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Autore: ardenteurophile    15/05/2013    8 recensioni
[...] Sei… hai detto alla tua famiglia che siamo un coppia?”
“No.” Borbottò Sherlock, seccato. “Ovviamente no.”
John sventolò un po’ le braccia, totalmente incredulo.
“Allora cosa–“
“Io… solamente mi sono limitato a non correggerli quando lo hanno dedotto.” Ammise Sherlock. “Non sembrava importante all’inizio, e poi…”
“E poi? E poi cosa, Sherlock?”
“Sembravano così orgogliosi di me per una volta...” La sua voce venne improvvisamente meno, mentre fissava la sua tovaglietta. “Non mi piaceva l’idea di rivelar loro la verità.”
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Mycroft Holmes , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo so, lo so che è passato un intero MESE! Ma l'università mi tiene impegnata come non mai! Godetevi il capitolo!



CHAPTER SIX



Si avviò ciondolando nella direzione in cui Sherlock e la signora Holmes si erano incamminati e salì la prima scalinata per il piano superiore che individuò, sebbene non avesse una reale idea su dove lo stesse conducendo. Fortunatamente non trascorse molto tempo prima di sentire il suono delle loro voci da una stanza alla fine del corridoio. Si stava dirigendo a passi decisi verso la porta, quando le parole di Sherlock interruppero il suo cammino.
“… occhi molto espressivi, che trovo interessanti, si può leggere ogni pensiero sul suo viso, cosa che dovrei reputare tediosa naturalmente, oh, tedioso, noioso, noioso, ma non lo è, madre, perché non lo è? Confesso che non ne ho idea, a prima vista è così pedestre, eppure –“
John si schiacciò contro la parete, pregando che non avessero sentito i suoi passi. Era sicuro che il suo coinquilino stesse parlando di lui; le sue parole erano offensive, davvero, tuttavia non riuscì a concentrarsi su quell’aspetto. Si ritrovò invece a pensare unicamente allo sfrenato sproloquio di Sherlock e all’improvviso formicolio ardente che si diffondeva per tutto il suo corpo.
“ –ed è comunque un brav’uomo, e leale in un modo che non riesco molto a capire… ma c’è una certa oscurità contrastante in lui, una brama di pericolo, di distruzione. Deve essere questo che lo attrae di me, alla fine, è come la falena con la fiamma[1]. E io sono più splendente della maggior parte delle persone. Ma che cosa, in questo scenario, desidera la fiamma dalla falena? Solamente riscaldarla, illuminare il suo cammino? O consumarla, divorarla, rovinarla? Madre, non posso permettere a me stesso di rovinarlo, semplicemente non posso.”
“Forse ti stai accreditando troppo potere, Sherlock” risuonò la voce paziente di Aracelia. “Chi ti dice che lo puoi rovinare? Chi ti assicura che non possa succedere il contrario?”
Ci fu silenzio per un istante.
“Lui, rovinare me?” domandò Sherlock, incredulo. “Impossibile.”
“Eppure riusciresti a tornare al tuo stato di solitudine ora che hai visto che esiste un’alternativa?”
John poteva sentire i passi di Sherlock su e giù per la stanza, insieme ad un rumore sordo, come se qualcuno stesse sprimacciando un cuscino.
“No, non riuscirei” mormorò Sherlock. “Ma non è per questo che è impossibile. Non potrebbe rovinarmi perché è troppo buono anche per farlo. Non credo assolutamente che lo farebbe.”
“Beh” tentò Aracelia, un tantino scettica. “L’amore è cieco, Sherlock.”
“Ma io no.”
Altro silenzio, per qualche secondo, e John poté udirli agitare una trapunta. Si sentiva in colpa per averli origliati, ma non poteva impedirsi di smettere di ascoltare: la prospettiva di conoscere cosa passasse veramente per la testa del suo amico era troppo allettante.
“Pensavo che lo approvassi, comunque” esclamò improvvisamente Sherlock.
“Lo approvo” confermò l’altra, e John sentì quello che pensava fosse un bacio schioccato sulla guancia – o fronte? – di Sherlock. “Voglio solo che tu sia sicuro di lui prima di gettarti in qualsiasi cosa.”
Sherlock borbottò un gemito confuso.
“È un tantino troppo tardi per quello adesso, madre, lo sai… mi ci sono gettato ancora un po’ di tempo fa.”
“Ah, sì” sospirò. “E da quanti mesi state assieme ora?”
“Oh, ho perso il conto.”
John era deluso che non avesse risposto chiaramente, sarebbe stato desideroso di sapere esattamente da quanto tempo fossero in quella relazione stabile.
“Beh, finisci tu qui, Sherlock, io devo andare ad aiutare Mycroft a mettere Holly a letto. Ti mando su John.”
John si pietrificò contro la parete non appena la porta la porta si aprì e comparve Aracelia. Non c’era nessun luogo in cui nascondersi, nessun posto in cui andare, perciò poté solamente ritirarsi nell’ombra, rabbrividendo per l’imbarazzo di essersi fatto beccare così sfacciatamente.
“Una parola, John” mormorò fermamente mentre lo superava senza interrompere il suo passo o mostrare alcun segno di sorpresa. Con una sensazione di crescente trepidazione, il dottore la seguì per diversi corridoi fino ad una stanza arredata in modo stravagante, che concluse dovesse essere proprio la sua. Si voltò per rivolgersi a lui una volta chiusa la porta dietro di loro.
“Non intendevo origliare, Aracelia, mi dispiace, io –“
“Oh non essere sciocco” tagliò corto. “Chiunque avrebbe fatto la stessa cosa. Io per prima. Quello che voglio sapere è se sei certo di iniziare una relazione con mio figlio.”
John la fissò perplessamente.
“Perché, se non sei sicuro, ti raccomando di non procedere. Non sono sicura che possa sopravvivere al colpo.”
“Aspetti” la fermò John, lentamente. “Sta dicendo che… sta dicendo che lei sa che non siamo una coppia?”
“Oh, naturalmente so che non siete una coppia” affermò , scuotendo impazientemente una mano. “Ma siete sul punto di diventarla, adesso, e malgrado questo fosse il piano generale, ho bisogno che tu sia sicuro di sapere in cosa stai per farti coinvolgere.”
“Ma… Mycroft ha detto che lei…” cominciò John, un po’ frastornato, e non per la prima volta nella serata.
“Oh, Mycroft, Mycroft. Sherlock ha pensato che sia io che Mycroft gli abbiamo creduto quando ci ha raccontato di te, Mycroft è dell’idea che solo io ci sia cascata. Come al solito avevano torto entrambi sul mio conto.”
“Ma come…?”
“Mycroft non è l’unico a cui piace interessarsi di Sherlock. Anche io mi preoccupo per il ragazzo.”
John scosse la testa, incredulo.
“E lei sapeva anche che Mycroft sapeva che noi non eravamo una coppia?” domandò. “Perché non gli ha detto che sapeva?”
“Una cosa che potresti non sapere dei miei ragazzi, perché non lo dimostrano sempre, è che farebbero qualsiasi cosa per compiacermi” spiegò Aracelia. “Ritengo che Sherlock abbia inscenato questa particolare frottola per due ragioni. La prima, perché gli dava la possibilità di fantasticare riguardo ai suoi sentimenti per te, su cui si può soffermare ogniqualvolta parla a me o a Mycroft. La seconda, perché credeva mi avrebbe reso orgogliosa. Non gli ho detto che conoscevo la verità perché volevo che sentisse che ero orgogliosa di lui.”
John annuì lentamente.
“E non è orgogliosa di lui?” chiese.
“Sono davvero molto orgogliosa di lui” ribattè, quasi come se fosse stata insultata. “Anche se lui è normalmente convinto del contrario. Fino a non molto tempo fa, non avrei mai creduto che fosse capace di un simile interesse e attaccamento verso un altro essere umano. Ma tu sei arrivato, Dottor Watson, e l’hai cambiato.”
Arrossì malgrado tutto, spostando il suo sguardo sul pavimento.
“Per quanto riguarda Mycroft” continuò. “Gli fa piacere di sapere che sono orgogliosa di Sherlock, e di sapere che Sherlock era compiaciuto del mio orgoglio… non vedo perché avrei dovuto togliergli la soddisfazione.”
“E come sapeva che Mycroft conosceva la verità?”
“Oh, faccio sorvegliare anche lui. Non ne ha idea, naturalmente, quindi preferirei che questa cosa restasse tra noi.”
John si sedette pesantemente sul bordo del suo letto, strofinandosi stancamente gli occhi. D’un tratto non ne volle più sapere di quella ridicola e sospettosa famiglia doppiogiochista, i cui membri spiavano l’uno le mosse dell’altro, tentando costantemente di raggirarsi.
“Quindi volevate solamente continuare in questo modo” esclamò, incapace di nascondere la nota di amarezza nella sua voce. “Questa ridicola… ragnatela di bugie, questa finzione, pur sapendo che per tutto il tempo nessuno di voi neppure ci credeva.”
“Naturalmente no” rispose severamente Aracelia. “Ritengo che sia molto più semplice e meglio sotto ogni punti di vista se la finzione diventasse  semplicemente una realtà di fatto.”
John alzò piano lo sguardo. Aracelia sembrava una persona completamente diversa da quella che aveva incontrato al piano di sotto: i suoi occhi d’acciaio e calcolatori rispecchiavano appieno la vera madre di Sherlock Holmes. Aspettò che continuasse, conscio che se fosse assomigliata minimamente a suo figlio, non avrebbe potuto astenersi dall’esplicare l’apparente ‘genialità’ delle proprie azioni.
“Vedi John, sebbene sia io che Mycroft avessimo accesso agli stessi filmati delle telecamere di sorveglianza di te e Sherlock, ne abbiamo ricavato conclusioni leggermente differenti” proseguì. “Mycroft ha dedotto – correttamente ovvio – che voi non eravate di fatto insieme, cosa di cui anch’io ero completamente a conoscenza.”
“Ma?”
“Hai conosciuto i miei figli, John. Sai bene quanto me che sono  più bravi con i fatti e con i numeri che con i sentimenti. Fortunatamente io sono… poliglotta, qualcuno potrebbe dire. Sono riuscita a osservare piuttosto facilmente che eri inesorabilmente infatuato, anche senza  averti incontrato di persona. Ho concluso che uno dei migliori modi di farlo capire anche a te, sarebbe stato quello di costringerti a confrontarti con i  tuoi stessi sentimenti.”
La fissò basito, incapace ormai di eludere il fatto che forse aveva commesso lo sbaglio di sottovalutare totalmente Aracelia Holmes. Sherlock naturalmente era un detective brillante con una logica straordinaria, ma sfortunatamente la maggior parte del tempo non possedeva la capacità di comprendere ed empatizzare con i sentimenti delle persone. Non riusciva a visualizzare come sarebbe stato se improvvisamente avesse iniziato a capire le emozioni della gente. Abbastanza spaventoso, suppose, e molto simile a quella situazione.
“Capisci, John, il nostro particolare dono di famiglia sembra manifestarsi in modi leggermente diversi. Sherlock è un osservatore di fatti. Mycroft è un manipolatore di fatti. E io… beh io sono una manipolatrice di persone” concluse con nonchalance.
John scosse tristemente il capo, non molto sicuro su come avrebbe dovuto sentirsi.
Aracelia si sedette accanto a lui e gli sorrise dolcemente - ora somigliava nuovamente alla madre del cenone -e gli afferrò la mano.
“Come ti senti?”
“Mi sento…” cercò nella sua testa la parola esatta. “Manipolato.”
La donna scoppiò in una risatina.
“Preferirei che lo pensassi più come ad un… accoppiamento. Pensa che sia una sorta di Cupido.”
Sbuffò.
“Si, certo, lo farò. Un Cupido davvero deviato e inquietante.”
Aracelia gli rivolse un sorriso un tantino sinistro.
“Quindi… alla fine… Sherlock non sa nulla riguardo a tutto questo?” domandò , leggermente disperato. Non era sicuro che avrebbe saputo convivere con tutto quello se Sherlock fosse stato parte attiva dello stratagemma, qualsiasi fossero state le sue motivazioni.
“Sono decisamente certa che Sherlock non è stato nulla se non sincero con te questa sera. Se potessi fare a meno di accennargli alla nostra piccola conversazione…”
“Naturalmente” le assicurò subito John.
“Ma tornando alla motivazione per cui ti ho trascinato qui – sei sicuro di tutto questo, John?”
“È una conversazione del tipo ‘se gli farai del male, ti ucciderò’?” inquisì John alzando un sopracciglio. Aracelia non gli rispose, ma gli rivolse solamente uno sguardo glaciale, le palpebre semichiuse.
“Ah” continuò. “Beh, se questo è il caso. Sì, sono sicuro. Penso che sia l’unica cosa di cui sono sicuro ora come ora.”
Sembrò soddisfatta della risposta, perciò si alzò in piedi con un movimento fluido e spalancò la porta. John esitò.
“Allora vai, schizza via.” E aggiunse “credo che tu abbia un Holmes che ti aspetta.”
John ridacchiò e balzò in piedi, dirigendosi verso la porta.  Quando fu sull’uscio si voltò.
“Non ho ancora deciso bene se ringraziarla o gridarle contro“ affermò. “Ma, erm, grazie. Per il maglione, almeno.”
Gli sorrise.
“Sei un uomo particolare, John Watson.”
E con quello, la porta gli fu sbattuta in faccia.
Dopo un paio di respiri per riprendersi, John si avviò per il corridoio da cui era arrivato.

 
 
BuonGiornoATutti!
Ora che la vera identità di Mamma Holmes (A.k.a Wonder Woman) è stata finalmente svelata, il prossimo capitolo sarà tutto un programma, con tanto momenti Johnlock. Quanto amore!
Continuate a leggere questa fic, malgrado la lentezza della traduttrice, perché è veramente spiritosa e piacevole.
A presto, e un mega grazie/abbraccio a tutti quelli che non si sono ancora stufati di farmi sapere come la pensano e a quelli che seguano la storia nonostante i tempi estremamente dilatati.
Passiamo alle NDT:
[1] Sarebbe stato meglio tradurre ‘come una mosca al miele’, tuttavia la metafora continua nelle righe successive e non ho potuto inserire il modo di dire all’italiana. Non ho saputo trovare di meglio, scusate.
  
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