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Autore: xingchan    16/05/2013    3 recensioni
"Ma Olivier non era una donna che si lasciava abbindolare con qualche complimento espresso con ipocrisia e con sconcerie schifosamente melense. Era uno di quegli individui, rari a dir la verità, che avevano uno spirito militare talmente elevato da cancellare con un solo, impietoso colpo di spugna tutti coloro che per un motivo o per un altro si dimostravano deboli o falsamente astuti ed in realtà assolutamente imbelli, vili ed incapaci di difendere persino loro stessi da un fendente di spada."
One-shot su una serata diversa dell'ormai generale Roy Mustang con la sua pseudo-rivale di altrettanto rango Olivier Milla Armstrong. (Post manga)
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Olivier Milla Armstrong, Roy Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Only Humans'
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Strong

 




 

Ancora non riusciva a credere di averlo fatto davvero, eppure il fegato di fare una cosa simile in un modo o nell'altro lo aveva trovato.

Roy era arrivato da poco nella sontuosa villa degli Armstrong, memore dell'azzardo portentoso di qualche mese prima: l'invito da parte sua alla famigerata regina di ghiaccio, Olivier Milla Armstrong, la più scaltra e imperturbabile femmina che lui avesse mai avuto la (s)fortuna di conoscere, dalla lingua tagliente e dalle battute dannatamente sadiche che, per la maggior parte delle volte, erano indirizzate proprio a Roy Mustang, l'uomo che più di ogni altro aveva il ribrezzo di vedere davanti, con quel ghigno beffardo di chi la sa lunga sulle donne e sui metodi sfacciati, miseri e consunti per conquistarle.

Ma Olivier non era una donna che si lasciava abbindolare con qualche complimento espresso con ipocrisia e con sconcerie schifosamente melense. Era uno di quegli individui, rari a dir la verità, che avevano uno spirito militare talmente elevato da cancellare con un solo, impietoso colpo di spugna tutti coloro che per un motivo o per un altro si dimostravano deboli o falsamente astuti ed in realtà assolutamente imbelli, vili ed incapaci di difendere persino loro stessi da un fendente di spada.

Una donna peggio di un uomo.

Sì, era quella la frase adatta per descriverla, anche se era ovvio che non era abbastanza, essendo lei stessa una tipa che davvero si poteva definire 'un'eclatante eccezione', o nelle migliori delle sentenze, 'un vistoso ed intransigente strappo alla regola'.

Quei pensieri, assommati al senso di innaturalezza che contorniava quella villa semi desolata, furono di pessimo aiuto per lui.

Già sentiva quei tremolii che preannunciavano la sua disfatta; e a breve avrebbe avuto puntati su di sé gli occhi lucidi e freddi della donna delle montagne di Briggs, ed il colore non c'entrava affatto: perchè anche se avesse avuto le iridi colorate di rosso e non di un intenso azzurro cielo, avrebbe avuto altrettanta capacità di incenerirlo se proprio non aveva il potere di congelarlo.

Stava scendendo le infinite scale della sua magione quando, alzando lo sguardo, Olivier scorse l'automobile di Mustang perfettamente lucidata, molto probabilmente per il grande evento: la spesa ingente che un essere così maledettamente tirchio doveva affrontare, volente o nolente.

Addossato ad una portiera c'era il generale, che la stava amichevolmente salutando sventolando una mano, al che lei rispose con un indurimento della sua espressione, accompagnato da uno schiocco evidentemente infastidito delle labbra e della lingua.

Olivier indossava un tailleur nero brillante provvisto di pantaloni. Niente tacchi vertiginosi, niente trucco... Ma soprattutto, niente spada. Ma questo non era certo sinonimo di cordialità.

Se avesse avuto una gonna, anche lunga, l'uomo dai capelli corvini non sapeva davvero come reagire. Se farle un complimento targato Roy Mustang oppure starsene sapientemente zitto. Delle due, l'unica più saggia ed accreditata era la seconda, ma era sicuro che qualcosina se la sarebbe lasciata scappare, da bravo dongiovanni. Il solo problema era che lei i complimenti li prendeva come una gratuita presa in giro, una valvola usata in casi di emergenza nella quale l'adulatore riponeva tutta la sua fiducia per ingraziarsela.

La scollatura era composta, e le braccia interamente coperte dalle maniche della giacca di velluto. Niente che permettesse al suo corpo di esporsi liberamente, se non i due rilievi costituiti dal seno. Nell'insieme, appariva davvero elegante e non era soltanto merito dell'abito e del suo naturale portamento.

Doveva essere la magnifica abitazione che faceva da sfondo a donarle un'austerità così accordante con la sua persona. Ma Mustang non ne era sicuro al cento per cento.

"Buonasera, generale!" fece l'alchimista mantenendo un atteggiamento pacifico.

Senza rispondere al saluto, quasi senza considerarlo nemmeno, la donna bionda si diresse verso la portiera anteriore accanto al conducente ed, entrando, sbattè rumorosamente la porta. L'altro la imitò, accomodandosi molto meno bruscamente dell'invitata.

"Vedi di rifocillarmi a dovere. Non ho cenato apposta!" esordì secca, non appena Roy mise mano al volante.

"Agli ordini!" ribattè quello, sospirando con scarso entusiasmo.

Il motore si accese e la macchina partì, attraversando le strade illuminate di Central City per più di dieci minuti, svoltando poi verso il centro della città, la zona più frequentata a quell'ora della sera.

Non spiaccicarono parola finchè non arrivarono ad un ristorante davvero fuori dalla portata di tutti, tranne che per i due generali. O meglio, per il generale, siccome l'accordo era che avrebbe pagato solo e soltanto lui.

***

Tavoli ricoperti da candide tovaglie, candelabri d'argento che ornavano i tavoli, fiori di un delicato e timido color pesca che davano quel tocco in più alla sontuosità ed al tempo stesso alla galanteria che quel luogo sembrava emanare: davvero un bel luogo nel quale trascorrere una piacevole cenetta.

E nonostante l'atmosfera rilassante e accogliente, Roy non poteva non provare una sfumatura di preoccupazione per la sua sorte e per quella della serata: sarebbe stato davvero un peccato rovinarla, altrettanto sacrilego sarebbe stato spazzolare il suo portafogli.

Ma non poteva farci niente. Poteva solo pregare affinchè non prosciugasse il suo lauto stipendio. Una speranza simile svanì non appena Olivier cominciò ad elencare al cameriere una serie interminabile di piatti estremamante raffinati, a cominciare dall'antipasto per finire con il dolce. Una lista che rese il volto già poco colorito di Roy una vera e propria maschera di disperazione.

"Spero di non rimanere spennato, generale." osò lui, con una cadenza di voce mantenuta costante a quella di prima, se non fosse per quella nota interdetta.

"Non le assicuro niente..." replicò l'altra con noncuranza, continuando a studiare il menù, bordato con una sottilissima lamina d'argento, e discutere con il ragazzo lievemente proteso verso il loro tavolo.

Una volta soli, alla soldatessa non sfuggì quell'espressione dolente del suo collega, se così si poteva definire. Era chiaro che aveva ordinato qualcosina troppo costosa per un avido come lui.

"Che cos'è quella faccia? Te l'avevo detto che ti avrei mandato in rovina, o sbaglio?" appurò Armstrong con un ghigno disegnato sul viso. S'incrociò le dita di entrambe le mani, aspettando le ordinazioni, e fece di tutto per evitare lo sguardo di Mustang, forse perchè magari si sentiva colpevole per aver praticamente dettato tutta la lista, omettendo tutti gli alcolici, naturalmente.

Sì, come no.

Da quel volto traspariva tutto il disprezzo e la voglia di devastare intenzionalmente il bel soldatino davanti a lei, magari facendolo a fettine.

Ma comunque poteva migliorare quel suo carattere da serpente a sonagli. Sì, molto probabilmente ci sarebbe riuscito proprio lui, Roy Mustang, l'uomo con il quale tutto era possibile.

Tutto, sì.

Tranne che portarsela a letto. Ecco, quella era una cosa che non sarebbe mai stato in grado di fare. Avrebbe dovuto rinunciare alla stessa intenzione.

E comunque, a lui in quel senso interessavano le ragazze esili, se non belle almeno carine, e soprattutto dolci e gentili. Meglio ancora se vergini. Gli piacevano da matti quelle movenze timide ed insicure delle fanciulle illibate che decidevano di perdere la propria virtù proprio con lui.

Non riusciva neanche ad immaginarsela una notte con il generale. Il solo considerarlo lo sfiaccava, lo demoralizzava per il semplice fatto di non riuscire a concretizzarne nemmeno il pensiero.

Quella femmina era completamente indisponente. In tutti i sensi.

Fra una pietanza e l'altra, nessuno dei due era propenso ad emettere alcun suono di voce. L'uno, perchè aveva timore di vedersi riverso per terra senza aver il tempo di accorgersene; l'altra, perchè il suo senso di superiorità era troppo tenace. E poi, era assolutamente inutile ingaggiare una discussione decente e sensata con l'alchimista di fiamma, o come si chiamava.

Il silenzio perpetuò ancora, il tempo di altre tre portate, finchè si fece davvero snervante, anche per Armstrong che, magicamente, cominciò ad aprire bocca, e non solo per mangiare.

"Ho sentito che si svolgeranno altre esercitazioni congiunte per ordine del Comandante Supremo Grumman. Me lo conferma, generale?".

La prima cosa che notò di Roy era che la sua espressione era irrimediabilmente stralunata, ricomponendola nell'arco di un secondo. "Sempre a parlare di lavoro, eh?" sorrise maliziosamente lui.

"Perchè, di cosa dovremmo parlare?" sbottò la donna bionda irritandosi. "Del tuo tentativo di abbordaggio nei miei confronti? Tanto è inutile, microbo. Con me non attacca!"

"No, non intendevo questo..."

Per forza, ci aveva rinunciato qualche minuto prima. Ma che cosa sarebbe saltato fuori se ci avesse provato per davvero?

"Pensavo di chiacchierare, come dei buoni amici..." proseguì l'uomo innocentemente.

"Aaahh... Come soldati, voleva dire..." comprese Olivier.

"Come amici!"

"SOLDATI!"

"Amici!"

"Spara, imbecille!" lò incitò lei con un tono tutt'altro che persuasivo e con un potente calcio sferrato, in contemporanea con i movimenti ringhiosi della bocca, sotto il tavolo alla gamba del suo interlocutore facendolo gemere di dolore.

"Sa una cosa?" ricominciò Roy riprendendosi. "Per un attimo ho pensato seriamente di non vederla mai con abiti che non fossero l'uniforme militare..." sentenziò l'alchimista di fuoco, guardandola con uno scintillio provocante negli occhi bruni dalla testa ai piedi.

"Ed io non ho mai sospettato, nemmeno un attimo, di vederla senza quel muso beffardo da completo idiota!" rimbeccò la bionda, non senza un velo di accanimento in ciò che diceva.

"Siamo nervosette stasera, eh?" ridacchiò lui spontaneamente, oltre che per nascondere una certa apprensione, di quelle che si provano quando si ha davanti una persona intrattabile in qualsivoglia maniera o sotterfugio.

"Falla finita, pivello! O ti infilzo seduta stante!" ringhiò per intimorirlo.

"E dai, generale!" replicò Roy ridacchiando. "Non..."

"Mi sta provocando, Mustang!" l'ammonì sommessamente, sbattendo un pugno sul tavolo e impedendogli di finire.

Roy si sentì raggelare e accortosi di questo, si sforzò affinchè si concentrasse per non perdere il controllo.

"Ok, ok. Sì, ho saputo che ci saranno queste esercitazioni! A Central City, giusto? Immagino ci sarà anche una cerimonia per il capitano Buccaneer e...". Stavolta non ci fu nessuno a fermarlo. Lui stesso aveva arrestato la sua parlantina non appena si accorse di aver pronunciato un nome che per lei significava moltissimo. S'incupì, per poi cominciare a balbettare delle umili scuse.

"Non c'è nulla di cui scusarsi..." lo prevenì. "Ora sgancia, e finiamola qui..." concluse.

In quel momento, la sua mente si affollò dalle innumerevoli immagini di quell'omone che era suo sottoposto. Quell'uomo che aveva sempre obbedito ai suoi ordini senza battere ciglio e, soprattutto, condividendoli. Migliaia di volte si erano confidati e altrettante volte avevano combattuto insieme. Con chi avrebbe avuto un rapporto simile, ora che lui era morto?

Alzò il suo gelido sguardo in direzione di Mustang, ammettendo a se stessa che doveva essere una sciocca se aveva avuto anche il solo minimo desiderio di rimpiazzare il capitano, così forte e leale, con Mustang, un uomo che lei aveva sempre visto come potenziale avversario.

Anche se, in fondo al suo cuore, era consapevole che anche lui doveva provare qualcosa di analogo con qualcuno dei suoi subordinati. Era inevitabile sentire una seppur piccola traccia di sentimento umano nei loro confronti. Che fosse amicizia, fratellanza o amore incondizionato, poco importava.

Solo, che lei se ne accorse quella mattina nei sotterranei, durante l'ultima battaglia contro l'homunculus più indistruttibile di tutti gli altri sette.

Dopo averlo squadrato a lungo senza lasciar trasparire niente se non una debole acceno di malinconia, abbassò il capo. Troppe emozioni le avevano solcato l'animo. Emozioni che normalmente non le appartenevano. Ma dopotutto, quelli erano sentimenti che non obbedivano a nessun codice militare. Nascevano e basta, come fiori spontanei sulle rive di un ruscello di campagna. Senza il bisogno di semenze, né aria né sole.

"Mi riporti a casa. Sono stanca." gli disse arrendevole, cosa che Mustang fece di buon grado.

L'alchimista sapeva che il cuore di Olivier aveva subìto una feroce scossa dalla quale non si sarebbe più ripresa. Però, quella donna aveva acquisito la capacità di essere più comprensiva.

Sebbene celasse tutto dietro una corazza difficilmente scalfibile, Olivier non era poi coì tanto dura come voleva far credere. Bastava saperla prendere nel modo giusto, che non si facesse la parte del saputello e dell'incivile, ed ecco che lei ammorbidiva le sue difese e spendeva qualche parola in più sul suo conto. O se questo non accadeva, ci pensavano i suoi lineamenti a parlare per lei. Si attenuavano e si distendevano, regalandole anche un aspetto più confidenziale.

Come ora.

Era diventata triste. Sicuramente non avrebbe più speso per lui battutacce cariche di odio, come spesso soleva fare. Almeno non per quella sera.

"La ringrazio... Sono stata bene, questa sera..." ammise il generale donna arrivata davanti alla residenza di famiglia.

Più serena, era questo che pensò Mustang mentre la osservava. Meno scontrosa. Comprenderla in quel frangente fu la cosa che all'alchimista riuscì benissimo, perchè anche lui sapeva quale vuoto si percepiva nel perdere un amico, prima che un alleato. Lo aveva sperimentato con Hughes, e quella dannata occasione si sarebbe ripresentata, se non fosse stato per l'aiuto di altre persone. Ma ora, necessitava essere forti per coloro che erano ancora fra i vivi e che avevano bisogno del loro supporto. Per coloro che non si volevano arrendere nelle braccia della morte, anzi, che volevano ancora assaporare la vita in tutte le sue sfaccettature. Come quegli Ishvalan che, pian piano, ritrovarono grazie alla collaborazione dell'esercito la voglia di ricominciare.

Olivier lo sapeva fin troppo bene. In particolar modo ora che, come l'altro generale, aveva sopportato un tacito dolore che avrebbe dovuto rimanere tale se voleva incitare gli altri ad andare avanti.

E Roy non potè essere più d'accordo con quel suo atteggiamento.

"Non c'è di che..." rispose Roy cordialmente abbozzando un rassicurante sorriso, per poi infilarsi nella sua auto e sfrecciando nel buio della notte.

 

 

 

 

NDA

Era un'idea che stava letteralmente facendo le ragnatele con tanto di aracnidi nella mia testa. Avevo abbozzato qualcosa qualche tempo fa, ma poi ho cancellato tutto e ricominciato. Direi che il secondo tentativo è stato decisamente più spontaneo, creando un Roy esageratamente fantasioso in principio e una Olivier che, forse, chi lo sa, è meno dura di quello che vuol far credere (anche se non di molto, E IO LA ADORO PER QUESTO! XP). La piega malinconica che prende era del tutto inaspettata, inizialmente. Ma poi ho pensato: perchè non includere una parentesi su Buccaneer (che poi ha fatto scaturire un paio di parole su Hughes, anch'esse fuori programma)?

In ogni caso ho voluto renderla più IC possibile, così come l'ex colonnello.

Sayounara!!!

 

 

   
 
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