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Autore: valelulu    18/05/2013    1 recensioni
Dal racconto:
Vorrei poter restare qui con lei, ma non posso…
“Attenzione il treno del binario 1 è in partenza”.
È arrivato il fatidico momento. Devo salutarla. Angela non riesce più a nascondere le lacrime. Mi fa male vederla cosi.
Questa è la prima storia che scrivo...spero che vi piaccia!
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IL SOLDATO INNAMORATO
E cosi eccomi qui. Di nuovo, sempre nella stessa stazione. Come ogni volta che devo ritornare in guerra. Sto appoggiato vicino a un muro, sono appena uscito dal bar. Lei è qui, sta per piangere. Anche se sul suo viso c’è stampato un sorriso, so che sta fingendo per non farmi partire con il malumore. Vorrei poter restare qui con lei, ma non posso…
“Attenzione il treno del binario 1 è in partenza”.
È arrivato il fatidico momento. Devo salutarla. Angela non riesce più a nascondere le lacrime. Mi fa male vederla cosi.
-dai non piangere, ritornerò presto.
- lo so… mi raccomando stai attento!! E ricordati che ti amo!!
-anche io… ora però non piangere. Non riesco a vederti cosi, non c’è la faccio.
E, con il sottofondo dei suoi singhiozzi trattenuti, ci baciamo. Salgo sul treno. Mi siedo e incomincio a pensare alla vita e di come sia ingiusta.
Ora che andava tutto bene sono dovuto ripartire. Però sono sicuro di una cosa: alla fine andrà tutto bene. Di una cosa sono contento: lei in questo momento non è sola, ha una parte di me dentro di lei. È il frutto del nostro amore. Lei vuole una femminuccia ma io spero tanto che sia un maschietto. Mi dispiace che non potrò assistere alla sua prima ecografia, spero di essere presente per il parto. Lei ha paura che io non torni. Ascoltare i telegiornali non le fa bene. Anche se le cose che dicono i telegiornali sono vere, accadono davvero.
Chissà come sarebbe stata la mia vita se non avessi fatto questo lavoro. Se mio padre non fosse stato un sergente. Come sarebbe stata la mia vita se non mi fossi fatto contagiare dalla passione di mio padre. Se nella mia testa non ci fosse l’idea di voler stare al servizio dello stato, di voler proteggere il paese. Magari ora starei con lei, starei con la mia vita. Ma pensandoci bene… se non avessi fatto questo mestiere forse non l’avrei nemmeno conosciuta, lei la figlia del sergente Ronald. Non avrei conosciuta quella ragazza cosi indifesa, quella che nelle cene di lavoro che faceva il padre si metteva in un angolino e non si muoveva per non attirare l’attenzione su di lei. Quella che diventava rossa appena qualcuno le rivolgeva la parola. Lei è entrata nel mio cuore subito. Appena l’ho vista non ho potuto fare a meno di lei, dei suoi sorrisi che mi rivolgeva, dei suoi rossori, del suo imbarazzo e della sua insicurezza. Senza di lei non saprei come vivere. È unica. E ora starle lontano mi fa molto male soprattutto perché so che quando le verrà la prima voglia non sarò con lei, perché quando il mio bambino darà i suoi primi calci io no sarò lì e soprattutto perché non ascolterò i suoi battiti durante la prima ecografia. Anche se parto spesso, ancora non mi sono abituato a stare per un po’ di tempo senza lei… penso che non ci riuscirò mai.
Eccomi qua. Sono arrivato in Iran. Senza accorgermene, avvolto nei miei pensieri, sono arrivato in guerra. Passano i giorni, i mesi e noi parliamo tramite delle lettere. Adesso so anche che dentro di lei c’è una splendida femminuccia (spero tanto che somigli a lei). Sono passati due mesi e ho ricevuto una sua foto. Che bello quel pancione. Vorrei essere li ad accarezzarlo, e invece sono qui sulla porta della caserma con un fucile in mano.
I mesi sono volati. Sono stato sei lunghi mesi lontano dalle mie principesse e adesso sono di nuovo in questo treno, sempre nello stesso posto, quello vicino al finestrino. Fremo dalla voglia di vederla, di accarezzarle il pancione, di abbracciarla e di baciarla. E, tenendo la testa appoggiata al finestrino, la mia mente va indietro nel tempo, va al 6 Settembre 2011. Alla data del nostro matrimonio. In quel giorno ero molto emozionato. Ricordo che, feci la scala del mio condominio circa dieci volte prima di andare in chiesa, per sbollire l’ansia. Quando entrai nella chiesa non vedevo l’ora di vederla. Quando attraversò il percorso che la portava dall’entrata della chiesa all’altare non vedevo altro che lei. Tutto scomparve. Era stupenda nel suo abito bianco con quella coroncina sulla testa. Ah.. che bel giorno fu il nostro matrimonio, piacque molto anche a lei che l’aveva organizzato in ogni minimo dettaglio. Ma c’è un giorno che ha superato anche l’emozione del nostro matrimonio ed è quel giorno in cui mi ha detto che era incinta. Sapere che sarei diventato padre mi ha reso molto felice, peccato che mi sia perso sette mesi della nascita della creatura dentro di lei. Sono felice però di essere tornato prima del parto. Non vedo l’ora di sentire per la prima volta la voce della mia bimba. Ancora non abbiamo deciso come si chiamerà, per fortuna abbiamo ancora due mesi di tempo per decidere.
Ecco sono arrivato finalmente. Lei è lì, sul muro che sta vicino al bar. Lì dove ci siamo salutati quando sono partito. È bellissima. Credo che non smetterò mai di amarla.
  
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