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Autore: Iria    04/12/2007    9 recensioni
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“La fragilità è l’essenza dell’essere umano, Boris.” Mi sussurravi queste parole all’orecchio, mentre mi carezzavi i capelli con quel tuo delicato tocco che tanto amavo.
“Allora non voglio essere umano.” Ribattevo, voltandomi a guardarti negli occhi.
“Questa è una realtà che ti conviene accettare..!” Rispondevi allora, ridendo.
“Ahah! Non penso di poterlo fare!” E, volendo mettere fine a quella discussione, ti impedivo di parlare, tappandoti le labbra con le mie.
[...]
(Boris x Yurij)
Questa è la mia primissima shonen-ai! Spero possiate apprezzarla anche solo minimamente!
Un bacio!
Iria.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Lo so, lo so, sono in ritardo con la pubblicazione del capitolo 11 di “The game is over”… ma abbiate pazienza, arriverà a breve! Nel frattempo leggetevi questa one-shot partorita dalla mia mente malata nell’ora di matematica: è una shonen-ai °-°.
In questo periodo sto leggendo un po’ troppe yaoi O.o.
Spero arriverete vivi alla fine XD!
Buona lettura!

Odio il vento

Piove.
Adoro la pioggia, il cielo piange, l’acqua cade…
Ho freddo.
Piove.
Solo contro tutti e nessuno: amici, nemici, compagni
C’è silenzio.
Amo il silenzio, il buio, l’oscurità del mio cuore.
Il vento soffia muto ed impetuoso, ma sempre con la stessa passione.
Ah, odio il vento!
È vulnerabile, è fragile… cambia spesso direzione.
Lacrime? 
No, queste non sono lacrime, ho imparato a non versarne.
È la pioggia, è sempre la pioggia…
Non avverto alcun suono.
Silenzio.
E lì, nell’immutabilità, si espandono le tenebre, scorre il sangue, esplode una piccola luce, il buio divora tutto di nuovo, famelicamente.
La pioggia continua a cadere.
Alzo il volto al cielo e chiudo gli occhi: ti sto aspettando, ma non arriverai; lo so, lo sento.
Non siamo mai stati veramente legati, sostavamo al confine tra l’odio e l’amore.
“Ti odio, ti odio, ti odio… no, forse… ti amo.”

Eri davanti a me; ti avevo usato ancora:
“Ti odio Huznestov!”  Mi dicesti, sibilando ferito.
“Come puoi disprezzarmi? Nei tuoi occhi io leggo solo un'infinita 
devozione..!” Ti risposi con il mio solito ghigno.
E tu sapevi che in parte avevo ragione, ma non intendevi accettarlo, troppo orgoglioso per farlo.
Testone.

La pioggia ha smesso di cadere, soffia il vento.
Odio il vento.
È il mio elemento, ma io non sono come il vento, non sono così fragile.

“La fragilità è l’essenza dell’essere umano, Boris.” Mi sussurravi queste parole all’orecchio, mentre mi carezzavi i capelli con quel tuo delicato tocco che tanto amavo.
“Allora non voglio essere umano.” Ribattevo, voltandomi a guardarti negli occhi.
“Questa è una realtà che ti conviene accettare..!” Rispondevi allora, ridendo.
“Ahah! Non penso di poterlo fare!” E, volendo mettere fine a quella discussione, ti impedivo di parlare, 
tappandoti le labbra con le mie.

Adoravo i tuoi baci unici, dolci, alle volte amari e rabbiosi, passionali o timidi…
Provare tutte queste sensazioni, le tue sensazioni, ad un solo tocco era la cosa più straordinaria che potesse succedermi. Faceva tutto parte di ciò che eri; ti rendevano unico, mio, mio e di nessun altro.

“Non trattarmi così, non sono un oggetto!”  
Eri furioso, eri mutevole come il vento…
Ed io lo odiavo.
“Cosa te lo fa credere?” Ti domandavo cattivo.
“Forse tu non te ne sei mai accorto Boris, ma a quanto pare 
io provo dei sentimenti!”
Delusione.
Ti stavo deludendo, non lo sopportavo.
“Cosa vuoi che me ne importi?!” Vidi i tuoi occhi sbarrarsi, ridursi a fessure poi gelarsi e mandare scintille.
Eri disgustato. 
Proprio come me.

Qui fuori fa freddo.
Oh, ricordi..?
Il gelo mi piaceva.

“Cosa fai lì fuori? Ti prenderai un malanno!” Esclamavo, guardando il tuo meraviglioso profilo e avvicinandomi a te.
Si ghiacciava quel giorno e la temperatura era tanto pungente da inibire i nostri sensi.
“Il freddo è bello… non trovi, Boris’ka?” Mi domandavi, respirando grandi boccate di aria gelida rilassandoti.
“Sì.” rispondevo semplicemente, abbracciandoti. “
Ma tu mi piaci di più” aggiungevo in un sussurro al tuo orecchio.
Ti voltavi, mi sorridevi, mi baciavi…
Oh, le tue labbra!
Dio, quanto le amavo!

Il vento continua a soffiare, sembra voler dirmi qualcosa…
Non voglio ascoltarti!

“Adoro anche il vento e la sensazione che mi dà ogni volta che mi sfiora il viso” Continuavi, chiudendo gli occhi e lasciando che l’aria ti amasse.
“E a te piace, Boris’ka?” Chiedevi, poi, ingenuamente.
“Lo odio.” ti rispondevo, freddo.
Mi guardavi con occhi increduli: non riuscivi a capire come potessi disprezzare una cosa tanto dolce, quanto distruttiva.
“Tu somigli al vento.” Affermavi poco dopo tranquillamente, con quella tua calma snervante.
“Io 
non sono fragile.” Ribattevo cocciuto.
Scuotevi la testa ed i tuoi occhi che un tempo erano stati di ghiaccio esprimevano infinita dolcezza.
Toccava a me essere 
disgustato.

C’è il tramonto, ora, la morte del sole e la fine del giorno.
Lo spegnersi di una vecchia storia e l’inizio di una nuova vita.

“Mi fai male, Boris, lasciami!” Urlavi queste parole mentre ti stringevo i polsi bloccandoti, mentre ti ferivo.
Volevo vederti soffrire; eri troppo vulnerabile, troppo simile al vento
… avevi bisogno di cambiare.
“Sta' zitto! Non mi importa!” Sibilavo ferrando la presa, sentendo le tue ossa scricchiolare, avvertendo i tuoi gemiti di dolore.
Chiudevi gli occhi e voltavi quel meraviglioso viso che tanto mi incantava: non volevi farmi partecipe del dolore che ti causavo ,non volevi vedermi trionfare.
Già, 
piangevi.
“Perché?” 
Quella fu una domanda improvvisa, che non mi aspettavo.
Eri addolorato ed io ti risposi ferendoti ancor più nell’orgoglio; e ti schiaffeggiai, dicendo:
“Non voglio sentire un solo lamento uscire dalla tua bocca, sono stato chiaro?”
Un cenno di assenso.
Poi, silenziose lacrime scesero dai tuoi occhi.
Eccola, la pioggia che amavo.
Sì! Finalmente l’odiato vento era stato domato..! Finalmente rimaneva solo l’adorato gelo…

Sono ancora qui, mio amore disprezzato, ti sto aspettando.
Il vento ha smesso di soffiare, l’aria è ferma e fa freddo.
Ti piace il freddo, no..? 
La sera è calata, la luna appare alta nel cielo.

“Boris, quando un giorno morirò, voglio che sia il vento a portarmi via.” Mi dicevi.
La luna piena era magnifica nel firmamento, i suoi candidi raggi ti rendevano meraviglioso e per completare il tutto si era alzato un leggero venticello a scompigliarti i capelli: una scena stupenda.
Morire? Non credi sia presto per pensare a queste cose?” Domandavo divertito.
Mi guardavi intensamente, fissando i tuoi occhi nei miei: eri serio.
“Io non permetterò che tu te ne vada.” Ti risposi allora, ricambiando lo sguardo.
“Non puoi impedirlo, Boris… E poi chi ti dice che saremo ancora insieme quel giorno?” Chiedevi, quindi, con una punta di 
perfidia.
“Tu sei 
miomio e solo mio” Ribattevo, stringendoti forte a me: non potevi sfuggirmi, mi appartenevi.
Tu, d’altra parte, poggiavi la testa sul mio petto.
 Un lieve sorriso ti incurvava le labbra, eri 
felice.
“Sei importante per me.” Quelle furono le più belle parole che potessi mai pronunciare.
“Sì, anche tu.”

Alla fine non sei venuto per davvero..!
Chiudo gli occhi e qualcosa di umido mi scivola lungo la guancia.
Sto soffrendo, amore.
Perché non torni da me..?
Il vento soffia più impetuoso che mai ed è quasi imbarazzante la maniera in cui stia rispecchiando il mio stato d’animo.
Ti odio, dannazione.
Io non sono fragile!
Io non sono come te! 
Ah, quelle strane gocce di acqua salata continuano a bagnarmi il volto, sai?

Ti tenevo tra le mie braccia, ferito e sanguinante, il respiro irregolare.
Cosa stava accadendo?
Ero confuso ed avevo le mani sporche del tuo sangue.
Non volevo che arrivasse la fine.
“B-Boris?” Mi chiamavi con un filo di voce, preda della debolezza.
“Sono qui. Non sforzarti! Vedrai, ce la farai… io… mi dispiace…non…” Interrompesti il mio penoso balbettio posandomi un dito sulla bocca, per poi sostituirlo con la cosa che più amavo al mondo: le tue morbide labbra insaporite dal sangue. 
Una volta separati, mi sorridesti.
“Non chiedere scusa, tu non sei debole… o sbaglio..?”
“…”
Perché, perché mi dicevi quelle cose con aria tanto 
beffarda..?
Mi stavi odiando, vero..?
Vero?
“Il vento mi sta davvero portando via.”
Non capivo.
Sapevo solo che i tuoi bellissimi occhi si stavano chiudendo per sempre.
Delle lacrime sfuggite al mio controllo bagnarono il tuo pallido volto, rilassato in un ghigno grottesco
Però io non udivo la voce del vento.
 

Hai deciso di voltarmi le spalle, già, e mi hai odiato nel tuo fatale istante.

“Le tue scuse sono inutili, Boris.”

Questo fu l’ultimo sussurro che ti scivolò fuori dalle labbra prima di andar via…
Stronzo.
Il vento soffia sempre più prepotentemente, mi schiaffeggia… ti odio!

Però, sorprendentemente, è proprio lì che tra le folate di vento gelido, d’improvviso, ti rivedo.
Il tuo dannato volto esprime un’infinita tristezza e scuoti la testa, rassegnato.
Una lacrima di sangue ti scivola lungo la guancia diafana, gelandosi e frantumandosi al suolo.
Oh, possibile che tu sia ancora più meraviglioso di quanto ricordassi..?
Poi, sento un sussurro giungere da lontano: esprime il tuo profondo e logorante… dolore?
Sì, forse questa è la parola più adatta.

“Odiami come io ti ho amato.”

Rimango immobile e le gambe mi tremano.
No, ti prego, no…
Ma non ascolti le mie mute e vili preghiere; semplicemente, ti volti, consentendomi ancora una volta di osservare il tuo splendido profilo.
Scusami.
Ti ho ferito, ucciso ancora una volta.
Ti dissolvi per sempre in una pioggia di cristalli di ghiaccio.


Silenzio.
Il vento, per l’ennesima volta, si acquieta e l’aria è di nuovo ferma.
Barcollando, raggiungo il luogo dove sei apparso e scomparso come in un magnifico sogno.
Lì, mi chino a raccogliere  uno dei pezzi di ghiaccio che hai lasciato dietro di te.
È affilato, ha un’aria attraente e sembra fatto apposta, sai?
Oh, chi di noi due, a questo punto, è stato il più crudele..?
Agisco di impulso, come sempre d’altronde.
La mano non trema.
La sicurezza non svanisce.
La follia non smette di ballare frenetica nella mia testa.

Eccolo, finalmente! Ci riesco: un solo taglio netto per entrambi i polsi.

Giunge il freddo, però mi piace.
Il vento, invece, s’è ritirato dal proprio galoppo sfrenato fra i cieli: meglio così, lo detesto
Poi comprendo.
Capisco, in fine, quello che volevi dirmi tempo fa.
Il sangue mi accarezza voluttuoso nel non spazio di una pazzia divoratrice e puttana.
Ah, sorrido -ghigno, ghigno!- prima di chiudere gli occhi per sempre.

“Il vento ha deciso di raggiungerti, Yurij…”

Allora soffia, soffia lontano.
Afferra il mio odiato e trascinalo all’Inferno.

*Owari*

Autrice: O.O
Boris: O.O
Ivanov:  =__=
Autrice: Mamma, ragazzi, che delirio! -.-
Boris: Ma io sono morto O.o?
Ivanov: Sì, Boris, siamo morti entrambi. -.-
Boris: …
Ivanov: Posso sapere, di grazia, perché io faccio sempre una brutta fine? In questa fic mi hai anche accoppiato a quello psicopatico di Boris tra l’altro!
Autrice: Meno lamentele, Ivanov, so già che saranno i recensori a farmele… Ma che fine ha fatto Boris O.o?
Ivanov: È rimasto shockato dai tuoi dolci metodi…
Autrice: Capisco… bhè, pazienza ^O^!
Ivanov: che cazz..?! O_ò
Autrice: Orsù, signori miei, mentre cerchiamo di risolvere il problema Boris vi invito a commentare, yep! U.U
Si accettano critiche, consigli e quant’altro! V.V
Bene, arrivederci a tutti ^O^! *trascina via Boris a peso morto*

 

   
 
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