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Autore: goddess    16/05/2013    2 recensioni
La bellezza è qualcosa di così fragile che è come cristallo: può spezzarsi in mille frammenti. Avete presente quelle statuine di cristallo, che accecano per i mille colori che la luce riflette, creando giochi di luce ed ombre?
Genere: Malinconico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kris, Kris, Suho, Suho
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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opera

Liberamente ispirato a “Il Fantasma dell'opera”.




La bellezza è qualcosa di così fragile che è come cristallo: può spezzarsi in mille frammenti. Avete presente quelle statuine di cristallo, che accecano per i mille colori che la luce riflette, creando giochi di luce ed ombre?
Sono bellissime, ma se ci fosse anche solo una piccola crepa che si allargasse a poco a poco, rompendo il vetro, l'unica soluzione sarebbe solo quella di incollare tutti quei frammenti tra di loro, uno ad uno. La statua sarebbe allora ammaccata, magari mancherebbe qualche pezzo, e le sfumature dei giochi di luce non ci sarebbero più.


Voi la trovereste ancora meravigliosa?


Wu Fan avrebbe detto di no; un pezzo orrendo da buttare via o nascondere agli occhi del mondo, come lui, che si sentiva un mostro.


Si nascondeva, non voleva che nessuno lo vedesse e lo giudicasse, rifiutando anche le persone a lui care, però amava osservare, guardare nell'ombra, creando così un muro tra sé e tutto il resto del mondo. Anche con lui avrebbe voluto, ma non ci riuscì: glielo impedì; lui non voleva soffrire, voleva stare da solo.
La prima volta che lo vide fu da lontano e lui era appena arrivato: “Il ragazzo nuovo”, si mormorava nei corridoi; e di cose nei corridoi se ne mormoravano tante. Alcuni dicevano che fosse come un principe, altri che fosse lì solo per fortuna. O forse nessuno diceva la verità, ma la sola cosa che Wu Fan pensò vedendo quel ragazzo in lontananza, (dalla sua camera privata nel complesso del dormitorio degli studenti), fu che fosse davvero bellissimo, con quell'aria angelica, come un quadro del Botticelli. La pelle che sembrava di porcellana e quell'aria sprovveduta nel chiedere indicazioni, pensava che fosse più bello anche di un cristallo.


Il primo giorno di college di Kim Joonmyun fu al dir poco eccitante: si trovava in America. Un paese straniero e lontano dalla sua amata Sud Corea.
Lui era arrivato da Seoul per frequentare uno dei migliori college del paese, perché aspirava al massimo.
Era come vivere in una favola, era emozionato, allegro, ma anche spaventato e in un certo senso intimidito.
Non conosceva nessuno e non sapeva se avrebbe fatto amicizia con qualcuno, né sapeva se avrebbe conosciuto qualcuno di interessante, e forse nemmeno gli importava. Guardava la piantina del campus: sembrava un'enorme città in miniatura, e mancava poco che non diventasse matto nel capire quale fosse la direzione giusta da percorrere.
Devo... andare … no no di qua o forse … mentre continuava a guardare la piantina, si guardava anche in giro: intorno a sé vedeva un mare di ragazzi allegri, con libri in mano, seduti qui e lì in giro per il campus. Ma c'erano altrettante matricole come lui, alla ricerca del proprio stabile, per potersi buttare sul letto e sprofondare in un lungo sonno profondo, prima di visitare l'intero impianto scolastico.
Deglutì rapidamente un po' di saliva insieme al proprio coraggio e chiese l'aiuto di due ragazzi che passavano di là, poco lontani da lui.
Iniziò da prima con un inglese confuso e balbettante, e non tanto perché lui non lo sapesse parlare, ma era nervosissimo, e sentiva le guance arrossire sempre di più. Guardò la cartina non curante delle facce e delle reazioni dei due ragazzi, che lo guardavano come se stesse parlando una lingua conosciuta solo fuori dal sistema solare, quando poi finalmente finì la domanda, alzò gli occhi, e incontrò le loro facce buffe e simpatiche.
Uno dei due, quello un po' più basso e con i capelli rossicci, gli parlò tranquillamente in coreano, sua lingua madre: “Ciao sei nuovo? Io sono Minseok e lui è Luhan, tranquillo, parla anche
lui coreano  ... possiamo esserti d'aiuto?”, un timido “Sì” fu la risposta di Joonmyun, ma quello fu il primo incontro con i ragazzi che sarebbero diventati i suoi amici più cari del college.


Minseok e Luhan erano due Senior con un anno in più di Joonmyun, ma per quanto fossero più grandi non erano per nulla superbi, anzi, a tratti si mostravano infantili facendosi scherzi tra di loro, in particolare Luhan verso Minseok, che chiamava affettuosamente “Il mio Baozi” o “Mr. Baozi”.
Aiutarono subito Joonmyun ad integrarsi e si comportarono da amici, perché per esperienza personale sapevano quanto fosse dura fare nuove amicizie in un paese straniero; e la settimana prima dell'inizio delle lezioni passò davvero velocemente.
Uno degli ultimi giorni di libertà prima delle lezioni, i tre passeggiavano tranquillamente davanti a una delle palazzine più belle e lussuose del campus; a vederla da fuori sembrava una villa ottocentesca, una libreria o qualcosa di simile.
Il punto è, che Joonmyun più volte si chiese come mai non era segnata nelle cartine del campus o perché nessuno ci facesse lezione o servisse ad altro. Sembrava abbandonata perché le tapparelle erano perennemente chiuse come se non ci fosse nessuno.
All'ultimo piano spiccava un'enorme stanza con un enorme balcone: era l'unica dove le tapparelle non erano chiuse; ma comunque, a “proteggere” la stanza da occhi indiscreti vi era un'enorme tenda nera.
Il vento riusciva a muoverla di poco e Joonmyun cercava di intravedere qualcosa, ma non ci riusciva. Ad un certo punto venne richiamato da Minseok: “Ti sei incantato?”

No, mi chiedevo... voi sapete a cosa serve questo edificio visto che non è segnato nelle cartine? È uno spreco che non lo usino, è così bello...”
Non lo usino?”, Luhan lo guardò stranito: “Ma come non sai?”
Cosa?”
Lì ci vive il figlio degli Wu”


Gli Wu erano una famiglia molto ricca di magnati, i quali erano benefattori di quel college e di altrettante università sparse dall'America al Canada.


Ci vive? Ma io vedo questa villa perennemente chiusa”
Ahh chi lo sa … sai, è del nostro stesso anno, ma da quando siamo qui non l'abbiamo mai visto, è un tipo piuttosto strano. Nessuno lo conosce, nessuno è suo amico, frequenta delle lezioni private e ha accesso a tutte le sale quando vuole. Alla fine è come se fosse il padrone del college ed e libero di fare quello che vuole ... qui sono gli insegnanti che pendono dalle sue labbra, perché può decidere le sorti di tutti”
Ohh”, Joonmyun non sapeva se avere paura o meno, ma allo stesso tempo non capiva perché restasse solo.
Sai...” continuo Luhan: “Ci sono molte voci su di lui, e tutte discordanti tra loro: alcune dicono addirittura che sia un vampiro pronto a bere il sangue di giovani studenti venuti dalla Corea”
Vampiro? Che stupido che sei Luhan!”, rise Joonmyun, “Ma sai Joonmyun, io credo che sia solo un riccone snobbone pieno di sé! Non vorrà mischiarsi alla povera massa!”, Luhan fece una smorfia come ad imitare un lord, e fingendo di arricciarsi dei baffi inesistenti fece ridere Joonmyun e Minsok.
Ma poi Joonmyun guardò il balcone, fissò l'enorme finestra coperta dalla tenda nera, e gli parve di intravedere uno scheletro. Si stropicciò gli occhi e non vide più nulla, forse si era solo sognato tutto quanto, suggestionato da Luhan, sì, sarà stato così...


Comunque, dopo l'incontro con quell'ipotetico vampiro o fantasma, Joonmyu, preso dai primi giorni di lezione, da quella sua nuova vita e dai suoi nuovi amici, non ci pensò più di tanto.
Avendo molti interessi ma poco tempo libero, era deciso a chiedere il permesso di entrare a far parte del club di musica; la musica era la sua più grande passione e in molti sostenevano che la vece di Joonmyun fosse angelica, ed era vero, ma Joonmyun non cantava per sentirsi dire belle parole né per avere la speranza di diventare famoso, ma per diletto personale e perché questo lo faceva sentire libero, era uno sfogo.
Così, durante l'intervallo di mezzogiorno, Joonmyun si avviò nella sala di musica speranzoso di trovare qualcuno. Gli avevano detto che era un'aula libera e che per iscriversi al club si poteva andare quando si voleva, ma si era dimenticato un dettaglio: “aula libera o meno”.
Convinto di non recare disturbo a nessuno si avviò verso la sala e quando sentì che qualcuno stava suonando una melodia dolce ma al contempo triste, pensò che quel pianista fosse un insegnante o un allievo molto dotato, perché quel suono era davvero soave, emozionante, e perfetto.
Per non disturbare l'esecuzione aprì la porta molto piano, entrò, e vide o meglio... intravide, l'immagine di una persona intenta a suonare il piano. Quella figura era concentrata e vide il profilo di un ragazzo che aveva più o meno la sua età, dai capelli biondo cenere che brillavano alla fievole luce di una candela posta sul pianoforte. Ma non vide altro, perché per quanto fosse pieno giorno le tapparelle dell'aula di musica erano chiuse e l'unica luce che lasciava intravedere era quella della candela.
Joonmyun fece un passo in avanti e il pavimento iniziò a scricchiolare, interrompendo il misterioso pianista che girò di poco la testa e spense la luce della candela:

Mi scusi”, si affrettò presto Joonmyun: “Io non volevo disturbare”
Avevo prenotato l'aula di musica, non te l'ha detto la segreteria?”
No... anzi, a dire il vero io non ci ho nemmeno passato”, Joonmyun immaginava che quel ragazzo dalla voce profonda ma leggermente nervosa fosse il misterioso Wu.
La prego, mi scusi, io sono Joonmyun ... sono nuovo e non immaginavo di recare disturbo, continui a suonare, tornerò dopo” gli sorrise, anche se non era certo che riuscisse a vedere il suo sorriso, perché lui stesso non riusciva a vedere bene il ragazzo; e non solo a causa della luce fioca, ma perché mentre parlava continuava ad avere occhi bassi sul pavimento e si sentiva modo mortificato per aver interrotto quella melodia.
Come mai sei qui?” chiese poi il ragazzo, “Io... volevo iscrivermi al club di musica, avevo voglia di cantare... passerò più tardi...”, Joonmyun stava per andarsene, quando... : “Ti cedo l'aula …”
Ma …”, non riuscì neppure a dire grazie perché la misteriosa sagoma scomparve e si sentì solamente il suono stridulo di una seconda porta chiudersi.


Joonmyun accese la luce e vide quanto quell'aula fosse grande ma soffocante allo stesso tempo, così alzò le tapparelle e dopo si mise a cantare.



E così hai incontrato il vampiro succhiatore di sangue dei verginelli coreani, eh? Fa vedere se ti ha lasciato qualche segno”, Luhan avvicinò la mano al collo di Joonmyun per cercare tracce (invisibili) di quell'incontro, non trovando nulla ovviamente.
Luhan smettila, lui non è un vampiro, anzi ... è stato così gentile”
E dai ... dicci com'è?” chiese Minsok, interessato a capire come fosse questo fantomatico Mr. Wu, “A dire il vero non lo so”
Come, ci hai parlato ma non sai dire com'è? Ma almeno ti sarai fatto un'idea del suo aspetto?”
Ehh no! Vedi, era troppo buio, ma sembrava alto e biondo … c'era solo una candela e mi pareva …”
Cosa?”
No no, nulla”, gli pareva che portasse qualcosa sulla parte sinistra del volto, una maschera, ma non era sicuro, “Che bella descrizione, grazie per averci svelato il mistero di Mr. Wu” disse Luhan sarcasticamente. Ma Joonmyun non aveva mai detto di voler risolvere il mistero di quel ragazzo.


Qualche giorno dopo si recò in segreteria, questa volta per non disturbare nessuno e per poter sapere quando poteva incontrare l'insegnante che gestiva il club di musica, giusto per farsi un idea.
Quando arrivò chiese subito alla segretaria: “Scusi disturbo?”

Certo che no” fu la risposta, “Accomodati pure...”
Salve sono Kim...”
Joonmyun giusto?”
Sì e lei come lo...”
Non abbiamo molti Kim, solo altri due che sono Senior e li riconosco, e comunque ti aspettavo”
Me?”, si preoccupò in quella frase, “Io volevo sapere se...”
L'aula di musica fosse libera”
Sì volevo sapere questo e se”
Potevi parlare con l'insegnante che dirige il club di musica?”
Sì, ma scusi come fa a saperlo?”
Sono uno segretaria, ricordati che so sempre tutto. Comunque ora l'aula di musica è libera e puoi usarla, mentre per quanto riguarda l'insegnante ti può ricevere tutti i lunedì, mercoledì, e giovedì mattina”
Ah la ringrazio”
Di nulla, ah, dimenticavo ... ho questa per te”
Joonmyun sgranò gli occhi quando vide un piccolo bigliettino piegato in due; erano poche righe scritte con una bella calligrafia:


Sentiti libero di usarla quando vuoi, te la cedo.


C'è scritto che posso usarla...”
Quando vuoi!”
Joonmyun alzò gli occhi e stava per chiederle come lo sapeva, ma capì che quella signora sapeva tutto, e non perché fosse una segretaria, ma perché qualcuno l'aveva informata che forse lui sarebbe arrivato. Joonmyun aveva capito chi mandava quel bigliettino, anche se non era stato firmato.
Poi chinò la testa in segno di gratitudine e se ne andò.


Fu felice di poter usufruire dell'aula, non se lo fece ripetere due volete. Dopo pochi minuti da quella conversazione con la segretaria Joonmyun andò nell'aula di musica, che questa volta era piena di luce: le tapparelle completamente alzate davano un'aria meno claustrofobica alla sala. Prese uno spartito musicale, lo mise sopra un cavalletto ed iniziò ad intonare un'aria della Tourandot.
Era felice, cantava con il cuore, e sperava che quella sua gioia trapelasse dalla sua voce; a stento tratteneva un sorriso e avrebbe voluto dir “Grazie” a quel misterioso ragazzo, ma non sapeva che qualcuno lo stava osservando dalla penombra di quella stanza.


Continuò a ripetere le sue personali esibizioni per giorni e giorni, sempre alla stessa ora, cambiando però canto di giorno in giorno o opere diverse o semplici prove vocali, se non aveva troppo tempo per provare.
Ma sentiva una presenza, come se qualcuno lo stesse osservando da lontano, non in maniera inopportuna, ma come se ci fosse un qualche pubblico silenzioso e discreto.
Fino a quando non prese coraggio e nel mezzo di una prova interruppe la sua esecuzione:


Allora....” regnava il silenzio, “Ti volevo solo ringraziare...”, non ci fu nessuna risposta, solo un lungo silenzio.
Joonmyun si sentiva stupido e nervoso, come un pazzo consapevole di parlare con il nulla, ma lui non era pazzo e non parlava al vento.

Grazie” continuò, ma stava per andarsene, quando … : “Non ho fatto nulla”, ricevette la risposta da quella voce profonda che aveva sentito solo una volta, ma la riconobbe comunque.
Joonmyun si voltò lentamente ma non vide nessuno, poi guardò meglio nella stanza e intravide una sagoma alta: si vedevano solo le gambe, ma il misterioso pubblico si era nascosto dietro un'enorme tenda di velluto rosso.
Il viso era in penombra e Joonmyun non riusciva a vederlo, “Vuoi che vada via?” chiese il ragazzo alto, “No no, anzi …” si affrettò a rispondere Joonmyun, “Per caso ti da fastidio la luce?”, si avvicinò alle finestre e chiuse le tapparelle finendo per rimanere completamente al buio, “Ti ringrazio, no, non è che mi da fastidio... è che preferisco il buio”.
Joonmyun non riusciva a vedere nulla, sentiva solo la voce del ragazzo che quasi gli faceva da guida per capire dove fosse, poi iniziò a sentire i passi che si avvicinavano e una stretta non troppo forte alla mano.
Sentiva la mano del ragazzo alto tremare un po', e mentre gli faceva segno di seguirlo, ad un certo punto vide spuntare una fiammella dalle mani del ragazzo. A poco a poco quella fiammella lasciò intravedere una candela e finalmente vide di il viso del ragazzo, che solo allora gli lasciò la mano. Il ragazzo portava una maschera sul volto, ma non comprima l'intero volto, solo metà faccia: era una maschera bianca che ricordava le fattezze di uno scheletro, ma pensando di essere maleducato Joonmyun discostò subito gli occhi abbassandoli e continuando a guardare la candela.

Ti piace suonare vero?”, toccò un tasto del pianoforte, “Sì molto...”, Joonmyun non sapeva come mettere a proprio agio quel ragazzo: “Ti andrebbe di suonare ed io canterò qualcosa?”
Suonare?”
Sì … ”, prese coraggio e lo guardò; distingueva appena un po' la fisionomia tra volto e maschera: la parte del viso non coperta era quella di un giovane di bell'aspetto, labbra carnose, naso dritto. Il sopracciglio che vedeva era ingrugnato ma lo sguardo non era cattivo, vedeva occhi fieri ma allo stesso tempo tanto tristi.


Gli sorrise e basta.


Il ragazzo lo guardò perplesso, poi chinò la testa e si sedette: dopo poco la melodia iniziò. Joonmyun seguì la melodia con la sua voce, e mise una mano sulla spalla del giovane.


Quella melodia continuò per lungo tempo, imprecisati minuti, infiniti secondi, ed entrambi i ragazzi potevano sentire il cuore in gola.


Anche quella era una bella melodia.


Comunque piacere, io mi chiamo Wu Fan”
Molto piacere”, Joonmyun sorrise felice e Wu Fan fece lo stesso.


Se quella melodia finì, non finirono i loro incontri: una bella abitudine che continuò incessantemente per molte settimane.
I due inizialmente erano timidi, ma entrambi desiderosi di incontrarsi; il primo tempo aleggiava un timido silenzio rotto dalla musica, ma poi iniziarono le vere parole e i due si avvicinarono.
E gli amici di Joonmyun lo prendevano in giro perché pareva che da quando avesse fatto amicizia con il misterioso Wu Fan non avesse tempo che per lui e per i loro incontri in sala musica.
Parlavano di tutto, ma mai nulla di troppo serio né nulla di troppo superficiale, solo che Wu fan non toglieva mai la maschera e Joonmyun non era intenzionato a fargli nessuna domanda fastidiosa a riguardo.
Più il loro rapporto diventava profondo, più Joonmyun iniziava a vedere oltre: l'universo negli occhi di Wu Fan, in quel fievole bagliore che le candele gli concedevano.



Joonmyun guardava le stelle dalla sua camera e si sentiva solo. Si chiedeva se anche il suo amico Wu Fan si sentisse solo, e se fosse così sempre o solo in quell'istante magari... E pensava se mai quelle due solitudini si sarebbero unite, compensate.
Guardava la luna bianca ma non poteva immaginare che in quel momento il suo amico stesse facendo lo stesso pensando a lui, e alla sua pelle candida.
Non faceva freddo quella sera, c'era solo un lieve vento che scuoteva appena gli alberi. Joonmyun non pensò molto a quello che stava facendo, così prese una felpa col cappuccio, la prima che gli capitò sotto tiro, e la mise sopra il pigiama. Si infilo le scarpe da ginnastica e uscì dal dormitorio in piena notte; non era una cosa consentita, affinché gli studenti avessero un atteggiamento consono al buon nome dell'istituto, ma Joonmyun non resistette comunque.
Si diresse quasi senza accorgersene, e si fermò guardando il balcone, dove vide che la finestra era completamente aperta; questa volta né tapparelle né tende a coprirlo, e lui voleva chiamare Wu Fan ma allo stesso tempo non voleva disturbarlo, voleva solo stare un po' con lui ma il coraggio venne meno e fece per allontanarsi.

Joonmyun …”, alzò il viso al balcone e lo vide; vedeva che Wu Fan aveva una mano nella parte della faccia dove di solito teneva la maschera.
Scusa io sono solo venuto a trovarti”
Alle due di notte?”, la voce di Wu Fan era sorpresa: “Sì lo so che è tardi, tornerò in dormitorio”
Vuoi salire?”
Posso?”, ci fu un breve silenzio e poi: “Aspettami un secondo arrivo subito”.


E attese mordendosi le pellicine nelle mani, nervoso, mentre pensava se avesse fatto bene o male.


Mi fa piacere vederti qui”
Scusa se ho disturbato, passavo di qui”
Alle due di notte?”
Facevo jogging!”, era una menzogna poco convincente ma Wu Fan fece un breve ceno con il capo, “Entra pure...”, e così fece.
I due stranamente non parlarono più, ma si fissavano e basta con un timido sorriso sul volto, quando Wu Fan chiese: “Ti andrebbe di salire in camera mia?”

Ohh”, Joonmyun arrossì, e anche se Wu Fan non se ne accorse si corresse subito, proponendogli di vedere il balcone dove si trovava prima, e la risposta di Joonmyun fu: “Ahh sì sì certamente!”.


Non guardò in giro per tutto il tempo, continuando a fissare solamente i suoi piedi nella speranza di non inciampare.
Poi arrivarono nel balcone: era forse il balcone più grande che avesse mai visto; per lui era davvero bello e da lì si vedeva l'intero campus ma allo stesso tempo era isolato da tutto, e si accorse che era spoglio. Vi erano solo due piante negli angoli, e si accorse che c'era una specie di lettino a due piazze: “Pensavo non ti piacesse prendere sole” chiese, “Infatti, ma amo prendere i raggi di luna e guardare le stelle” disse Wu Fan guardando di sfuggita il bel volto di Joonmyun e amandone ogni dettaglio, “Vuoi guardarle?” chiese con falsa sicurezza, Joonmyun si girò verso di lui e gli sorrise di felicità.
A Wu Fan mancò il fiato, Joonmyun si sdraiò e guardarono il cielo dividendo una piccola parte di universo; Joonmyun sperava che quello fosse come condividere la solitudine, rimasero in silenzio per molto quando Joonmyun si girò e vide la maschera bianca, vedeva il dettaglio delle lunghe ciglia di Wu Fan che si muovevano mentre lui sbatteva le palpebre, i suoi capelli biondi e setosi, e vedeva quel poco di pelle che di riusciva ad intravedere dalla maschera, pieno di grinze. Joonmyun non rimase scioccato, si rigirò, guardò il cielo e poi fece scorrere la mano verso quella di Wu Fan e gliela strinse forte. Wu Fan ricambiò la stretta e i loro cuori intonavano ancora la stessa melodia.
Anche quello, come gli incontri in aula di musica divennero un'abitudine.
Wu Fan amava la compagnia di Joonmyun e così facendo il loro rapporto si rafforzò; ridevano e scherzavano di gioia e si raccontavano su quel lettino i più intimi segreti.
Joonmyun gli raccontò con quanta forza e tenacia aveva cercato di avere quella borsa di studio; i suoi erano persone modeste e lui non era nemmeno questo grande genio, ma cercò con tutto se stesso di essere un ragazzo brillante e di impegnarsi per riuscire a cambiare vita, per arrivare a quel college. E Wu Fan lo ammirava per questo, così un sera che volle mostrarsi anche lui per quello che era.


Stavano cenando, come di abitudine ormai, e Joonmyun mangiava di gusto. Wu Fan era felice di vederlo così spensierato che egli stesso si sentiva sereno e sollevato.
Mentre aveva un bicchiere in mano con del succo d'uva, lo posò e si alzò: “Tutto bene Wu Fan?”

Mhh sì Joonmyun, ti andrebbe di seguirmi? Voglio mostrarti una cosa...”
Certo”


Wu Fan strinse la mano di Joonmyun, e questi poté sentire quanto fosse calda la sua presa, e anche l'agitazione che Wu Fan stava provando.
Percorsero le scale fino ad arrivare in una stanza poco distante dalla camera di Wu Fan, ma nella quale Joonmyun non ci era entrato.
Vi entrò come in quella enorme villa era in penombra fino a a quando Wu Fan non vi mollò la presa ed accese una luce accecante.
Disposte nei quattro angoli della stanza quattro luci con gradazioni di intensità diverse, e disposte un po' ovunque statue di cristallo che regalavano bagliori e sfumature diverse, luci e ombre regalavano a quella stanza un effetto magico.

Wow è come un pezzo di universo in una stanza” Joonmyun sorrise e si incammino verso il muro, pose la mano su di esso e come un gattino cercò di afferrare quei giochi colorati.
Joonmyun volevo farti vedere un altra cosa” Wu Fan disse con voce grave, Joonmyun si girò e andò verso Wu Fan.
Guardava Wu Fan cercando di incrociare il suo sguardo, ma il ragazzo alto cercava di evitarlo, allora si rese conto Joonmyun che lì dentro per la prima volta vedeva Wu Fan completamente in luce.
Poteva vedere le belle forme del suo volto l'intensità di nocciola dei suoi occhi e le piccole pagliuzze grige dell'iride, e il pallore della maschera.
Wu Fan poi lo guardò finalmente dritto negli occhi, prese un respiro profondo e si tolse la maschera.
Era la prima volta che si mostrava a Joonmyun, metà del suo volto era segnato da ustioni che ne incrinavano le belle forme, a tratti la pelle sembrava liscia a tratti con increspature.
Ma Joonmyun non ebbe nessuna reazione, continuando a guardare Wu Fan con occhi persi: “Che ti è successo?” poi chiese, “Anni fa ho avuto un incidente, ci fu un rogo e io ne rimasi vittima. Da allora non mi sono mai più voluto vedere né allo specchio né farmi vedere dagli altri... tu sei il primo”, guardava i suoi occhi, l'incrinatura delle sue labbra, e una smorfia amara e triste comparve sul volto di Wu Fan, “Ti faccio pena o compassione vero?”

No”
Non provi disgusto o paura di me?”
No...”, Joonmyun pronunciò questa breve parola con una fitta allo stomaco, e trattenne le lacrime pensando a quanto questo incidente avesse condizionato la vita di Wu Fan.
Istintivamente alzò la mano, ma piano, e per paura di dar fastidio alla pelle di Wu Fan esitò.

Posso?” chiese, e Wu Fan rispose di sì con un cenno del capo. Joonmyun gli toccò lo zigomo e la guancia, scendendo verso la bocca: “Io non vedo la differenza, tu sei meraviglioso” era vero, Joonmyun non mentiva. Lui vedeva la bellezza nella sua persona, ed era bello come il cielo di notte.


Wu Fan pianse e strinse a sé Joonmyun, che ricambiò l'abbraccio, e i loro cuori cantavano la stessa melodia.



Il giorno dopo i due uscirono mano nella mano da quella villa e Wu Fan non portava più la maschera.





Note d'autore: Sì questo era un Kris un pò di verso dal solito ^^ chiedo scusa ma era ispirata così, prossimamente pubblicherò altre os dedicate a sti due che mi hanno particolaremente ispirata e lo stanno facendo tuttora (forse questa ricorda anche un pò la tematica della bella e la bestia da cui lo stesso "il fanatasma dell'opera" è tratto... però in maniera un pò diversa....) btw le prossime storie saranno ben diverse keke .... che dire.....

Spero sia piaciuto dai :_D  ed a presto!

Anche con le altre serie che dovrei concludere (spero presto!) visto che mancano pochi capitoli ad Hk (ma sono sempre occupata -.-) Ohi ohi ^^  ok basta lamentarsi a presto grazie per l'attenzione ciao!

Grazie come sempre a lei la mia amata beta Cry Baby ♥

  
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