Caro guerriero, sono una dea e questo dovrebbe farti pensare a una figura mistica, onnipotente e conosciuta da tutti; se č cosė ti sbagli, sono l'ultima dea, considerata da molti la meno importante. Accudisco il fuoco con la forma di bambina, povera, semplice, pura. Sono il simbolo del calore materno, di un sorriso paterno, sono la famiglia, giudicata sempre come la meno potente. Ma quando tutti sono in guerra, lontani, io sono l'unica su cui contare, sono la fiamma della speranza sempre accesa lassų sull'Olimpo. Fuori infuria una bufera, sanguinosa e decisiva per il destino di mortali e non e io mi trovo qui, ad accudire il fuoco, sul monte pių alto, accogliente con chiunque ne abbia bisogno, alcuni dicono che sono inutile, ma nel vaso di pandora č rimasta solo la speranza, che non abbandona mai gli uomini e io sono quella speranza, che arde, che vive meglio, che dona un po' di gioia davanti al focolare. Sono la famiglia che accoglie gli eroi tornati dalla battaglia, con un sorriso e un pasto caldo. Sono la dea pių semplice, sono la dea che sa fare un passo indietro se necessario, quella che resta sullo sfondo e che ha rinunciato al seggio sull'Olimpo per evitare una guerra fra dei. Non ho poteri eccezionali, ma a volte il potere pių difficile da dominare č saper cedere. Io sono semplicemente Estia, la dea del focolare, circondata da una guerra furiosa, ma anche da speranza e questo dice tutto. Tua Estia, l'ultima dea, soprannominata da un eroe la pių importante