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Autore: feeltheromance    17/05/2013    4 recensioni
Non leggerai mai nulla di tutto questo. So che è così, non sono stupido.
Non sei più con me e non tornerai mai. Non questa volta.

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Dean scrive una lettera che Castiel non leggerà mai.
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[ destiel - death-fic - letter!fic ]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel.
Rating: verde/giallo?
Beta: il mio cervello.
Genere: one-shot, angst, letter!fic, introspettivo, malinconico.
Warning: slash, fallen!Cas, human!Cas, death-fic, spoiler!, OOC, missing moments, what if?, post ottava stagione.
Words: 2.084
Summary: Dean scrive una lettera che Castiel non leggerà mai.
Note: Buongiorno mondo! Oh mamma mia, ho così tante cose da dire che so già che finirò senza dire una cippa di niente. Bene, le cose sono: sono stata alla JIBcon ed è stata l’esperienza più bella della mia vita, non ne parlo qui perché comunque non centra (?) comunque penso che se qualcuno c’è stato capisce come mi sento. Sono felice, finalmente, dopo un periodo di merda assoluta e dilagane (evvai con la finezza) che comunque non è finito, ma si è molto attutito grazie a questo evento stupendo okay. Non ne parlo se no piango. Dirò solo che ho fatto cioppi-cioppi a Misha e lui l’ha fatto a me e no non sto piangendo ancora :))) e se a qualcuno interessano i video/foto che ho fatto, basta chiedere e può aggiungermi su FB, Twitter, Instagram, Sarcazzo.it lol
Poi, accenno solo ma non mi soffermo a parlare della 8x23. Mio. Dio. PERCHE’ TUTTI I MIEI PERSONAGGI PREFERITI VENGONO SEMPRE TRATTATI COME CACCHE? Lo fate apposta, né? I mean, human!Cas. sono contenta e tristissima insieme per questo. Also, Crowley. E la wincest. E tutto. I MIEI FEELINGS. Ma tralasciamo anche questo. Solo, questa fan fiction contiene riferimenti anche a quella puntata, più o meno reinterpretati da me, okay, però non vorrei che la spoileriate, quindi vedetevela e poi leggete /e__e
E alla fine arriva mamma parliamo della fic. Non è una vera e propria fan fiction, è una lettera, scritta da Dean per Castiel, per tanto non ha una vera e propria trama. Più che altro, è un insieme di tutti i loro momenti, di quello che prova Dean e…degli ultimi avvenimenti? Beh, comunque, non essendo propriamente una fan fiction, nel caso non fosse adatta per EFP la eliminerò. Per ora ci tento lol. L’ho scritta di getto e non so come ho fatto a buttare giù quasi 2000 parole senza concludere niente alla fin fine (?) boh. In parte ne sono soddisfatta, in parte lancerei il pc dalla finestra se dovessi rileggerla. Non so spiegare come mi sento riguardo questa ff, quindi boh, magari a qualcuno piace.
Mi scuso con il personaggio di Dean perché l’avrò sicuramente storpiato eccessivamente nel corso della storia. Spero di non aver fatto un caos totale, almeno. Il mio Dean è totalmente OOC, proprio perché quello originale è un personaggio ben complicato e io non sono ancora in grado di renderlo perfettamente :’D Comunque buona lettura e buona fortuna se tentate di raggiungere la fine XD grazie a tutti voi che mi leggete, come sempre. Spero che anche questa cosa possa venire apprezzata un minimo <3 A presto e come sempre scusatemi per eventuali errori di battitura D: love! – S.
Dedica: A Castiel (me stessa).

 
 
  
~ Ero con te e non mi importava di nient’altro.
( E sempre, come un amuleto, tengo i tuoi occhi nella tasca interna del giubbotto. )
 
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“I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare.
Ci uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare.
Certi legami sfidano le distanze e il tempo e la logica.
Perché ci sono legami che sono semplicemente... destinati ad essere.”

 
 
 
 
Castiel,
 
Fa freddo qui e tu ancora non ritorni.
Avevi promesso che non mi avresti lasciato solo, non d’inverno, non quando tremo se non ti ho vicino.
Il vuoto che ti sei lasciato dietro è incolmabile, impossibile. Enorme.
Da quando non ci sei, sembra che nulla abbia più senso. So, naturalmente, che non è così. So che tutto questo dolore è solo una stupida percezione del mio cervello inevitabilmente assuefatto dalla tua presenza. Sei diventato una droga, per me e non posso disintossicarmi, non posso guarire.
 
Sono nato quella sera, in quel capanno, tra le scintille delle lampade che hai fatto scoppiare con il tuo arrivo. Ti sei fatto riconoscere subito.
La prima cosa che ho visto sono stati i tuoi occhi; blu, inumani, troppo perfetti per essere veri. Occhi profondi, freddi. Mi è piaciuto riuscire a scaldarli, in questi anni. Mi ha reso fiero essere riuscito a renderti un po’ umano, quel tanto che bastava per farti capire che dovevi proteggere ciò che amavi, non ciò che ti era stato ordinato di difendere.
Sei venuto a proteggere me. Una volta mi hai confessato che pensavi fossimo una famiglia. L’Uomo Giusto e l’Angelo del Signore caduto dal Cielo erano una famiglia. Sembra quasi l’inizio di una barzelletta davvero poco divertente.
La seconda cosa che ho notato quella sera, è stato il tuo stupido trench beige.
Era ancora pulito e poco stropicciato, quel giorno, ma lo indossavi già come lo indossi oggi, come fosse un ingombro fastidioso e una protezione unica allo stesso tempo.
Sembra darti fastidio, ma hai paura di venirne privato.
Poi ho visto le tue ali, quella sera. In realtà non le ho viste davvero. Sarei morto, se l’avessi fatto, perché sono fatte di Grazia, sono pure e come mi avresti poi ripetuto infinite volte, gli uomini non hanno il permesso di vederle.
Ho visto la loro ombra. Erano bellissime, enormi, riempivano l’intero capannone. Mi hai messo in soggezione, quella notte. Eri così- grande, immenso e potente, eri qualcosa di sconosciuto e pericolosamente affascinante. Mentre io ero così piccolo e umano.
Quante volte, abbracciandoti, ho sentito che c’era qualcosain più sulla tua schiena? Così spesso che ora mi viene quasi da ridere pensando ai primi tempi, quando ancora non riuscivo a credere che fossi un Angelo.
Alla fine quelle ali me le hai mostrate. Te lo ricordi, Cas? Eri appena tornato dal Purgatorio, Naomi ti aveva riportato sano e salvo sulla Terra e tu eri corso da me e Sammy. Riesci a ricordare quanto batteva forte il mio cuore? Io ricordo quanto male mi facevano i tuoi baci che sapevano di sofferenza e lontananza.
Abbiamo fatto l’amore, quella notte e tu mi hai mostrato le ali. L’hai fatto per me, hai tenuto la Grazia dentro di te, riuscendo a mostrarmi soltanto la parte fisica, perché sapevi quanto mi attiravano.
Erano come te: soprannaturali, immense e semplicemente perfette. Vederti in quel modo, nudo con le ali spiegate, con gli occhi sgranati e le mani tremanti mi aveva mandato fuori di testa, credo non lo dimenticherò mai.
 
Quand’ero piccolo, mamma era solita dirmi che gli angeli vegliavano su di me. Mamma è sempre stata la donna più saggia del mondo. Penso che se fosse ancora viva, sorriderebbe con quel suo sorriso caldo e pulito vedendomi piegato su questo foglio sporco, a scrivere queste parole.
Non leggerai mai nulla di tutto questo. So che è così, non sono stupido.
Non sei più con me e non tornerai mai. Non questa volta.
Ti ho visto mentre ti spegnevi, ti ho sentito mentre piangevi senza lacrime, ti ho stretto mentre esalavi gli ultimi respiri.
Ho creduto di morire assieme a te. Ho sperato di farlo.
Avevo pensato che sarei morto, non appena lo fossi stato tu. E invece sono sopravvissuto, sono ancora qui. Mi viene da ridere, quasi.
Tu e Sam, due delle persone più importanti della mia vita, non ci siete più, mentre io sono ancora qui, condannato a muovermi, respirare, a vivere ancora. Ogni passo è dolore, ogni respiro, una pugnalata al cuore.
Hai mai desiderato morire, Cas?
Hai mai voluto spegnerti, accasciarti, dormire e non doverti svegliare mai più? Andare oltre al confine?
Sono sicuro che ti sarà successo, almeno da quando sei caduto.
Vorrei essere morto al posto tuo.
 
Quando ti ho visto umano, mesi fa, ho sentito una stretta al cuore. Mi ha fatto male.
Era colpa mia, ancora. Avrei dovuto starti accanto, farti capire che se avessi avuto bisogno di me, io ci sarei stato. Sono sempre stato disposto ad aiutarti, anche se te n’eri andato. Avevi sbagliato e dire che mi avevi ferito è poco, ma ero davvero pronto a perdonarti, per l’ennesima volta. Non era colpa tua, non del tutto, almeno. Ti ho odiato per quello che hai fatto,  ma chi sono io per punirti? Non sono migliore di te, non lo sono mai stato e tu eri così- fragile, umano, in continuo pericolo. Avrei dovuto aiutarti.
Ero disposto a farlo, avevo soltanto paura di mostrarlo.
 
Sei sempre stato una delle pochissime persone in grado di capirmi, ci sei sempre riuscito anche se non sapevi nulla riguardo le emozioni degli uomini.
All’inizio ti ho odiato, per questo. Per anni ho costruito un muro attorno a me, proprio come quello che Sam aveva nella testa quando era senz’anima. Un muro di indifferenza, forza e cinismo mi divideva dal dolore della vita reale, dei legami affettivi e da tutto quello che un cacciatore non può permettersi di avere e nemmeno di sognare.
Poi sei arrivato tu. E sono crollato. Io, il muro, le mie convinzioni, tutto.
Hai distrutto il mio Essere e l’hai ricostruito, risanandolo.
Stare con te è sempre stato così. Doloroso, distruttivo, una guerra continua che vale la pena combattere, perché da un dolore tanto profondo non si può che uscirne fortificati.
Stare con te, Cas, è stato come rinascere. Sono bruciato e poi sono rinato dalle mie stesse ceneri.
 
Ti ricordi quando sei caduto?
Faceva freddo, proprio come oggi. Era la sera in cui persi tutto, in cui ogni cosa che mi ero tenuto stretto con tanta difficoltà mi venne strappata e lacerata davanti agli occhi.
Io ero solo. Tu anche. Sammy stava per morire. Gli Angeli non erano più tali, erano caduti tutti.
Tu sei stato il primo.
Sei caduto, ma non perché lo desideravi.
Sei caduto e non ero con te.
Ero arrabbiato con te, ero furioso. Nonostante la rabbia che avevo dentro, avrei dato l’anima per essere con te nei tuoi primi momenti da umano.
Quando ci siamo rivisti mi hai detto che dopo essere caduto, dopo esserti risvegliato, avevi freddo. Mi hai detto che ti sentivi vuoto, che non riuscivi quasi a respirare. Forse, se fossi stato con te avrei potuto aiutarti, darti una mano e aspettare che l’afferrassi.
Ti avrei aiutato a respirare. Eri così fragile da umano. Eri veramente un bambino piccolo e indifeso che spia il mondo circostante dallo spiraglio del suo impermeabile che sa di rifugio e di famigliarità.
 
Ti ricordi la prima volta che abbiamo fatto l’amore? Te la ricordi, Cas?
Eravamo distrutti e ci siamo curati a vicenda. Unirmi a te mi era parso un regalo, un vero e proprio dono del Cielo e non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi permesso di amarti anche in quel modo.
Volerti bene mi ha fatto del male, mi ha fatto a pezzi, ma non ti rimprovero nulla.
Ti ricordi la prima volta che abbiamo fatto l’amore dopo che sei caduto? Ti ho ritrovato mesi dopo quel dannato giorno, tu vagavi per le strade con le spalle basse e uno sguardo che non era il tuo. Qualcuno ti aveva rubato la luce che era solita brillare nei tuoi occhi blu; sono così fiero di me per essere riuscito a restituirtela, nelle settimane che seguirono. Mi hai fatto sentire utile e sai quanto è importante per me.
Ti ho trovato per strada ed eri umano. Le ali non le avevi più, la Grazia nemmeno, ma l’impermeabile l’avevi tenuto.
-Non voglio buttarlo. Mi ricordo quando me l’hai restituito.- avevi risposto quando ti chiesi perché continuavi ad indossarlo.
 
Ti trovai per strada ed eri umano. Questa volta toccò a me ricostruirti. Una volta tu, una volta io.
Ho sempre pensato che quello che ci lega sia qualcosa di unico. Una volta hai detto che io e te condividiamo un legame più profondo. Credo avessi ragione. È difficile, è dolore e aiuto, è sopportare le ferite dell’altro e aiutarlo a guarirle.
Sei sempre stato la mia unica medicina, Cas. Sei stato anche una delle poche persone con cui io mi sia mai aperto e sai che non lo faccio spesso. Quasi mai, a dirla tutta.
Sai che vorrei nascondere il discorso ‘sentimenti’ in qualche angolo buio della mia mente e non aprirlo mai più.
Con te sono riuscito a parlarne.
Ho pianto, confessandomi con te e non mi sono sentito in colpa, una volta tanto. Mi hai ascoltato, mi hai aiutato ad uscirne, mi hai sfiorato la spalla coperta dalla camicia, sotto la quale il tuo marchio bruciava ancora.
Non te l’ho mai detto, ma quando sei vicino a me, la spalla pizzica.
Non è fastidioso. È una sensazione unica, strana. Non fa male, ma al tempo stesso non è piacevole. Non è bello, ma non vorrei  privarmene, ormai mi ci sono abituato. Un po’ come con te.
 
Da quando non ci sei, la spalla non mi pizzica più.
Il tuo impermeabile è sul fondo del bagagliaio dell’Impala, nascosta sotto un pesante telo nero, ferma in garage. Non la uso da quel giorno. Non ha senso cavalcare quell’auto senza qualcuno al mio fianco. Sammy mi ha lasciato e tu hai fatto lo stesso, non ho più nessuno con cui macinare chilometri e chilometri nel buio della notte.
Come quella volta in cui ho guidato per ore e dopo un po’ mi hai detto di accostare l’auto. Eravamo in mezzo al nulla, ma accostai comunque. Mi avevi preso il volto tra le mani e mi avevi baciato con foga, come facevi soltanto quando avevi qualcosa di importante da dirmi.
Abbiamo fatto l’amore tre volte di fila, quella notte. Alla mattina ti presi in giro perché avevi dolori ovunque e non eri abituato a stare male fisicamente dopo qualcosa di così bello.
 
Essere umani non è semplice. Essere umani ti distrugge, com’è successo a te.
Mi avevi baciato in quel modo perché avevi qualcosa da dirmi e quando me lo confessai avrei voluto soltanto morire. Sacrificarmi al posto tuo.
Non credere che mi dimentichi come mi hai guardato prima di andartene. Ho il tuo sguardo impresso nella retina e con quello me ne andrò. Sarà un po’ come se anche io vedrò te come ultima cosa prima di morire. Moriremo l’uno negli occhi dell’altro, letteralmente.
Sono pronto a farlo, sai? Ho preparato tutto. Devo solo decidere dove lasciare questa lettera.
All’inizio avevo pensato di bruciarla non appena l’avessi terminata. Poi ho pensato che avrei potuto rileggerla. Ho accantonato anche quell’ipotesi, perché se lo facessi finirei probabilmente per ripensarci e fermarmi prima di aver fatto quello che devo.
Sono deciso a farlo, non devo avere distrazioni.
Ho deciso di tenere questa lettera. La metterò nel tuo impermeabile, nella tasca interna. Non è un nascondiglio, non mi interessa se un giorno la troverà qualcuno e la leggerà.
È solo che il tuo trench è la sola cosa che mi è rimasta che mi ricorda te.
Penso sia giusto finirla così, un po’ come è cominciata.
 
Vado a prendere il pugnale. È lo stesso con cui ti ho pugnalato quella notte al capanno. Non ti aveva nemmeno scalfito, naturalmente. Con me non sarà la stessa cosa.
Farà male, so che sarà così, ne sono consapevole. Ho scelto questo pugnale anche per questo. Voglio che faccia male, perché so che anche tu, Sam, Bobby, papà e tutti gli altri avete sofferto.
Non voglio avere nessun tipo di privilegio se non quello di decidere io stesso come e quando farla finita.
 
Quindi arrivederci Cas, augurami buona fortuna, se sei da qualche parte là fuori e mi stai guardando.
Non posso dirti che ci rivedremo dall’altra parte, perché sinceramente, dopo tutto quello che è successo ad entrambi, non so più a che ‘altra parte’ sono destinati quelli come noi.
Ci vediamo presto, aspettami ancora un poco.
L’impronta della tua mano sulla mia spalla non pizzica più e si è molto sbiadita. È il momento giusto.
Grazie per tutto quello che hai fatto per me in questi anni.
 
Per sempre tuo,
 

D.W.

 
 
 
 
 
 
 
Note:
come avete visto, alla fine non ho specificato com’è morto Castiel. L’ho fatto per lasciare che ognuno interpreti la sua morte a modo proprio. Io me la sono immaginata come una cosa molto umana appunto, quindi avevo pensato ad una malattia. Sembra una cosa stupida e scontata, ma è proprio questo lo scopo. Volevo sottolineare il fatto che Castiel, prima invincibile, potente, Angelo, ora è un umano, fragile, uno qualunque, soggetto a ogni pericolo, anche appunto, alle malattie.
Ma come ho detto, ognuno è libero di interpretarla come vuole.
  
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