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Autore: BenHuznestova    05/12/2007    11 recensioni
"Ho rubato abbastanza fuoco,
da non doverne rubare mai più.."
Attenzione: versione ricorretta.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In attesa del quarto capitolo di "Comincia tutto con la neve", pubblico questa breve one-shot, lieta che abbia ispirato un'altra fic ben più meritevole della mia ^^'' ( ancora un bacio a Redeagle86! ).. spero sia comunque di vostro gradimento!Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ben.

*il testo inserito e tradotto è di Kipelov.


"Sai, ora come ora vorrei soltanto chiudere gli occhi e riaprirli domani mattina, preferibilmente alle undici.. magari mangiare qualcosa e poi richiuderli nuovamente, almeno fino al giorno dopo.... pigrizia?No, Yuriy.. è solo che sono stanco, tanto stanco.. sono già due anni che fuggiamo, tre mesi da che ci siamo rifugiati qui a Kiev.. numeri infinitamente piccoli se paragonati alla durata di un'intera vita.. ma noi non abbiamo tutto questo tempo oramai, non so nemmeno più se siamo realmente vivi.

Se viva è una persona libera, allora siamo entrambi belli che morti, angelo mio.. ma considerando che fondamentalmente nessuno è veramente libero.. dio, che discorsi assurdi!Ma devo pur occupare la mente in qualche modo quelle poche volte che non ci sei, no?Altrimenti, come potrei fare se un giorno tu..

".. tu non tornassi..?"

Lo so lo so, non dovrei neanche pensare ad una simile eventualità.. ma ci penso, non posso farci niente. Io non credo più in nulla, Yuriy, non riesco più ad inseguire stupidi sogni come una volta. Sono stanco, te l'ho detto.
Ma in fondo, non ho mai desiderato vivere per sempre.. neanche tu, immagino.

"O forse non l'abbiamo mai realmente sperato."


Eccoti, richiudi la porta dietro di te senza far rumore per poi scivolare nel corridoio, leggero e silenzioso come un fantasma.. lupetto mio, dopo tutto questo tempo, tenti ancora di ingannare le mie orecchie?Oramai conosco il suono sommesso di ogni tuo passo e, per quanto tu possa cautelarti, riuscirò sempre ad afferrare un lembo della tua splendida veste spettrale.
-Yuriy. Non mi saluti?-
Ti blocchi. Ti sento gemere a pochi passi dalla mia porta, stupido idiota!
-Pensavo dormissi.-
-Non mentire. E comunque di solito vieni a salutarmi lo stesso.-
Titubante, varchi la soglia della mia stanza, avanzando nel buio delle tapparelle abbassate.
-Ciao Boris.-
-Yuriy, accendi la luce.-
-No. -eccolo il tono gelido e imperioso che mi fa impazzire.. ma questa volta non basterà un insulso monosillabo sputato nell'oscurità a fermarmi, caro il mio capitano.
-Accendi la luce.-
-Sto benissimo così.-
-Io no. Accendila, Yuriy.-
-Vado a farmi una doccia.-
Con uno scatto che non riconosco più come mio, agguanto la tua figura nel buio, bloccandola mentre si dibatte silenziosamente.. una volta ti saresti facilmente divincolato da una mia qualsiasi stretta, ma il tempo è un nemico infido e crudele e con noi, specialmente con te, non ha avuto alcuna pietà. Ti spinsi accanto alla porta, proprio vicino all'interruttore. Sillabai ancora una volta il mio ordine e ti liberai un braccio affinché potessi eseguirlo. Lo facesti, dolorosamente rassegnato. Quella che seguì dopo fu una scena dannatamente familiare: mi dai le spalle, Yuriy, i tuoi capelli vermigli scomposti ti celano completamente alla mia vista. Io che ti costringo a voltarti, tu che mi guardi con occhi vuoti. Io che sfioro il tuo sopracciglio sinistro completamente aperto e raggrumato, violaceo tutt'attorno. Io che accarezzo il tuo viso candido coperto di graffi, lividi e chiazze. Io che mi soffermo con un gemito sull'orribile cicatrice che deturpa la tua guancia destra. Ancora, io che medico le tue labbra spaccate e sanguinanti con le mie. Io che scoppio a piangere riverso sul pavimento stretto tra le tue braccia, aggrappato ai tuoi vestiti sudici e laceri. Non dici nulla, mi stringi semplicemente a te, incrollabile statua insanguinata, bellezza privata di tutto, fuorché d'amore.. un sentimento che un tempo non pensavo neanche potessi possedere.

Invece ne possiedi fin troppo, pazzo, pazzo lupo.. ed è proprio questa la tua rovina.
"Tuttavia.. perchè non piangi mai, Yu?"
Mi hai messo a letto dopo aver asciugato le mie lacrime,proprio come si fa con un bambino piccolo. Ora ti sei accovacciato ai piedi del letto e mi accarezza i capelli instancabilmente, sussurrando impercettibili parole di una vecchia canzone..

-I demoni mi chiedono di servirli,
ma io non servo nessuno.
Nemmeno me stesso, nemmeno te,
nemmeno colui che ha ogni potere. Ammesso che sia ancora vivo..
Ebbene, non servo nemmeno lui.
Ho rubato abbastanza fuoco,
da non doverne rubare mai più..-

"Non esiste al mondo animale più cattivo di un lupo ferito.", dicesti.
Eppure, a guardarti ora, direi che non v'è animale più triste.. guardati anche tu Yuriy: non ne puoi più, ciononostante stai raggranellando le tue ultime e più segrete forze per consolare questo povero, cinico fesso.. davvero, come sei stupido, Yu.
-Domani mattina devo andare a lavorare.-
-Non uscire più.-
-Mi verranno a cercare qui.-
-Che vengano.-
-Chi ti difenderà?-
-Io stesso. E difenderò anche te.-
Scuote il capo, sorridendo tristemente.
-Allora li affronteremo insieme.-
-Tornerò verso le due.-
Silenzio.
-Faremo l'amore al mio ritorno. E' tanto che non lo facciamo.-
-Ti aspetterò ancora.-
-Grazie. -un bacio sulla fronte, un sorriso forse più dolce di tanti altri. Doveva già sospettare qualcosa."

Il giorno seguente Yuriy non tornò. Ne alle due, ne alle tre, ne alle quattro. Non facemmo mai più l'amore. Il suo corpo fu ritrovato in un vicolo di Kiev, forse una scorciatoia presa per tornare a casa più velocemente. Nessun proiettile, nessuna lama, semplicemente l'avevano picchiarono finche non si era più mosso, appena venti anni di vita cancellati in una manciata di minuti. Mi hanno detto che il funerale fu terribile. Tutti i blader conosciuti in passato, le poche famiglie dei nostri compagni del monastero.. forse anche qualche pezzo grosso russo o giapponese. Tutti lì a compiangere ipocritamente una persona che non conoscevano, che non avevano mai desiderato conoscere, nello stesso cimitero dove giacevano finalmente in pace anche Kai, Sergej, Ivan e tutti gli altri ragazzi uccisi dalla BORG. La vendetta di quei pazzi li aveva travolti uno dopo l'altro in pochi anni. Io non andai. Me lo vietarono per la mia sicurezza e mi trasferirono immediatamente a Praga dove da sei mesi vivo sotto falso nome. Di tutta la gente accorsa in massa al funerale del grande lupo della steppa, non ebbi notizia. Boris Huznestov doveva essere ed era stato dimenticato. Asfissiato da inutili misure di sicurezza, siede nel suo nuovo appartamento scrivendo, aspettando, consapevole che prima o poi qualcuno verrà a farlo fuori. Qualcuno ignaro che la sofferenza maggiore sarebbe lasciarlo ancora in vita.

"Ho rubato abbastanza fuoco,
da non doverne rubare mai più.."

Non so cosa volesse dire. Era solo il canto di un lupo ferito.



Fine.



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