Salve a
tutti! Lo so, lo so, sono in ritardo con la pubblicazione del
capitolo 11
di “The game is over”… ma abbiate pazienza, arriverà a breve! Nel
frattempo
leggetevi questa one-shot partorita dalla mia mente malata nell’ora di
matematica: è una shonen-ai °-°.
In questo periodo sto leggendo un po’ troppe yaoi O.o.
Spero arriverete vivi alla fine XD!
Buona lettura!
Odio il vento
Piove.
Adoro la pioggia, il cielo piange, l’acqua cade…
Ho freddo.
Piove.
Solo contro tutti e nessuno: amici, nemici, compagni…
C’è silenzio.
Amo il silenzio, il buio, l’oscurità del
mio cuore.
Il vento soffia muto ed impetuoso, ma sempre con la
stessa passione.
Ah, odio il vento!
È vulnerabile, è fragile… cambia
spesso direzione.
Lacrime?
No, queste non sono lacrime, ho imparato a
non versarne.
È la pioggia, è sempre la pioggia…
Non avverto alcun suono.
Silenzio.
E lì, nell’immutabilità, si espandono le tenebre, scorre il sangue,
esplode una
piccola luce, il buio divora tutto di nuovo, famelicamente.
La pioggia continua a cadere.
Alzo il volto al cielo e chiudo gli occhi: ti sto aspettando, ma non
arriverai;
lo so, lo sento.
Non siamo mai stati veramente legati, sostavamo al confine tra
l’odio e
l’amore.
“Ti odio, ti odio, ti odio… no,
forse… ti amo.”
Eri davanti
a me; ti avevo usato ancora:
“Ti odio Huznestov!” Mi dicesti,
sibilando ferito.
“Come puoi disprezzarmi? Nei tuoi occhi io leggo solo
un'infinita devozione..!”
Ti risposi con il mio
solito ghigno.
E tu sapevi che in parte avevo ragione, ma non intendevi
accettarlo,
troppo orgoglioso per farlo.
Testone.
La pioggia ha
smesso di cadere, soffia il vento.
Odio il vento.
È il mio elemento, ma io non sono come il vento, non sono così fragile.
“La
fragilità è l’essenza dell’essere umano, Boris.” Mi sussurravi
queste
parole all’orecchio, mentre mi carezzavi i capelli con quel tuo
delicato tocco
che tanto amavo.
“Allora non voglio essere umano.” Ribattevo, voltandomi a guardarti
negli occhi.
“Questa è una realtà che ti conviene accettare..!” Rispondevi allora,
ridendo.
“Ahah! Non penso di poterlo fare!” E, volendo mettere fine a quella
discussione, ti impedivo di parlare, tappandoti le
labbra con le mie.
Adoravo i tuoi baci unici,
dolci, alle volte amari e rabbiosi, passionali o timidi…
Provare tutte queste
sensazioni, le
tue sensazioni, ad un solo tocco era
la cosa più straordinaria che potesse succedermi. Faceva tutto parte di
ciò che eri; ti rendevano unico, mio, mio e
di nessun altro.
“Non
trattarmi così, non sono un oggetto!”
Eri furioso, eri mutevole come il vento…
Ed
io lo odiavo.
“Cosa te lo fa credere?” Ti domandavo cattivo.
“Forse tu non te ne sei mai accorto Boris, ma a quanto
pare io provo
dei sentimenti!”
Delusione.
Ti stavo deludendo, non lo sopportavo.
“Cosa vuoi che me ne importi?!” Vidi i tuoi occhi sbarrarsi,
ridursi a
fessure poi gelarsi e mandare scintille.
Eri disgustato.
Proprio come me.
Qui fuori fa
freddo.
Oh, ricordi..?
Il gelo mi piaceva.
“Cosa
fai lì fuori? Ti prenderai un malanno!” Esclamavo, guardando
il tuo
meraviglioso profilo e avvicinandomi a te.
Si ghiacciava quel giorno e la temperatura era tanto pungente da
inibire i
nostri sensi.
“Il freddo è bello… non trovi, Boris’ka?” Mi domandavi,
respirando grandi
boccate di aria gelida rilassandoti.
“Sì.” rispondevo semplicemente, abbracciandoti. “Ma tu mi piaci di
più” aggiungevo in un
sussurro al tuo orecchio.
Ti voltavi, mi sorridevi, mi baciavi…
Oh, le tue labbra!
Dio, quanto le amavo!
Il vento
continua a soffiare, sembra voler dirmi qualcosa…
Non voglio ascoltarti!
“Adoro anche
il vento e la sensazione che mi dà ogni volta che mi sfiora il viso”
Continuavi, chiudendo gli occhi e lasciando che l’aria ti
amasse.
“E a te piace, Boris’ka?” Chiedevi, poi, ingenuamente.
“Lo odio.” ti rispondevo, freddo.
Mi guardavi con occhi increduli: non riuscivi a capire come
potessi disprezzare
una cosa tanto dolce, quanto distruttiva.
“Tu somigli al vento.” Affermavi poco dopo tranquillamente, con quella
tua
calma snervante.
“Io non sono
fragile.” Ribattevo cocciuto.
Scuotevi la testa ed i tuoi occhi che un tempo erano
stati di ghiaccio
esprimevano infinita dolcezza.
Toccava a me essere disgustato.
C’è il
tramonto, ora, la morte del sole e la fine del giorno.
Lo spegnersi di una vecchia storia e l’inizio di una nuova vita.
“Mi fai
male, Boris, lasciami!”
Urlavi queste parole mentre ti stringevo i polsi bloccandoti, mentre ti
ferivo.
Volevo vederti soffrire; eri troppo vulnerabile, troppo simile al vento…
avevi bisogno di cambiare.
“Sta' zitto! Non mi importa!” Sibilavo ferrando la
presa, sentendo le
tue ossa scricchiolare, avvertendo i tuoi gemiti di dolore.
Chiudevi gli occhi e voltavi quel meraviglioso viso che tanto mi
incantava: non
volevi farmi partecipe del dolore che ti causavo ,non volevi vedermi
trionfare.
Già, piangevi.
“Perché?”
Quella fu una domanda improvvisa, che non mi aspettavo.
Eri addolorato ed io ti risposi ferendoti ancor più nell’orgoglio; e ti
schiaffeggiai, dicendo:
“Non voglio sentire un solo lamento uscire dalla tua
bocca, sono stato
chiaro?”
Un cenno di assenso.
Poi, silenziose lacrime scesero dai tuoi occhi.
Eccola, la pioggia che amavo.
Sì! Finalmente l’odiato vento era stato domato..! Finalmente
rimaneva solo
l’adorato gelo…
Sono ancora
qui, mio amore disprezzato, ti sto aspettando.
Il vento ha smesso di soffiare, l’aria è ferma e fa freddo.
Ti piace il freddo, no..?
La sera è calata, la luna appare alta nel cielo.
“Boris, quando
un giorno morirò, voglio che sia il vento a portarmi via.” Mi dicevi.
La luna piena era magnifica nel firmamento, i suoi candidi
raggi ti
rendevano meraviglioso e per completare il tutto si era alzato un
leggero
venticello a scompigliarti i capelli: una scena stupenda.
“Morire?
Non credi sia
presto per pensare a queste cose?” Domandavo divertito.
Mi guardavi intensamente, fissando i tuoi occhi nei miei: eri
serio.
“Io non permetterò che tu te ne vada.” Ti risposi allora, ricambiando
lo
sguardo.
“Non puoi impedirlo, Boris… E poi chi ti dice che saremo
ancora insieme
quel giorno?” Chiedevi, quindi, con una punta di perfidia.
“Tu sei mio, mio e solo
mio”
Ribattevo, stringendoti forte a me: non potevi sfuggirmi, mi appartenevi.
Tu, d’altra parte, poggiavi la testa sul mio petto.
Un lieve sorriso ti incurvava le labbra, eri felice.
“Sei importante per me.” Quelle furono le più belle parole che potessi
mai
pronunciare.
“Sì, anche tu.”
Alla fine non
sei venuto per davvero..!
Chiudo gli occhi e qualcosa di umido mi scivola lungo la guancia.
Sto soffrendo, amore.
Perché non torni da me..?
Il vento soffia più impetuoso che mai ed è quasi imbarazzante la
maniera in cui
stia rispecchiando il mio stato d’animo.
Ti odio, dannazione.
Io non sono fragile!
Io non sono come te!
Ah, quelle strane gocce di acqua salata continuano a bagnarmi il volto,
sai?
Ti tenevo
tra le mie braccia, ferito e sanguinante, il respiro
irregolare.
Cosa stava accadendo?
Ero confuso ed avevo le mani sporche del tuo sangue.
Non volevo che arrivasse la fine.
“B-Boris?” Mi chiamavi con un filo di voce, preda della
debolezza.
“Sono qui. Non sforzarti! Vedrai, ce la farai… io… mi dispiace…non…”
Interrompesti il mio penoso balbettio posandomi un dito sulla bocca,
per poi
sostituirlo con la cosa che più amavo al mondo: le tue morbide labbra
insaporite dal sangue.
Una volta separati, mi sorridesti.
“Non chiedere scusa, tu non sei debole… o sbaglio..?”
“…”
Perché, perché mi dicevi quelle cose con aria tanto beffarda..?
Mi stavi odiando, vero..?
Vero?
“Il vento mi sta davvero portando via.”
Non capivo.
Sapevo solo che i tuoi bellissimi occhi si stavano chiudendo per sempre.
Delle lacrime sfuggite al mio controllo bagnarono il tuo pallido volto,
rilassato in un ghigno grottesco
Però io non udivo la voce del vento.
Hai deciso di voltarmi le spalle, già, e mi hai odiato nel tuo
fatale
istante.
“Le tue
scuse sono inutili, Boris.”
Questo fu
l’ultimo sussurro che ti scivolò fuori dalle labbra prima di
andar via…
Stronzo.
Il vento soffia sempre più prepotentemente, mi
schiaffeggia… ti
odio!
Però,
sorprendentemente, è proprio lì che tra le folate di vento
gelido, d’improvviso, ti rivedo.
Il tuo dannato volto esprime un’infinita tristezza e scuoti la testa,
rassegnato.
Una lacrima di sangue ti scivola lungo la guancia diafana, gelandosi e
frantumandosi al suolo.
Oh, possibile che tu sia ancora più meraviglioso di quanto ricordassi..?
Poi, sento un sussurro giungere da lontano: esprime il tuo profondo e
logorante… dolore?
Sì, forse questa è la parola più adatta.
“Odiami
come io ti ho amato.”
Rimango
immobile e le gambe mi tremano.
No, ti prego, no…
Ma non ascolti le mie mute e vili preghiere; semplicemente, ti volti,
consentendomi ancora una volta di osservare il tuo splendido profilo.
Scusami.
Ti ho ferito, ucciso ancora una volta.
Ti dissolvi per sempre in una pioggia di cristalli di ghiaccio.
Silenzio.
Il vento, per l’ennesima volta, si acquieta e l’aria è di
nuovo ferma.
Barcollando, raggiungo il luogo dove sei apparso e scomparso come in un
magnifico sogno.
Lì, mi chino a raccogliere uno dei pezzi di ghiaccio
che hai
lasciato dietro di te.
È affilato, ha un’aria attraente e sembra fatto apposta, sai?
Oh, chi di noi due, a questo punto, è stato il più
crudele..?
Agisco di impulso, come sempre d’altronde.
La mano non trema.
La sicurezza non svanisce.
La follia non smette di ballare frenetica nella mia testa.
Eccolo, finalmente! Ci riesco: un solo taglio netto per entrambi i
polsi.
Giunge il freddo, però mi piace.
Il vento, invece, s’è ritirato dal proprio galoppo sfrenato fra i
cieli: meglio
così, lo detesto.
Poi comprendo.
Capisco, in fine, quello che volevi dirmi tempo fa.
Il sangue mi accarezza voluttuoso nel
non spazio di una pazzia
divoratrice e puttana.
Ah, sorrido -ghigno, ghigno!- prima
di chiudere gli occhi per
sempre.
“Il vento ha
deciso di raggiungerti, Yurij…”
Allora
soffia, soffia lontano.
Afferra il mio odiato e trascinalo all’Inferno.
*Owari*
Autrice: O.O
Boris: O.O
Ivanov: =__=
Autrice: Mamma,
ragazzi, che delirio! -.-
Boris: Ma io sono morto
O.o?
Ivanov: Sì, Boris, siamo
morti entrambi. -.-
Boris: …
Ivanov: Posso sapere, di
grazia, perché io faccio sempre una
brutta fine? In questa fic mi hai anche accoppiato a quello psicopatico
di
Boris tra l’altro!
Autrice: Meno
lamentele, Ivanov, so già che saranno i
recensori a farmele… Ma che fine ha fatto Boris O.o?
Ivanov: È rimasto
shockato dai tuoi dolci metodi…
Autrice: Capisco… bhè,
pazienza ^O^!
Ivanov: che cazz..?! O_ò
Autrice: Orsù, signori miei,
mentre cerchiamo di risolvere il
problema Boris vi invito a commentare, yep! U.U
Si accettano critiche, consigli e quant’altro! V.V
Bene, arrivederci a tutti ^O^! *trascina via Boris a peso morto*