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Autore: Misaki Kudo    17/05/2013    8 recensioni
« I trust you, Shinichi! »
Sono passati cinque anni, l'Organizzazione è stata appena sconfitta.
Shinichi è ancora intrappolato nel corpo di Conan, ormai undicenne, mentre l'antidoto per l'apotoxina non è ancora stato ultimato. Il giovane continua a vivere a casa di Ran, che non riesce più a sopportare la lontananza dell'"amico", rivedendolo negli stessi occhi di Conan.
Situazioni complicate continueranno a caratterizzare la vita del giovane Kudo, la speranza è l'ultima a morire si sa, ma l'antidoto preparato da Haibara riuscirà a sconfiggere l'APTX?
Shinichi riuscirà, finalmente, a confessarsi a Ran dopo cinque anni di bugie?
Riuscirà a dire le cose che non le ha mai detto?
•••
In una folla, in una città. Lei avrebbe sempre ricercato il suo modo di camminare, i suoi saluti sinceri, il suo sguardo che riusciva a spiazzarla. Quegli occhi di un blu così intenso da fare invidia al cielo. Quel senso di pace che solo lui riusciva a procurarle. Una strana sensazione che ultimamente, provava anche quando era con Conan. O semplicemente la provava da sempre, ma lo ignorava. Perché Conan e Shinichi non potevano essere la stessa persona, no?
[Long ShinRan♥ - Conclusa.]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ShinRan♥: between friendship and love.//'
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;Gosho Aoyama © Detective Conan.


Le cose che non ti ho detto.

3.
Complicazioni.

•••

«Ehm, c-ciao papà!», strabuzzò le palpebre, terrorizzata.
«Occha- ehm, signor Mouri! Qual buon vento!», affermo allegro Shinichi correggendosi all'ultimo momento. La forza dell'abitudine l'avrebbe tradito prima o poi, ne era certo.
«Noi possiamo spiegarti tu-»
«SOTTOSPECIE DI DETECTIVE STA LONTANO DA MIA FIGLIA!», Kogoro impugnava minaccioso una penna, rivolta con la punta verso Shinichi come se fosse un'arma, lo sguardo furioso e una vena che pulsava lungo la tempia.
«Sei sempre fuori e quando torni...CERCHI SEMPRE DI SEDURLA! Ma io non te lo permetterò!», lo aveva alzato per il colletto guardandolo fisso negli occhi, lo sguardo di Shinichi andò dal preoccupato al rassegnato. Come al solito lo zietto era ubriaco fradicio.
«Papà! Smettila, non sono più una bambina! Shinichi si è dovuto occupare di un caso molto pericoloso che ora mi spiegherà, quindi scusaci», affermò convinta afferrando il detective più giovane per il braccio e trascinandolo via con sè fuori dall'agenzia. Il povero Kogoro rimase con la penna a mezz'aria, fissando il vuoto depresso. Tutti lentamente lo stavano abbandonando, prima Eri, poi Yoko e adesso anche Ran...

Corsero a perdifiato per una via conosciuta ad entrambi, la strada che portava a Villa Kudo. Shinichi c'era stato da poco e pregava mentalmente di non aver lasciato sulla scena del crimine, indizi che avrebbero potuto smascherarlo.
Entrarono silenziosi senza scambiarsi neanche uno sguardo, la mano di Ran continuava a stringere quella del detective. Le capitava di fare sempre così in quelle situazioni, quando le capitava di non vederlo per mesi, per anni. Poteva solo tenergli forte la mano, come se grazie alla sua presa sarebbe riuscita a trattenerlo per sempre con lei, ma qualcosa anche quella volta, le diceva che si sbagliava.
«Eccoci! E' passata un'infinità di tempo dall'ultima volta che siamo stati insieme qui! E dire che da bambini non facevamo altro che rovistare tra questi libri, sempre alla ricerca di nuove avventure...», disse la karateka guardando nostalgica l'enorme libreria dei Kudo.
«Mi ricordo quella volta che cercando di prendere un libro dallo scaffale più alto, sei scivolata giù picchiando la testa sul tappeto, hai fringnato talmente tanto che per calmarti ti ho dovuto dare due porzioni di torta! E dire che in realtà quello che si è fatto davvero male sono stato io, che con il mio peso ho cercato di bloccare la tua caduta! Sei sempre stata maldestra, baro!», 
il detective spostò lo sguardo a sinistra sbuffando seccato.
«Non è stata colpa mia! Dovevi farti perdonare per non aver tenuto bene la scala! Eri talmente disperato che non sapevi come fermare il mio pianto, lo ricordo benissimo, continuavi a farfugliare parole incomprensibili!», la karateka rise portando una mano alla bocca.
«Ti odiavo perché mi facevi sempre i dispetti e mi chiamavi piagnucolona, ma allo stesso tempo ero felice ogni qualvolta che cercavi, a modo tuo e con i tuoi strani metodi, di fermare il mio pianto. Mi faceva sempre piacere, anche se non lo ammettevo!», affermò sicura alzando il capo.
«Cos'è? Momento di confessioni? Evito di parlare di tutte quelle volte che cercavi di capire un caso, con scarsi risultati», il ragazzo questa volta si lasciò andare ad una fragorosa risata. «Certo. Certo. Scusi signor DetectiveIoSonoTroppoIntelligentePerIComuniMortali ma non sono una fanatica di gialli come lei, io non scompaio anni e anni per risolvere casi impossibili!»,lo sguardo di Ran passò dallo scherzoso al malinconico.
Shinichi spostò lo sguardo distaccato, una miriade di pensieri cominciarono a prendere posto nella sua mente. Quei pensieri che ormai lo attanagliavano da anni, e soprattutto in quegli ultimi giorni. Tutto gli passò davanti. La sua infanzia, la sua vita felice da detective liceale, Ran.
Poi erano arrivati loro e avevano distrutto tutto. Avevano frantumato ogni speranza nella sua vita e in quella delle persone a lui care.
«Io...non volevo Ran, davvero...Io-», cercò di esprimersi ma le parole di Haibara continuavano a rimbombargli in testa.
«Lascia stare il passato, l'importante che ora tu sei qui, che siamo insieme. Che stiamo recuperando gli anni persi.»
Shinichi si limitò ad annuire con il capo, guardava fisso il cellulare di Ran sul davanzale come se aspettasse la chiamata di qualcuno. 
Come per magia il telefono squillò. La ragazza si apprestò a rispondere preoccupata.
«Pronto? Eh? Co-Conan-kun?! Cosa ti è successo?! CHE COSA?! Cosa ci fai all'aereoporto?! I tuoi genitori sono tornati e stai andando per un po' da loro? Ma...potevi almeno salutarmi! Ti raggiungo all'aereoporto, aspettami lì! Che non pu-», la chiamata si interruppe bruscamente.
La ragazza fissò il vuoto per una manciata di secondi finché Shinichi le posò delicatamente la mano sulla spalla, conosceva bene il contenuto di quella telefonata, lui stesso aveva chiesto a sua madre di farla, utilizzando il farfallino cambia voce inventato dal Dottor Agasa.
«Non capisco...ogni qualvolta che posso essere felice per il tuo ritorno, immediatamente Conan sparisce e cambia atteggiamento nei miei confronti! Sembra quasi che gli dia fastidio...ma lui è solo un ragazzino!», affermò sincera la ragazza, osservando tristemente il soffitto.
«Non sai quante volte ho creduto che in realtà Conan fossi tu! Siete due gocce d'acqua, adesso ha lo stesso aspetto che avevi tu quando andavamo alle medie. Poi quel suo modo di essere così protettivo nei miei confronti, molto spesso, in particolare ultimamente, mi faceva pensare che lui non mi vedesse come una sorella...»
Shinichi deglutì rumorosamente.
«...vedendoti qui invece, capisco che mi sono da sempre sbagliata!», affermò sorridendo soddisfatta.
Shinichi sembrò tirare un sospiro di sollievo, gli occhi ridotti a puntini. L'ingenuità di Ran molto spesso lo sorprendeva, riusciva a crearsi nella mente situazioni strane e contorte. Riusciva ad arrivare sempre alla verità, ma il suo buonsenso e la sua bontà d'animo la portavano sempre nell'errore. Non sarai mai una buona detective, Ran-neechan! 
«Ma no dai, è pur sempre un ragazzino! Sarà stata una cosa improvvisa, vedrai che tornerà».
Anche se preferisco che non lo faccia davvero, mai più...

«Sembra che sia inutile che io continui a pensarci, veniamo a noi...», lo sguardo di Ran si fece dolce ma allo stesso tempo ammiccante. 
Shinichi deglutì. Quello sguardo riusciva sempre ad intimorirlo.
«Hai detto che non puoi ancora spiegarmi le dinamiche di questo fantomatico caso, ma non appena tutto sarà finito esigo che tu lo faccia! E poi voglio anche sapere dove sei stato tutto questo tempo, quante persone hai conosciuto, se stavi bene e non ti sei ammalato troppe volte, sei sempre uno sconsiderato del resto lo so, se hai continuato a chiamare i tuoi genitori e se...», si bloccò a mezz'aria quando due braccia forti l'attirarono a sè stringendola sempre di più, con una forza che a Ran trasmetteva un senso di protezione. Si sentiva cullata da quel profumo.
«...mi sei mancato tanto, stupido fanatico di gialli». Strinse forte la camicia del detective affondando il viso nell'incavatura della sua spalla. 
Shinichi non rispose, si limitò a stringere di più e portando due dita sotto il mento della ragazza fece per far scontrare le loro labbra. Si fermò ad un millimetro dal suo viso, osservando i suoi lineamenti perfetti. 
«Ran io, non voglio andarmene. Non voglio». Lo disse come se fosse una cosa che non poteva decidere di sua spontanea volontà, cosa effettivamente vera. «E allora non farlo». La karateka perse un battito.
Il detective non riusciva a pensare nel modo giusto, da una parte aveva il pensiero fisso dell'antidoto che continuava a martellargli il cervello, dall'altra parte il suo autocontrollo che oramai era inesistente. Non poteva ancora raccontare tutto a Ran, non poteva farlo per il suo bene perché se mai fosse ritornato ad essere Conan...sarebbe stato per sempre. Allo stesso tempo però voleva costruire insieme a lei dei ricordi, ricordi che non fossero legati alla sua infanzia, a quella che era stata la loro vita da bambini insieme. Voleva dei ricordi che non avrebbe mai rimosso, che sarebbero stati con lui in ogni momento, nel bene e nel male. Per una volta doveva essere egoista con se stesso.
La baciò dolcemente, un contatto delicato che lentamente cominciò a diventare più profondo. Un bacio che voleva essere di più, da troppo tempo. Le loro lingue continuarono a cercarsi senza sosta, i loro respiri affannati si scontrarono diventando un tutt'uno. Il detective spinse la ragazza verso il divano continuando a baciarla senza mai fermarsi. Il palmo della mano di Ran stringeva forte i capelli del ragazzo accarezzandoli con un movimento continuo. Continuarono così per diversi minuti, finché il braccio di Shinichi scivolò sulla gonna stretta di lei, cercandola. Il tocco ancora inesperto di un ragazzo che sì, aveva già vent'anni passati, ma che non aveva mai avuto nessuna esperienza.
Stessa cosa per quanto riguarda Ran, che seppur timorosa sapeva di potersi fidare, era lui, poteva essere solo lui. 
Era come se durante tutto questo tempo non avessero fatto altro che aspettarsi, con la speranza che sarebbero potuti essere qualcosa, che il destino non sarebbe stato loro per sempre contro.
Ran era solo per Shinichi. Shinichi era solo per Ran.
Lentamente il ragazzo si disfò della camicia mentre con l'altra mano continuava ad accarezzare la coscia morbida della ragazza. Ran dal canto suo non opponeva nessun tipo di resistenza, neanche un attimo di esitazione. Si ritrovarono intrecciati l'uno all'altra, quasi a voler recuperare il tempo perso. Il detective delicatamente allungò la mano verso il primo bottone della camicia di lei, quando improvvisamente un urlo li bloccò.

«KUDOOOOOOOOOOO! Amico mi-», lo sguardo del detective di Osaka si bloccò, terrorizzato.
 «Heiji! SEI UNO STUPIDO! Ti ho detto di non entrare, su torna qui…SCUSATE! », una ragazza dalla coda di cavallo lo trascinò fuori per la stanza dal colletto della camicia. Due ragazzi appena ventenni, fuggirono da quella che era una situazione troppo imbarazzante.
Erano proprio Heiji e Kazuha, gli anni erano passati anche per loro, ma la situazione era sempre la stessa. Entrambi non ammettevano i sentimenti che provavano l’uno per l’altra. Si limitavano a qualche gesto d’affetto di tanto in tanto, era come se fossero rimasti due adolescenti alle prese con la prima cotta. In quel momento il detective di Osaka però, l’aveva fatta davvero grossa.
Shinichi imbarazzato prese la camicia, Ran dal canto suo si limitò a sistemarsi le pieghe del vestito e pettinarsi un po' i capelli con le mani.
I loro volti erano ancora arrossati, le pupille guizzanti, incerti i sorrisi. Si scambiarono uno sguardo d'intesa che andava dall'imbarazzato al comprensivo, del resto si trovavano nella stessa medesima situazione da film.


«Haaaaaaaaaaaaaattori! Qual buon vento ti porta qui?», chiese ironico Shinichi mentre un tic nervoso cominciò a impossessarsi del suo sopracciglio destro. Heiji deglutì a fatica.
«V-volevo parlarti di una questione eh eh, poi c'è anche un caso di mezzo, eh eh», cercò di giustificarsi quello ridendo nervoso, cercava di utilizzare tutti i mezzi che aveva a disposizione per coinvolgere l'amico detective. I risultati furono scarsi. L'aveva fatta grossa.
I due giovani continuarono a parlare per frecciatine, mentre Ran e Kazuha decisero di andare nell'altra stanza a parlare un po'.
«RAAAN-CHAAAN! Devi raccontarmi tutto! Quando è tornato? Cosa ti ha detto? Vi siete messi insieme?», la giovane Kazuha cominciò a chiedere senza sosta, spinta dalla curiosità. Era sempre la solita ragazza impulsiva, lo sguardo era più adulto e maturo, il profilo più snello e modellato ma restava pur sempre la ragazza un po' mascolina di Osaka, quella che non riusciva a trattenersi di fronte alle novità.
«Ehy calmati Kazuha-chan! E' tornato questa mattina, ero sola a casa e mio padre non era ancora tornato e..», imbarazzata, Ran cercò di trovare le parole, ma la scena precedente all'arrivo di Kazuha ed Heiji continuava a martellarle il cervello.
«..vi siete messi insieme! Oh, almeno voi! Finalmente! E quanto ha intenzione di restare questa volta? Dopo la sua assenza di cinque anni farà bene a non lasciarti mai più! In caso contrario dimmi, che lo sistemo per le feste!», un'aura infuocata prese possesso della giovane di Osaka.
«Mi ha detto che ha avuto un caso importante in America, non può ancora spiegarmi i dettagli ma...dice che questa volta non se ne andrà», affermò Ran contenta ma allo stesso tempo non credendo alle sue stesse parole.
«Ma dimmi Kazuha-chan, è un po' che non venite a trovarci saranno sette mesi ormai! Novità con Hattori-kun?», chiese Ran speranzosa di conoscere nuovi aspetti della storia dell'amica. «Niente di niente, sta lì bloccato! Credo che non provi niente per me...mi vede solo come una sorella...», rispose malinconica Kazuha osservando la karateka.

Intanto in biblioteca i due detective continuavano a dialogare tra loro.
«CHE COSAAAAAAAAAAA?? Non hai ancora detto niente a Ran? E quando hai intenzione di farlo imbecille?», urlò Heiji noncurante del fatto che Ran fosse nella stanza accanto. «Hattori sei impazzito?! Potrebbe sentirci! Non posso ancora dirle la verità, l'antidoto è definitivo sì, ma non ho la certezza che funzioni e non voglio illuderla nuovamente!», si giustificò il detective dell'Est.
«Certo, certo. Tu non vuoi illuderla eh, Kudo? Cosa stavi facendo allora quando ho aperto la porta? Eh eh, bravo non pensavo fossi così diretto e spontaneo, sembravi quasi esperto!», lo schernì il detective dell'Ovest ammiccando.
«Poi qualcuno ha deciso di aprire la porta senza bussare. Ma dimmi. PERCHE' SEI QUI? Si può sapere?!», chiese nuovamente spazientito.
«Ah quasi dimenticavo! E' terribile Kudo! Volevo farti leggere questa cosa che mi hanno spedito per te, quando l'ho letta non riuscivo a credere ai miei occhi..», rispose Heiji porgendo una busta completamente bianca all'amico. Il giovane cominciò a leggerne il contenuto.

Good evening, my dear Silver Bullet!
I am sending this message to invite you and Angel to a party,
where there will be a competition between all the best detective in the world!
Sarei davvero felice di averti con me, consideralo come un gran Galà!
Chissà che riesca a decidere chi tra voi è il miglior detective.
Appuntamento al Royal City Hotel di Tokyo.
I hope that you will accept my invitation, Silver Bullet!

xoxo,
Vermouth.
 

Ps: Anche se con il suo sorriso lei illumina,
più di come fa la luna nel cielo, che deve sforzarsi per essere notata
allontanare ciò che conta può essere sbagliato.  Saggio è colui
che sa di non sapere.
Remember my dear, I know everything of you!

 


 

«Ch-che cosa? Vermouth?! Ma io pensavo che fosse uscita di scena! E' l'unica che non siamo riusciti a prendere quando l'Organizzazione è stata sterminata! Come può apparire così dal nulla? C'è sotto qualcosa...», affermò sicuro Shinichi.
«La cosa strana è che questo invito è stato inviato a molti detective, ma nessuno è firmato. Solo quello indirizzato a te. Chissà magari Vermouth vuole che sia tu a trovarla, chissà cosa sta architettando.
Ci andremo, non è vero Kudo?», chiese il giovane di Osaka speranzoso. L'idea di un nuovo caso da risolvere lo rendeva eccitato come non mai.
Shinichi non rispose, si limitò a sorridere. Ma non un sorriso qualsiasi, quel sorriso che stava a significare solo una cosa.
Shinichi Kudo era tornato. E questa volta avrebbe fatto chiarezza una volta per tutte.






 
 



 
 
 

•••


 
____________________________♥
Ciaaaaaaaaao! Eccomi qua con il quarto capitolo! Vi avviso già che al solito non sono per niente soddisfatta! xD
Sapete perché Il fatto è che mi viene difficile scrivere i capitoli di transizione,quelli dove non ci sono delle svolte fondamentali diciamo ahahahah 
Va be', diciamo che Shinichi e Ran sono fuggiti dall'Occhan che era in preda all'alcool e si sono rifugiati a Villa Kudo. Qui hanno cominciato a parlare del più e del meno e alla fine sono riusciti in un certo modo a liberare tutti i sentimenti nascosti! L'unico che naturalmente non sembra molto convinto è Shinichi, sappiamo tutti perché! xD
Mi sono divertita molto a descrivere l'entrata in scena di Hattori che rovina tutto, ho intenzione di mettere anche alcuni momenti KazuHei in questa long! :D Abbiamo alla fine un messaggio da parte di Vermouth! Eh giàààà! Ho parlato del fatto che l'Organizzazione sia stata sconfitta, maaaa Vermouth? Lei era uscita di scena e adesso rieccola qui! Cosa vorrà da Shinichi? Rappresenterà un pericolo? Vuole metterlo in guardia? E cosa rappresenta lo strano messaggio che gli ha mandato? A cosa si riferisce? u.u
Fate i bravi detective! AHAHAHHAHA Spero che il capitolo non vi abbia fatto troppo schifo! Alla prossima :*


Misa
   
 
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