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Autore: marty0029    17/05/2013    3 recensioni
Lolita è cambiata,
ha sposato l'uomo della sua vita e sta per diventare mamma.
Lolita non lavora più al Kitty Katty Burlesque.
Lolita adesso ha messo la testa a posto.
peccato che forse chi non l'ha messa a posto è proprio il suo adorato maritino. cosa succederebbe se venissero a galla dei segreti nascosti che nessuno era in grado di confessare nemmeno a se stesso? come potrebbero prenderla le persone al tuo fianco? cosa potrebbe esserne della tua vita?
La storia di Lolita si sa, non è semplice, bande, risse, spogliarelli e tanta altra merda intorno. si può cambiare per la perdita di qualcuno?
Lolita dovrà farci i conti.
Lolita, il suo solito soprannome che ormai fa parte di lei.
questa è la sua storia.
ATTENZIONE, QUESTO è IL SEGUITO DI DON'T CALL ME A LOLITA, è NECESSARIO AVER LETTO LA STORIA PER CAPIRE IL CONTINUO.
PERSONAGGI DELLA STORIA:
http://www.youtube.com/watch?v=AWRJITiZkEU
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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1)Normal day Mrs. Sunders
 








Sbuffai sonoramente mentre cercavo di raggiungere il vasetto dei biscotti che come al solito Ian aveva accuratamente nascosto dalla mia portata. Da quando ero rimasta incinta aveva completamente tolto i Pan di Stelle dalla mia alimentazione sostenendo che erano troppo grassi e poco digeribili, ma io sbattendomene accuratamente li avevo comprati di nascosto e li mangiavo quando ero certa di essere sola in casa in modo da poter placare la mia fame di cioccolato.
Peccato che il signorino evidentemente se n’è accorto e me li ha spostati nell’angolo più remoto dell’armadio. Ah che rabbia quell’uomo.
Smisi di allungarmi per arrivare all’altezza desiderata per placare la mia voglia di biscotto e tornai sconsolata in cucina. Cazzo avevo una pancia che mi proibiva qualsiasi movimento. Assomigliavo alla brutta copia di una balena; per non parlare dei miei piedi che erano più gonfi di una sacco da boxe. Ero inguardabile e ingestibile.
Sally ultimamente mi chiamava Hulk e devo essere sincera che a vedermi in questo momento, non le do tutti i torti. Sono facilmente irascibile e se mi dipingessi di verde diventerei la sosia perfetta del super eroe Marvel.
Sorrisi mentre mi sedevo nuovamente sul divano e prendevo il telecomando della televisione dal tavolino davanti a me, da quando ero diventata incinta il mio carattere se possibile, era peggiorato ancora di più, portandomi ad essere una vera e propria rompi palle. Dio solo sa come possa Ian sopportarmi tutti i giorni.
Sintonizzai il canale delle serie tv e mi lasciai andare mentre guardavo le vecchie repliche di Sex and the City. Ero in fissa con quel telefilm ultimamente.
Ian odiava questo genere di telefilm; lui era un duro, uno di quelli che guarda solo film horror e ammazzamenti vari. Un vero e proprio duro in pratica.
Aveva ripreso tranquillamente tutta la sua vita di capo banda, anche se adesso finalmente non c’erano più sparatorie o colpi di testa. Adesso regnava la pace tra tutte le bande di New York. Ian era il capo dei Bloods e anche dei Flag che adesso facevano interamente parte della banda originale del mio bel maritino. In pratica adesso c’erano solo due grandi bande, una capitanata dal mio stupendo uomo, l’altra aveva a capo il mio migliore amico. Nate. Dopo la morte di Paul tutti i Crips si sono uniti agli Unions. Solo Jared è scappato, sono anni che non si vede in giro, credo proprio che abbia deciso di cambiare vita e sinceramente devo dire che sono fiera di lui. Non è facile uscire da tutta questa merda che ti ha cresciuto per tanti anni. Aveva trovato il coraggio per cambiare vita e andava seriamente ammirato per questo.
Entrambe le bande avevano deciso di abolire la droga dalla città, quindi erano in toni pacifici l’un l’altra e questo non poteva che darmi una gioia immensa. Non volevo che mio figlio nascesse in un clima di battaglie e sparatorie. Non volevo preoccuparmi che suo padre non potesse vederlo crescere e non volevo che diventasse un orfano come lo ero stata io.
Su questo ero stata molto chiara con Ian. Se non avesse fatto qualcosa per fare un accordo con gli Unions se la sarebbe vista brutta con me. Non transigevo sulla futura vita di mio figlio. Sarebbe stato troppo importante per me per poter anche solo pensare di metterlo in pericolo.
Sarei stata per lui una madre modello, come quella che non ho mai avuto io. Come quella che non ha mai avuto Ian. Ero determinata su questo. Avevo le idee chiare su quello che volevo o che non volevo nella sua vita e decisamente di sparatorie e scazzottate ne avevo avuto abbastanza.
Sprofondai tra i cuscini di piume d’oca e mi lasciai andare a qualche ricordo carino della mia nuova vita. Ancora non potevo credere tutte le pieghe inaspettate che aveva preso. Era stata praticamente sconvolta da tre anni a questa parte.
 
***
-vuoi tu Ian Sunders prendere in sposa la signorina Lolita per amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita, in salute e in malattia, in ricchezza o in povertà finchè morte non vi separi?- pronunciò il prete rivolto a quello che era l’uomo della mia vita.
 
Mi presi un attimo per guardarlo prima di sentire la sua risposta e per poco non crollai a terra sovrastata dall’amore che provavo per lui.
Era bellissimo e super elegante mentre mi guardava avvolto nel suo smoking nero. Non credevo che l’avrei mai visto così elegante, ma evidentemente mi sbagliavo di grosso. Mi aveva stupito tanto da farmi quasi cedere le ginocchia quando l’avevo visto entrando dalla chiesa diretta all’altare. Era il mio sogno che finalmente si stava concretizzando. Stavamo per diventare uniti.
Aveva una camicia bianca abbottonata fino al collo da cui spiccava per l’alternanza dei colori, una cravatta nera, che riprendeva il monocolore del resto dello smoking. Era così bello da poter essere comodamente scambiato per un modello di una delle marche più prestigiose. Era uno spettacolo, e cosa più importante di tutte, era mio.
 
-lo voglio!- rispose Ian guardandomi intensamente negli occhi e distogliendomi dai miei pensieri.
 
Avevo il respiro accelerato e i battiti del cuore andavano per conto loro mentre prendevo tremante la sua mano destra pronta a pronunciare il mio fatidico Si. Non desideravo altro in questo momento. Volevo essere sua moglie e appartenere a lui per il resto della mia vita.
 
-e tu Lolita vuoi..-
 
-lo voglio!- risposi velocemente senza farlo finire.
 
Mi resi conto solo dopo che avevo appena interrotto la chiesa e il prete mi guardava altamente accigliato, mentre il mio ormai quasi marito mi guardava ammirato e anche divertito. Ero riuscita a far incazzare anche il prete e il sacrestano dietro di lui. Decisamente le dure abitudini sarebbero state dure a morire.
Sforzai un sorriso tirato verso il padre e lo invitai a proseguire da dove lo avevo interrotto nella speranza di rientrare a far parte delle sue grazie.
 
-vuoi tu Lolita prendere in sposo il signor Ian Sunders per amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita, in salute e in malattia, in ricchezza o in povertà finchè morte non vi separi?- mi domandò nuovamente guardandomi dritta negli occhi.
 
Spostai lo sguardo dal prete e lo concentrai sulla figura che avevo davanti a me. Eccome se lo volevo. Non avevo mai desiderato niente così intensamente. Era come se la mia vita dipendesse da quella risposta. Come se la mia intera esistenza iniziasse proprio dopo la pronuncia di quella parola. Il Si che mi avrebbe legato a Ian per sempre.
 
-si! Lo voglio!-
 
-vi dichiaro marito e moglie e adesso, finalmente, puoi baciare la sposa figliolo!- esclamò divertito il prete facendo un occhiolino a Ian.
 
Ian non se lo fece ripetere due volte e si fiondò su di me e mi baciò ardentemente. Era un bacio che sigillava una promessa, forse era quello più importante di tutti. Forse era il più significativo e sicuramente sarebbe stato il più bello di tutta la mia vita.
 
-adesso hai un cognome signora Sunders!- mi sussurrò all’orecchio prima di abbracciarmi e di baciarmi una tempia.
 
Sorrisi e mi persi in quel gesto così maledettamente dolce. Aveva ragione. Ero sempre stata una ragazza senza nome e senza un cognome da poter rivalere. Era come se per il mondo non esistessi; ma adesso era diverso. Ora ero Lola Sunders e nessuno mi avrebbe portato via tutto questo. L’avrei difeso fino alla morte.
Voltai lo sguardo verso le mie damigelle d’onore, rigorosamente vestite in rosso e rigorosamente intente ad asciugarsi una lacrimuccia che era sfuggita al loro controllo.
Intercettai lo sguardo di Sally e le rivolsi un sorriso dolce e sincero che lei mi restituì di buon grado facendomi anche un occhiolino discreto.
 

***
Tornai con i piedi per terra e mi stropicciai gli occhi leggermente assonnata. Non avevo mai dormito tanto come in questi ultimi mesi di gravidanza.
Prima quando lavoravo al Kitty Katty ero abituata a dormire dalle cinque alle sei ore al giorno, mentre adesso arrivavo anche a dormire dieci ore di seguito. Inizialmente ero abbastanza preoccupata, ma la dottoressa Jonas, la mia ginecologa, mi aveva rassicurato dicendomi che era più che normale arrivata a questo punto della maternità.
Ormai mancava poco più di un mese al termine della gravidanza. Precisamente mi aveva detto la dottoressa che il mio piccolo Ian dovrebbe nascere il 29 ottobre. Che poi non ho mai capito come può azzeccare il giorno preciso, ma meglio non fare domande specifiche; è lei l’esperta di bambini.
Ancora non avevamo scelto un nome, o meglio non ci avevamo ancora mai pensato. Avevamo già dipinto la stanza accanto alla nostra di azzurro, ma non avevamo mai affrontato l’argomento apertamente. Io avevo una preferenza, una volta, mentre ero ad attendere il mio turno per la visita dalla ginecologa, mi ero imbattuta in un libro sui nomi e ne avevo trovato uno che aveva colpito davvero. Era un nome comune in America, ma era anche dannatamente perfetto per il mio piccolino. Dovevo solo riuscire a capire come affrontare l’argomento con Ian, possibilmente prima del 29 ottobre.
Venni interrotta dal telefono che aveva preso a suonare insistentemente. Odiavo quella suoneria maledettamente squillante e attiva. L’aveva scelta Ian con la speranza che si potesse sentire bene anche se eravamo dall’altra parte della casa.
Sbuffai sonoramente e mi alzai dal divano con la mia solita grazia di un elefante in coma e mi avviai verso il tavolo della cucina, dove sbadatamente avevo lasciato il cordless. Affettai il telefono e pigiai il pulsante verde portandomelo all’orecchio destro.
 
-pronto?-
 
-ciao tesoro! Come sta il mio piccolino?-
 
Sorrisi sentendo la voce di Sally dall’altra parte del telefono e tornai a stravaccarmi poco elegantemente sul divano di pelle.
 
-ciao Sally! Lui sta bene, è la mamma che sta sempre peggio!- esclamai mentre abbassavo la televisione.
 
Mi ero dimenticata che stavo guardando Sex and the City e adesso Samantha stava poco delicatamente facendo sesso con il ragazzo di turno. Solo in quel film erano capaci di fare simili acrobazie.
 
-guardiSex and the City eh?-
 
Scoppiai a ridere per essere stata colta in flagrante e mi lasciai cadere tra i cuscini. Inutile giocare a questo gioco con Sally. Quello era il suo telefilm preferito e sapeva tutte le puntate a memoria.
 
-stanno dando le repliche dei vecchi episodi!- mi giustificai.
 
-oh tesoro non devi giustificarti con me! adoro quel telefilm! Senti un po’, che ne dici di andare a fare un giro per il centro commerciale? Ho bisogno di un paio di scarpe nuove per il Kitty Katty!-
 
Tutto sembrava proprio come due anni fa. Niente sembrava cambiato anche se molte cose erano completamente state stravolte. Noi eravamo cresciute e soprattutto cambiate.
Era quasi un anno che non salivo sul palco scenico. Quasi un anno che non ballavo e cantavo dentro il mio Kitty Katty Burlesque.
Avevo smesso un po’ per obbligo e un po’ per caso. Ian non era felice che sua moglie ballasse mezza nuda in un locale e prima di evitare di discutere continuamente con lui, avevo preso in considerazione l’idea di smettere, ma il fatto di restare incinta aveva dato il colpo di grazia alla mia permanenza all’interno del cast.
Mi mancava pesantemente. Non era da me starmene a casa a girarmi i pollici e a fare la mogliettina adorata che aspetta l’arrivo del marito a casa mentre è indaffarata ai fornelli; ma l’arrivo di questo piccolino mi aveva completamente sconvolto. Adesso dovevo fare i conti per due. Dovevo stare attenta a quello che facevo e a come mi comportavo. Volevo davvero che tutto andasse bene.
 
-ok Sally ti accompagno, basta che mi vieni a prendere perché oggi le mie gambe si rifiutano di obbedirmi!- sospirai mentre mi alzavo dal divano.
 
-ok prendo la macchina! Sarò da te tra una mezz’ora! A dopo chica!-
 
-a dopo!-
 
Posai il telefono sul tavolino davanti al divano e con la velocità di un bradipo zoppo, mi diressi al piano di sopra, per cambiarmi. Decisamente non potevo andare al centro commerciale in queste condizioni.
Passai davanti allo specchio e mi fermai un secondo ad ammirare il mio pancione. Non ero ancora abituata all’idea che li dentro ci fosse una piccola creatura. La mia piccola creatura.
Mi sfiorai la pancia e sorrisi sentendo il mio piccolino scalciare. Era la sensazione più bella del mondo quando lo sentivo muoversi dentro di me.
Sorrisi al ricordo di Ian che per la prima volta sentiva suo figlio muoversi. Sembrava un bambino il giorno di Natale. Non l’avevo mai visto così felice. Avevo sempre avuto paura che si sarebbe tirato indietro all’idea di una famiglia, ma ancora una volta, era riuscito a stupirmi.
Amava questo piccolino immensamente e spesso capitava che posasse la testa sulla mia pancia e che parlasse con il bambino mentre io gli accarezzavo i capelli rilassandomi. Erano quei piccoli gesti di quotidianità che mi rendevano la donna più felice del mondo.
 
-eh piccolino ci hai proprio mandati al manicomio! Tuo padre non vede l’ora che tu nasca e anche io!- sussurrai certa che lui potesse sentirmi.
 
Mi scalciò e trattenni un attimo il respiro. Era stupendo sentirlo dentro di me, ma a volte capitava che scalciasse un po’ troppo e mi facesse anche male. Era proprio come suo padre. Non poteva stare un secondo fermo. Adorava farsi sentire e scalciare.
Sorrisi di nuovo rendendomi conto che erano parecchi mesi che ormai sorridevo senza sosta, adoravo la piega che aveva preso la mia vita.
 
***
-certo che ancora fa caldo per essere al 20 settembre!- esclamò Sally mentre si sventolava con il menù del bar del centro commerciale.
 
-dillo a me! ho passato un estate tremenda!- sospirai mentre mi lasciavo andare sulla sedia fino a sfiorare lo schienale.
 
-allora dimmi un po’, come vanno le cose signora Sunders?-
 
-amo mio marito, adoro mio figlio e ho una vita perfetta! Lei signora Hillis?- domandai divertita mentre sorseggiavo il mio the freddo alla pesca.
 
-amo mio marito e adoro il mio lavoro!- mi rispose con un occhiolino complice.
 
Mi oscurai leggermente mentre continuavo a sorseggiare il the. Mi mancava davvero tanto il mio locale. Forse sarei riuscita a convincere Ian a portarmi almeno una sera per rivedere tutto il mio vecchio mondo.
 
-ti manca vero?-
 
-giorno e notte! Non credevo che sarebbe stato così traumatico il distacco! Voglio dire, in cuor mio sapevo che non sarei mai stata una ballerina di burlesque per tutta la vita, ma non immaginavo nemmeno che sarebbe stato così brutto dirgli addio!- esclamai distogliendo lo sguardo dai bellissimi occhi di Sally.
 
-perché non vieni stasera? Io ho lo spettacolo di chiusura quindi posso stare con te per buona parte della serata!-
 
-sarebbe tutto così diverso..- sussurrai leggermente certa che lei avesse capito al volo a cosa mi stavo riferendo.
 
-sai che non è così! Sarebbe strano all’inizio, ma poi rivedresti tutti noi e torneresti nel tuo ambiente!- mi rassicurò sorridendomi.
 
Da quando avevo lasciato il locale, sapevo che avevano preso una nuova e che Sally era diventata la ballerina di punta al mio posto. Nessuno poteva essere meglio di lei, anche se il fatto che avessero allargato il cast mi aveva dato un po’ di fastidio. Sapevo che il mio ciclo era finito, ma sentirmi sostituita mi aveva comunque dato il colpo di grazia.
Mi ero sentita come tradita da Brad. Come se mi avesse rimpiazzata in poco tempo. Lo so che erano discorsi egoisti da fare, ma purtroppo era il mio stato d’animo.
Non avevo ancora conosciuto questa ragazza e non avevo ancora messo piede nel locale da quando ero rimasta incinta. Era come se il mio subconscio mi spingesse ad isolare tutto quello che riguardava quel posto. Come se volessi far finta che non fosse mai esistito.
 
-vedrò! Sarebbe la prima volta!- sussurrai ad alta voce.
 
-devi superare tutto questo Lol! Manchi moltissimo a tutti quanti la dentro! Brad, Cam, Stella, Gina e anche a me! e poi quella nuova proprio non riesco a sopportarla! Avrei proprio bisogno del tuo sostegno morale!- mi disse prendendomi la mano.
 
-ma come no? Credevo che fosse la nuova pupilla di Brad.- esclamai shoccata.
 
-Brad di pupille ne aveva solo una e quella eri tu! Questa è solo una che sa cantare e se la cava con il ballo, ha fatto la corte a Brad per mesi prima che si decidesse a prenderla!- disse bevendo il suo the.
 
Stralunai gli occhi incredula a quello che mi stava dicendo la mia migliore amica. Brad non meritava di avere a che fare con degli incompetenti. Il Kitty Katty Burlesque era un locale di tendenza e con un nome da rispettare.
 
-credimi quando ti dico che manchi a tutti li dentro, e con tutti, intendo davvero tutti!-
 
La guardai negli occhi e leggermente mi trovai ad annuire alle sue parole. Forse avrei convinto il mio bellissimo marito a portarmi li. Forse.
 
***
Ok glielo dico. Non ci sono certo problemi. Posso dirglielo tranquillamente. In fondo questo è anche il matrimonio no? Condividere idee e pensieri.
Ho deciso. Oggi gli dico sia il nome per il mio piccolino che da qualche settimana mi tormenta, e gli chiedo anche di andare al Kitty Katty.
Non sarà difficile.
Sentì la porta di casa aprirsi e prendendo un enorme sospiro avanzai verso l’ingresso intravedendo la figura dell’uomo che amavo.
Era favoloso avvolto in quei jeans rossi e in quella camicia a quadri. Quando gliel’avevo regalata, mi aveva guardato in modo molto scettico, ma alla fine sono riuscita a fargliela indossare e adesso è la sua preferita. Non se ne separa più. Ian.
Lo vidi sorridermi raggiante e mi guardò attentamente studiandomi. Faceva sempre così. Mi guardava come per avere la certezza che fosse tutto vero quello che vedeva intorno a lui. Mi aveva detto più volte che credeva di essere in un sogno e che aveva il terrore di svegliarsi per rendersi conto che io non ero al suo fianco. Che dolce.
 
-ciao amore!- esclamò contento venendo ad abbracciarmi.
 
Sorrisi e mi persi nel suo abbraccio. Amavo quando era vicino a me. Mi sentivo invincibile e capace di tutto. Il suo abbraccio era la mia coperta di Linus. Mi sentivo protetta dal mondo e parte integrante del suo corpo. Era come se i nostri corpi si fondessero insieme.
 
-come sta il mio piccolino?- mi domandò posandomi una mano sul pancione.
 
Ormai era il rituale. Mi posava sempre la mano sulla pancia. Era il suo mondo per far capire al bambino che lui c’era. Era presente nella sua vita e lo sarebbe stato per sempre. Ne ero certa, lui sarebbe stato un padre perfetto, proprio come quello che entrambi non abbiamo mai avuto.
 
-Ian devo dirti una cosa!- dissi mentre mi staccavo dall’abbraccio.
 
Lo presi per mano e lo portai in cucina, dove prendendo un sospiro di coraggio lo guardai negli occhi. Aveva una faccia strana, di chi non ha idea di cosa gli aspetti il futuro.
La sua faccia da cucciolo smarrito mi fece tenerezza ma mi dette anche la consapevolezza che dovevo parlare con lui. Dovevamo affrontare entrambi gli argomenti.
 
-che succede?- mi domandò con una voce fintamente dolce.
 
-io avrei pensato ad un nome Ian!- esclamai felice.
 
Lui mi guardò stranito e aspettò in suspance che dalla mia bocca uscisse il nome che finalmente avevo avuto il coraggio di rivelargli. Non so perché ero tanto su di giri. Avevo paura che il nome non gli piacesse o ancora peggio che mi dicesse che ne aveva già scelto uno lui. Avevamo fatto una cazzata a non parlarne prima; se l’avessimo fatto adesso non mi starei contorcendo dall’ansia.
 
-Dylan!-
 
-Dylan Sunders..-
 
Lo guardai incapace di respirare. Perché non mi diceva niente? Perché non mi diceva che era un nome perfetto che suonava splendidamente con il suo cognome?
Oh cazzo a lui non piace il nome Dylan. Merda santa adesso che invento? Mi ero completamente persa per quel nome che non avevo preso in considerazione altre possibilità. Oh porca vacca.
 
-Dylan Sunder.. devo dire che mi piace molto! Brava amore, è perfetto!- mi disse saltandomi addosso e abbracciandomi forte.
 
Sorrisi felice e mi lasciai andare ad un pianto che chissà come era riuscito a venir fuori. Non capivo i miei sentimenti. Ero felice e piangevo come una cretina. Decisamente avevo troppi ormoni in subbuglio.
Mi asciugai le lacrime con la manica della felpa e sorridente mi preparai per la seconda richiesta della serata. Cristo se riesco a sopravvivere a questa sera, sono certa che il parto sarà una passeggiata. Lo guardai dritto negli occhi e gli sorrisi dolcemente mentre altre lacrime uscivano dai miei occhi. Inutile. Gli ormoni mi distruggono.
 
-mi porti al Kitty Katty stasera?- domandai mentre mi asciugavo le lacrime.
 
Le sua faccia si fece più dura e mi guardò negli occhi per un periodo che a me sembrava interminabile. Che avevo detto di così brutto? Sapevo la sua idea sul locale, ma io ne avevo davvero bisogno. Erano secoli che non vedevo i miei amici e mi mancavano come il sole.
 
-Lola..-
 
-ti prego! Ho bisogno di andarci! Voglio vedere i miei amici, vedere quella nuova, vedere uno spettacolo.. mi manca la mia vecchia vita, mi manca ballare, so che non posso più fare quello che facevo prima,ma almeno lascia che possa sentirmi di nuovo una di loro!- dissi staccandomi da lui.
 
Ian mi guardò negli occhi e lentamente annuì. Avevo ottenuto tutto quello che avevo voluto. Ero riuscita con due sole domande ad ottenere quello che volevo.
Perché avevo paura di aprirmi con lui? Merda stavo davvero rimbecillendo con questi ormoni del cazzo. Dovevo seriamente smettere di preoccuparmi di cose così frivole e stupide, altrimenti mi sarei persa la parte più importante della mia vita.
La mia vita con Ian era dannatamente perfetta, lui mi capiva come mai nessuno era riuscito a fare e mi ascoltava come se fosse il mio migliore amico. In lui avevo trovato tutto quello di cui potevo aver bisogno.
 
-andiamo al Kitty Katty! Sono secoli che non bevo una tequila così buona!- mi disse il mio bellissimo uomo con un sorriso.
 
Lo baciai con trasporto dimenticandomi di tutto e di tutti. C’eravamo solo noi e il nostro amore e niente avrebbe mai cambiato tutto questo. Lasciai che il bacio diventasse piùù intenso e sorrisi sentendo la sua lingua danzare ritmicamente con la mia. Erano in sintonia anche loro. Mi staccai dalla sua bocca e gli baciai delicatamente il collo fino ad arrivare al suo orecchio.
 
-vada a prepararsi signor Sunders! Stasera facciamo baldoria!- gli dissi sussurrandoglielo all’orecchio destro.
 
-mmh quanto vorrei che fosse vero! Non sai la voglia che ho di te signora Sunders! Prima nascerà Dylan e meglio sarà per tutti e due!- mi disse con voce roca e vogliosa.
 
Sorrisi e gli morsi delicatamente il lobo dell’orecchio. Dio quanto aveva ragione. Da quando ero diventata una balenottera, non lo avevamo più fatto perché avevamo paura di dare fastidio al bambino, ma la voglia che avevamo l’un l’altra era davvero incontrollabile. Capitava spesso che ci guardassimo e che ci baciassimo con foga, per poi placare le nostre voglie in altri modi. Credo che il mio amato marito non abbia mai fatto tante docce fredde come in questo periodo. È praticamente fisso in bagno. Credo che prima o poi diventerà anche cieco poverino.
Cristo non ci eravamo mai astenuti per così tanto tempo, sfido io che il mio bellissimo uomo era agli sgoccioli. Forse io lo ero più di lui.
 
-ok, vado a farmi una doccia gelata, tu preparati che andiamo a mangiare una pizza e poi ti porto al locale!- borbottò staccandosi da me e correndo al piano di sopra.
 
Povero, l’avevo completamente sconvolto con il mio piccolo teatrino e probabilmente il suo coinquilino alle parti basse aveva gradito il mio show.
Scossi la testa e salì al piano di sopra, dove trovai qualcosa di carino ma comodo da mettermi. Non avevo più messo tacchi alti da quando avevo scoperto di aspettare Dylan. Fa un certo effetto chiamarlo per nome. Era come se rendesse tutto più reale. Adesso il mio piccino aveva un nome tutto suo. Dylan Sunders.
Scelsi dall’armadio una paio di pantaloni neri e una maglietta a righe bianca a cui abbinai una giacchetta nera e in piedi misi un paio di ballerine nere. Poteva anche andare bene, ero semplice ma femminile al tempo stesso. Lolita.
 
Mi fissai allo specchio e sorrisi alla vista del pancione, finchè non sentì dietro di me due mani posarsi sulla mia pancia e una testa mettersi sulla mia spalla. Vedevo il nostro riflesso allo specchio e per un secondo ringraziai dio per la mia vita perfetta.
 
-ti ho già detto che lo voglio fuori di qui vero?- mi domandò Ian accarezzandomi la pancia.
 
-un centinaio di volte! Tranquillo papà, vedrai che l’erede uscirà a breve!- lo rassicurai mentre mi godevo al massimo quel contatto.
 
Lo sentì baciarmi la spalla e gli strinsi una mano nella mia. Mi presi un attimo per ammirarlo. No. Decisamente quel ragazzo non era lo stesso che fino a due anni fa dava la caccia ai Crips. Era cambiato, era cresciuto diventando responsabile e determinato. Aveva riposto la moto in garage e aveva comprato una macchina. Decisamente avevo fatto il lavaggio del cervello al capo della banda più pericolosa di New York.
 
 


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CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

eccomi tornata con la mia nuova serie, che coincide anche con il seguito della storia che credo abbiate amato di più tra tutte quelle che ho scritto.. vi anticipo già che ne vedremo delle belle in questa nuova ff.
vi mando un bacio e aspetto con ansia dei nuovi commenti!
vi abbraccio forte!

 

   
 
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