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Autore: sedicisettembre    18/05/2013    5 recensioni
"Questo è il mio diario segreto.
Ma questo non è un semplice diario, questo è uno di quei diari che messi insieme formano un amico, perché io, come tante altre ragazze, facciamo cadere dell'inchiostro indelebile qui raccontando dei nostri sogni, delle nostre esperienze, dei noistri problemi, delle nostre amicizie, degli amori impossibile, dell'amore per gli idoli.
Qui mi sfogo, qui scrivo, qui amo.
Forse lui sa capirmi meglio di chiunque altro.
Lui mi protegge. Lui mi ascolta. Lui mi consola.
Anche quando lo chiudo e lo nascondo.
Lo nascondo lontano da tutti e tutto, sotto il mio letto, dove un tempo mi nascondevo per non farmi trovare da nessuno, sopratutto dal tempo."
Genere: Poesia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Throw Back

 

A me stessa, 

perché mi sento in dovere di dedicarmi qualcosa.

 

 

 

 - Mamma, hai per caso qualche quaderno di quando avevi la mia età? - mi chiede Alessia avvicinandosi.- Mi servono delle frasi per completare il compito e non so proprio cosa scrivere.

- Se non hai ispirazione vado su a controllare.- le do un bacio sui capelli ricci e vado verso le scale che portano alla soffitta.

Apro faticosamente la porta, non ci metto piede da anni, ormai. L'ultima volta che lo feci era per mettere via la culla di Alessia, circa dieci anni fa. È mio marito che ci sale spesso per mettere a posto o prendere qualcosa, preferisco sempre starci lontana a causa degli acari e della polvere che si annida in ogni angolo.

Le pareti completamente rovinate, l'unica stanza della casa non riverniciata, scatoloni ammassati uno sopra l’altro, e una piccola finestra che da sul tetto della casa.

Trattengo il respiro per evitare di respirare la polvere e cerco lo scatolone rosso, mi avvicino e l'afferro.

Ma non appena mi alzo con la scatola di cartone stretta tra le braccia, noto che per terra c’è qualcosa: un diario nero ricoperto di polvere; lo apro e riconosco la scrittura disordinata di un tempo, macchiata con dell’inchiostro blu che nonostante il tempo è rimasto intatto, la carta appena ingiallita.

                                                                     

 

"Questo è il mio diario segreto. 
E tu non sei il benvenuto, se ho voglia
di farti sapere i cazzi miei te li dico io.
Qui racconto dei miei sogni, dei miei amori e
scrivo dei miei pensieri più personali.

Qui mi sfogo, qui scrivo, qui amo.

Lui mi ascolta. Lui mi consola. Anche quando

 lo chiudo e lo nascondo. Lo nascondo

 lontano da tutti e tutto, sotto il mio letto, dove un tempo mi nascondevo per non farmi trovare da nessuno, sopratutto dal tempo.” 

 

 

18 dicembre 1994

ore 01:24

 

 

Caro diario,

mi presento: il mio nome è Margherita Samini, ho diciassette anni e vivo nella grigia, fredda e triste Milano. La scelta di un diario deriva dal fatto che sono troppo orgogliosa per ammettere che nonostante io faccia di tutto per odiarlo, non ci riesco e che quindi sono totalmente persa. Adoro quando mi cerca, anche solo per litigare o per rinfacciarmi qualcosa che non ho fatto, adoro quando mi dice che mi vuole bene, quando mi abbraccia senza un motivo, e anche se gli urlo in faccia che lo odio, lo amo, lo amo irrevocabilmente. Qualche giorno fa mi ha detto che le piace una ragazza della IVB e questo ha spazzato via anche la minima speranza che avevo, perché mi ero illusa. Mi ero illusa di piacergli, che stupida, non trovi? Faccio sempre lo stesso errore, cioè quello di illudermi di valere qualcosa. Gli ho dato consigli su come comportarsi, e mi parlava di quanto sia bella e di come sia dolce quando sorride. Mi ha anche detto che lei gli ha offerto un caffè alle macchinette e che piegandosi per prendere il bicchiere si è notata la scollatura, ma dico… che cazzo mi frega? Oggi dopo scuola abbiamo litigato, aspettavamo l’autobus delle 13:35 e dopo interminabili minuti di silenzio in cui non riuscivo a capire che cazzo avesse, mi ha detto che Francesco è un coglione e che non dovrei essergli amica. Mi sono arrabbiata tantissimo, diario. Non ha nessun diritto per dirmi chi devo o non devo frequentare, non è il mio ragazzo e quello che facciamo noi, purtroppo, è solo sesso quindi deve smetterla di criticare le mie amicizie, quando poi sono le sue ad essere alquanto discutibili. Ho letto tristezza nei suoi occhi, sai? Del dolore, rabbia, era come se volesse ammazzare prima lui e poi me, e sai come mi ha detto? Mi ha detto che è per il mio carattere di merda che non ho un ragazzo.

E a me, diario, non interessa di avere un ragazzo se poi non posso essere me stessa, perché se ho un carattere di merda saranno o no fatti miei? Poi ho un carattere di merda perché ho difeso un mio amico che non è assolutamente come lo descrive lui? Ma per favore! Sono arrabbiata e non voglio assolutamente vederlo per ora. Sono stanca. Sono stanca di soffrire, stanca di stare sempre lì intenta a cercare di capirlo, di litigare per ogni cosa e scopare per poi fare niente che non sia mai successo. Non mi sta più bene. E prima del bene degli altri, devo salvaguardare il mio e lui bene non mi fa più. E tanto lo so che domani appena lo vedrò non smetterò di fissarlo, e potrò soltanto sospirare, perché la sua bellezza arriva al punto di intimorirmi e quindi fanculo, mi va bene di nuovo averlo intorno, perché senza di lui è come se tutto perdesse la propria luce. E non so stare senza i suoi baci teneri, senza quelli aggressivi, senza i suoi ghigni e al suo modo di sospirare, di gemere, di chiudere gli occhi quando gli accarezzi il collo. Sarò stupida ma senza tutto ciò io non ci so stare. E quindi non posso fare altro che darmi della stupida, posso solo considerarmi una cretina che sta passando i suoi anni migliori a correre dietro ad uno stronzo che è un bipolare del cazzo. Oggi le strade di Milano erano ricoperte di neve, come i tetti delle case e dei negozi, i giardini erano strapieni di pupazzi di neve, dai vetri delle finestre si potevano intravedere gli alberi luminosi e i regali sotto ad essi, le calze appese al camino, i bambini felici ed eccitati all’arrivo del Natale, le adolescenti dietro i vetri delle finestre incantate dalla neve che cadeva fitta. È il 1994 e sebbene sia stato un anno intenso e ricco di novità, la mancanza di Kurt Cobain si sente e pure tanto. Domani ti parlerò di me, ora non lo farei con calma perché mia madre fra poco verrà a controllare se dormo. Ma per ora basta che tu sappia che sono una ragazza che ama più della sua stessa vita la fotografia. Mio nonno mi regalò una macchina fotografica quando avevo otto anni e da quel giorno ho iniziato a fotografare ogni cosa, dal sole che batte sulla finestra del salotto al letto pieno di cuscini dei miei genitori, con sopra libri e quaderni. Mi piace immortalare ogni singolo istante, così da poterlo ricordare negli anni che verranno. In un'altra vita mi sarebbe piaciuto essere una rondine, credo sia il simbolo della fratellanza e della libertà. Non voglio sposarmi e desidero viaggiare per il mondo, andare in tutte le città e portare lì qualcosa di mio. Desidero laurearmi in psicologia perché mi piace ascoltare gli altri e dare loro consigli, mi piace risolvere i problemi degli altri e aiutarli a capire, a riflettere. Mi piace farmi chiamare Mar e odiando il mio cognome lo spaccio per Gherita, che fa schifo quanto l’originale. E probabile che tu voglia saperlo, ma non ti dirò il suo nome, ti dirò soltanto che i suoi occhi sono verdi e che  sembrano due oblò. 

Con affetto, 
Mar.

 

 

 

E rido perché quel diario non l’ho più ripreso, perché il giorno dopo avevo capito che trascrivere la propria vita su carta è una cazzata, perché non ti liberi mai di quello che hai dentro e te lo porti dietro; perché non ero brava a scrivere. Sorrido ripensando alla mia adolescenza, al mio primo amore, sorrido vivendo il mio passato. Sorrido ripensando a quel ragazzo, quel ragazzo che mi aveva fatto soffrire in tutti i modi possibili, lo stesso che avevo amato con tutto il cuore. Appoggio il diario nello scatolone e torno indietro, chiudo la soffitta e una volta entrata in cucina do ad Alessandra lo scatolone. Decido di occupare almeno una delle pagine, almeno per aggiornalo, sicura che mi stia ancora aspettando.

 

 

 

 

16 settembre 2013

ore 19:35

 

 

Sono Margherita. Ormai non mi faccio più chiamare Mar Gherita, e devo dirti che il mio nome e cognome adesso mi piacciono. Sono passati diciannove anni e non ne ho più diciassette, anzi, ti dirò di più: mi sono sposata e quel giro per il mondo poi non l’ho mai fatto, ma almeno ho due figli meravigliosi che sono capaci di regalarmi ogni giorno emozioni nuove. Poco fa stavo cercando in soffitta un vecchio quaderno di italiano per mia figlia e ti ho trovato. Dissi che ti avrei scritto e che ti avrei raccontato di lui, della mia vita e delle mie passioni, ma poi stesso il giorno dopo capì che non faceva per me. Con Quel ragazzo (lo sai, deve rimanere segreto) è andata avanti ancora per molto, poi abbiamo capito che non poteva continuare e abbiamo smesso di fare finta che il sesso che facevamo era roba da poco, così siamo stati meglio. Non abbiamo mai provato a costruire qualcosa, era inutile, eravamo troppo diversi, anche se io avrei messo da parte i miei difetti per lui. Poi lui è partito, è andato a Madrid e non molto tempo fa ho saputo che lì è un professore di matematica e che malgrado le sofferenze di questi anni sta bene. Mi hanno detto che non si è mai sposato e che se di giorno è un professore, di notte vive una vita sregolata che lo obbliga a dormire poco… ma d’altronde, è sempre stato così per lui. Quando andavamo a scuola passava intere notti fuori e al mattino se riusciva a svegliarsi le occhiaie che aveva facevano paura. Quando mi sono iscritta all’università stavo davvero male, mi mancava terribilmente e nonostante i ragazzi e le amicizie, Lui era sempre fisso dentro i pensieri e dentro il cuore. Ho sempre pensato che fosse una persona che sapesse attirare gli altri e mi hanno detto che è ancora così. Mi sono laureata in psicologia e adoro il mio lavoro, mi piace ed è stato uno dei pochi sogni che sono riuscita a portare avanti nella mia vita. Mi sono sposata con Gabriele, l'ho conosciuto nel bar dell’Università e, come per magia, mi ha aiutato a capire chi sono e chi avrei voluto essere. I miei figli si chiamano Simone e Alessia, hanno rispettivamente quindici e tredici anni. E vorrei scriverti di loro, scrivere dei loro capelli scuri e degli occhi di Simone che non hanno un loro colore specifico, di quelli di Alessia che in questo momento sorridono di gioia per le cazzate che scrivevo alla sua età, ma sai che preferisco le fotografare. E potrei anche dirti che continuerò domani, ma penso che tu abbia aspettato già abbastanza e farti aspettare ancora sarebbe ingiusto. Abbraccio te e chiunque legga ciò, che forse sarà mio marito in uno dei suoi soliti tour in soffitta, i miei figli fra anni, i miei nipoti o qualsiasi altra persona. Ti abbraccio forte e a lungo. 

Per sempre vostra,

Margherita.

 

 

 

Lo chiudo percorrendo la copertina con i polpastrelli delle mani.

'Diario di una Sognatrice', c'era scritto una volta, col tempo la scritta si è consumata.

Lo lascio cadere nello scatolone e porto la grande scatola in soffitta, chiudo la porta, chiudendo anche con quella diciassettenne che deve rimanere viva, ma nascosta. Sono sicura che è ansioso di essere riaperto, di essere riletto, e consapevole che nessuno potrà mai più riempire quelle pagine perché era, è e sarà sempre mio.

 

 

 

 

 

 

Qualche giorno fa ho trovato il mio primo diario segreto (che di segreto non aveva nulla, lo leggevano tutti), di quando avevo sette anni.

E nel leggerlo, mi sono scappati sorrisi malinconici e sorrisi felici, ne è passato di tempo,

e avevo pensato di scrivere questa OS.

Forse è stata un'idea folle, perché forse nessuno la leggerà, mi rendo conto

che faccia schifo, ma avevo quest'ispirazione e l'ho scritta.

Mi fate sapere con una recensione

 cosa ne pensate?

 

  
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