Nero di Neve 

 

Le leggende narrate ai figli dell’estate giuravano che a nord della barriera ci fosse solo nero.

Il nero era nei capelli dei Bruti, negli occhi dei giganti, nei cuori del popolo libero.

Il nero permeava anche la neve, però a questo i bambini non credevano;

  «L’inverno non uccide!», protestavano gridando ad una voce. Non sapevano niente.

Laggiù il gelo era il miglior assassino e il peggior nemico, e aveva occhi di aria e di cristallo.

Il nero era anche quello dei mantelli abbracciati al ghiaccio: i Corvi non sopravvivevano a lungo lontano dai loro falsi dei. Mentre spiravano pregavano Madri, Padri e Sconosciuti, dimenticando che non li avrebbero sentiti, dimenticando che erano troppo distanti.

Morivano nel tempio dei figli della foresta e crepavano da spergiuri.

Forse il prurito alle ginocchia avrebbe potuto aiutarli a prostrarsi davanti ad un albero del cuore, magari la voglia di inchinarsi sarebbe prevalsa e in certi fortunati casi li avrebbe salvati.

Chissà se la loro anima sarebbe stata un po’ meno dannata, allora. Di certo il loro corpo dimenticato sarebbe stato rubato dagli unici veri dei: quelli che tornavano, quelli che resuscitavano, quelli che ammazzavano.

L’inverno era arrivato; aveva portato gli Estranei.

 

 

Note

 

Uno spaccato sulla visione di "Oltre la Barriera", in preparazione ad una futura storia sui Bruti.

Per favore, aiutatemi a capire se vi è piaciuta questa mia sperimentale interpretazione.

Ringrazio tutti voi lettori.

Bea