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Autore: ElvasRevenge    15/05/2013    0 recensioni
"Per quanto tutto ciò fosse fuori da un qualsiasi schema, o sopra il livello di pateticità cronica, non riusciva a ridere o a sentirsi annoiato o addirittura a dimostrarsi freddo e poco comprensivo. Non erano esattamente una cosa che loro rispettavano, i fottuti livelli di drammaticità o esibizionismo. Erano sempre un gradino sopra."
Era l'estate del 2004 e oltre la soglia della teatralità incondizionata i My Chemical Romance avevano trovato un posto da chiamare casa.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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the buried skyline

 

 

Come era quella situazione? Ridicola.
Ri-di-co-la. Non c'è nulla di comprensibile in un tossico in piedi su un muretto che scaglia le lame dei suoi occhi socchiusi contro un orizzonte sepolto dalla città. Frank lo ripeté ancora una volta, e quasi rischiò di dirlo ad alta voce, ma non bastò.
Vieni giù da lì.”
Per quanto tutto ciò fosse fuori da un qualsiasi schema, o sopra il livello di pateticità cronica, non riusciva a ridere o a sentirsi annoiato o addirittura a dimostrarsi freddo e poco comprensivo. Non erano esattamente una cosa che loro rispettavano, i fottuti livelli di drammaticità o esibizionismo. Erano sempre un gradino sopra. Teatralità incondizionata – nei loro concerti, anche nei più piccoli, nelle loro canzoni, negli gli scatti per la stampa, che concedevano solo dopo essere stati ricoperti di sangue finto o altre cazzate varie. Stupidaggini da notte di Halloween, vero, ma quello era ciò che li rendeva un po' speciali, dopotutto. Macabri e oscuri come degli dei dell'oltretomba.

Mattina, ore sei, un uomo si solleva su un muretto alto circa un metro e fende l'orizzonte con uno sguardo affilato e perso. Questo è patetico. Questo è ridicolo. Ma se quell'uomo è Gerard Way...beh, Questo è qualcosa di dannatamente normale. Hell-yeah.
Gerard...”
Frank allungò la mano e toccò il braccio di Gerard distrattamente, facendo ondeggiare la sua figura statica per qualche istante. Il suo corpo si mosse come gelatina e poi tornò nella posizione iniziale. I suoi occhi non si staccavano mai da quel punto indefinito.
Poi il silenzio divenne secco e arido, e Frank cominciò a sentirsi stanco. Gli sembrava di non essere realmente lì. Improvvisamente la sua mente venne colpita dall'immagine di sua madre che lo accompagna a fare visita a casa della zia Jessie – solo mezz'ora e poi torniamo Frankie – poi sé stesso affondato nella poltrona impolverata che puzzava di vecchio, sé stesso che tentava di ammazzare il tempo giocherellando con le setole di velluto rosso, sé stesso che cadeva in uno stato di incoscienza, affondava nel subconscio e svaniva. Quasi addormentato, quasi stanco.
Poi vide Jessie alzarsi dalla sua sedia scricchiolante per porgergli una scatola di biscotti. Perché non mangi i biscotti, Frankie? e quei suoi occhi azzurri e liquidi sembravano davvero preoccupati mentre lo richiamavano dal fondo del baratro. Perché non vuoi mangiare i miei biscotti?
Quell'immagine svanì e Frank si ricordò che Jessie non gli aveva mai offerto biscotti quando affondava nella poltrona di velluto rancido. Ma allora cosa -
Perché mandi giù tutta quella birra ogni giorno, Frank?”
Era Frank, non Frankie; erano birre, non biscotti. E quella voce...
Gerard ora lo stava guardando – l'orizzonte ha perso la sua drammaticità? pensò sarcasticamente, ma poi si ricredette quando si rese contò che sarcastico non era esattamente ciò che voleva essere in quel momento – e quello sguardo sembrava talmente neutrale e vuoto che Frank ne ebbe paura. Annoiato? Sì, decisamente annoiato, come se volesse sembrare indifferente, tanto per non far trapelare nessuna emozione. Gerard era un bravo attore. Gerard sapeva creare immagini. Gerard sapeva che la finzione era il modo migliore per raccontare la realtà. Gerard era un artista. E quelle mani chiuse nelle tasche della felpa lo facevano sembrare così menefreghista e chiuso e indecifrabile proprio come uno di loro.
Perché mi diverto.”
Gerard annuì – non sorrise, non ammiccò, non aggrottò le sopracciglia, ma annuì, neutrale, spento, vuoto, coperto, come un attore, come un artista – e girò ancora lo sguardo verso l'orizzonte sepolto. Frank ebbe la sensazione di recitare in uno spettacolo di seconda elementare. Segui il copione, Frankie. Cosa viene dopo? Oh, sì.
Tu?”
Io credo di aver trovato un buon motivo.”
Non era quella la risposta giusta, ma andava bene lo stesso. Dopotutto, era Gerard il regista. E quel copione era stato troncato. Frank non aveva idea di cosa venisse dopo. Un buon motivo? Non è roba buona, la birra – o meglio, lo è, ma...si può davvero parlare in modo serio di un buon motivo per berla fino alla nausea? Quella frase, però, sembrava così carica di significato – come la chiave di volta di tutta la conversazione, una sentenza lapidaria, qualcosa a cui bisognava prestare attenzione assolutamente, qualcosa da non perdere – e lui ne rimase impressionato, tanto che si chiese se davvero Gerard non avesse programmato tutto, tanto per divertirsi, tanto per non sentirsi così solo. Ne fu offeso, ma era l'estate dei 2004, e Gerard Way non aveva l'aria di uno a cui gli scherzi piacciono poi tanto.
Allora pensò che avrebbe dovuto improvvisare, inventare una battuta da inserire nel copione per evitare che Gerard cadesse di nuovo nel suo silenzio controllato, ma l'altro lo precedette, mentre con gli occhi aridi tagliava in due il mondo e filtrava immagini disperate di edifici squarciati e cieli a brandelli.
Gerard disse: “L'autodistruzione è un buon motivo.”

 





One-shot depresse random e senza uN MINIMO SENSO LOGICO MA ok. Spero davvero di non aver causato un facepalm generale c:

Comuuunque...non ho sbagliato periodo, vero? Voglio dire, era il 2004 quando Gerard ha avuto tutti quei problemi con droga e alcolici, giusto? #dubbifottutamenteesistenziali #oraspariscobastaciao

 

  
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