Liberamente ispirato a “Il Fantasma dell'opera”.
La
bellezza è qualcosa di così fragile che è come cristallo: può
spezzarsi in mille frammenti. Avete presente quelle statuine di
cristallo, che accecano per i mille colori che la luce riflette,
creando giochi di luce ed ombre?
Sono
bellissime, ma se ci fosse anche solo una piccola crepa che si
allargasse a poco a poco, rompendo il vetro, l'unica soluzione
sarebbe solo quella di incollare tutti quei frammenti tra di loro,
uno ad uno. La statua sarebbe allora ammaccata, magari mancherebbe
qualche pezzo, e le sfumature dei giochi di luce non ci sarebbero
più.
Voi
la trovereste ancora meravigliosa?
Wu
Fan avrebbe detto di no; un pezzo orrendo da buttare via o nascondere
agli occhi del mondo, come lui, che si sentiva un mostro.
Si
nascondeva, non voleva che nessuno lo vedesse e lo giudicasse,
rifiutando anche le persone a lui care, però amava osservare,
guardare nell'ombra, creando così un muro tra sé e tutto il resto
del mondo. Anche con lui avrebbe voluto, ma non ci riuscì: glielo
impedì; lui non voleva soffrire, voleva stare da solo.
La
prima volta che lo vide fu da lontano e lui era appena arrivato: “Il
ragazzo nuovo”, si mormorava nei corridoi; e di cose nei corridoi
se ne mormoravano tante. Alcuni dicevano che fosse come un principe,
altri che fosse lì solo per fortuna. O forse nessuno diceva la
verità, ma la sola cosa che Wu Fan pensò vedendo quel ragazzo in
lontananza, (dalla sua camera privata nel complesso del dormitorio
degli studenti), fu che fosse davvero bellissimo, con quell'aria
angelica, come un quadro del Botticelli. La pelle che sembrava di
porcellana e quell'aria sprovveduta nel chiedere indicazioni, pensava
che fosse più bello anche di un cristallo.
Il
primo giorno di college di Kim Joonmyun fu al dir poco eccitante: si
trovava in America. Un paese straniero e lontano dalla sua amata Sud
Corea.
Lui
era arrivato da Seoul per frequentare uno dei migliori college del
paese, perché aspirava al massimo.
Era
come vivere in una favola, era emozionato, allegro, ma anche
spaventato e in un certo senso intimidito.
Non
conosceva nessuno e non sapeva se avrebbe fatto amicizia con
qualcuno, né sapeva se avrebbe conosciuto qualcuno di interessante,
e forse nemmeno gli importava. Guardava la piantina del campus:
sembrava un'enorme città in miniatura, e mancava poco che non
diventasse matto nel capire quale fosse la direzione giusta da
percorrere.
Devo...
andare … no no di qua o forse … mentre
continuava a guardare la piantina, si guardava anche in giro: intorno
a sé vedeva un mare di ragazzi allegri, con libri in mano, seduti
qui e lì in giro per il campus. Ma c'erano altrettante matricole
come lui, alla ricerca del proprio stabile, per potersi buttare sul
letto e sprofondare in un lungo sonno profondo, prima di visitare
l'intero impianto scolastico.
Deglutì
rapidamente un po' di saliva insieme al proprio coraggio e chiese
l'aiuto di due ragazzi che passavano di là, poco lontani da lui.
Iniziò
da prima con un inglese confuso e balbettante, e non tanto perché
lui non lo sapesse parlare, ma era nervosissimo, e sentiva le guance
arrossire sempre di più. Guardò la cartina non curante delle facce
e delle reazioni dei due ragazzi, che lo guardavano come se stesse
parlando una lingua conosciuta solo fuori dal sistema solare, quando
poi finalmente finì la domanda, alzò gli occhi, e incontrò le loro
facce buffe e simpatiche.
Uno
dei due, quello un po' più basso e con i capelli rossicci, gli parlò
tranquillamente in coreano, sua lingua madre: “Ciao sei nuovo? Io
sono Minseok e lui è Luhan, tranquillo, parla anche lui coreano ...
possiamo esserti d'aiuto?”, un timido “Sì” fu la risposta di
Joonmyun, ma quello fu il primo incontro con i ragazzi che sarebbero
diventati i suoi amici più cari del college.
Minseok
e Luhan erano due Senior con un anno in più di Joonmyun, ma per
quanto fossero più grandi non erano per nulla superbi, anzi, a
tratti si mostravano infantili facendosi scherzi tra di loro, in
particolare Luhan verso Minseok, che chiamava affettuosamente “Il
mio Baozi” o “Mr. Baozi”.
Aiutarono
subito Joonmyun ad integrarsi e si comportarono da amici, perché per
esperienza personale sapevano quanto fosse dura fare nuove amicizie
in un paese straniero; e la settimana prima dell'inizio delle lezioni
passò davvero velocemente.
Uno
degli ultimi giorni di libertà prima delle lezioni, i tre
passeggiavano tranquillamente davanti a una delle palazzine più
belle e lussuose del campus; a vederla da fuori sembrava una villa
ottocentesca, una libreria o qualcosa di simile.
Il
punto è, che Joonmyun più volte si chiese come mai non era segnata
nelle cartine del campus o perché nessuno ci facesse lezione o
servisse ad altro. Sembrava abbandonata perché le tapparelle erano
perennemente chiuse come se non ci fosse nessuno.
All'ultimo
piano spiccava un'enorme stanza con un enorme balcone: era l'unica
dove le tapparelle non erano chiuse; ma comunque, a “proteggere”
la stanza da occhi indiscreti vi era un'enorme tenda nera.
Il
vento riusciva a muoverla di poco e Joonmyun cercava di intravedere
qualcosa, ma non ci riusciva. Ad un certo punto venne richiamato da
Minseok: “Ti sei incantato?”
“No,
mi chiedevo... voi sapete a cosa serve questo edificio visto che non
è segnato nelle cartine? È uno spreco che non lo usino, è così
bello...”
“Non
lo usino?”, Luhan lo guardò stranito: “Ma come non sai?”
“Cosa?”
“Lì
ci vive il figlio degli Wu”
Gli
Wu erano una famiglia molto ricca di magnati, i quali erano
benefattori di quel college e di altrettante università sparse
dall'America al Canada.
“Ci
vive? Ma io vedo questa villa perennemente chiusa”
“Ahh
chi lo sa … sai, è del nostro stesso anno, ma da quando siamo qui
non l'abbiamo mai visto, è un tipo piuttosto strano. Nessuno lo
conosce, nessuno è suo amico, frequenta delle lezioni private e ha
accesso a tutte le sale quando vuole. Alla fine è come se fosse il
padrone del college ed e libero di fare quello che vuole ... qui sono
gli insegnanti che pendono dalle sue labbra, perché può decidere le
sorti di tutti”
“Ohh”,
Joonmyun non sapeva se avere paura o meno, ma allo stesso tempo non
capiva perché restasse solo.
“Sai...”
continuo Luhan: “Ci sono molte voci su di lui, e tutte discordanti
tra loro: alcune dicono addirittura che sia un vampiro pronto a bere
il sangue di giovani studenti venuti dalla Corea”
“Vampiro?
Che stupido che sei Luhan!”, rise Joonmyun, “Ma sai Joonmyun, io
credo che sia solo un riccone snobbone pieno di sé! Non vorrà
mischiarsi alla povera massa!”, Luhan fece una smorfia come ad
imitare un lord, e fingendo di arricciarsi dei baffi inesistenti fece
ridere Joonmyun e Minsok.
Ma
poi Joonmyun guardò il balcone, fissò l'enorme finestra coperta
dalla tenda nera, e gli parve di intravedere uno scheletro. Si
stropicciò gli occhi e non vide più nulla, forse si era solo
sognato tutto quanto, suggestionato da Luhan, sì, sarà stato
così...
Comunque,
dopo l'incontro con quell'ipotetico vampiro o fantasma, Joonmyu,
preso dai primi giorni di lezione, da quella sua nuova vita e dai
suoi nuovi amici, non ci pensò più di tanto.
Avendo
molti interessi ma poco tempo libero, era deciso a chiedere il
permesso di entrare a far parte del club di musica; la musica era la
sua più grande passione e in molti sostenevano che la vece di
Joonmyun fosse angelica, ed era vero, ma Joonmyun non cantava per
sentirsi dire belle parole né per avere la speranza di diventare
famoso, ma per diletto personale e perché questo lo faceva sentire
libero, era uno sfogo.
Così,
durante l'intervallo di mezzogiorno, Joonmyun si avviò nella sala di
musica speranzoso di trovare qualcuno. Gli avevano detto che era
un'aula libera e che per iscriversi al club si poteva andare quando
si voleva, ma si era dimenticato un dettaglio: “aula libera o
meno”.
Convinto
di non recare disturbo a nessuno si avviò verso la sala e quando
sentì che qualcuno stava suonando una melodia dolce ma al contempo
triste, pensò che quel pianista fosse un insegnante o un allievo
molto dotato, perché quel suono era davvero soave, emozionante, e
perfetto.
Per
non disturbare l'esecuzione aprì la porta molto piano, entrò, e
vide o meglio... intravide, l'immagine di una persona intenta a
suonare il piano. Quella figura era concentrata e vide il profilo di
un ragazzo che aveva più o meno la sua età, dai capelli biondo
cenere che brillavano alla fievole luce di una candela posta sul
pianoforte. Ma non vide altro, perché per quanto fosse pieno giorno
le tapparelle dell'aula di musica erano chiuse e l'unica luce che
lasciava intravedere era quella della candela.
Joonmyun
fece un passo in avanti e il pavimento iniziò a scricchiolare,
interrompendo il misterioso pianista che girò di poco la testa e
spense la luce della candela:
“Mi
scusi”, si affrettò presto Joonmyun: “Io non volevo disturbare”
“Avevo
prenotato l'aula di musica, non te l'ha detto la segreteria?”
“No...
anzi, a dire il vero io non ci ho nemmeno passato”, Joonmyun
immaginava che quel ragazzo dalla voce profonda ma leggermente
nervosa fosse il misterioso Wu.
“La
prego, mi scusi, io sono Joonmyun ... sono nuovo e non immaginavo di
recare disturbo, continui a suonare, tornerò dopo” gli sorrise,
anche se non era certo che riuscisse a vedere il suo sorriso, perché
lui stesso non riusciva a vedere bene il ragazzo; e non solo a causa
della luce fioca, ma perché mentre parlava continuava ad avere occhi
bassi sul pavimento e si sentiva modo mortificato per aver interrotto
quella melodia.
“Come
mai sei qui?” chiese poi il ragazzo, “Io... volevo iscrivermi al
club di musica, avevo voglia di cantare... passerò più tardi...”,
Joonmyun stava per andarsene, quando... : “Ti cedo l'aula …”
“Ma
…”, non riuscì neppure a dire grazie perché la misteriosa
sagoma scomparve e si sentì solamente il suono stridulo di una
seconda porta chiudersi.
Joonmyun
accese la luce e vide quanto quell'aula fosse grande ma soffocante
allo stesso tempo, così alzò le tapparelle e dopo si mise a
cantare.
“E
così hai incontrato il vampiro succhiatore di sangue dei verginelli
coreani, eh? Fa vedere se ti ha lasciato qualche segno”, Luhan
avvicinò la mano al collo di Joonmyun per cercare tracce
(invisibili) di quell'incontro, non trovando nulla ovviamente.
“Luhan
smettila, lui non è un vampiro, anzi ... è stato così gentile”
“E
dai ... dicci com'è?” chiese Minsok, interessato a capire come
fosse questo fantomatico Mr. Wu, “A dire il vero non lo so”
“Come,
ci hai parlato ma non sai dire com'è? Ma almeno ti sarai fatto
un'idea del suo aspetto?”
“Ehh
no! Vedi, era troppo buio, ma sembrava alto e biondo … c'era solo
una candela e mi pareva …”
“Cosa?”
“No
no, nulla”, gli pareva che portasse qualcosa sulla parte sinistra
del volto, una maschera, ma non era sicuro, “Che bella descrizione,
grazie per averci svelato il mistero di Mr. Wu” disse Luhan
sarcasticamente. Ma Joonmyun non aveva mai detto di voler risolvere
il mistero di quel ragazzo.
Qualche
giorno dopo si recò in segreteria, questa volta per non disturbare
nessuno e per poter sapere quando poteva incontrare l'insegnante che
gestiva il club di musica, giusto per farsi un idea.
Quando
arrivò chiese subito alla segretaria: “Scusi disturbo?”
“Certo
che no” fu la risposta, “Accomodati pure...”
“Salve
sono Kim...”
“Joonmyun
giusto?”
“Sì
e lei come lo...”
“Non
abbiamo molti Kim, solo altri due che sono Senior e li riconosco, e
comunque ti aspettavo”
“Me?”,
si preoccupò in quella frase, “Io volevo sapere se...”
“L'aula
di musica fosse libera”
“Sì
volevo sapere questo e se”
“Potevi
parlare con l'insegnante che dirige il club di musica?”
“Sì,
ma scusi come fa a saperlo?”
“Sono
uno segretaria, ricordati che so sempre tutto. Comunque ora l'aula di
musica è libera e puoi usarla, mentre per quanto riguarda
l'insegnante ti può ricevere tutti i lunedì, mercoledì, e giovedì
mattina”
“Ah
la ringrazio”
“Di
nulla, ah, dimenticavo ... ho questa per te”
Joonmyun
sgranò gli occhi quando vide un piccolo bigliettino piegato in due;
erano poche righe scritte con una bella calligrafia:
Sentiti
libero di usarla quando vuoi, te la cedo.
“C'è
scritto che posso usarla...”
“Quando
vuoi!”
Joonmyun
alzò gli occhi e stava per chiederle come lo sapeva, ma capì che
quella signora sapeva tutto, e non perché fosse una segretaria, ma
perché qualcuno l'aveva informata che forse lui sarebbe arrivato.
Joonmyun aveva capito chi mandava quel bigliettino, anche se non era
stato firmato.
Poi
chinò la testa in segno di gratitudine e se ne andò.
Fu
felice di poter usufruire dell'aula, non se lo fece ripetere due
volete. Dopo pochi minuti da quella conversazione con la segretaria
Joonmyun andò nell'aula di musica, che questa volta era piena di
luce: le tapparelle completamente alzate davano un'aria meno
claustrofobica alla sala. Prese uno spartito musicale, lo mise sopra
un cavalletto ed iniziò ad intonare un'aria della Tourandot.
Era
felice, cantava con il cuore, e sperava che quella sua gioia
trapelasse dalla sua voce; a stento tratteneva un sorriso e avrebbe
voluto dir “Grazie” a quel misterioso ragazzo, ma non sapeva che
qualcuno lo stava osservando dalla penombra di quella stanza.
Continuò
a ripetere le sue personali esibizioni per giorni e giorni, sempre
alla stessa ora, cambiando però canto di giorno in giorno o opere
diverse o semplici prove vocali, se non aveva troppo tempo per
provare.
Ma
sentiva una presenza, come se qualcuno lo stesse osservando da
lontano, non in maniera inopportuna, ma come se ci fosse un qualche
pubblico silenzioso e discreto.
Fino
a quando non prese coraggio e nel mezzo di una prova interruppe la
sua esecuzione:
“Allora....”
regnava il silenzio, “Ti volevo solo ringraziare...”, non ci fu
nessuna risposta, solo un lungo silenzio.
Joonmyun
si sentiva stupido e nervoso, come un pazzo consapevole di parlare
con il nulla, ma lui non era pazzo e non parlava al vento.
“Grazie”
continuò, ma stava per andarsene, quando … : “Non ho fatto
nulla”, ricevette la risposta da quella voce profonda che aveva
sentito solo una volta, ma la riconobbe comunque.
Joonmyun
si voltò lentamente ma non vide nessuno, poi guardò meglio nella
stanza e intravide una sagoma alta: si vedevano solo le gambe, ma il
misterioso pubblico si era nascosto dietro un'enorme tenda di velluto
rosso.
Il
viso era in penombra e Joonmyun non riusciva a vederlo, “Vuoi che
vada via?” chiese il ragazzo alto, “No no, anzi …” si
affrettò a rispondere Joonmyun, “Per caso ti da fastidio la
luce?”, si avvicinò alle finestre e chiuse le tapparelle finendo
per rimanere completamente al buio, “Ti ringrazio, no, non è che
mi da fastidio... è che preferisco il buio”.
Joonmyun
non riusciva a vedere nulla, sentiva solo la voce del ragazzo che
quasi gli faceva da guida per capire dove fosse, poi iniziò a
sentire i passi che si avvicinavano e una stretta non troppo forte
alla mano.
Sentiva
la mano del ragazzo alto tremare un po', e mentre gli faceva segno di
seguirlo, ad un certo punto vide spuntare una fiammella dalle mani
del ragazzo. A poco a poco quella fiammella lasciò intravedere una
candela e finalmente vide di il viso del ragazzo, che solo allora gli
lasciò la mano. Il ragazzo portava una maschera sul volto, ma non
comprima l'intero volto, solo metà faccia: era una maschera bianca
che ricordava le fattezze di uno scheletro, ma pensando di essere
maleducato Joonmyun discostò subito gli occhi abbassandoli e
continuando a guardare la candela.
“Ti
piace suonare vero?”, toccò un tasto del pianoforte, “Sì
molto...”, Joonmyun non sapeva come mettere a proprio agio quel
ragazzo: “Ti andrebbe di suonare ed io canterò qualcosa?”
“Suonare?”
“Sì
… ”, prese coraggio e lo guardò; distingueva appena un po' la
fisionomia tra volto e maschera: la parte del viso non coperta era
quella di un giovane di bell'aspetto, labbra carnose, naso dritto. Il
sopracciglio che vedeva era ingrugnato ma lo sguardo non era cattivo,
vedeva occhi fieri ma allo stesso tempo tanto tristi.
Gli
sorrise e basta.
Il
ragazzo lo guardò perplesso, poi chinò la testa e si sedette: dopo
poco la melodia iniziò. Joonmyun seguì la melodia con la sua voce,
e mise una mano sulla spalla del giovane.
Quella
melodia continuò per lungo tempo, imprecisati minuti, infiniti
secondi, ed entrambi i ragazzi potevano sentire il cuore in gola.
Anche
quella era una bella melodia.
“Comunque
piacere, io mi chiamo Wu Fan”
“Molto
piacere”, Joonmyun sorrise felice e Wu Fan fece lo stesso.
Se
quella melodia finì, non finirono i loro incontri: una bella
abitudine che continuò incessantemente per molte settimane.
I
due inizialmente erano timidi, ma entrambi desiderosi di incontrarsi;
il primo tempo aleggiava un timido silenzio rotto dalla musica, ma
poi iniziarono le vere parole e i due si avvicinarono.
E
gli amici di Joonmyun lo prendevano in giro perché pareva che da
quando avesse fatto amicizia con il misterioso Wu Fan non avesse
tempo che per lui e per i loro incontri in sala musica.
Parlavano
di tutto, ma mai nulla di troppo serio né nulla di troppo
superficiale, solo che Wu fan non toglieva mai la maschera e Joonmyun
non era intenzionato a fargli nessuna domanda fastidiosa a riguardo.
Più
il loro rapporto diventava profondo, più Joonmyun iniziava a vedere
oltre: l'universo negli occhi di Wu Fan, in quel fievole bagliore che
le candele gli concedevano.
Joonmyun
guardava le stelle dalla sua camera e si sentiva solo. Si chiedeva se
anche il suo amico Wu Fan si sentisse solo, e se fosse così sempre o
solo in quell'istante magari... E pensava se mai quelle due
solitudini si sarebbero unite, compensate.
Guardava
la luna bianca ma non poteva immaginare che in quel momento il suo
amico stesse facendo lo stesso pensando a lui, e alla sua pelle
candida.
Non
faceva freddo quella sera, c'era solo un lieve vento che scuoteva
appena gli alberi. Joonmyun non pensò molto a quello che stava
facendo, così prese una felpa col cappuccio, la prima che gli capitò
sotto tiro, e la mise sopra il pigiama. Si infilo le scarpe da
ginnastica e uscì dal dormitorio in piena notte; non era una cosa
consentita, affinché gli studenti avessero un atteggiamento consono
al buon nome dell'istituto, ma Joonmyun non resistette comunque.
Si
diresse quasi senza accorgersene, e si fermò guardando il balcone,
dove vide che la finestra era completamente aperta; questa volta né
tapparelle né tende a coprirlo, e lui voleva chiamare Wu Fan ma allo
stesso tempo non voleva disturbarlo, voleva solo stare un po' con lui
ma il coraggio venne meno e fece per allontanarsi.
“Joonmyun
…”, alzò il viso al balcone e lo vide; vedeva che Wu Fan aveva
una mano nella parte della faccia dove di solito teneva la maschera.
“Scusa
io sono solo venuto a trovarti”
“Alle
due di notte?”, la voce di Wu Fan era sorpresa: “Sì lo so che è
tardi, tornerò in dormitorio”
“Vuoi
salire?”
“Posso?”,
ci fu un breve silenzio e poi: “Aspettami un secondo arrivo
subito”.
E
attese mordendosi le pellicine nelle mani, nervoso, mentre pensava se
avesse fatto bene o male.
“Mi
fa piacere vederti qui”
“Scusa
se ho disturbato, passavo di qui”
“Alle
due di notte?”
“Facevo
jogging!”, era una menzogna poco convincente ma Wu Fan fece un
breve ceno con il capo, “Entra pure...”, e così fece.
I
due stranamente non parlarono più, ma si fissavano e basta con un
timido sorriso sul volto, quando Wu Fan chiese: “Ti andrebbe di
salire in camera mia?”
“Ohh”,
Joonmyun arrossì, e anche se Wu Fan non se ne accorse si corresse
subito, proponendogli di vedere il balcone dove si trovava prima, e
la risposta di Joonmyun fu: “Ahh sì sì certamente!”.
Non
guardò in giro per tutto il tempo, continuando a fissare solamente i
suoi piedi nella speranza di non inciampare.
Poi
arrivarono nel balcone: era forse il balcone più grande che avesse
mai visto; per lui era davvero bello e da lì si vedeva l'intero
campus ma allo stesso tempo era isolato da tutto, e si accorse che
era spoglio. Vi erano solo due piante negli angoli, e si accorse che
c'era una specie di lettino a due piazze: “Pensavo non ti piacesse
prendere sole” chiese, “Infatti, ma amo prendere i raggi di luna
e guardare le stelle” disse Wu Fan guardando di sfuggita il bel
volto di Joonmyun e amandone ogni dettaglio, “Vuoi guardarle?”
chiese con falsa sicurezza, Joonmyun si girò verso di lui e gli
sorrise di felicità.
A
Wu Fan mancò il fiato, Joonmyun si sdraiò e guardarono il cielo
dividendo una piccola parte di universo; Joonmyun sperava che quello
fosse come condividere la solitudine, rimasero in silenzio per molto
quando Joonmyun si girò e vide la maschera bianca, vedeva il
dettaglio delle lunghe ciglia di Wu Fan che si muovevano mentre lui
sbatteva le palpebre, i suoi capelli biondi e setosi, e vedeva quel
poco di pelle che di riusciva ad intravedere dalla maschera, pieno di
grinze. Joonmyun non rimase scioccato, si rigirò, guardò il cielo e
poi fece scorrere la mano verso quella di Wu Fan e gliela strinse
forte. Wu Fan ricambiò la stretta e i loro cuori intonavano ancora
la stessa melodia.
Anche
quello, come gli incontri in aula di musica divennero un'abitudine.
Wu
Fan amava la compagnia di Joonmyun e così facendo il loro rapporto
si rafforzò; ridevano e scherzavano di gioia e si raccontavano su
quel lettino i più intimi segreti.
Joonmyun
gli raccontò con quanta forza e tenacia aveva cercato di avere
quella borsa di studio; i suoi erano persone modeste e lui non era
nemmeno questo grande genio, ma cercò con tutto se stesso di essere
un ragazzo brillante e di impegnarsi per riuscire a cambiare vita,
per arrivare a quel college. E Wu Fan lo ammirava per questo, così
un sera che volle mostrarsi anche lui per quello che era.
Stavano
cenando, come di abitudine ormai, e Joonmyun mangiava di gusto. Wu
Fan era felice di vederlo così spensierato che egli stesso si
sentiva sereno e sollevato.
Mentre
aveva un bicchiere in mano con del succo d'uva, lo posò e si alzò:
“Tutto bene Wu Fan?”
“Mhh
sì Joonmyun, ti andrebbe di seguirmi? Voglio mostrarti una cosa...”
“Certo”
Wu
Fan strinse la mano di Joonmyun, e questi poté sentire quanto fosse
calda la sua presa, e anche l'agitazione che Wu Fan stava provando.
Percorsero
le scale fino ad arrivare in una stanza poco distante dalla camera di
Wu Fan, ma nella quale Joonmyun non ci era entrato.
Vi
entrò come in quella enorme villa era in penombra fino a a quando Wu
Fan non vi mollò la presa ed accese una luce accecante.
Disposte
nei quattro angoli della stanza quattro luci con gradazioni di
intensità diverse, e disposte un po' ovunque statue di cristallo che
regalavano bagliori e sfumature diverse, luci e ombre regalavano a
quella stanza un effetto magico.
“Wow
è come un pezzo di universo in una stanza” Joonmyun sorrise e si
incammino verso il muro, pose la mano su di esso e come un gattino
cercò di afferrare quei giochi colorati.
“Joonmyun
volevo farti vedere un altra cosa” Wu Fan disse con voce grave,
Joonmyun si girò e andò verso Wu Fan.
Guardava
Wu Fan cercando di incrociare il suo sguardo, ma il ragazzo alto
cercava di evitarlo, allora si rese conto Joonmyun che lì dentro per
la prima volta vedeva Wu Fan completamente in luce.
Poteva
vedere le belle forme del suo volto l'intensità di nocciola dei suoi
occhi e le piccole pagliuzze grige dell'iride, e il pallore della
maschera.
Wu
Fan poi lo guardò finalmente dritto negli occhi, prese un respiro
profondo e si tolse la maschera.
Era
la prima volta che si mostrava a Joonmyun, metà del suo volto era
segnato da ustioni che ne incrinavano le belle forme, a tratti la
pelle sembrava liscia a tratti con increspature.
Ma
Joonmyun non ebbe nessuna reazione, continuando a guardare Wu Fan con
occhi persi: “Che ti è successo?” poi chiese, “Anni fa ho
avuto un incidente, ci fu un rogo e io ne rimasi vittima. Da allora
non mi sono mai più voluto vedere né allo specchio né farmi vedere
dagli altri... tu sei il primo”, guardava i suoi occhi,
l'incrinatura delle sue labbra, e una smorfia amara e triste comparve
sul volto di Wu Fan, “Ti faccio pena o compassione vero?”
“No”
“Non
provi disgusto o paura di me?”
“No...”,
Joonmyun pronunciò questa breve parola con una fitta allo stomaco, e
trattenne le lacrime pensando a quanto questo incidente avesse
condizionato la vita di Wu Fan.
Istintivamente
alzò la mano, ma piano, e per paura di dar fastidio alla pelle di Wu
Fan esitò.
“Posso?”
chiese, e Wu Fan rispose di sì con un cenno del capo. Joonmyun gli
toccò lo zigomo e la guancia, scendendo verso la bocca: “Io non
vedo la differenza, tu sei meraviglioso” era vero, Joonmyun non
mentiva. Lui vedeva la bellezza nella sua persona, ed era bello come
il cielo di notte.
Wu
Fan pianse e strinse a sé Joonmyun, che ricambiò l'abbraccio, e i
loro cuori cantavano la stessa melodia.
Il
giorno dopo i due uscirono mano nella mano da quella villa e Wu Fan
non portava più la maschera.
Note d'autore: Sì questo era un Kris un pò di verso dal solito ^^ chiedo scusa ma era ispirata così, prossimamente pubblicherò altre os dedicate a sti due che mi hanno particolaremente ispirata e lo stanno facendo tuttora (forse questa ricorda anche un pò la tematica della bella e la bestia da cui lo stesso "il fanatasma dell'opera" è tratto... però in maniera un pò diversa....) btw le prossime storie saranno ben diverse keke .... che dire.....
Spero sia piaciuto dai :_D ed a presto!
Anche con le altre serie che dovrei concludere (spero presto!) visto che mancano pochi capitoli ad Hk (ma sono sempre occupata -.-) Ohi ohi ^^ ok basta lamentarsi a presto grazie per l'attenzione ciao!
Grazie come sempre a lei la mia amata beta Cry Baby ♥