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Autore: Soqquadro04    18/05/2013    5 recensioni
Nonostante ormai sia passato tanto tempo, hai ancora una paura folle di Elena.
Paura di ciò che può farti senza nemmeno parlare. Paura di quella dipendenza di lei, del bisogno pressante della sua cute bollente sotto i polpastrelli, dei suoi occhi scuri a portata di sguardo. Delle sue labbra sulle tue.
Paura di vederla andarsene all'improvviso, senza una ragione, lasciandoti di nuovo solo.
Se lo facesse, non ti rialzeresti più. Non dopo aver assaggiato la vita che avresti potuto vivere.

Perché -finalmente- è una vera possibilità.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Di Delena e Fluff dilagante'
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Questa notte

Dedicata alle fan di "The Vampire Diaries" e, soprattutto, alla neo-coppia più bella del telefilm


I tuoi passi dietro di lei.
Lievi quanto quelli di un gatto, eppure non riesci a sorprenderla.

Vedi le sue spalle sollevarsi -un'inspirazione impercettibile- non appena il rumore dei piedi nudi sul parquet supera lo schiocco amichevole delle braci morenti.
Una volta ti ha detto che ha sempre riconosciuto il tuo odore. Secondo te, solamente acqua di colonia. Di pioggia, secondo lei.
Bah, romanticismo da donne. Incomprensibile, nonostante la vasta esperienza che hai alle spalle.

Comunque, sai che ti ha sentito, e che ti stai chiedendo il perché di quella levataccia notturna.

Ti sei svegliato non appena hai sentito il fruscio sommesso delle coperte che scivolavano sul pavimento, ma hai tenuto gli occhi chiusi finché non hai avvertito il cigolio leggero di un gradino.
Poi, quell'irrazionale terrore che aveva iniziato a stringerti lo stomaco ti aveva costretto ad alzarti a tua volta, rincorrendola lentamente, scendendo piano le scale mentre studiavi da lontano la sua schiena.

Nonostante ormai sia passato tanto tempo, hai ancora una paura folle di Elena.
Paura di ciò che può farti senza nemmeno parlare. Paura di quella dipendenza di lei, del bisogno pressante della sua cute bollente sotto i polpastrelli, dei suoi occhi scuri a portata di sguardo. Delle sue labbra sulle tue.
Paura di vederla andarsene all'improvviso, senza una ragione, lasciandoti di nuovo solo.
Se lo facesse, non ti rialzeresti più. Non dopo aver assaggiato la vita che avresti potuto vivere.

Così l'hai seguita, stupendoti di vederla fermarsi davanti al fuoco che vi siete scordati di spegnere.
Sembra triste. E odi vederla triste. Soprattutto in sere come questa, in cui il timore di perderla come l'hai persa troppe volte in passato diviene concreto e presente, facendo vacillare quell'equilibrio vagamente solido che siete riusciti a costruire.

E hai voglia di distoglierla dai pensieri cupi. Vuoi farla ridere, o anche solo infuriare.
Qualsiasi cosa, pur di non vederla con le guance rigate di lacrime che ti implora di lasciarla andare.

Pieghi un poco le ginocchia, come in posizione d'attacco, per prepararti a saltarle addosso da dietro.
Ma lei ti conosce.

«Damon.» ti ammonisce, scherzosa. Non si gira neanche, aspettando la tua reazione.
Ti raddrizzi, sbuffando come un bambino capriccioso.
E in realtà sorridi, la tenerezza che si fa strada, prepotente, nella gola.

«Come hai capito che ero io?» lo chiedi con una nota lamentosa nella voce, senza sfumature d'inquietudine, solo giocando. Sei bravo a nascondere ciò che pensi.
Subito dopo, le tue braccia si stringono attorno alla sua vita, il mento che si appoggia con delicatezza nell'incavo morbido del collo. Il profumo di rose ti sconvolge i sensi, inebriante. Non potresti rinunciarci per nulla al mondo.

Una volta odiavi le rose. Fiori di morte, li chiamavi. Le piante preferite di tua madre, le uniche corolle che tu abbia mai appoggiato sulla sua tomba.
Ma non riesci a detestare qualcosa di lei, purtroppo. Perciò anche le rose sono rientrate nelle tue grazie.
Non ti riconosci nemmeno più. C'è ancora qualcosa dell'uomo che eri una volta, in fondo all'ammasso di dolcezza e terribile banalità in cui ti sei trasformato. Molto ben nascosto, certo.

Ma non vuoi pensare, o far scoppiare una crisi d'identità, in questo momento.
Desideri solo lasciar stare tutto per una notte. Per i problemi esiste il giorno, per i sogni la sera.

Così ti perdi in quell'abbraccio, familiare e pieno dei gesti collaudati di una vera coppia.
Un tempo, non avresti mai immaginato di poter condividere una stretta simile con lei.
Ha il sapore di mille giornate d'estate passate ad ascoltare le cicale in giardino, e di altrettanti giorni nebbiosi trascorsi in un letto dalle coperte bianche.

Alza una mano e la porta sulla tua guancia. Ti strofini contro il suo palmo con la stessa tranquilla pacatezza di un felino, la pelle tesa che si rilassa in un sorriso sotto le sue dita.

«Il tuo odore...» ti spiega, mentre inarchi le sopracciglia, piegando le labbra in un ghigno dei tuoi. Un mezzo sorriso di quelli che, anche se non lo ammetterebbe mai, la fanno impazzire.
Sospira, prima di continuare, come fosse esasperata. Però un accenno di sorriso già le accende il volto mentre conclude.

«...e visto che sono le tre di notte e in casa non c'è nessun altro, le alternative non erano molte.» conclude, contenta di essere riuscita a coglierti in fallo, voltandosi fra le tue braccia; appoggia la fronte sulla tua, chiudendo gli occhi.

Ti allontani un po', quel tanto che basta per inclinare la testa ed indurla a socchiudere le palpebre.
Fingi un'espressione offesa, facendole strozzare una risata fra le labbra.

«Io...non ci avevo pensato.» non è vero, e lei ne è consapevole.
Allontanandosi leggermente a sua volta, ti lancia uno sguardo scettico.
Sorridi ancora, alzando teatralmente gli occhi al soffitto.

Uno scappellotto sulla nuca, non molto forte, ma neanche troppo debole, come per ricordarti che non è più una bambina.
Spalanchi gli occhi in modo esagerato, facendola ridere ancora, stavolta più apertamente.

Torni serio per un attimo, per tentare di svelare il mistero di quella sua strana malinconia.

«Come mai sei scesa?» un'ombra scura, per un secondo, le vela lo sguardo. Aggrotti le sopracciglia, ansioso.
Ecco, lo sapevi che era stanotte. Adesso ti dirà che è stato bello, ma che non sei tu e...
«Incubi. Non volevo svegliarti.» impieghi qualche secondo per registrare le sue parole, ma quando metti insieme le lettere, il sollievo è così forte che vorresti piangere.

E' ancora qui. E' ancora tua.

E la sua bocca socchiusa, le iridi brillanti dei riflessi caldi delle fiamme...sono la perfezione.
Così non resisti, e ti avvicini all'improvviso, divorandole le labbra. Quasi l'attacchi, ma né tu né lei ci fate caso.

Ora sì che l'hai colta di sorpresa, tanto che per un attimo non ricambia, limitandosi a schiudere le labbra per lasciarti entrare. E', appunto, solo un attimo.
In quel bacio cerchi di infilare ogni sensazione, ogni sentimento di cui non sei ancora riuscito a parlarle.

Angoscia. Perdita. Voglia. Amore.

Le tue mani sui suoi fianchi.
Vorresti stringerla fino a farla scomparire dentro di te, per riempire quel vuoto che, ogni tanto, torna a tormentarti.
Cerchi di spiegarle senza dover spendere parole che, fra voi, sono sempre state foriere di sofferenza.

Mi hai fatto preoccupare. Ti prego, non lasciarmi. Non ce la farei.

Ci provi e ci riesci, a farti comprendere, perché non appena la lasci andare, spettinata, boccheggiante e aggrappata alle tue spalle, ti chiama.

«Damon?» solamente il tuo nome, niente più di un sussurro soffocato sulla tua clavicola.
Non rispondi, reclinando il viso contro i suoi capelli, accarezzandole la schiena con le dita.
Aspetti.

«Non me ne andrò. Non me ne andrò mai via senza di te.» espiri di botto, svuotando i polmoni. Non ti eri neanche accorto di star trattenendo il fiato.

Non ti muovi, ma dentro di te c'è qualcuno che lo fa al tuo posto.
Hai sempre sostenuto di non avere un'anima intera, e sei ancora certo di avere ragione.
Ma incastrato nello sterno c'è qualcosa che si agita e fa capriole e salta.

Perché lei ha capito.

«Ti amo.» due parole che, pronunciate da te, sono la promessa di qualcosa di totalizzante, di una devozione che trascende i limiti. Qualcosa di eterno.

Non è la prima volta che le dici di amarla. Non sarà l'ultima.
Eppure ti senti proprio come quella prima sera, quando questo presente non era contemplato nemmeno nei tuoi sogni più ottimistici.
E lei lo sa.

Sorride con mezzo volto, un po' come fai tu.

«Ti amo anche io, Damon

Ed è col sapore dolce di quelle lettere ancora forte sul suo palato che la baci di nuovo, e ancora, e ancora.
E, per questa notte, fra voi non esistono più parole.

 


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Ahwww!!!! <3 SI'SI'SI'SI'!!!
Buonasera popolo TVDiano!!  O.O
Sono l'ultima che ha appena finito di guardare la 4x23 e che ha voluto, ovviamente, festeggiare il Delena Day?!? *_*
Ma vi rendete conto che ce l'hanno fatta?!? Dopo QUATTRO STAGIONI ce l'hanno fatta!!! Il triangolo si è sciolto, sono una coppia -più o meno- normale!!! Io non ci credoooooo *O*
Oggi dev'essere proclamata giornata nazionale, un giorno da segnare sul calendario! O.o
E poi, che dichiarazione! <3
Ditemi, sono l'unica che si è letteralmente scolta sulla tastiera e che ha reso partecipi della sua gioia gli eventuali parenti/amici/conoscenti con urletti isterici e grida del tipo: "Io lo SAPEVO che l'asservimento non esisteva!!!" o, ancora meglio, "Ci sono RIUSCITI!!!"? XD
E io che volevo sembrare un'autrice seria e composta...va bè XD
Che dire, la OS è terribilmente fluffosa, la solita dose di malinconia...ma spero che vi sia piaciuta ^_*
Non ha assolutamente nulla in comune con la puntata (se non l'ambientazione, ma quasi tutte le Loro scene migliori sono ambientate nel salotto di casa Salvatore XD)...nonostante ciò, spero sia stato un "regalo" gradito per il Giorno del Delena! ^.^
Passando alla trama vera e propria: Damon e Elena vi sembrano IC? -.-" Io non ne sono certa, ma mi pare di sì...magari avvertitemi se ho sforato ^.*

A presto,
Soqquadro04

   
 
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