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Autore: pheiyu    15/05/2013    2 recensioni
Pitch è tornato, più spietato che mai, e vuole vendetta. Nella notte di Halloween riusciranno i cinque, più qualche strampalato aiuto, qualche vecchio amico e un nuovo combattuto spirito, a salvare sé stessi e i bambini?
Genere: Azione, Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Jamie, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2

GUARDIANS


I’ll be your keeper for life, as your guardian
I’ll be your warrior of care, your first warden
I’ll be your angel on call, I’ll be on demand
The gratest honor of all, as your guardian

Guardian,  Alanis Morissette



 La Cavalcata delle Valchirie di Wagner si alternò alle folate di vento gelido e ai mulinelli di neve nella desolata distesa ghiacciata del polo nord, occludendo un qualsiasi panorama (che non fosse quello del proprio naso) a chiunque si fosse avventurato in quei luoghi impervi. Il cielo, grigio e plumbeo, opprimeva i crepacci e le asperità con la sua cupa presenza; sconfinati deserti bianchi che si univano sulla sottile linea dell'orizzonte velato.
Aggrappato ad un prodigioso costone di ghiaccio e parzialmente nascosto da una nuvola vagabonda , il laboratorio di North torreggiava su tutta la bianca vallata sottostante, nella quale due yeti stavano camminando dondolando le braccia pelose con evidente insofferenza.
In quelle lande non succedeva mai nulla. E da quando era cominciato l'inverno non si poteva più nemmeno contare su alcune moleste presenze - una in particolare - che avevano smesso di gironzolare al Polo Nord, per andare a lavorare alacremente dove c'è n'era più bisogno.
Le palpebre di uno dei due yeti calarono inesorabilmente verso il basso e nonostante tutti i difficoltosi sforzi del loro proprietario, quelle non accennarono a demordere e guadagnarono qualche altro millimetro.
L'altro yeti lo guardò di traverso: addormentarsi sul posto di lavoro era inconcepibile. Ma proprio quando si apprestava a premiarlo con un manrovescio sulla nuca, i suoi occhi si posarono su un cumulo di neve decisamente sospetto. Tirò i baffi del suo compagno, svegliandolo almeno in parte, ed gli indicò la minuta collinetta.
Entrambi si grattarono la testa, stupiti e perplessi. Poi scrollarono le spalle ed concordarono all'unisono: – Uachowa. –
Si diressero verso la fatidica collinetta e di colpo tutta la sonnolenza che potevano aver provato sparì di colpo. Sotto la neve, seminascosta da quei freddi batuffoli, stava una figura semi congelata.
Il primo yeti tolse il manto bianco che la ricopriva e il secondo l'alzo all'altezza dei suoi occhi per poterla guardare meglio, il peloso cipiglio concentrato al massimo in quell'arduo compito. Con una mano da gorilla, l'afferrò per i piedi e la scrollò con forza. La figura emise un debole fischiò tra i grossi denti sporgenti.
- Pi … tch…»
I due yeti tornarono a guardarsi ed annuirono con gravità. L'avevano riconosciuta e sapevano chi era - non fosse bastato il nome che aveva pronunciato, ad indicare chiaramente chi fosse - sarebbero venuti in aiuto la sua bruna pelliccia e la morbida coda.
Groundhog Day, per gli amici Candelora, mosse appena il muso dal quale pendeva una generosa sfilza di ghiaccioli. I due yeti, ora attenti ed attivi, caracollarono in tutta fretta verso l'ingresso del laboratorio di North.
***

Quando Groundhog Day riprese conoscenza la prima cosa che percepì fu il caldo, un tepore burroso che le faceva pizzicare i muscoli e vibrare i lunghi baffi. Mosse piano la testa e capì di avere il capo poggiato su qualcosa di morbido - un cuscino, molto probabilmente - ed il corpo coperto da qualcosa di soffice. Solo dopo aver assaporato appieno quella sensazione di comodità e beatitudine, si azzardò ad aprire una palpebra con circospezione.
Si trovava in un'ampia stanza dalle decorazioni vermiglie e cupe, nell'angolo ardeva un gigantesco caminetto e sul soffitto volava un aeroplanino alla cui guida stava un elfo con occhiali da aviatore che la salutò a mano tesa.
Corrugando lo sguardo, sbatté le palpebre e guardò meglio: non seppe capire se fosse una fortuna l'aver visto bene, o piuttosto una sfortuna il sapere di star guardando qualcosa del tutto senza senso. Due braccia muscolose e guizzanti con dei tribali che si intrecciavano e si ripiegavano su sé stessi andando a formare le parole "Naughty" e "Good", una per ciascun avambraccio, entrarono di colpo nel suo campo visivo.
– Lei sveglia! – Passò un lungo secondo - che si sarebbe potuto interpretare come indecisione - poi la stessa poderosa voce aggiunse: – Almeno io crede …–
– No, North. New York, settore dodici, primo premolare. Non vedi che è ancora svenuta? Barcellona, settore ventisette, canino sinistro.
Uno stormo di colibrì argentati svolazzò come impazzito intorno ad una figura dalle piume azzurrine, che come un'ape operaia ronzava un po' dove capitava indicando alle frenetiche compagne dove potevano trovare il miele più dolce, o nel loro caso i dentini più curati.
– Che poi non capisco perché ci hai richiamati così di fretta. Copenhagen, settore due, incisivo laterale. Ho molto da fare e, se Bunnymund fosse qui, ti direbbe che la tua pancia non può essere infallibile. Tokio, settore cinquanta, entrambi gli incisivi centrali.
– Ma Toothy! Lei farneticato nel sonno di Pitch! Mia pancia solo dato conferma a miei dubbi! –
Grazie a quel commento, Candelora all'improvviso si ricordò del perché si era diretta come una tarantolata a casa di North, ignorando il dolore e la stanchezza, e soprattutto, abbandonando le sue accoglienti colline. Pitch! La Befana! E soprattutto la rabbia per quello che era successo, così intensa da riuscire a scuoterla fin dal profondo. Però, prima ancora che potesse aprir bocca per dire come la pensava - esprimendo tutta la sua sincera opinione sull'inutilità dei guardiani - arricciò il naso delicato e starnutì. Con la coda dell'occhio vide della sabbia simile a polvere dorata scostarsi a scatti, formando ampie onde dietro la sua testa.
Sandman ritrasse di colpo le sue mani da bambino e le rivolse un sorriso statico, come se fosse stato appena preso con le mani nella marmellata.
– Candelora? –
Il povero spirito per un attimo pensò che fosse stato Sandman in persona a parlarle, ma poi le bastò voltare la testa quel tanto che occorreva per inquadrare il grosso omaccione che la fissava con brillanti occhi blu, per realizzare che si era sbagliata. A quel punto ricambiò il sorriso. Si alzò, puntellandosi sui gomiti, ed esclamò, fischiando tra i grossi denti: – Siete un branco d'incapaci! Siete degli esseri assolutamente inutili!
Toothiana, North e Sandman la guardarono sbattendo le palpebre, senza saper bene come reagire a quella definizione così poco garbata. Nessuno si sarebbe aspettato quella reazione e per qualche istante regnò il silenzio più assoluto
– Le mie tane! Le mie amate tane! – continuò Candelora con trasporto, iniziando a fischiare ancora più forte, dando ampio spazio a tutto il suo struggimento. – Distrutte! Perdute! Lui mi ha attaccato senza preavviso e le ha distrutte! Voleva seppellirmici dentro! Viva! E voi siete ancora qui a grattarvi le piume o la sabbia sulla testa, invece di fare qualcosa! Sta attaccando tutti gli spiriti minori! E voi non fate niente!? –
– Lui? – s'informò North, accigliandosi così profondamente che le sue sopracciglia nere quasi si unirono in mezzo alla fronte. – Lui chi?
– Lui! – esclamò esasperata Candelora, arruffando tutto il pelo a sua disposizione. – Lui, stupidi ed inutili, guardiani! Oh, le mie povere ed ignare gallerie! Fare quell'orribile fine! Sono millenni che le perfeziono! Chi mi ripaga adesso del lavoro perduto? Eh? Chi? –
Un'espressione di assoluta gioia comparve sulla faccia rubiconda di North e la sua mano corse soddisfatta a battersi sulla pancia.
– Lo sapevo! Vedi, Toothy? – esclamò gongolando a più non posso e riducendo Candelora ad una misera bocca spalancata sopra ad un paio d'occhi increduli . – Istinto di mia pancia non sbaglia: è più precisa di Leprecauno con crune di aghi! –
La risposta fu uno sbuffo e un ronzio di ali leggerissime dalle piume sgargianti che battevano freneticamente.
­– Non ha mica detto che sia stato Pitch. E poi, andiamo! Sarà stata una frana, è più probabile. Dico bene? –

Sandman si prese il mento tra le dita color girasole e assunse un'espressione pensierosa. North roteò gli occhi verso l'alto e si guardò intorno spazientito.
– Mia pancia parla chiaro! Mia pancia non mente! Appena arriva Bunnymund vi faccio vedere io chi ha ragione! –
Candelora, a sentir nominare Bunnymund sobbalzò e nei suoi occhi guizzò un lampo di un sentimento molto ben definito, al contrario di Sandman che sorrise e iniziò a formare in sequenza sopra la sua testa un uovo, un fiocco di neve, un bastone, un boomerang, un turbine, concludendo la sequenza con una stravagante immagine di un esplosione di neve. Alla fine annuì, soddisfatto della sua eloquente spiegazione, scoprendo però che nessuno l'aveva minimamente degnato dell'attenzione che meritava. Incrociò le braccia costellate di pulviscolo finissimo, mettendo il broncio, nell'esatto istante in cui North lisciava la sua barba bianca esclamando: – Chissà poi dov'è sono finiti quei due! Bel mistero! Mia pancia non ha idea di dove siano. Molto strano… –
– Non ti converrebbe smetterla di pensare con la pancia? – suggerì Toothy, con garbo.
– Pancia è per deduzioni, cervello è per giochi, occhi è per meraviglia. Ad ognuno il suo. Se tu provassi a volare con orecchie piumate non sarebbe lo stesso che volare con ali, giusto? –
– LE MIE TANE! – gridò Candelora, sovrastando tutti e riuscendo a ritornare all'argomento principale, ottenendo contemporaneamente che gli occhi di tutti si appuntassero su di lei come tanti spilli. – Pitch le ha distrutte! E voleva distruggere anche me!  Per non parlare di quello che ha già fatto a quella…–
– Pitch? – esclamò sconvolta Toothy, accelerando i movimenti zigzaganti delle sue ali. – Ha detto proprio Pitch! –
– HAH!  Si che lo ha detto! Rosica, Toothy! Mia pancia è inafferrabile! –
– … quella vecchia megera della Befana! Se non lo fermiamo…. –
Sandman si unì al coro formando sopra la sua testa una freccia che indicava la porta con sorpresa. Tirò la manica di North che continuava a ruggire la sua immensa approvazione per il suo arguto stomaco, poi aumentò la presa ed infine lo scollò con più forza.
North si piegò in avanti e osservò attentamente le rapide immagini sul cocuzzolo di Sandman.
– Che succede, Sandy? Anche tu trovi che mia pancia sia fine di mondo? –
– …  farà lo stesso al povero Leprecauno e a tutti gli spiriti minori che … –
– Credo che voglia dire qualcos'altro, North. »
–  … fino a quando non riuscirà a togliere di mezzo tutti noi, grazie a quel suo nuovo potere! –
– Secondo me sta dicendo … uhm… carota? Che dici, Toothy? –
Sandy si schiaffò una mano sulla fronte e, con una leggera vena dorata che pulsava sulla tempia, indicò ad entrambi la porta d'ingresso sulla quale erano comparse due figure ricoperte di neve: la prima con un'espressione di pura delizia stampata sulle sottili labbra cesellate, la seconda con un grugno da far spavento perfino al bambino più smaliziato.
All'improvviso un coro di sospiri e di gridolini eccitati provenne da una buona metà delle Dente da Latte presenti; la metà rimanente espresse il proprio parere con un folto susseguirsi di leggeri tonfi, risultato dello svenimento di gruppo.
– Oh, Bunnymund! Jack Frost! – tuonò North, accarezzandosi la pancia come se fosse una miracolosa palla di cristallo, di quelle usate per le divinazioni più difficili. – Mia pancia predetto vostro arrivo. Benvenuti! –
In seguito a quel preciso istante accaddero molte cose contemporaneamente e nessuno dei presenti fu mai troppo sicuro di come si svolsero esattamente i fatti.
Toothy sospirò, esasperata, ma non disdegnò di una fugace e sognante occhiata la bocca di Jack, dietro la quale sapeva celarsi un bianco quanto scintillante tesoro; North protese le braccia per andare ad abbracciare i due nuovi venuti sfoggiando uno dei suoi sorrisi paterni più riusciti, uno di quei pochi che non riservava al suo stomaco prominente; Sandman annuì, soddisfatto di essere finalmente riuscito a far capire agli altri quello che intendeva; Jack, invece, si levò il cappuccio, scrollandosi la neve dai capelli e mandando al tappeto le poche Dente da Latte superstiti; Bunnymund annusò l'aria e i suoi occhi acuti si fermarono su Candelora, esattamente un momento prima che sul suo volto di coniglio si dipingesse un'espressione di puro orrore.
– MARMOTTA! – gridò con quanto fiato aveva in corpo.
Candelora ricadde priva di sensi al suolo con un boomerang piazzato in mezzo alla fronte, prima ancora di poter vedere il movimento della zampa di Bunnymund che correva alla sua fidata arma.
Lo sguardo attonito di cinque guardiani si posò costernato sull'esanime spirito minore, passando alternativamente dal coniglietto di pasqua a Groundhog Day, ovvero Candelora, altresì detta: la Marmotta.
– Che tu ha fatto? – esclamò North basito, cercando di capacitarsi di quanto era successo.

***

Un elfo che passava di lì per caso scoppiò a ridere, crollando al suolo tenendosi la pancia e facendo trillare il campanello sul suo capello appuntito allo stesso ritmo dei suoi scoppi d'ilarità. Un secondo elfo - che aveva deciso di passare di là per caso nello stesso istante - inciampò sul primo e iniziò ad inveirgli contro agitando il minuscolo pugno fasciato da natalizia stoffa rossa.
Jack Frost rivolse uno sguardo in tralice agli elfi prima di ritornare a fissare il corpo esanime che Toothy si era affrettata a soccorrere con premura.
– E il castoro chi sarebbe? – chiese, avvicinandosi incuriosito e indicando col bastone il corpo senza sensi che giaceva davanti ai suoi piedi scalzi. – Una tua amica, Toothy? –
– Non è un castoro, è un marmotta. – lo corresse con calma la fata dei dentini, alzando i suoi occhi ad incontrare quelli di Jack. Occhi gelidi, chiari come topazi purissimi e velati da ciglia così folte e candide da sembrare neve appena caduta, sovrastati da bianchi capelli serici come, forse, solo la seta riusciva ad essere. Toothy osservò quegli occhi mentre si assottigliavano in un'espressione di  genuino interesse e  seguivano i contorni di Groundhog per posarsi, infine, sul volto peloso della bruna marmotta.
– E il suo nome è Candelora. – concluse con un profondo sospiro. – E' famosa soprattutto negli Stati Uniti, dove si dice che vederla annunci la fine dell'inverno e l'inizio della primavera.–
Jack non le rispose, limitandosi ad inginocchiarsi per studiare meglio colei che aveva attirato il suo interesse. Sandman all'improvviso annuì, creò qualche immagine sconnessa di fine polvere dorata sopra ai suoi capelli - dritti come raggi del sole estivo a mezzogiorno - e poi scosse la testa in senso di diniego.
– Perché successo … questo? – fece North, contrariato, rivolgendosi a Bunnymund e accompagnando l'ultima parola con un ampio gesto delle braccia muscolose, quasi a voler comprendere sia il boomerang che la fronte offesa della disgraziata marmotta. – Perche lo hai fatto? –
­­– Non sopporto la Marmotta... – rispose Bunnymund facendo fremere il naso, circospetto. – L'ultima volta è quasi riuscita a baciarmi. –
– Oh, io non ricorda. – fece North togliendosi dei granelli di polvere invisibili dai suoi avambracci muscolosi. – Ma ha senso. –
Jack alzò un sopracciglio finissimo e con uno sguardo che portava con sé mille sottointesi, sorrise: – Solo "quasi", Bunny bello? Ti facevo un tipo più intraprendente … –
­– Vatti a creare qualche iceberg, molto lontano da qui, e vedi di seppellirtici per qualche millennio. –
– Ooh, sei così freddo con me, Bunny bello. – sospirò Jack riuscendo al contempo ad assumere un'espressione fintamente ferita e perfettamente ghignante.
North s'intromise nella discussione prima che questa degenerasse e che Bunnymund mettesse di nuovo mano al suo boomerang, ma lo fece solo perché era dell'opinione che non servisse aggiungere altri corpi esanimi al suo prezioso pavimento di legno rustico.
– So che vorreste fare concorrenza a miei elfi per ridurre mia casa come calze di Befana - piene di buchi e disastrosamente rattoppate - ma io vi invito a riflettere prima di agire e di fare qualsiasi sciocchezz… JACK! –
Jack Frost si voltò lievemente sorpreso, smettendo di ammirare la statua di ghiaccio perfettamente sagomata sulle forme di Bunnymund che ora si trovava in mezzo alla stanza. Dietro il ghiaccio due occhi grigi ammiccarono inferociti, promettendo violente e fantasiose ripercussioni.
North guardò Jack con rimprovero.
– Che c'è? – fece il ragazzo alzando entrambe le sopracciglia e riuscendo perfino ad inserire nella sua voce una venatura irritata – Tu hai parlato di casa tua, non hai minimamente accennato a conigli di qualsiasi tipo. –
– Lasciamo perdere e concentriamoci su cose veramente importarti. – decretò North, invitando Jack a far tornare Bunnymund allo stato originale e venendo accontentato neanche tanto presto e senza il benché minimo briciolo di entusiasmo.
– Bene. –  disse con approvazione quando le orecchie del coniglio di pasqua si liberarono degli ultimi frammenti di ghiaccio. –  E ora… cosa fare noi con Candelora? –
– Aveva parlato della Befana, se non sbaglio. – ricordò Toothy, cercando l'approvazione di qualche Dente da Latte parecchio intontita che volava al suo fianco componendo inconsciamente delle spirali a forma di cuore.
North strinse i denti e incrociò le braccia, evidentemente stizzito dal solo fatto di dover nominare quel nome sotto il suo sacro tetto.
– Già. Befana. –  disse laconicamente –  Quella strega! Crede che Epifania possa competere con festa di Natale! Illusa di proporzioni epiche, nonché bibliche. –
Per sottolineare quanto quel concetto fosse assurdo scosse la testa e Bunnymund gli rivolse un'occhiata di sottecchi.
– Che centra la Befana? È per questo che la M-marmotta è qui? Per parlare della Befana? –
– Speriamo stia bene. – fece Toothy apprensiva. – E' una vecchina a posto, tutto sommato. –
– La Befana? – si accodò Jack, l'unico dei guardiani a non conoscere di persona la vetusta entità di cui si stava parlando. – Sul serio? Quella che fa i dolci? –
– Quella che caria i denti. – rettificò Toothy, indugiando in quella che per lei era un'emozione anomala: sdegno unito a puro risentimento. – Ma almeno non lo fa ai livelli della festa di Halloween. Terribile! Tanti bei dentini condotti sulla cattiva strada da quei reietti degli zuccheri! –
Jack preferì non indagare troppo in quella direzione, notando quanto quell'argomento facesse infervorare la fatina; si limitò quindi a constatare con una scrollata di spalle. – Non credo di averla mai incontrata. Né lei, né lo spirito di Halloween. –
– Meglio così. Tu non ha perso nulla! – asserì North con espressione dolorosa che deformava i suoi tratti perennemente gioviali e sereni. – Le tue orecchie possono dirsi ancora spensierate e illibate … a differenza delle mie. Per quanto riguarda lo spirito di Halloween… uhm… è tra una settimana sua festa, o sbaglio? –
Le ali di Toothy al solo sentir pronunciare quella festa ebbero un tremito d'ira e di ribrezzo. North ridacchiò e sussurrò a fior di labbra: – Proprio tu non riesce a concepire festa come Halloween? –
L'occhiataccia che gli scoccò Toothy sarebbe stata capace di incendiare perfino il ghiaccio di Frost; su North, invece, ebbe l'effetto di un sasso lanciato dentro un lago, la cui superficie torni immediatamente liscia e lucente come se nulla fosse accaduto.
Nel frattempo, Bunnymund non aveva ancora distolto gli occhi da Candelora per un solo istante, l'angoscioso pensiero che potesse risvegliarsi da un momento all'altro lo tormentava come un sassolino infilato nella scarpa o, piuttosto, come un macigno posato sul tenero petto.
– Di che stavate parlando prima che arrivassimo io e Jack? –
– Sembra che centrassero Pitch e, in qualche modo, pure la Befana. – ricordò North con aria severa, del tutto insolita per lui ma che sembrava calzare a pennello con quella situazione incresciosa. – Non si è capito bene. Si è spiegata dannatamente male. –
Toothy, non del tutto placata per il commento precedente, insinuò dolcemente. – Perché non chiedi alla tua pancia cosa volesse dire di tanto importante Candelora? –
North sussultò, colpito negativamente da quella domanda, e abbassò lo sguardo contrito sulla sua pancia. Jack si limitò a battergli la mano sulla spalla con fraterna comprensione.
– Direi che facciamo prima ad andare a parlare con la Befana in persona. – borbottò Bunnymund infilando la porta con una fretta che sarebbe sembrata sospetta se non avesse palesato chiaramente la sua intenzione di andare a conferire con la Befana.
Gli altri guardiani se ne andarono, chi prima e chi dopo, ma alla fine North si ritrovò da solo nel suo laboratorio. Poco prima di uscire a sua volta, sussurrò con tenerezza, lo sguardo rivolto verso il basso.
– Non te la prendere, pancino mio. Non diceva sul serio. Tu resti sempre il migliore.–
 
***

La fiammella sprizzò qualche favilla infuocata e borbottò sommessamente, osservando il formarsi di una ruga di malcelata irritazione sulla fronte abbronzata del ragazzo che le stava di fianco.
 – Mio signore! – uggiolò una delle zucche - quella che più di tutte stava mettendo  a dura prova la pazienza del giovane - iniziando a strisciare sul marmo di una tomba antica e lasciando dietro di sé una scia di viscosa polpa arancione – Non le troviamo! Vi ripeto che non le troviamo! Abbiate pietà! Sono sparite! –
– Come possono essere sparite? – chiese Jack O'Lantern imponendosi di rimanere calmo. – Come fanno a sparire delle dannate, maledette, stupide e gigantesche lapidi? –
Un acuto mugolio e una scia ancora più abbondante di polpa furono la risposta della umilissima zucca. A quel punto una seconda zucca, di colore verde e con intagliato un sorriso da iena, prese coraggio e considerò sommessamente: – Mio signore, sono lapidi molto arzille. E dopo quasi un anno di inattività devono sgranchirsi anche le pietre! –
– Se dovessero badare solo a sé stesse, non ci sarebbe problema… – disse una voce suadente alle spalle di entrambi, cogliendo tutti di sorpresa. – Ma visto che fungono da sigillo agli scheletri millenari che giacciono sotto di loro, non possono decidere da sole quando e dove andarsene, dico bene, Halley,  o dovrei dire anch'io mio signore? –
Le ultime parole furono riempite fino alla saturazione di stomachevole miele, riuscendo in qualche strano modo a mantenere una nota, divertita. Il signore di Halloween si voltò, pur conoscendo alla perfezione il suo interlocutore e la sua insinuante voce. La sua fidata fiammella si aggrappò allo sportellino della lanterna, gonfiando con ardore il petto infuocato, quasi si sentisse in dovere di proteggerlo da quello spettrale quanto affascinante individuo.
– Dovresti pensare a metterle un cartello con su scritto "Attenzione. Morde." – constatò lo sconosciuto, sembrando considerare per davvero quell'ipotesi. Due occhi verdi - erba mattutina appena tagliata, ancora grondante fresca rugiada - brillarono l'attimo dopo divertiti. Le zucche lo osservarono irretite da tanta dolorosa bellezza.
– E ora che diavolo vuoi, Cassian? – chiese a denti stretti Halley, diminutivo meno impegnativo del pomposo "Signore di Halloween e di tutti gli spiriti dell'inferno e di tutti i morti sopra e sotto terra. Signore della Lanterna: Jack O'Lantern.".
– E Lumin non morde. – aggiunse, voltandosi completamente nella direzione del demone più vanesio del sottomondo –… a meno che non avverta cattive intenzioni in chi mi sta vicino. –
Lumin arse con orgoglio e lanciò a Cassian un'occhiata incendiaria.
– E tu credi che io abbia cattive intenzioni, nei tuoi confronti, mio Halley? –
– Tu ne hai sempre, di cattive intenzioni. – replicò Halley col tono di chi stia facendo una mera constatazione – E ti ripeto per l'ennesima volta che devi togliere il "mio" da davanti al mio nome. –
– Quindi non sei il mio Signore? – travisò volutamente Cassian, lasciando che le ombre sanguigne di alcuni focolari poco distanti danzassero sulla sua pelle liscia e immacolata, quasi bramassero di divorarlo senza alcuna pietà, solo per poter avere un vago contatto con il suo corpo solido e snello.
Halley non reagì a quella provocazione e tornò a rivolgersi alla sue stupide zucche.
– Avete cercato all'interno del Bosco Nero? E sotto al Ponte degli Annegati? Dietro la Casa Infestata? –
Un coro di tre "si" giunse dopo ogni fatidica domanda e Halley non seppe più che mostri pigliare. Il branco di zucche che gli stava di fronte, qualcuna con solo le gambe e altre con solo le braccia, o con nessuna delle due o con entrambe, tremò visibilmente in attesa del suo giudizio. Guardando quelle poverette, Halley sentì un sentimento poco consono alla sua posizione, quale era la compassione, farsi strada dentro di lui.
– Non importa. – si ritrovò a dire, sventolando la mano con pochezza, come se quello che stava lasciando perdere non fosse affatto un affare della massima importanza. – In ogni caso non vorranno perdersi il momento in cui si riapriranno le porte che conducono al mondo degli umani, quindi si faranno rivedere prima o poi. Intanto lasciamo pure che gli scheletri e gli spiriti vaghino un po' dove gli pare. –
Mentre la sua bocca era intenta a dire quelle esatte parole, però, il suo cervello prendeva veloci appunti su dove e quando cercare quelle ingombranti ed incredibilmente disperse lapidi.
Un mormorio grato si levò dalle zucche.
– Grazie mio signore! Troppo buono signore! –
– Sparite. – intimò loro stancamente. – Prima che decida di cambiare idea. –
Mai occhio demoniaco vide tante zucche gialle, arancioni e verdi sparire in così breve tempo.
Cassian, che non si era perso nemmeno un attimo della scena, osservandola con la testa leggermente reclinata di lato, osservò: – Perché con me non sei mai così buono? –
Halley gli lanciò un'occhiataccia, seconda per furia solo a quella di Lumin, e se ne andò impettito. Cassian gli corse dietro e tenne il suo passo senza problemi, complici le lunghe gambe dai muscoli più agili di qualsiasi altro abitante del sottomondo.
– Se non ti conoscessi direi che mi stai ignorando più del solito. – ridacchiò velatamente Cassian. – Ma visto che ti conosco posso tranquillamente dire che mi stai evitando come la beata peste. –
Nessuno avrebbe mai potuto sperare di seminare Cassian puntando sulla velocità e Halley se ne rese conto quando si ritrovò ad ansimare a pieni polmoni mentre il demone incedeva tranquillamente e sobriamente al suo fianco, senza incorrere nella minima fatica.
Si fermò e scrutò i profondi occhi di Cassian, appena velati da lucidi capelli neri come ossidiana. Poi, proprio quando il suo adepto mostrò l'ardire di rilassarsi, richiamò a sé il potere di Lumin e una ruota di terra e braci ardenti si strappò dal suolo sotto ai suoi piedi, andando ad accoglierlo nelle sue braccia cremisi.
Sfrecciò lontano dalla città dei morti e dei demoni, i capelli che sfrigolavano nelle sue orecchie per la folle velocità, allontanandosi dalle luci fatue e dai suoi focolari, dirigendosi verso il Bosco Nero che circondava come un ferro di cavallo l'intera collina su cui sorgeva il suo regno. Nemmeno quando arrivò all'imbocco dell'intrico di tronchi neri e rami protesi come scheletriche mani verso il nulla, accennò a fermarsi, limitandosi a falciare tutto quello che si trovava sul suo passaggio.
Solo quando sbucò in un spiazzo ombroso completamente sgombro, ricoperto da una soffice erba argentata e illuminato dai pallidi raggi delle luna che donava all'intero paesaggio un bicromatismo quasi fatato, si azzardò a rallentare e a guardarsi alle spalle.
Di Cassian neanche l'ombra.
Rallentò fino a fermarsi e lasciò che la ruota si dissolvesse, tornando con i piedi per terra.
Finalmente il silenzio.
L'agognata mancanza di suono che l'aveva assillato con la sua non presenza, ad un tratto parve invece assalirlo e trascinarlo in fondo ad un pozzo senza fondo dal quale non era possibile uscire, né tornare indietro. La solitudine che da anni immemori gli gravava sul cuore, nonostante fosse sempre in compagnia; la sua coscienza soltanto infastidita e oltraggiata da tutta quella massa che ronzando e sciamando si assembrava intorno a lui senza alcun profondo e valido motivo.
Sospirò e alzò gli occhi verso la luna, così bianca da obbligare le palpebre a socchiudersi per non ferirsi.
La luna, sileziosa compagna di tutti quegli anni di vuoto e di senso di perdita; la luna che non gli parlava; la luna che non lo ascoltava. La luna che forse nemmeno lo guardava, limitandosi a voltare la testa da un'altra parte quando la implorava con la gola in fiamme.
– Se mi guardassi come stai guardando la luna in questo momento, potrei morire di autocombustione. –
Le spalle di Halley si irrigidirono appena, ma si costrinse a  sciogliere la tensione che provavano per non far intuire a Cassian quali pensieri si agitavano nella sua testa. Il demone, a cui i raggi della luna parevano donare tanto quanto un vestito fatto su misura, lo occhieggiò, fingendo con tatto di non essersi accorto di nulla.
Halley si girò a fronteggiarlo e si chiese come mai, tra le diverse decine di demoni che marciavano sotto il suo comando, solo Cassian riuscisse a risultargli così insopportabile. Nemmeno alle zucche - che pure se lo sarebbero meritato a pieni voti - era spettato quel primato insolito.
– Non puoi davvero aver creduto di avermi seminato. – fece Cassian scrollando il capo e facendo arricciare qualche ciocca di sottili capelli intorno ai lobi delle orecchie. – Sei veloce, mio signore. Ma non così veloce… –
– Se avessi voluto seminarti non avrei avuto problemi a farlo. – rispose lievemente indispettito Halley – Contavo sul fatto che dopo essermene andato tu avresti avuto il buon gusto di non seguirmi. –
– Centra quello che ti ha detto quel tizio in nero? –
Halley riuscì a rimanere impassibile, la maschera perfetta dell'indifferenza, e quasi si lodò per essere riuscito a comportarsi in modo così mirabile quando … esattamente l'istante dopo si ritrovò a distogliere lo sguardo, senza capacitarsi di come fosse potuto succedere.
– Quale tizio in nero? – chiese, fingendo noncuranza senza troppo successo. – Qui il nero è un colore parecchio gettonato se ci hai fatto caso. –
Cassian lo scrutò a lungo, poi sospirò: – Sto parlando di Pitch Black. Vi ho visto parlare. Aggiungi il fatto che ho un buon udito e ottieni il resto. – Gli occhi di Cassian divennero improvvisamente più profondi, più tetri. – So che ti ha chiesto di unirti a lui. –
Halley scrollò le spalle. – Quando vorrò che uno dei miei sottoposti si preoccupi per me, te lo farò sapere Cassian. –
Per un fugace istante sembrò che il volto di Cassian si oscurasse con un'ombra di dolore, ma il cambiamento fu talmente repentino che Halley pensò di esserselo immaginato.
– E so anche che tu hai rifiutato, mio signore. –
– Io non mi schiero con nessuno. – ribatté Halley, avvicinandosi inconsciamente a Lumin, quasi avesse bisogno del suo calore per scaldarsi – Né con i buoni, né con i cattivi. Lo sai anche tu: noi non ci facciamo trascinare nelle beghe tra i Guardiani e gli spiriti minori. –
– Ha detto di avere qualcosa che potrebbe interessarti… –
– E io, se ben ricordi… – lo interruppe Halley. –.. gli ho detto che non potrà mai fare nulla che mi convinca a scendere in campo dalla sua parte. –
Cassian annuì, quasi stesse riassistendo a quella scena, svoltasi proprio davanti ai suoi occhi. Il suo signore che parlava con quella figura ammantata di nero sotto la diafana luce delle stelle, dolci e lusinghiere parole sussurrate al suo orecchio per cercare di portarlo dalla sua parte, suadenti mormorii e sospiri a fior di pelle volti a spezzare la sua resistenza.
 – Qualsiasi cosa tu deciderai di fare, io resterò al tuo fianco. – disse con semplicità.
Ed era vero.
Lo aveva deciso nel momento stesso in cui l'Uomo nella Luna aveva scelto quello strano ragazzo dai capelli scompigliati e dalla camicia logora per il ruolo di Jack O'Lantern. Tra di loro quel nome era paragonabile a quello di un Cesare o di un autorevole Comandante, e lui avrebbe protetto il suo Signore a costo della vita.
Halley non seppe bene come reagire a quella dichiarazione. Alla fine, tra le molteplici emozioni prevalse l'ira e lui replicò: – E' ovvio che lo farai. Sono il tuo signore, Cassian. Fare altrimenti equivarrebbe ad alto tradimento. –
Cassian sorrise, incrociando le braccia sul petto. – Che brutto pensiero. Non sono poi così deplorevole. –
Lumin divampò come un piccolo sole non appena Cassian fece cenno di volersi avvicinare a Halley e il demone fu costretto ad una veloce ritirata.
– Il tuo lumino da guardia è un po' troppo iperprotettivo nei tuoi confronti, non credi? –
– Te lo detto: percepisce le cattive intenzioni nelle persone. – ghignò Halley.
– Touché. – fece Cassian, lasciando che un languido sorriso gli inarcasse le labbra. – Anche se ho sempre avuto un certo debole per i capelli chiari - così biondi da sembrare quasi bianchi, oserei dire - non posso fare a meno di concedermi qualche piccola eccezione. –
– Oh, ti prego. – fece Halley con finta modestia. – Non concedertela affatto. Sarebbe meglio per tutti. –
Cassian non si scompose minimamente e anzi gli rivolse un sorriso in grado di far arrossire i sassi.
– Non appena sarò fuori di qui potrò avere tutte le bionde e i biondi che desidero. In fondo Halloween è tra soli cinque giorni: non dovrò nemmeno aspettare tanto. Però come si dice, a volte bisogna pur fare qualcosa per ingannare l'attesa. – 






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Anche se questa storia non la leggerà nessuno la continuerò - e la finirò - perché detesto lasciare le cose a metà. u.u
Per quelle poche - e tanto care - persone che invece l'hanno letta, vi ringrazio e vi mando un GRANDE bacione! *__*
  
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