiutami a metterlo all’anulare
sinistro». Gli porgo l’anello di mia madre, nuovamente esita, con un gesto
delicata fa scivolare l’anello sul mio dito. Sorrido. «Non ho detto sì, perché
ho detto noi e noi non è su un stupido dito, noi
è qui sul cuore» dico portando la sua mano all’altezza del mio cuore.
«Kate
perché?».
«Perché
voglio portare il tuo anello nella catenina
che ho sempre al collo e non all’anulare? Perché lo voglio proteggere, voglio
proteggere te e non più mia madre, lei avrebbe voluto così, avrebbe voluto
vedermi vivere».
«Kate
dove stiamo andando?». Rido. È la sta domanda che gli ho fatto io qualche sera
fa.
«Non
lo so, forse a Washington, forse a casa mia, forse a casa tua o forse ancora in
qualche isola sperduta del Pacifico e devo dirti che non m’interessa, l’unica
cosa che voglio sapere è che tu sarai al mio fianco, voglio di più per
entrambi. Vuoi sentirti dire sì? Se vuoi te lo dirò».
«No,
non voglio uno stupido sì, mi basta essere certo che non ci sarà più nessun io e te, ma solo un noi».
«Always means
Always, but Us means Forever». Ride
passandosi una mano tra i capelli.
«Com’è
diventata romantica detective Beckett» scherza. «Ti amo Kate» dice serio. «Ti
amo davvero». Prende la catenina dalle mie mani, fa scivolare l’anello a metà
di essa, si sporge verso di me e chiude il gancio intorno al mio collo. «Noi».
«Quindi
ora rischio di diventare la signora Castle numero tre?» chiedo scherzando
mentre gioco con l’anello al mio collo.
«Solo
la numero tre? Devo affrettarmi a trovare la quarta». Gli tiro un pugno sul
braccio, lui ride. «Solo se lo vorrai, perché se no sono disposto io a
diventare il signor Beckett». Scoppio a ridere.
«Forse
è meglio se rimaniamo Rick e Kate» dico alzando le spalle. «Ancora per un po’, non tanto, giusto il tempo fino a quando
dirai a mio padre che ci sposiamo».
«Io?
Ma è tuo padre, perché non glielo dici tu…». Scuoto la testa. «Va bene, lui non
porta una pistola, vero?». Rido.
This is Fluff!
Una
puntata come quella dell’ultima stagione non può non scaturire sentimenti
diversi da qualcosa di dolce, tenero, morbido, fluffoso
(?). Io non sapevo come esprimere i miei sentimenti così ho urlato, saltato,
ballato e pianto di fronte a mia madre, sembravo impazzita e probabilmente lei
ora avrà contattato qualche psichiatra molto bravo, ma non potevo non scriverci
qualcosa al riguardo e sono ancora talmente presa che non riesco neanche a
pensare come lei possa dire di no.
Non
è ammesso, lei dirà di sì. DEVE DIRE DI SI’.
Grazie
di aver letto.
Spero
vi sia piaciuta.
Baci
Becky