Ecco che mi volto e non trovo che fantasmi
Sento solo il vuoto che seguita i miei passi.
Ora tace il corridoio
E tacciono le scale
Tacciono gli ascensori, i bagni e gli estintori.
Per anni l'ho guardata come un cubo di cemento
Calpestata e maledetta
Senza alcun risentimento.
Questa scuola è indifferente
Nemmeno mi ha sentito:
Ero uno come tanti
Maturato
E già marcito.
Capisco solo adesso che ciò che sto perdendo
Non sono muri o stanze
Né computer o lavagne.
Sto lasciando dei ricordi
Tante storie
Molti amici
Tra la rabbia sopra ai libri
E il futuro nelle mani.

Questo addio è per la gente che spesso non ci pensa
Al fatto che qua dentro stanno gli anni suoi più belli.
Sono treni che non tornano
In un attimo
Lontani
Ma te ne accorgi solo quando arriva questo giorno.

Saluto la mia classe e i guai che abbiam passato
Saluto le risate, i pianti e le cazzate
Saluto le bidelle e la cimosa bianca
I saponi, i lavandini e la carta igienica che manca
Saluto i tappetini, le corde, i buchi in terra
Saluto i gabinetti, le ascelle e deodoranti
Saluto entrambi i bar e chiunque ci lavori
La pizza, le brioches e tutti gli altri buoni odori
Saluto le stampanti e le lavagne luminose
Saluto tutti i guanti, le provette, i becchi Bunsen
Le fotocopiatrici, l'amor che m'han rubato
E le carte da gioco che ho lasciato sotto un banco
Saluto le ragazze con quei loro occhi belli
Saluto quei ragazzi con gli ideali da ribelli
Vivete i vostri sogni e i vostri cuori infranti
Che per restare bambini gli anni non son tanti.

Infine ci son loro
I "malvagi" professori
Quei tipi con la giacca e il sapere sulle spalle
Ognuno ha la sua storia
Ma noi non li capiamo
Pensiamo che sian qui solo per romperci le palle.
Mi mancherete tanto
Lo dico con affetto
Non siete solo un nome accanto a una materia
Ci insegnate che la vita sarà una cosa seria
Quando comincia l'avventura
Al di là di queste mura.