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Autore: crazyclever_aveatquevale    15/05/2013    8 recensioni
Merlin è il ragazzo di Arthur, vorrebbe portare la loro relazione su un altro livello ma ha paura. Uther è il padre di Arthur, è da poco venuto a conoscenza che a suo figlio piacciono i ragazzi e ancora non è riuscito ad accettarlo. E decisamente NON sa di Merlin. Un incontro notturno cambierà le cose.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Malintesi e proposte


Merlin si svegliò di soprassalto, sudato e ansante. Aveva sognato di essere rimasto solo, abbandonato da tutti e lasciato a morire di sete in un deserto. Sentiva ancora la gola arida e il cuore battergli forte nel petto rimbombando anche nelle orecchie troppo grandi… Avvertiva ancora quella sensazione di vuoto…

Un braccio robusto e una mano calda e forte lo strinsero all’altezza della vita e lui si sentì trascinare giù, di nuovo steso dentro le coperte e appiccicato al corpo caldo e confortevole di Arthur. Sembrava che quell’asino volesse confortarlo con la sua presenza anche nel sonno. Merlin sorrise, immerso in tutta quella familiarità e pensò di non volersene allontanare mai più. Sì, era sempre più convinto di voler restare col suo asino per sempre.

Se i brividi e la paura se ne erano andati, tuttavia rimaneva la sensazione di sete, che era addirittura amplificata dal calore (piacevole, certo, ma Arthur era sempre bollente quanto un forno) in cui era immerso. Che fare, dunque? Non voleva alzarsi ma non ce la faceva nemmeno a resistere a letto, con il sonno che non voleva saperne di tornare e la gola che gli bruciava. Ah, se solo Arthur fosse stato sveglio… Avrebbe trovato di sicuro il modo giusto per distrarsi! MA il suddetto Asino Reale dormiva della grossa, e Merlin non se la sentiva di svegliarlo quando aveva quell’aria innocente e rilassata in viso. Sbuffò.
Si rassegnò a dover abbandonare il nido e ad andare in cucina a farsi una bella tazza di latte freddo col cacao: solo il pensiero gli faceva venire l’acquolina… Ancora mezzo addormentato si diresse verso la cucina della villa dei Pendragon, stupendosi ancora di ricordarsi la strada; d’altronde la cucina era l’unico posto di quella casa, insieme, ovviamente, alla camera di Arthur, che lui conoscesse come le sue tasche.

Una volta arrivato non accese nemmeno la luce, dirigendosi a passo sicuro (ovvero a tentoni, sperando di non inciampare) verso il frigorifero. Dopo averlo aperto e preso il cartone del latte, accese la luce soffusa posta sopra ai fornelli e, grazie a quella, riuscì ad appropriarsi di una tazza senza mandare in frantumi tutto il contenuto della mensola. Azzeccò addirittura al primo colpo il ripiano dove sapeva Arthur teneva le scorte di cacao e iniziò a cercare lo zucchero. Era un vezzo, lo sapeva che il latte era già dolce di suo e che nel cacao erano inseriti zuccheri aggiunti ma a lui la tazza di latte e cacao sembrava incompleta senza uno o due cucchiaini di zucchero. E quella fu la sua fine. Non trovandolo sul piano cottura accanto al sale e al caffè, cominciò ad aprire tutte le ante, nel disperato tentativo di trovarlo, finché non sentì una voce che diceva: “Cerchi lo zucchero? Ce l’ho io qui” con tono al tempo stesso burbero e irrisorio.

Come nei peggiori film dell’orrore, Merlin si girò a rallentatore per vedere Uther Pendragon seduto al tavolo che lo guardava con le sopracciglia alzate, una mano che reggeva una tazza di the fumante e l’altra che indicava la zuccheriera di fronte a lui. Il primo pensiero di Merlin fu quello di guardarsi le gambe, che scoprì coperte da un paio di pantaloni della tuta. Merlin si trovò a dover ringraziare tutte le divinità che conosceva, e anche Morgana, che lo aveva spesso beccato in mutande in giro per casa sua. Dopo essersi assicurato di essere, almeno in parte, vestito, poté tranquillamente entrare nel panico, ricordando che Uther, che in quel momento non doveva essere nemmeno a casa, stava comodamente seduto in una cucina dove si trovava pure lui nel bel mezzo della notte.

“Per non averti mai visto qui, direi che ti muovi bene nella mia cucina” continuò Pendragon senior. “Prego, accomodati, fa’ come se fossi a casa tua.” Merlin considerò l’idea di darsela a gambe, subito scartata perché ‘ehi, Uther poteva anche chiamare la polizia!’; poi di uccidersi con i coltelli, ma forse sarebbe stato un po’ estremo pure per lui; infine di cercare di ipnotizzare l’uomo davanti a lui per fargli credere di star sognando. Si quella poteva andare, peccato che non sapesse farlo!

“Per caso soffri di disturbi mentali? O sei sordo? Ho detto: siediti” lo richiamò l’altro. Merlin obbedì.

“Bene – riprese il re Pendragon – dato che sembri piuttosto a tuo agio in casa mia, e dato che evidentemente non sei qui per rubare la mia roba, si può saper chi diavolo sei e che diamine ci fai qui a quest’ora?”

“Ehm, ecco, vede, signor Pendragon i-io ho avuto un incubo e-e mi sono svegliato di soprassalto e avevo sete, così ho pensato di venire in cucina e bere del latte…” iniziò Merlin, nel panico. Cavoli, non era certo così che avrebbe voluto conoscere il padre di Arthur, proprio ora che…

“Idiota, non ti ho chiesto cosa ci fai in cucina, intendevo dire a casa mia! E non mi hai ancora detto il tuo nome, quando pare che –almeno!- tu sappia chi sono io!”

“Mi chiamo Merlin” disse il ragazzo, terrorizzato dagli occhi fiammeggianti dell’altro.

‘Merlin, Merlin… Mi ricorda qualcosa… Dove ho già sentito questo nome?? Ah, sì, ora ricordo! Morgana l’altro giorno raccontava ad Arthur di come un certo Merlin fosse carino con quella sciarpa rossa che lei gli aveva regalato per il compleanno… E, per una volta, Arthur aveva sorriso, invece di sbuffare o prendere in giro la sorella come al solito… A ben pensarci non era nemmeno la prima volta che sentiva quel nome, subito accompagnato da risate e sorrisi! Che fosse…? Ma no, Morgana non può essere interessata ad uno come lui, con quelle orecchie a sventola… Però pare avere una bella influenza sui miei figli e, beh, a guardarlo sembra un bravo ragazzo, anche se mi guarda come se fossi una visione e con una faccia un po’ ebete…’

“Merlin… Si, ho sentito parlare di te. So che hai un bel rapporto con i miei figli, anche se con uno in particolare…”

“Oh – Merlin era ancora più shockato – Gliel’ha detto?”

“ No, l’ho capito da solo. Non sono un stupido. Guardati: il fatto che tu sia mezzo nudo nella mia cucina alle… ehm.. tre di notte, non ti pare un valido indizio?”.

Merlin si sentì arrossire in zona orecchie. Uther sbuffò, tutto sommato divertito dall’ingenuità dell’altro. “Beh, allora, come vanno le cose? Non deve essere facile sopportare un Pendragon…” ‘Morgana soprattutto, è una ragazza bravissima, ma non so dirle di no nemmeno io…’

Merlin se possibile arrossì ancora di più. Era sicuramente finito in una dimensione parallela, nella sua non era umanamente possibile che Uther Pendragon gli chiedesse alle tre di notte come andasse la sua relazione omosessuale con il figlio Arthur. Provò quindi a chiudere gli occhi e poi riaprirli e a darsi un pizzicotto sul braccio senza essere visto. Niente. Uther era ancora lì. Merlin prese un respiro profondo e si decise a rispondergli.

“Davvero bene, grazie. In effetti non è molto facile – la testardaggine Pendragon dopotutto è quasi un marchio di fabbrica – ma dicono tutti che sono incredibilmente paziente e che sembriamo fatti apposta per stare insieme. Beh, nessuno riuscirà a separarci, questo e sicuro” Merlin temette e al tempo stesso sperò che Uther avesse colto l’avvertimento. Della serie ‘Non provarci nemmeno a metterti tra me e il mio asino’.

Uther approvò la sua determinazione, e anche se non gradì il lieve accenno ad un difetto di famiglia che lui ASSOLUTAMENTE non possedeva si ritrovò ad ammirare ancora di più quel ragazzo mingherlino ma con un bel carattere forte. Sull’ultima affermazione dubitava un po’. Morgana era, per sua fortuna, ancora troppo piccola per mettere la testa apposto e accasarsi, perciò non correva questo rischio nell’immediato futuro. Ah, la sua Morgana… Così capricciosa e al tempo stesso determinata ad ottenere ciò che vuole!

Certo, anche Arthur non era da meno, forte, caparbio, deciso… Se non fosse… Ancora non riusciva a capacitarsi… Suo figlio era gay. Al suo Arthur piacevano gli uomini. Era fuggito, quel pomeriggio, dopo la rivelazione di Arthur, sconvolto per la notizia e arrabbiato. Solo dopo aver riflettuto un po’, aiutato anche dal whiskey che teneva per le emergenze in ufficio, aveva realizzato di essere principalmente arrabbiato con se stesso, per non averlo capito subito. Era quindi tornato a casa, più tranquillo, ripromettendosi di parlare con suo figlio l’indomani ma non era riuscito a prendere sonno, tormentato dai dubbi (ho sbagliato qualcosa nell’educarlo? Non si lascerà sottomettere?) e dalle domande (quando l’avrà scoperto? E poi, perché dirmelo proprio ora?). Ad un certo punto, si risvegliò dalle sue elucubrazioni mentali e si rese conto di avere a disposizione una fonte diretta di informazioni: il ragazzo di Morgana!!

Fattosi coraggio, esordì: “Merlin, senti, ma tu cosa ne pensi di Arthur?”

Tra tutte le domande che Uther avrebbe potuto fargli, Merlin non avrebbe mai pensato a questa. Come rispondere? ‘Arthur è un asino’ fu la prima cosa che gli venne in mente, ma non gli sembrava consona con Uther. ‘È l’amore della mia vita’ poteva sembrare troppo sdolcinata e, anche se Uther sembrava aver preso bene la loro relazione, troppo pesante da digerire. Infine optò per un semplice ma diplomatico: “Credo che sia una gran brava persona”.

Poi ricordò il perché lui si trovasse in quella casa, dove, sinceramente, andava molto di rado dato che entrambi preferivano casa sua. Arthur l’aveva chiamato per informarlo che, dopo anni e anni di pesanti ma confortevoli menzogne, aveva detto al padre di essere gay e quello era praticamente scappato di casa - secondo Arthur ‘come se gli avesse detto di essere un serial killer’ – e Merlin aveva capito, dalla voce affranta di Arthur, che, nonostante tutto, cercava di sdrammatizzare, che magari, forse, era meglio stargli vicino e si era precipitato da lui alla velocità della luce per consolarlo. Se Arthur gliel’avesse permesso! No, l’asino aveva giocato alla Wii tutta la sera e aveva cenato come se non vedesse cibo da giorni e poi gli aveva intimato di salire in camera. Ecco, dopo aveva accettato un po’ di coccole, certo, però quello lo faceva praticamente sempre, perché piaceva ad entrambi. Merlin sapeva che Arthur non si lasciava mai andare, abituato fin da piccolo a reprimere le proprie emozioni, ma era anche convinto che gli fosse servita la sua presenza, se non altro per distrarlo un po’ dai brutti pensieri.

I brutti pensieri in questione lo stavano fissando, al che Merlin si sentì in dovere di spiegare al padre del suo ragazzo quanto poco effettivamente conoscesse suo figlio. Pensando ad Arthur, dunque, continuò dicendo: “Sa sempre cosa è giusto fare, in qualsiasi situazione. È sempre attento agli altri, ai loro bisogni; è generoso e sempre disponibile ad aiutare chiunque. È un leader nato: l’ho visto a lavoro e dirige i suoi impiegati come una squadra, sostenendo chi è in difficolta e guidandoli nella giusta direzione. È anche un grande cocciuto e narcisista però, davvero, è una gran brava persona.” ‘Ci sarà un motivo se sono pazzo di lui’.

Improvvisamente, ad Uther non importò più dell’orientamento sessuale del figlio. Dopo gli elogi di Merlin capì che, indipendentemente da quello, Arthur era, come aveva detto quel ragazzo un po’strano, ‘una gran brava persona’. Si scoprì fiero di quel figlio, anche se era diverso da lui, e lasciò perdere tutti i pregiudizi sulla… omosessualità… di Arthur. Rasserenato, sorrise a Merlin.

Lo trovò immerso nei suoi pensieri, con uno sbuffo di cioccolata sul labbro. Sembrava preoccupato. Sentì la strana voglia di ricambiargli il favore e cercare di aiutarlo, anche se non ne era avvezzo per nulla. “Merlin che hai? Ti vedo pensieroso, va tutto bene?” Ah, quanto si sarebbe pentito di aver fatto questa domanda!

Merlin si riscosse. “Oh, ehm, si, certo signor Pendragon. Stavo solo pensando ad una cosa che vorrei fare ma non so… Non ho dubbi, ma temo sempre di sbagliare, sa ci tengo a fare le cose per bene e quindi pensavo che visto che ormai lei l’ha scoperto magari potevo parlarne prima con lei… so che è un po’ ortodosso e forse azzardato ma io ci sto pensando da tempo e… Oddio, in effetti credo di averlo proprio qui” Merlin interruppe il suo monologo per frugare nelle tasche della tuta, estrarre una scatolina e mostrarla ad Uther. “L’ho comprato giusto oggi, e mi sono dimenticato di toglierlo e metterlo al sicuro… Va beh, ormai non ha più importanza.” Uther lo guardava stranito, non avendo ancora capito dove Merlin volesse andare a parare.

Merlin prese un respiro profondo, aprì la scatolina, che conteneva un anello in titanio (secondo il gioielliere “simbolo di amore particolare e indistruttibile”) con un solo diamante incastonato nella montatura, molto virile e al tempo stesso ad effetto e disse tutto d’un fiato: “Uther Pendragon, vorrei il suo permesso per chiedere la mano di…”

Uther, da uomo calmo e perfetto giocatore di poker, strabuzzò gli occhi, divenne di un rosso intenso – anche più dello stesso Merlin – e gridò, con tutto il fiato che aveva in gola: “LA MIA BAMBINA!!! Tu non puoi, non puoi! Morgana è la mia bambina, tu non puoi prenderla e sposarla, no, no e poi no! Brutto decerebrato rubafiglie!! Non ti darò la mia piccola, puoi scordartelo!!”
Merlin, passato il primo momento di shock, venne colpito da un attacco di riso irrefrenabile, che Uther interpretò nel modo peggiore: credendo che lo stesse prendendo in giro, gridava ancora di più che Morgana non sarebbe mai diventata sua moglie.

Fu così che li trovarono Morgana e Arthur, risvegliatisi all’improvviso alle urla del padre e preoccupatissimi. Morgana non ci mise molto, una volta osservato chiaramente l’anello di fidanzamento, Merlin che si era improvvisamente ammutolito alla vista di Arthur e suo padre che gridava ai quattro venti la sua purezza e il suo desiderio di farsi suora, a comprendere l’intera situazione e a seguire l’esempio di Merlin, iniziando a ridere istericamente. Arthur, invece, vuoi per il sonno, vuoi per la sorpresa di vedere suo padre e il suo ragazzo nella stessa stanza, osservava la scena come un pesce lesso. Fortunatamente, fu Uther stesso a risvegliarlo, prendendolo per un braccio e puntando il dito contro Merlin: “Arthur, appoggiami – disse Pendragon senior – questo… questo… questo decerebrato vorrebbe sposare tua sorella!”

Se Arthur della faccenda non aveva capito un tubo, Merlin, dal canto suo, era pienamente consapevole di tutto ciò che stesse accadendo e, pur pensando che non avrebbe voluto dirglielo così, si ritrovò a dover urlare contro Uther Pendragon che “Dannazione, non voglio sposare Morgana, Dio me ne scampi (scusa Morgana, sai che ti voglio bene *sguardo da cucciolo*), io VOGLIO SPOSARE ARTHUR!”

È a questo punto che gli unici due neuroni nella testa del suddetto asino si collegarono e questi, circumnavigato il padre che sembrava essersi paralizzato in modo permanente, si avvicinò al moro, con gli occhi grandi e un “Idiota” addolcito da quel sorriso che non aveva voglia di sparire dal suo volto. Merlin, trovando non si sa bene dove il coraggio, alzò gli occhi su di lui, prese la scatolina dalle mani e, avvicinando il suo viso ad un soffio di quello del biondo, gli sussurrò: “Vuoi stare con me per tutta la vita, asino, anche se sono un idiota?”. Arthur non gli rispose nemmeno: prese la scatola dalle mani – ché il titanio era pure infrangibile, ma con Merlin meglio essere prevenuti – e lo baciò, in un modo tale da togliere il fiato a Merlin e non lasciargli dubbi sulla risposta.

Morgana, asciugatasi di nascosto una lacrimuccia – perché in fondo in fondo, ma moooolto in fondo, era una gran tenerona -, si avvicinò ad Uther e cercò di sostenerlo, mentre assisteva alla proposta di matrimonio di un altro uomo a suo figlio e al pomiciamento post-proposta dei due. La donna, dopo aver fatto sedere il padre e avergli dato dell’altro the, si avvicinò ai due promessi sposi e, con colpetti di tosse via via sempre più forti, fece notare loro la sua presenza. Appena si staccarono, stritolò entrambi in un abbraccio, apostrofò Merlin fratellino e li spedì in camera. Prima che i due uscissero, li richiamò, dicendo: “Ah, io sarò la damigella d’onore, naturalmente!”

Rimasta sola con Uther, lo convinse a finire il suo the e ad andare a dormire nella sua camera. Dopo avergli rimboccato le coperte, se ne stava per andare, quando lui la prese per un polso e le chiese: “Tu resterai sempre la mia bambina, vero?” a cui lei rispose con un sorriso. Prima di chiudere la porta della camera del padre, pensò che, dopo una notizia del genere, sarebbe stato uno scherzo dirgli che in breve tempo sarebbe diventato nonno!

FINE

Crazy's corner
Grazie grazie grazie a chiunque sia arrivato fin qui! Questa è in assoluto la mia prima storia... Non ci posso credere di averla scritta io!
Sono una grandissima fan di Merlin e adoro il Merthur. Per me è perciò doveroso mandare un GRAZIE enorme a elyxyz che me l'ha fatto scoprire e mi ha fatto notare cosa avessi perso fino a quel momento. Ti ringrazio infinitamente. non smetterò mai di dirlo.
Un altro ringraziamento lo faccio a Vale, la mia migliore amica, che sopporta i miei scleri e approva (presto la condividerà) la mia passione per il Merthur!

 L'anello che ho immaginato è questo: http://www.tifeoweb.it/pws/images/article/7/2935-976.jpg Lo trovo molto da Arthur!

Credo che non ci sia nient'altro da aggiungere, per qualsiasi cosa (chiarimenti, critiche, suggerimenti) recensite!


  
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