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Autore: Ino chan    03/12/2007    9 recensioni
Era così che sarebbe trascorsa tutta la sua vita? Sola su una panchina a guardare gli altri vivere?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Bennet, Peter Petrelli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Author:Ino chan

 

 

Author:Ino chan 

Fandom:Heroes.

Rating Arancione " non tanto per le scene, ma per la tematica"

Genere:Oneshot. Incest "relazione zio/nipote"

Personaggi:Claire Bennet. Peter Petrelli

Paring: Claire/ Peter

Avvertenze:Ambientata nel futuro alternativo mostrato nella puntata "Five years gone"

 

Disclamer: La canzone presente nella fic è "Il mio inizio sei tu" presente nel fim animato " Anastasia", senza contare che i personaggi citati, non mi appartengono e che non scrivo per lucrare sull'altrui genio,ma per soddisfare la mia voglia di pucciosità! ^__^

 

Dedicata: Dedico questa fic a tutti coloro che odiano gli sceneggiatori di Heroes per aver reso questi due adorabili puccini zio e nipote, segando le gambe ad una storia d'amore che aveva tutte le premesse per essere la più bella del telefilm. E ovviamente a chi non sopporta " come me " West e Caitlin.

 

Buona lettura.



 

"Il mio inizio sei tu"

 

 

 

Sola al luna park.

Claire Bennet sentiva di aver toccato realmente il fondo!

Per evitare di suicidarsi per la solitudine, aveva deciso di abbandonare quelle quattro mura rosa confetto che formavano la sua camera, per prendere una boccata d'aria, svagarsi un po', nella speranza di togliersi dalla testa la telefonata a Nathan della sera prima e il viso  di Peter che la implorava di sparargli.

 

Si sentiva in colpa.

Come mai nella sua vita.

L'esplosione di New York non gravava solo sulle spalle di Peter, ma anche sulle sue, perchè non aveva avuto il coraggio di porre fine alla sua vita come gli aveva chiesto.

 

Cercando conforto aveva dato la botta finale alla stabilità mentale di Nathan, voleva parlare, voleva parlare di Peter, perchè le mancava da morire, non mentendo in conto che a Nathan mancava quanto a lei se non di più...

Però, nonostante tutto era stata una conversazione davvero strana, più che chiederle sue notizie, le aveva chiesto in maniera quasi ossessiva dove si trovava, finchè snervata non aveva chiuso la comunicazione.

 

Forse suo "padre",ovvero Noah Bennet, aveva ragione...

Doveva dimenticarlo.
Infondo lei e Peter si erano frequentati per poco meno di una settimana, in quel lontano settembre di cinque anni prima, il loro non poteva essere definito un normale rapporto zio/ nipote o almeno amicale,  ma il suo dolce eroe dagli occhi tristi non voleva proprio saperne di lasciare il suo cuore.

Lo rivedeva in sogno quasi tutte le notti, quel sorriso rassegnato a essere dispensatore involontario di morte non le dava pace e con la sua irrequietezza cresceva l'odio per quell'algida virago che rispondeva al nome di Angela Petrelli.

 

-Uno per favore...-

 

Per essere un parco giochi itinerante era davvero carino.

Una piccola cartolina dove tutti erano felici e parevano fare a cazzotti con il gelo che sentiva addosso,si guardò attorno, in cerca di qualcosa da fare. Infilando il biglietto in tasca, scegliendo con gli occhi l'attrazione.

 

-Uh...Che palle.-

 

Uffa, ma che le era saltato in mente!?
Non le erano mai piaciuti i Luna Park, tutta colpa del depliant che Lyle aveva portato a casa! Era stato lui a farle balenare l'idea per poi mollarla davanti alla porta di casa per rispondere ad un sms di un amico.

 

-Se vuoi non vado...-

 

Come avrebbe potuto dirgli di no? Almeno lui era riuscito a farsi degli amici, per quale ragione avrebbe dovuto mettergli i bastoni fra le ruote?

Non se lo meritava, da quando lo aveva strappato via da Odessa non riusciva a guardarlo in faccia senza sentirsi in colpa anche nei suoi confronti.

 

-No. Dai vai pure. Sono abbastanza grande per andare al Luna Park da sola!-

 

Montagne russe? ...No... Avevo lo stomaco debole.

Casa degli specchi? ...Aveva superato lo stadio della vanesia cheerleader... Ammirarsi in tutte le forme e dimensioni non le interessava.

Casa stregata?... Con tutto quello che era successo in quell'anno, non aveva bisogno di altri spaventi, quelli che gli aveva fatto prendere Saylar alla festa dell'Homecaming e i cari signori della Compagnia che non parevano essersi rassegnati alla sua scomparsa, gli sarebbero passati per tutta la vita.

 

Si grattò una guancia sedendosi su una panchina, chi le aveva fatto fare a venire? Forse era se rimaneva a letto a fare la muffa. Fece scivolare il capo all'indietro, spostando lo sguardo dai carrozzoni colorati, al cielo terso.

 

Allora era così che sarebbe trascorsa tutta la sua vita? Sola su una panchina a guardare gli altri vivere?

 

-Di solito la gente viene al Luna Park per divertirsi... Non per deprimersi all'area aperta...- Claire spalancò gli occhi, socchiudendo le labbra, sentendo lo stomaco esplodere in mille pezzettini al suono di quella voce leggermente roca, ma che infondo non era cambiata molto-...Sei cresciuta scricciolino...-

 

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime alla vista di quella figura nero vestita e di fronte a quegli occhi nocciola che la fissavano benevoli, mosse le labbra modulando il nome che qualcuno nella sua testa stava qualcuno pazzo di gioia stava urlando a squarciagola.

 

-Peter...-

-Ho saputo che hai chiesto di me...- le tese la mano, sorridendole quando la ragazza la ignorò buttandoglisi fra le braccia, stringendo fra le dita il pesante trench nero che indossava-...I patti erano che non ci saremmo più dovuti rivedere... Sei stata avventata a chiamare Nathan.-le accarezzò dolcemente la nuca, poggiando il mento fra i suoi capelli-  Non è più la persona che conoscevamo.-

 

 

Claire scostò il capo dal petto di Peter poggiando lo sguardo sul volto sfreggiato dell'ormai ex-infermiere, un dolore asfissiante gli alterava

i lineamenti, annuì lasciandolo andare, serrando le braccia al seno, facendo scivolare il mento al petto.

 

-Lo so, ma non sapevo a chi rivolgermi...-lo guardò- Volevo tanto rivederti...-

 

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-E così, prima del mio arrivo eri ad un passo dal suicidarti...- commentò Peter, alla fine del racconto di Claire, sfilando il portafoglio dalla tasca leterale dei jeans, mentre la ragazza tendeva la mano verso il bastoncino che reggeva lo zucchero filato-Allora ho fatto bene a venire a sprezzo del pericolo.- "e del mio rapporto con Niki" soggiunse mentalmente.

 

-Benissimo.- strappò un po' di lanetta zuccherosa e se la infilò appallottolata in bocca- Non so come mi è saltato in mente a venire!- si guardò attorno abbassando di colpo la voce- A me fanno schifo i Luna Park!-

 

Peter alzò la tesa del berretto da beseball che teneva calato sul capo, sorridendo divertito- Tu sei tutta matta...- esclamò facendole segno di andare- Dato che siamo qua...Perchè non facciamo qualcosa?-

 

-I tronchi! I TRONCHI!-

 

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-Io non mi fiderò più di te!- esclamò Peter sfilandosi il cappellino dal capo, strizzandolo con rabbia, sporcandosi le sue converse nere con i lacci bianchi, mentre Claire scoppiava a ridere,abbassando il cappuccio che si era tirata sul capo -Ora capisco perchè ti sei bardata come uno sherpa prima di salire...- le rivolse un occhiataccia cercando di frenare quelle risa, per poi ritrovarsi a ridere a sua volta, contagiato da quello scoppio di ilarità.

 

-Birbante.-

 

Claire si alzò sulle punte facendogli passare le mani fra i capelli, spettinandolo ancora di più, impressionandosi quando si rese conto di essersi spostata un tantino troppo verso il viso dell'amico.

 

-Che sto facendo?- si disse allontanandosi con un salto, mordendosi il labbro, distogliendo lo sguardo dal viso di Petrelli, scostandosi da un paio di passi da lui.

Non riusciva a capirne il motivo,ma tendeva a dimenticare che era suo zio e quei comportamenti che ogni tanto gli regalava potevano essere fraintesi, sporcati dal loro legame di sangue.

 

-Casa stregata?- propose Peter, poggiandole una mano sulla spalla, distogliendola dai suoi pensieri, indicandole il carrozzone verde acido, coperto da ragnatele finte e enormi ragni di plastica.

 

-Non mi sembra sto granchè...- Che bugiarda che era!Per essere un capannone piuttosto piccolo sembrava abbastanza fornito, la verità era che avrebbe donato volentieri un rene piuttosto che entrare in quel piccolo regno del terrore!-Facciamo le montagne russe e preghiamo che non si sbollino sotto il nostro peso?-

 

-Po...po...po...pollo!- la burlò l'uomo inarcando un sopracciglio nella sua direzione, regalandole un sorrisetto di scherno che la fece arrossire sul posto.

 

-Va bene andiamo!- gli prese un braccio e se lo tirò dietro, per poi aggiungere di fronte alle porte dell'attrazione- Ma non rispondo delle

mie coronarie.-

 

      

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-Avanti Claire...Ce la puoi fare...Sei sopravvissuta a Sylar, puoi soppravvire anche a questo no?... Oh andiamo, un bel respiro...-

 

Si, quella poteva essere considerata la seconda pessima idea della giornata. Quando aveva acconsentito ad entrare aveva messo le mani avanti sulle condizioni del suo cuore, ma forse avrebbe dovuto scusarci in anticipo per quello che avrebbe potuto combinare il suo intestino se così frequentemente sollecitato.

 

-Oddio, ma chi è il loro arredatore? Dario Argento? Vlad l'implatore? ...Guarda qua? AH!- era ad un passo dal liquefarsi come l'Urlo di Moonk  per il terroere,quando una mano andò a serrarsi attorno alla sua.

 

Guardò  Peter con occhi da cucciolo implorante, mentre questo se la tirava appresso facendole superare il primo ostacolo della casa, domandandosi se le sue mani fossero sempre state così calde.

 

-Fifona.-mormorò l'uomo scostandosi di lato alla vista di uno zombie impiccato.

-Non sono una fifona...- precisò la ragazza, portandosi dietro un'orecchio un ricciolino non più biondo, ma color castagna - Sono solo leggermente paurosa.- incontrò gli occhi nocciola di Peter lasciandosi andare ad un'altra sonora risata contro la sua spalla.

 

-Ma fa silenzio coniglietto.-

 

Che diavolo stava facendo?

Per quale ragione si era precipitato da lei dopo aver ascoltato quell'intercetazione telefonica?

Era ricercato dalla sicurezza nazionale come terrorista, la sue foto erano ad ogni ufficio postale, se fossero riusciti a catturarlo sarebbe finito dritto, dritto nel laboratorio di Suresh, fra provette e esperimenti del nuovo dottor Pavlov, ma non gli importava...

 

Forse per quell'assurdo sentimento per quella ragazzina dal sorriso triste che l'aveva eletto a suo eroe. Per quell'abominevole passione per colei che avrebbe dovuto chiamare nipotina e non amore...

 

 

Non lo sapeva e questo lo spaventava...

 

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-Credo che sia arrivato il momento di andarmene...-

 

 

Claire annuì tirando fuori un fazzolettino dal pacchetto e passandolo sul capo di Peter, asciugandolo ancora, dato che grondava ancora acqua dalla loro puntatina ai tronchi.

 

-E' stato bello rivederti.-disse appallottolandolo e buttandolo nel cestino, mentre l'uomo cercava di trovare il coraggio di staccarsi da lei, di far zittire quella vocina bastarda che gli diceva di fregarsene di tutto, la comune morale in testa e di baciarla-Stammi bene "zietto"!-

Peter fece una smorfia poggiandole un colpetto in mezzo alla fronte, prendendo dalle tasche le chiavi della macchina- E tu non fare danni..."nipotina"...-

 

 

Claire lo vide uscire dal parco giochi, le spalle curve a combattere il vento che si era improvvisamente levato, ancora una volta gli stava dicendo addio, alla prossima volta che si sarebbe incontrati o forse a mai più,o forse ad un'altra vita, dove non ci sarebbe stato nessun legame di sangue a dividerli e invece che ad unirli.

 

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"Venivamo da esperienze sbagliate,
ben lontani dal vederci mai più
ma
siamo qua fabbricanti di sogni,
il mio inizio sei tu…
Sconosciuti tu non eri nei piani,
stiam vivendo nuove complicità
ma era un po’ che il cuore voleva
Funzionerà…”

 

Anche la radio sembrava avercela con lui, con il suo sano e giusto proposito di non rivedere mai più Claire, di lasciarla vivere il suo sano e giusto mondo di ragazza di 21 anni, con qualcuno che la ami e che non la trascini all'inferno con .

Infilò la chiave nel quadro, cercando d'ignorare la canzone urlata dagli alto-parlanti del Parco Giochi, lottando con la marcia che non voleva saperne d'ingranarsi e con il motore in agonia.

Se avesse saputo che non esiste il destino avrebbe detto che c'era la mano di qualcuno in tutta quella sfiga...A meno che non aveva rotto qualche specchio e non lo ricordava...

 

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“…Con te che io voglio riempire i miei giorni
Te che io voglio far veri i miei sogni
Questo viaggio ha porti sicuri
Chiari contorni…
Ci sarò per la fine del mondo
Ci sarò per amarti di più
E così se chiami rispondo
Il mio vero inizio sei tu…”

 

 

Il suo vero inizio.

Aveva sperato di trovarlo in lui.

Aveva sperato di trovare lo stesso coraggio che c'era in lei. Se solo lui avesse voluto, lei avrebbe mandato a farsi benedire tutta la comune ragione morale, perchè non te ne fai nulla di una buona reputazione se aspetti solo di morire, per liberare il tuo corpo dalla fatica di essere viva.

 

C'aveva sperato, ma Peter non aveva mai fatto un passo in quella direzione. Si era sempre comportato come un bravo zio, anche quel pomeriggio non aveva fatto altro che rinnovare quell'affezione che si deve alla figlia del proprio fratello.

 

Si sedette facendo scivolare il capo fra le mani.

 

Doveva smettere di illudersi.

Doveva smettere di aspettarlo.

Lui non si sarebbe mai lanciato in quell'inferno per lei. Non lo avrebbe mai fatto neanche se era il suo "eroe".

Sospirò,asciugandosi gli occhi con il dorso delle dita, trasalendo quando ...

 

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Claire sentiva la gola talmente riarsa che per un attimo pensò che avesse per sempre perso l'uso della parola, assieme a quello ben più importante della ragione. Peter le si era avvicinato, afferrandole il gomito, tirandola in piedi con uno strattone.

 

 

"La nostra vita passava

cercando felicità

con te un futuro ce l'ho

l'ho aspettavo da un po'

niente ancora ci  cambierà..."

 

-Che c'è?-

Era decisamente troppo vicino. Se non si toglieva nel giro di due secondi poteva dire addio a tutti i suoi buoni propositi di dimenticarli e di rifarsi una nuova vita, magari con quel bel tipo suo collega alla tavola calda dove lavorava.

-Peter...-

Il suo rispeiro le accarezzava dolcemente il viso, l'odore del suo dopo barba agli aghi di pino le stava facendo girare la testa, all'improvviso si trivò a ringraziare quella mano che la stringeva forte, fino a farle quasi male.

Cercò di prendere fiato per la terza domanda in un minuto scarso, quando la bocca di Peter coprì la sua, coinvolgendola in un bacio che l'avrebbe sicuramente spedita a parte indietro contro la panchina, se lui non avesse spostato la sua presa ai gomiti per la vita.

 

Con te

che io voglio riempire i miei giorni

Te

che io voglio far veri i miei sogni

Te

questo viaggio ha porti sicuri, chiari contorni.."

 

 

Claire si alzò sulle punte, tendendosi in un disperato invito a continuare, a dare di più in quel contatto, stringendolo forte contro di lei, affondando le mani fra i suoi capelli, meravigliandosi di trovarli così morbidi.

-Peter...-

-Lo so, lo so...- disse lui contro le sue labbra- Però non potevo farne a meno...- Lei annuì cercando di ricacciare indietro le lacrime, sorridendogli in maniera forzata, accarezzandogli il viso, soffermandosi a quella vetrosa cicatrice che gli induriva il volto, che aveva tramutato il ragazzo sognatore in un uomo finito.

-Adesso lo sai che non ti lascerò più andare via, vero?-

-E tu lo sai che questo non sarebbe mai dovuto succedere?...Che questo è sbagliato?- le prese il viso fra le mani baciandola ancora, obbligandola ad aprire la bocca, rendendo completo quel contatto all'inizio appena accennato, contraddicendosi alla grande, strappando una risata alla ragazza conto le sue labbra.

-Il destino non è scritto nella pietra...- mormorò Claire, perdendosi in quelle amate iridi nocciola, che per la prima volta vedeva così da vicino-Ne sono sempre stata convinta, però...- strofinò il naso contro il suo, cercando di spezzare la tensione del momento- E' stupido combatterlo quando è desiderato e porta amore.-

-Non ci daranno mai pace, è una cosa contro natura.- s'impuntò Peter, senza però lasciarla andare.

-Per parafrase il grande Dante Alighieri non ti curar di loro, ma guarda e passa...-

-E allora iniziamo da qui?- chiese Petrelli

La canzone andava lentamente sfumando nel parco giochi, fra le risate dei bambini e i rumori delle attrazioni;la moretta annuì stringendogli le braccia attorno al collo.

"Ci sarò per la fine del mondo

Ci sarò per amarti di più

E così se chiami rispondo

il mio vero inizio sei tu”

 

-Iniziamo da noi...-

 

 

Fine.


Siate pure brutali. Fa schifo? E' la cosa peggiore che abbiate mai letto? Tranquilli ho le spalle larghe fatevi pure sotto. Sapete, ho in cantiere una matt/ jessica, me felice XD. Dopo averla promossa nel fandom non posso certo abbandonarla,no?

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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