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Autore: kingpin    15/05/2013    5 recensioni
Storia brevissima (615 parole) a tema "zombie", scritta un paio di anni fa e raccontata da un punto di vista insolito.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sorge un nuovo giorno. Ho fame.
Mi alzo dalla panchina e muovo qualche passo incerto lungo il cencioso marciapiede. Ho la vista appannata e dall'orecchio destro non sento più nulla. L'olfatto è ancora buono, persino meglio di prima.
Dall’altra parte della strada un’abitazione a due piani va a fuoco. Le strade puzzano, sono sudice.
Ci saranno una ventina di individui in giro. Alcuni camminano, altri siedono sulle panchine come me prima, in silenzio. Una donna seminuda arranca appoggiata alla parete vicina, un ragazzo in divisa da calciatore striscia per terra sul bordo della carreggiata. Un signore in completo gessato e valigetta di cuoio mi urta procedendo nella direzione opposta, barcollo di lato e gli grugnisco in tono sgarbato. Lui non mi risponde. Gli è caduta di mano la valigetta, ma procede per la sua strada senza farci caso.
All’improvviso il suono rantolante del motore di un autoveicolo, mi volto e scorgo un fuoristrada sopraggiungere da una via traversa. Il veicolo avanza veloce, sbanda, investe tre o quattro pedoni e finisce la sua corsa contro un lampione. Già era messo piuttosto male, ma quest’ultimo colpo ha segnato la fine di quel vecchio catorcio.
Il guidatore tenta di rimetterlo in moto, ma è tutto inutile.
Uno degli investiti si rimette in piedi e trascina la gamba spezzata fino al luogo dell’incidente. È uno dei primi a raggiungerlo e cominciare a battere i pugni sui finestrini laterali del fuoristrada, ma ben presto una piccola folla ringhiante gli si raduna attorno.
Proviene un buon odore da quel veicolo, e io sono ancora affamato. Avanzo barcollante e mi faccio strada nel gruppetto.
Una bambina senza un braccio sibila e strilla fra me e il finestrino più vicino, la prendo per i capelli e la scaravento lontano.
Avanzo ancora e premo il volto sul vetro, insudiciandolo col sangue purulento che da giorni mi sporca il viso. All’interno una donna terrorizzata fa appena in tempo a spostarsi sul divano posteriore, che uno di noi riesce a sfondare il parabrezza già danneggiato dallo schianto e infilarcisi dentro.
Lei gli punta contro una pistola a tamburo e gli fa saltare in aria la testa. Subito un secondo individuo si fa strada nell’abitacolo, solo per essere eliminato a sua volta. Un altro riesce a rompere uno dei finestrini e la donna gli esplode contro un terzo colpo.
Spingo via un vecchio con vistosi tagli sul volto e approfitto dell’apertura per infilare un braccio all’interno.
La stronza sfugge alla mia presa e si stringe nell’angolo opposto del sedile. Le sue grida di pianto mi giungono distanti e prive di significato.
Mi punta contro il revolver, io non me ne curo e introduco a fatica testa e spalle nel finestrino. La mia mano priva di unghie e dito indice riesce a sfiorarle una gamba e lasciarle un’impronta rossastra sui jeans, ma lei ancora non preme il grilletto. Mi accorgo che invece ha rivolto l’arma contro la sua stessa tempia.
Un boato. Sangue, ossa e materia cerebrale schizzano sul lunotto posteriore. Il corpo si accascia in avanti, proprio nella mia direzione.
Il signore in abito gessato di prima è riuscito a passare attraverso il parabrezza e afferrare la donna per un braccio.
Fa per trascinarla via, ma io sono più forte. La agguanto per la testa maciullata infilando le dita nello squarcio sulla nuca e la strattono via dalla presa dell’altro, poi riemergo dall’abitacolo del fuoristrada lasciando che il cadavere della donna rovini a terra.
Mi inginocchio e scelgo di affondare la mascella nel fascio muscolare che dall’orecchio corre alla spalla.
Siamo in tanti qui attorno, tutti con la smania di nutrirci. So che non devo perdere tempo se voglio avere la possibilità di cibarmi della sua. Carne.

   
 
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