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Autore: Johnee    19/05/2013    2 recensioni
“Perché hai solo bisogno di sapere che il senso di vuoto se ne andrà in un momento.”
Una ricerca minuziosa, nata da una semplice supposizione.
Shepard dovrà affrontare un conflitto interiore che la porterà a dubitare della sua stessa natura e, assieme ai suoi compagni, sarà protagonista un'indagine delicata ed estenuante per trovare un senso alla sua esistenza.
#Tra ME:2 e ME:3 #Shakarian #Progetto Lazarus
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lenore'
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17. Prelude to the end

 

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Il motivo sconcertate di un blackout improvviso in Sala Tattica derivava dalla collisione improvvisa della nave di Virgil con un considerevole detrito proveniente dall'incrociatore che avevano appena distrutto. Il pilota della Veela aveva virato improvvisamente, trovandosi di fronte a due soluzioni drastiche: la prima era quella di mantenere la posizione e perdere buona parte dell'ala e delle batterie che si trovavano nella parte sottostante, la seconda era quella di virare per attutire lo scontro. La Normandy purtroppo si trovava nel mezzo della manovra e buona parte della parte inferiore dello scafo era stata coinvolta in un incontro ravvicinato con il rivestimento in acciaio e ceramica delle paratie del corpo centrale della Veela. Molti sistemi erano andati offline, persino IDA non riusciva a mantenere il pieno controllo dei danni che si stavano susseguendo all'interno della nave, lasciando a Joker il desiderio di imprecare sonoramente mentre le comunicazioni si interrompevano drasticamente e il quadro comandi veniva frammentato in diversi segnali di errore e disconnessione.
In Sala Tattica era successo il finimondo. Chiunque non era stato assicurato ad una cinghia si era impattato duramente sul soffitto della nave. Lenore, che aveva slacciato velocemente la sua per potersi muovere fino al terminale, aveva rischiato seriamente di fare la stessa fine di alcuni specialisti, che si ritrovavano con qualche osso rotto e commozioni cerebrali come se piovesse. Fortuna che non era da sola in pedana, fortuna che la sua armatura era talmente resistente da poter assorbire impatti decisamente maggiori.
Shepard raggiunse quindi Joker e Klein in cabina di pilotaggio, un'intensa macchia blu che le ricopriva il viso e scendeva verso il collo.
-Rapporto! Le comunicazioni con la Sala Macchine si sono interrotte!- gridò mentre apriva la porta manualmente.
-Stiamo seguendo la Veela attraverso il portale, Shepard!- esclamò Klein, mentre Joker si appiattiva contro il quadro comandi, recuperando una vecchia cloche per pilotare manualmente la nave -La Caporetto è al nostro fianco, ci darà fuoco di copertura... la Batteria Primaria della Normandy è operativa? Le letture relative alle batterie missilistiche sono allarmanti-
Shepard si asciugò la fronte, resa appiccicosa da quel sangue alieno, poi fissò intensamente la sua mano, reprimendo l'istinto di tornare indietro, a dare manforte a Mordin e alla Chakwas mentre si occupavano dei feriti.
-Attualmente l'ufficiale disposto a fare da intermediario tra me e i suoi tecnici è impossibilitato a reperire informazioni...- tagliò corto Lenore, mentre Joker le lanciava un'occhiata spaventata -se ne sta occupando il signor Taylor... saranno operative in un arco di tempo maggiore ma non posso farci nulla, per ora...-
Klein corrugò la fronte mentre il vetro panoramico mostrava loro uno spettacolo che distruttivo era un eufemismo.
Navi di piccole dimensioni, appartenenti alla resistenza di Omega, fronteggiavano compatte il fuoco nemico in uno sciame disordinato. Erano inferiori, sprovviste di tattica, troppo esposte...
Lei non poteva minimamente immaginare cosa stesse realmente succedendo su Omega in quel momento, pensava si trattasse di un bombardamento atto alla distruzione della stazione spaziale, non un vero e proprio assedio per la presa di potere.
-Non possiamo farci niente- decretò Shepard, notando il labbro di Klein fremere -Siamo come una balena arenata su un fianco, dobbiamo varcare quel portale il prima possibile, Aria è una donna forte, se la caverà egregiamente-
-Shepard ha ragione- borbottò una voce alle loro spalle -Però c'è un problema...-
-Cristo, Vakarian!  Ti ho detto di restare dov'eri!- gemette Shepard, lanciando a Garrus un'occhiata disperata.
Il Turian aveva il viso completamente ricoperto di sangue, una fasciatura sommaria sul collo, attaccata alla bell'e meglio per tamponare una ferita da taglio. Ma era in piedi, pronto a combattere, rigido e impettito, lo sguardo determinato che fissava le navi attraverso il vetro panoramico.
-Sto bene- replicò, rauco.
-Che diavolo è successo?!- Klein si sforzò di mantenere la calma alla vista di quella scena, mentre il Generale gli si faceva vicino con piglio deciso.
Lenore si morse un labbro, poi distolse lo sguardo dai due, tornando a fissare Jeff che armeggiava con cloche e comandi manuali. La Normandy si affrettò a virare a babordo, seguendo la scia dei motori della Veela, diretta al Portale Galattico.
-Ventidue minuti all'aggancio- annunciò il pilota, interrompendo qualsiasi tentativo di spiegazione.
Garrus indicò una serie di valori nell'unico terminale funzionante della postazione, giusto alla sinistra di Joker -La Normandy non reggerà l'attraversamento... il rivestimento della chiglia è danneggiato, ci perderemo il Thanix per strada e con lui l'intera sentina...- diede un colpo di tosse, coprendosi immediatamente la bocca. Dopo essersi ripreso, recuperò la schermata, indicando un punto nella zona inferiore della proiezione olografica della Normandy.
-Se mi lasciassi giusto qualche minuto per organizzare i miei specialisti, Comandante, potrei isolare quest'area, evitando che il cannone si porti dietro anche buona parte della nave nel distacco...-
-Fermo là!- Joker gli lanciò un'occhiata allibita -Vuoi davvero abbandonare il Thanix prima del passaggio nel Portale?-
-Abbiamo pochi minuti, vorrei ricordarti... o lasciamo il Thanix, o ci lasciamo la pelle- il Turian si voltò verso Shepard, un rivolo di sangue che gli scorreva lungo la mandibola destra -Scollegarlo tramite IDA è impossibile, ho partecipato io stesso ai lavori per installarlo, è fatto per rimanere stabile nella sua postazione, non c'è modo per staccarlo se non procedere manualmente nell'operazione...-
Sembravano passati anni da quando, entusiasta, Garrus aveva proposto a Shepard l'installazione di quella potente arma di distruzione, gioendo nel poter essere lui stesso disposto a coordinare la sua manutenzione. Al Comandante bastò un'occhiata per capire quanto gli costasse quel gesto, ma sapeva anche che aveva perfettamente ragione. In quel momento i sentimentalismi erano da accantonare, tenere il Thanix significava rischiare la Normandy e l'intero equipaggio... non c'era assolutamente paragone.
Shepard sospirò sommessamente, passandosi una mano sul viso, poi lo prese per un braccio rivolgendogli uno sguardo deciso -Vedi di non fallire, Vakarian, hai venti minuti e carta bianca...-
Garrus annuì, deciso, poi scattò fuori dalla cabina di pilotaggio, raggiungendo una delle scalette per scendere di tre livelli sotto il ponte di pilotaggio.
Shepard si aggrappò al poggiatesta di Joker, passandosi di nuovo una mano sul viso, ritrovandosi nuovamente a fare i conti con quel sangue alieno.
Quando lei aveva fatto per spostarsi, durante la collisione con la Veela, Garrus l'aveva trattenuta a sé, vedendola sprovvista di cinghia. Quando la nave era ritornata in assetto, bruscamente, per permettere a Joker di evitare lui stesso il detrito e seguire la Veela attraverso lo spazio circostante il Portale, erano capitombolati a terra. Lui aveva attutito la caduta di Lenore, evitando che si facesse del male e accollandosi il peso dell'armatura pesante N7 sul collo e sul viso. La ferita non era troppo profonda, ma il sangue che ne era fuoriuscito era parecchio. Mordin era riuscito a tamponare il tutto alla bell'e meglio, iniettandogli un antidolorifico affinché la cicatrizzazione avvenisse in fretta, ma anche se la situazione non era delle più gravi, Shepard aveva dovuto lasciare la stanza per non picchiare la testa di quell'idiota di un Turian sulla ringhiera. Sacrificarsi per lei in quel modo...
-Che i suoi dannati Spiriti lo proteggano...- mormorò, mentre Klein apriva una schermata sul suo factotum, cercando un contatto con la Veela, o direttamente con la Caporetto.
Jake Shepard zoppicò fino a loro, sedendosi al posto del secondo pilota con uno sbuffo. Gli altri gli rifilarono un'occhiata di sfuggita, mentre iniziavano ad arrivare i primi dati di Jacob dalla Batteria Primaria.
Passarono cinque minuti dalla scomparsa di Garrus e Lenore ancora non aveva sue notizie, il Portale Galattico che si faceva paurosamente vicino.
-Aggiornamento, Taylor- chiese, attraverso il factotum.
“Batterie missilistiche pienamente operative... il Thanix è ufficialmente offline da tre minuti e mezzo, circa”
-Notizie di Garrus?-
“Ha rapito mezzo equipaggio nella sua impresa, Shepard, dovresti seriamente pensare di...”
-Le ho chiesto la sua opinione, soldato?- lo interruppe lei, aggrappandosi maggiormente alla poltrona di Joker, lo sguardo fisso su due navi da guerra nemiche che si stavano intromettendo pericolosamente nel loro tragitto.
“No, ma è una missione impossibile, dobbiamo prenderci il rischio di attraversare il portale con il cannone attaccato”
-E correre il rischio di perdere la sentina e gran parte del rivestimento dell'hangar navette, Jacob? Ma come ragioni?-
“La perderemmo comunque, i danni sono troppo ingenti, il Thanix è il problema minore”
-Quella bestia pesa tonnellate, Taylor- intervenne Klein -Un brusco distacco mentre stiamo affrontando il Portale non solo causerebbe danni nella zona inferiore della nave, ma potrebbe causare addirittura una serie di danni all'ala o peggio, ai reattori-
-Le variabili sono troppe- esalò Shepard, passandosi una mano sul viso, il countdown che segnalava che mancavano 10 minuti esatti all'aggancio.
-Notizie di Garrus?- Jake Shepard posò i gomiti sulle ginocchia, passandosi entrambe le mani sui capelli.
Il Comandante si morse un labbro, attivando finalmente il factotum -Garrus, cos'hai per me?-
Un rumore intenso, poi una vibrazione che risuonò per tutta la superficie della nave.
-Era un dannato cenno d'assenso, idiota di un Turian?!- berciò lei.
“Abbi fede, donna” gracchiò una voce flessuosa, in risposta “Ho detto che staccherò quel dannato cannone e così sarà”
Jake Shepard ridacchiò tra sé e sé, lanciando un'occhiata maliziosa verso Lenore, le mani che si sfregavano l'un l'altra -Deamhan, quel Turian ha fegato!-
-Sempre che i Turian ce l'abbiano, il fegato- aggiunse Klein, controllando velocemente le statistiche che Jacob proseguiva ad inviare nel terminale.
-Se quel figlio di puttana riesce nell'impresa, vedrai che se ne ritroverà addirittura due!- esclamò il padre di Lenore, enfatizzando la frase con un cenno che ricordava il bere a canna da una bottiglia.
-Meno chiacchiere- sbottò Lenore, poco convinta, mentre controllava la situazione del battlefield dalla vetrata panoramica della cabina. Era l'unico modo per orientarsi, in quel momento, per Joker, che aveva accantonato i display per calcolare le mosse della Normandy grazie a vecchi programmi di navigazione installati da IDA per le emergenze.
-Lee, cinque minuti- Joker si voltò brevemente verso il Comandante, accigliato -La Veela è pronta all'attraversamento!-
Già il fatto che la chiamasse per nome significava che era realmente preoccupato. Se Garrus avrebbe fallito, Jeff non poteva immaginarsi come poteva andare la situazione al di là del portale.
-Dannazione Vakarian, quanto ti manca ancora?-
“Lasciami lavorare Len” fu la risposta immediata.
Lenore si infilò le mani tra i capelli, i gomiti poggiati sul poggiatesta di Joker.
-Ce la farà- mormorò il padre, intrecciando le dita davanti alla bocca.
Un tonfo sordo e la nave vibrò nuovamente.

“Spiriti, Donnelly!” gridò Garrus, che era ancora in comunicazione con la cabina di pilotaggio “Qualcuno gli butti una cima! Qualcuno gli butti una dannata cima!”
-Che sta succedendo? Garrus? Garrus!-
“Len, mantenete la rotta, non è niente... quando vuoi le cose fatte bene, falle da solo! Passami quella dannata bombola di ossigeno e un cacciavite a stella. Esco io.”
-Garrus, hai sei minuti- gemette Lenore, portandosi una mano sulle labbra, gli occhi fissi sul Portale.
“Me ne basteranno due” detto questo, la comunicazione si interruppe, lasciando i quattro soldati a fissare insistentemente il terminale.
-Cinque minuti e ventisei secondi...- mormorò Klein, mentre camminava avanti e indietro, consumando il pavimento.
Qualcosa si mosse, un clangore, poi di nuovo una forte vibrazione, come se qualcosa si staccasse.
Lenore non resistette alla pressione e voltò la testa verso il portellone d’uscita, tamburellando impazientemente le dita sul berretto di Joker.
Qualcosa oscurò la visuale per alcuni secondi, sfiorando il vetro piombato della cabina di pilotaggio. Quattro paia di occhi seguirono quella sagoma mentre volteggiava nello spazio, attratta dal campo a effetto massa dell'atmosfera di Omega.
-HA!- Jake Shepard batté sonoramente le mani, indicando poi teatralmente Klein -Vedi? Che Giove mi fulmini se quel ragazzo non ne ha almeno tre di fegati!-
Lenore si morse un labbro, poi si ricompose, poggiandosi una mano sull'orecchio -Ce l'hai fatta, quindi- mormorò, mentre le sue labbra si sforzavano di trattenere un sorriso di profondo sollievo.
“Comandante”
Sentire la voce di Donnelly, per Lenore fu come ricevere un'artigliata in pieno petto. Dov’era Garrus?
“Abbiamo un problema consistente”
-Che genere di problema, Donnelly?- sbottò Lenore, protendendosi verso il vetro panoramico -Si tratta del Thanix?-
“No, ma dobbiamo sigillare le paratie al più presto e...” una pausa.
-Muoviti, qual'è il problema?-
“Garrus... Garrus è ancora fuori... temo... temo che non ce la farà a rientrare in tempo. Dobbiamo sigillare, sennò perdere il Thanix non sarà valso a nulla”
Lenore serrò gli occhi, stringendo la mano a pugno sul poggiatesta.
Lo sapeva, lo poteva immaginare sin da quando quell’idiota di un Turian aveva scandito le parole “Esco io”. Perché stava succedendo ciò che lei mai avrebbe voluto succedesse? Perché lui voleva lasciarla proprio ora?
Klein le si fece vicino, lo sguardo spaventato. Jake Shepard si alzò di scatto, raggiungendoli. Chiunque si sarebbe aspettato un momento di esitazione. Lei sapeva cosa fare, e sentì il peso di quella responsabilità enorme condensarsi in un ricordo allarmante: Virmire. O peggio, Torfan.
Nel riflesso del vetro si sovrapposero virtualmente tutte le variabili, infine l'immagine del Portale Galattico le eliminò tutte, portandola a indietreggiare, lo sguardo deciso.
Corse verso la porta e la spalancò con una pedata ben assestata.
-Grunt!- gridò, sporgendosi verso la Sala Tattica -Va' a recuperare il Turian.-
Neanche finì la frase che il Krogan si era lanciato come una furia verso le scalette di servizio, diretto di gran carriera ai depositi della Stiva.
Joker annuì, sospirando di sollievo, mentre Klein si passava una mano sul viso.
Shepard si riavviò i capelli, tornando alla sua posizione originaria -Moreau: tempo.-
-Tre minuti e una manciata di secondi-
-Bene, ce la può fare. Donnelly, getta una cima a Garrus e digli che si muova a tornare a bordo, sta arrivando Grunt a darvi man forte-
“R-ricevuto Shepard”
Il Comandante ritornò a fissare il Portale, stringendo la mascella dal nervosismo.
-Non pensavo avresti scelto di salvargli la vita- borbottò Klein, intrecciando le braccia. Al ché, Lenore strinse un’imprecazione fra i denti.
-Non deve morire, non lui, non oggi- berciò, facendo trasalire suo padre.
In breve, scese il silenzio, mentre nella cabina aleggiavano ancora le parole di Shepard, nervosa come non lo era mai stata in una situazione simile.
-Due minuti e quarantatré- annunciò Joker, con una vena d'agitazione nella voce mentre la Veela privava un incrociatore dell'ala. Schivare i detriti in una situazione precaria come quella era un rischio consistente, Garrus avrebbe potuto perdere la presa, o peggio... no, Lenore non poteva assolutamente mettere in conto una simile evenienza.
Shepard rivolse uno sguardo perplesso verso Klein che batteva nervosamente il piede in terra, mordendosi il pollice del pugno chiuso. Era teso quanto lei, forse per la reazione che Lenore aveva avuto qualche istante prima, parecchio diversa dal solito gelo che ostentava.
-Un minuto e trenta-
Il nucleo a eezo del Portale Galattico illuminava di luce azzurra la cabina di pilotaggio, facendo socchiudere gli occhi ai presenti. A Joker venne intimato di schermare il vetro panoramico mentre IDA iniziava i consueti calcoli per centrare correttamente l'ingresso.
-Cinquanta secondi-
Lenore trattenne il fiato per un tempo interminabile, trovandosi a respirare ansiosamente solo quando il comlink diede una sonora interferenza, facendo vibrare la stanza intera.
“Chiudete tutto! Dammi quella fottuta sparachiodi!”
Lenore esalò finalmente un sospiro mentre i rumori della Stiva sovrastavano le indicazioni dell'IA di bordo. Il padre e il Maggiore si scambiarono uno sguardo d’intesa, rilassando finalmente le spalle.
-Sei un idiota, Garrus...- mormorò lei, attraverso il comlink -Raggiungici in Sala Tattica-.
Era salvo, stava bene, ma la paura era stata tanta. Lenore aveva perso almeno una trentina d’anni nell’arco di nemmeno mezzora.
L'attraversamento del Portale si svolse correttamente. La Caporetto fu l'ultima a varcarlo.
E, finalmente, Omega era un ricordo lontano, come le stelle che si vedono nel cielo notturno.
Garrus tornò in Sala Tattica giusto in tempo per ricevere un pugno nello stomaco.
-Perché?- biascicò, carezzandosi la parte lesa, mentre Lenore agitava la mano dolorante davanti a sé.
-Perché mi hai fatto prendere un accidente, idiota- mormorò lei, sorpassandolo per poter salire di nuovo sulla sua pedana, davanti alla Mappa Galattica -Dove siamo diretti, Jeff?-
Garrus la osservò attentamente, mentre un tracciato rosso attraversava la proiezione virtuale della Galassia e convogliava verso una rotta fattibile per le condizioni della nave.
Sembrava essere invecchiata di vent'anni, ma la pelle stava lentamente riassorbendo le cicatrici, dandole un'aria molto più umana, notò il Turian, cercando di scusarsi telepaticamente con lei per la paura che, evidentemente, si era presa.
Sospirò sommessamente mentre Klein gli posava una mano sulla spalla e Jake Shepard lo prendeva sottobraccio, uno per parte.
-Deamhan...- il padre di Lenore gli rivolse un'occhiata stanca -Dovrò davvero offrirti da bere...-
Garrus sbuffò una risata -E perché? Ho fatto solo il mio dovere...-
Klein batté un paio di volte la mano sulla sua spalla, poi gli porse una mano da stringere -Oggi abbiamo scoperto che i Turian hanno il fegato...-
Jake Shepard sorrise maliziosamente, poi lo sciolse dalla stretta, lanciandogli uno sguardo triste.
Garrus strinse le palpebre, tornando a fissare Lenore mentre berciava qualcosa a Tali, intenta a compiere delle strane rilevature dall'altro capo della Sala Tattica.
-Sai tutto sul suo stato di salute, Turian?- Klein gli si avvicinò con un sussurro -Dico...-
-Sono dati riservati, Maggiore, non sono autorizzato a rispondere- replicò prontamente il Turian, mentre il padre di Lenore si umettava le labbra, consapevole che quella sua affermazione avrebbe portato a un discorso dieci volte più complesso.
-State insieme?-
-Anche questi sono...-
-Oh, 'via, per chi mi hai preso?- con uno sguardo severo, il Maggiore si distanziò di un passo, poi rivolse uno sguardo accigliato al Tenente, poco distante da loro -Sono stato molto paziente con Lenore, all'epoca. Non so se ti ha mai raccontato di...-
-Oh, 'via per chi mi hai preso, Maggiore?- replicò a tono il Turian, facendo scattare le mandibole in avanti -I rapporti su Torfan li ho letti e lei mi ha messo al corrente della vostra relazione, all'epoca... vuoi darmi dei consigli dell'ultimo minuto? Per solidarietà maschile, come dite voi-
Klein si passò una mano sulla testa, sospirando stancamente -Volevo solo augurarti buona fortuna. Forse tu riuscirai dove non sono riuscito io...- di nuovo un sospiro -Nessun rancore, Garrus, davvero... ho abbandonato da anni l'idea di mettere su famiglia con lei-
Il Turian gli rivolse un'occhiata perplessa -Famiglia? Con Lenore?-
Il Maggiore sorrise tristemente -Noi umani amiamo crearci queste aspettative...-
-Oh...-
Si scambiarono un'occhiata rassegnata, poi tornarono a fissarla, mentre decideva finalmente il porto nel quale la Normandy avrebbe fatto un ultimo scalo prima di raggiungere la Corrente di Arcturus.
-Lei è bellissima- ammise il padre –Bellissima ma talmente orgogliosa da non voler ammettere che ha davvero bisogno di qualcuno al suo fianco che sappia realmente il calvario che sta passando…- si voltò verso Klein, poi verso Garrus, stringendo brevemente le labbra –Perché è lei, io lo credo sul serio…-
Il Turian mosse le mascelle in modo impercettibile, poi iniziò a fissare il pavimento insistentemente, come se l’oggetto dei suoi pensieri fosse un semplice batuffolo di polvere. Magari lo fosse stato…
Come poteva ribadire ad un’affermazione simile, Garrus? L’identità di Lenore era qualcosa di talmente vago, in quel momento, che spettava a loro sublimarla, renderla veritiera.
-Bacino di Annos?- chiese Miranda interrompendo i loro ragionamenti e appoggiandosi a uno dei terminali fuori uso che circondavano la Mappa Galattica -Il porto di Elysium ha dei cantieri validi per risistemare la nave...-
-Ed Elysium sia- annunciò Lenore, sospirando rumorosamente.
Rimasero tutti lì, attorno alla postazione di Shepard mentre lei direzionava ordini in base alla zona della nave colpita maggiormente.
Un tintinnio e all'immagine della Mappa Galattica si sovrappose un'immagine olografica.
-Viridis, qual buon vento... mi vuole spiegare il perché di questo silenzio radio?- Lenore era furiosa, gli occhi spalancati sotto la fronte corrugata.
Virgil era in una postazione diversa, decine di specialisti si affaccendavano attorno a lui che si reggeva una borsa del ghiaccio sulla testa.
“Non è stata una mossa voluta... i miei ingegneri hanno dovuto limitare l'energia ai programmi di infiltrazione. Se non fosse stato per quel silenzio, ora saremmo dentro il Portale di Omega4... e no, non è uno scherzo. Non so come diavolo abbia fatto Cerberus a disporre di una tecnologia simile in così poco tempo ma siamo riusciti a bypassare il blocco e a impostare la rotta sullo Spazio dell'Alleanza” trasse un respiro, prendendo la borsa del ghiaccio tra le mani “La Veela è integra, non posso dire lo stesso della Normandy. Era un cannone Thanix quella cosa enorme che ha quasi colpito i nostri reattori a babordo? Oh, lascia perdere...”
Shepard sorrise appena, passandosi una mano sulla fronte, ancora insanguinata.
“Spero che quella sia tintura, Shepard” riprese Virgil, protendendosi verso l'obbiettivo “Perdite?”
-Nessuna, puoi stare tranquillo...- replicò lei, pulendosi la mano sul cosciale -La tua risorsa è sana è salva... piuttosto, siamo in rotta per Elysium, per risistemare la nave prima di approdare su Arcturus... ci scorterete o...-
“Dobbiamo fare scalo anche noi, c'è da ricalibrare tutto il sistema missilistico, vi verremo dietro e, una volta su Elysium, prenderemo la rotta per la Cresta di Apien...” sospirò, lanciando la sacca di ghiaccio da qualche parte attorno a lui.
Lenore deglutì, chiudendo gli occhi. Non doveva girarsi a fissarlo, o sarebbe stata la fine...
“...è sottinteso che lascerai che Garrus venga con noi, vero?”
-Lascerò l'equipaggio libero di agire come meglio crede. Molti di loro devono tornare ai loro affari, prima della partenza per Arcturus- Shepard diede un sospiro profondo con il naso, poi tornò a guardare Virgil attraverso la proiezione olografica -Ci aggiorneremo sulla situazione con intervalli regolari di un paio d'ore, Viridis, qui Shepard, chiudo.-
Una mano che scorre su un viso stanco, ancora sporco di sangue e della polvere del combattimento.
Un nuovo sospiro.
-Shepard?- la voce di Miranda si fece dolce, nel rivolgersi a lei -Va' a riposare... ci penserò io ad organizzare il tutto-
Il Comandante annuì, distanziandosi brevemente dalla ringhiera -Sarò a visionare i lavori alla Stiva... ci riaggiorniamo tra un'ora in sala briefing.-
-Ricevuto- l'XO diede un sorriso, poi sostituì Kelly al terminale, iniziando con l'opera di organizzazione.
Shepard si ritrovò da sola, a scendere le scalette che congiungevano la Sala Tattica alla Stiva di carico, non avendo alcuna intenzione di dialogare, o di intrattenersi con chiunque che non fosse un datapad. La paura che si era presa di recente aleggiava ancora nell’aria, tormentandola come se fosse ancora nell’aria. Lui era sano e salvo, sì, ma chi le avrebbe assicurato che, in sua assenza, sarebbe stato meglio, o al sicuro?

 

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Il materasso cigolò rumorosamente sotto il peso di Shepard, lanciata a stella marina sulle lenzuola, ancora con l’armatura N7 addosso.
Per poco la Carnifex non le aveva trapassato un cosciale, andandosi a conficcare proprio nella piega della tuta.
Dopo un gemito sommesso, Lenore riuscì ad arrampicarsi fino ai cuscini, affondandoci la testa con tutta l’intenzione di dedicare le prossime tre ore ad un sonno doveroso.
Putroppo, fece appena in tempo a chiudere le palpebre che IDA annunciò la presenza di Garrus fuori dalla porta della sua cabina.
-Qualcuno a caso…- biascicò Shepard, dando una smorfia seccata sul viso –Digli di entrare, non ho alcuna intenzione di alzarmi…-
La porta si aprì con uno stridio acuto, facendola trasalire.
-Oliarla mai, eh?- commentò Garrus, con la stessa smorfia di fastidio sul viso.
-Il mio schiavo Turian è in procinto di partire, non può certo mettersi ad oliare le porte del suo Comandante…- replicò lei, infilando una mano sotto il cuscino, volenterosa ad ignorarlo.
Lui rimase fermo immobile ai piedi della scaletta, dubbioso se ritenere quella una battuta di pessimo gusto o una frecciatina. Decise di fare spallucce, sedendosi su uno dei divanetti di Shepard, estraendo la Talon dalla fondina e poggiandola sul tavolino –Sto fuggendo da tuo padre…-
Lenore schiuse le palpebre, rivolgendogli un’occhiata appannata –Eh?-
Garrus scrollò le spalle, passandosi una mano sul viso –Non è per cattiveria, Len, è che… le sue domande sono davvero troppo insistenti.-
La donna sorrise, divertita da quella situazione –E che domande ti ha fatto?-
Il Turian voltò la testa verso di lei, lanciandole una delle sue occhiate profonde, poi spostò lo sguardo sui modellini, carezzandosi il mento –Non lo vuoi sapere…-
-Nemmeno se me lo dici ad un orecchio?- lo provocò lei, alzando la testa dal cuscino a appoggiando un gomito sul letto. La richiesta di raggiungerla era implicita ma, a dire il vero, non era nemmeno troppo chiara…
Garrus sospirò sommessamente, non capendo il senso di quell’affermazione, poi spalancò le braccia –Non vedo perché dovrei sostituire il Mantis con un Incisor!- si protese verso di lei, l’espressione che stupita era un eufemismo –Sarebbe come chiedere a te di sacrificare il Claymore per uno Scimitar, o peggio, per un Katana!- la guardò con insistenza, come per cercare la sua approvazione.
Ma Lenore aveva un’espressione delusa, quasi rassegnata –Conosco la sensazione…-
-Mi ha preso le misure del braccio!- sbottò lui, battendo sonoramente le mani sui cosciali –Perché, poi? Cosa diavolo intende farci!-
-Vorrà costruirti un arco, che ne so…- ipotizzò Lenore, grattandosi la testa. Quella visita non era ciò che si era prospettata… si sarebbe aspettata delle scuse, una paranoia assurda su quanto lui avesse avuto torto e lei avesse ragione ad odiarlo. Ma, forse non lo conosceva ancora abbastanza, o forse erano tornati ad essere amici… solo che con una complicità maggiore, più acuta.
Le porte del cervello di Lenore si spalancarono, mostrandole un nuovo percorso. E se lui fosse lui proprio per quello e non per portare delle stupide scuse? Ridacchiò tra sé e sé, Lenore, mentre Garrus richiamava la sua attenzione con un cenno del braccio.
-Un cosa?! Oh, Spiriti… no, ma non hai sentito la parte peggiore di tutta questa storia!-
Lenore perse ogni speranza di dormire, mettendosi a sedere a gambe incrociate, le dita a massaggiarsi la fronte –Temo proprio che tu sia nei guai, Vakarian…-
Garrus contrasse le mandibole, abbandonandosi sullo schienale della poltrona. Poi sbuffò dal naso –Non sono mai stato così in imbarazzo come in sua presenza…-
Shepard fece spallucce, poi gli rivolse un’occhiata stanca –Fa parte del suo carattere… mettere in imbarazzo la gente, dico-
Il Turian diede un altro sospiro, raccogliendo il visore tra le mani e osservandolo per qualche attimo prima di riprendere la parola –Sei stata fortunata, Len… voglio dire, non penso che lui ti abbia mai imposto di… di renderlo fiero di te-
La donna batté un paio di volte le palpebre, poi inclinò appena la testa –Non esattamente. Spiriti, dove vuoi andare a parare, Vakarian?-
Un momento di silenzio, per permettere a Garrus di raccogliere le idee, mentre appoggiava il visore sul tavolo e rivolgeva un’occhiata stranita a Lenore.
-Ho solo i miei dubbi su come avverrà l’inevitabile incontro con il mio, di padre…- rispose, buttando un braccio davanti a sé per poi accavallare le gambe.
Lenore drizzò la schiena, appoggiandosi una mano sulla spalla per stiracchiare il braccio. Un espediente per trovare le parole giuste… in effetti, si ricordava di una vecchia conversazione che avevano avuto sulla vecchia Normandy SR-1, dove lui ammetteva di non essere esattamente un figlio ideale.
L’unica informazione della quale lei era in possesso per buttarsi in un discorso rassicurante.
Lenore Shepard non era assolutamente in grado di intraprendere questo genere di discorsi, solo che lei non lo sapeva.
-Oh, avrai tanto da raccontargli… avrete di che discutere…- biascicò, alzando gli occhi verso un punto imprecisato sopra di sé, per raccogliere quante più idee possibili –Di certo non ti misurerà le braccia o non ti prenderà in giro perché usi un Mantis anziché un Incisor…-
-Non mi sei d’aiuto, Léannan- sbottò Garrus, ridacchiando.
Lenore si fermò, scuotendo lievemente la testa, poi gli rivolse un sorriso curioso –Assicurati di avere abbastanza clip termiche a disposizione, allora…-
-Di nuovo, non sei d’aiuto-
-Tua madre non medierà l’incontro? Avrai pure qualcuno nella tua famiglia che sia dalla tua parte!- sbottò, prendendo a ridere.
Garrus perse il sorriso, portandosi una mano a carezzarsi la testa. Lei continuava a ridere, divertita dalla sua stessa imbranataggine in situazioni di quel tipo.
Non si era minimamente accorta del problema che aveva appena sollevato.
No, non doveva accorgersene. Non doveva sapere.
Garrus si sollevò in piedi, uno sguardo stanco quanto il suo, poi si avvicinò al bordo del letto mentre lei ancora continuava a discutere dello stato di crisi delle famiglie Turian vecchio stampo.
Si sedette al suo fianco, guardandola dritta negli occhi, con tutta l’intenzione di perdersi nell’azzurro screziato delle sue iridi. Era da tempo che non vedeva quegli occhi e voleva registrarne ogni singolo dettaglio prima di ritornare sul suo pianeta natale assieme a Virgil. Chissà se li avrebbe più rivisti…
E assieme a quegli occhi c’era una ragazzina che non riusciva a smettere di parlare, come se fosse la prima volta che lo facesse sul serio, come se non avesse mai avuto occasione di godersi un istante a delirare su un argomento che non conosceva.
Lo prese per un braccio, pure, mentre sosteneva che in certe famiglie Turian c’era l’usanza di recitare la preghierina agli Spiriti prima di mettersi a tavola.
Garrus sbuffò una risata mentre lei continuava ad appassionarsi teneramente ad argomenti futili, con una curiosità disarmante, talmente infantile. Una dolcezza che non le apparteneva, insomma.
Vide gli occhi velati di una donna che non dorme da ore, eppure ha ancora la forza di sostenere teorie al limite dell’assurdo, solo perché non ha mai avuto una vera occasione per perdere quell’alone di serietà che la contraddistingueva.
Le carezzò i capelli mentre Lenore si sollevava sulle ginocchia, aprendo le braccia per mimare la grandezza di una stella… Trebia, il sole di Palaven, l’espressione sognante nel sapere che Garrus era nato qualche anno dopo di lei, o forse qualche anno prima.
La commozione quando lui le rivelò che l’avrebbe portata a visitare la sua casa solo se lei l’avrebbe condotto nella terra dei suoi avi. E per la prima volta Lenore pensò a un progetto, a qualcosa di diverso dalla guerra e dalle armi da fuoco.
Si ritrovarono ad aprire una mappa galattica dal factotum, a indicare dei punti a caso nella Traversa di Attica, nei Sistemi Terminus, o meglio, oltre il Velo di Perseo. Posti che avrebbero visto insieme…
Lenore perse il sorriso quasi subito, mentre con la mente tornava al presente, poi al futuro prossimo, ritrovandosi davanti alla Corte Marziale, ritrovandosi da sola in una cella. Che senso aveva sognare?
Perché illudersi che tutto sarebbe andato bene?
Gli carezzò la testa, mentre lui le si adagiava in grembo, sbadigliando sonoramente, accoccolandosi come un gatto per poter finalmente chiudere gli occhi.
La mano tremò, mentre si allontanava per coprirle lo sguardo. Lenore si sentiva una donna distrutta.
E senza dire nulla, senza proferire parola, rincorse di nuovo quei sogni, quei progetti impossibili oltre il Velo.
-Andrà tutto bene- si disse, appoggiando la mano sulle labbra –Andrà bene…- ripeté, mentre gli occhi si tingevano di nuovo di rosso, mentre le cicatrici trattenevano le lacrime, sentenziando che loro erano l’unica certezza che le restava, l’unico appiglio che l’avrebbe mantenuta concentrata nella sua missione.
Doveva mantenere coerenza, lo doveva a lui. Perché Lenore l’aveva trascinato in un abisso, l’aveva costretto a vedere la sua fragilità, l’aveva costretto a fare la mossa sbagliata pur di rincorrere una chimera… lei non era umana, lei non era Shepard, eppure si sentiva di amare come avrebbe fatto la vera Lenore al suo posto. Forse era stata solo una scelta egoistica, la sua, tanto per avere qualcuno che confermasse la sua versione dei fatti, che protraesse quanto più a lungo possibile quella candida bugia.
Perché si era posta quelle domande? Perché su Illium non aveva riso davanti alla stupidità del discorso di Garrus ed era partita subito, lasciando che loro restassero semplicemente amici? Lasciando quel discorso sull’umanità dei sintetici in mano a IDA, o a Legion…
Si sforzò di non emettere alcun suono, mentre distendeva le gambe e si ancorava all’armatura di colui che amava, le mani tremanti. La testa poggiata sulla superficie fredda e metallica e gli occhi fissi in un punto indistinto della stanza, stanchi.
Garrus sospirò nervosamente, cercando di ignorare quelle lacrime, cercando invano una ragione per quel pianto.
Chiuse gli occhi, restando immobile, in ascolto, mentre lei si sforzava di non contrarre troppo lo stomaco, di non tremare.
Era scontato chiederle cosa ci fosse che non andava. Era lei stessa, che non andava.
Le sfiorò un ginocchio per poi afferrarlo.
Il primo singhiozzo, che sembra quasi lo sbuffo di una risata, le dita che si intrecciano per ricevere e dare coraggio.
Aveva deciso di darle supporto, aveva deciso di stare al suo fianco, Garrus. Come farglielo capire se non scegliendo di voltare la testa? Girarsi di fronte a una supplica per permetterle di nascondere le lacrime, aiutarla a mantenere la sua solita dignità di Comandante, dandole il potere di esprimere la sua sofferenza senza esprimere giudizi.
-Andrà tutto bene…- ripeté lei, sorridendo tristemente.
Lui sospirò, rinnovando la stretta e schiudendo le palpebre –Sì, Lenore, andrà tutto bene-.

 

[x]

 

Elysium non abbisogna di descrizioni, Elysium è nome e fama.
Lampioni in rame che cingono strade in cemento, umidità che scivola nelle pareti degli edifici di prima mattina.
La Normandy fece scalo dopo esattamente cinque giorni di viaggio, scegliendo per una rotta che implicasse una tratta commerciale sicura, attraverso la Traversa di Attica.
Virgil aveva garantito il loro passaggio in chissà quale maniera, promettendo a Shepard che non avrebbe dovuto preoccuparsi della fama che quella zona della Traversa aveva, ossia di essere una zona con un alto tasso di abbordaggi.
-Un'amica ha pagato il dazio per noi- aveva detto il Turian, una volta a bordo della Normandy.
Aveva accettato il consiglio del Comandante, che l'aveva accolto in Sala Briefing con una tazza fumante della dextro-miscela personale di Tali, una poltiglia fatta di chicchi di caffè macinati e dal profumo vibrante di menta e agrumi.
-Un'amica?- Shepard si era protesa verso di lui, sorridendo -Viridis, lei ha contatti persino in questa zona sperduta della Galassia? Mi chiedo come faccio a sorprendermi ancora, dopo tutto quello che è successo.-
-Volevo parlarle di persona prima di affrontare una separazione dolorosa, Shepard- aveva ammesso Virgil, prendendo la tazza tra le mani e osservandone il contenuto. Era un gesto che anche Garrus faceva spesso, quando si ritrovava a bere o a mangiare qualcosa. Lenore non resistette e gli chiese da cosa derivasse quell'insicurezza nel bere una comune bevanda.
-Oh...- Virgil aveva schioccato le mandibole, dando un'espressione strana, come se la risposta a quella domanda fosse affare scontato -Per via delle macchie... si depositano sui bordi se la tazza non viene lavata bene. Le macchie mi indispettiscono... dannate macchie!-
Lenore si era ritrovata a sorridere a quella stranezza, che ogni volta che porgeva un caffè a Garrus non poteva fare a meno di non notare. Ecco da chi l'aveva presa...
-Lei e Garrus siete molto legati, ho notato-
Virgil aveva socchiuso gli occhi, sempre alla ricerca di una fantomatica macchia -Vede Shepard, la mia situazione, quando ancora ero un Generale... Garrus non gliel'ha mai raccontato? Oh, capisco...- il Turian, che Shepard non aveva mai visto con un'espressione di sconcerto, si era rabbuiato, mentre continuava ad osservare sistematicamente la superficie della tazza, stavolta dall'esterno.
-Sono stato reintegrato dopo tre anni di congedo forzato, Shepard, perché ho volontariamente disobbedito a un ordine diretto... se lei si ritrovasse davanti a una missione dove ha poche speranze che la sua squadra sopravviva, sceglierebbe di proseguire o ritirarsi?-
La donna gli aveva lanciato uno sguardo di sottecchi, sorridendo lievemente.
-Torfan- avevano recitato, in coro.
Dopo una breve risata liberatoria, Virgil aveva ripreso a parlare -La missione è tutt'ora classificata e non mi è concesso di parlarne... le basti sapere che dovevamo recuperare dei dati. Ha fatto scalpore il fatto che io abbia scelto di non sacrificare i miei uomini perché ritenevo che l'ordine che mi era stato dato fosse sommario e inconcludente, ho fatto di testa mia, reperendo i dati con l'inganno, piuttosto che buttare una legione alla cieca nelle mani dei nemici... insomma, degradato con disonore dalla Gerarchia nel giro di tre giorni.-
-E cosa c'entra Garrus in tutto questo?-
Virgil aveva appoggiato la tazza di caffè sul tavolo, accavallando le gambe in modo elegante -Ha testimoniato in mio favore durante il processo... i ragazzi della legione hanno deciso di non presenziarvi, optando per una via meno complessa, rimanendo nell'ombra per non subire delle ripercussioni da parte del loro nuovo ufficiale superiore. Ebbene, lui si è seduto al mio fianco, mi ha guardato negli occhi e poi ha detto chiaro e tondo ai miei carnefici di andare a farsi fottere- una risata, le dita che si intrecciano sul tavolo, lo sguardo immerso in un ricordo -Per lui ero nel giusto...-
-E come ha fatto a diventare uno Spettro?-
Lo sguardo di Virgil si era fatto cupo, le pupille che cercavano ancora una macchia nello sfondo bianco della tazza; poi si era voltato verso di lei, permettendole di scandagliare la profondità del suo sguardo.
-Ho molti contatti, Shepard, maneggio giornalmente molte informazioni... casualmente, mi è capitato tra le mani un segreto scottante riguardante uno dei Consiglieri-
-Casualmente?- aveva ripetuto lei, scettica.
-Non mi giudichi, Comandante, sa benissimo cosa comporta l'ascesa e sa benissimo che non tutti coloro che meritano hanno la possibilità di diventare qualcuno- un respiro nervoso -L'ho fatto affinché lui e tutti quelli che cercavano giustizia avessero un porto sicuro dove rifugiarsi, un aiuto...-
-Il fine giustifica i mezzi- aveva sentenziato Lenore, mentre Virgil riprendeva la tazza rigirandosela fra le mani.
-Ecco la mia macchia, ed ecco perché l'ho scortata... lei è nel giusto, Lenore, sta combattendo una battaglia che in pochi sono in grado di comprendere. Se gli Spiriti assisteranno me e Garrus, riusciremo a darle supporto mentre lei sarà impossibilitata a muoversi...-
Lenore aveva sbuffato una risata, intrecciando le braccia, poi gli aveva rivolto un'occhiata curiosa -Perché non mi ha sbugiardata davanti al Maggiore, Virgil? Ha craccato il datapad ed è a conoscenza del mio problema, lo so, così come so che Garrus ha inavvertitamente dimenticato di dirmi che le registrazioni che ho compiuto dentro la Nave dei Collettori non erano protette da un firewall...-
-Perché non aveva senso farlo, dato che siamo entrambi consapevoli che, semmai l'Alleanza scoprisse che lei ha della Tecnologia dei Razziatori nel suo stesso corpo, non esiterebbe due nanosecondi a giustiziarla- gli occhi di Virgil ebbero un fremito leggero -Lei è fondamentale per il suo popolo, forse addirittura per la Galassia intera. Veda di difendere quell'informazione con le unghie e con i denti, non voglio trovarmi da solo davanti a una minaccia di quell'entità.-
Attualmente, Lenore si ritrovò a sorridere, mentre osservava il profilo degli edifici di Elysium, stretta in un cappotto pesante, in attesa che la Normandy fosse di nuovo pronta per spiccare il volo.
La fregata del Tenente Viridis era ormeggiata poco distante, assieme alla silenziosa SSV Caporetto, anche lei bisognosa di riparazioni.
Un velo di nebbia artificiale avvolgeva gli edifici, un artificio fittizio per simulare le temperature terrestri.
Lenore sospirò sommessamente mentre il traffico andava via via diradandosi e le luci della città cominciavano ad accendersi, come i fuochi fatui nelle paludi dell'Ithilien.
Strinse le palpebre quando le parve di aver notato un incendio divampare all'orizzonte, macchiando il cielo plumbeo di un rosso vivo, cremisi.
E si aggrappò al lampione sotto il quale sostava mentre la figura imponente di una nave da guerra si stagliava imponente nel cielo davanti a lei.
I cannoni delle difese antiaeree sparavano, la gente gridava e i soldati dell'Alleanza, impreparati di fronte a una simile evenienza, cercavano disperatamente di resistere di fronte a una linea di truppe di Cerberus, implacabile e compatta.
Nel tempo in cui le ciglia battono, Shepard fu pronta a rispondere al fuoco, il Claymore in pugno e una squadra da disporre.
Si voltò verso i suoi compagni, assieme a lei anche in quel momento, e rivolse loro uno sguardo accigliato.
Fu Thane a farsi avanti, mentre Garrus si portava in prima linea assieme a Catfish e a Strike, pronti anche loro a partecipare alla battaglia.
Il Drell soppesò il Viper tra le mani, mentre rivolgeva un sorriso composto a Shepard.
Lei sorrise di rimando, tristemente, come per fargli sapere che non era necessario partecipasse, dato il suo stato di salute e le sue conquiste dolorosamente acquisite.
Grunt diede un grido soddisfatto, poi sollevò il fucile verso il Comandante, ridendo dall'eccitazione di ricevere due scontri duri e glorificanti nel giro di così pochi giorni -Siamo con te, Shepard!-
-Fino alla fine- aggiunse Thane, annuendo.
Lenore caricò un colpo in canna al Claymore, poi perse il sorriso, esprimendo tutta la determinazione possibile con un cenno del capo -Non posso chiedere di meglio- fece, osservando mentre anche lui preparava il suo fucile per lo scontro.
-Qualsiasi cosa succeda- principiò l'altro, mentre i suoi occhi profondi come l'abisso si appropriavano delle condizioni atmosferiche -Dovessi per punizione correre a piedi nudi la distanza che intercorre tra la Via Lattea e la Galassia di Andromeda, io sarei comunque al fianco di Shepard-
Lenore inarcò un sopracciglio, rivolgendogli un sorriso malizioso -Sei sicuro di stare riferendoti al Comandante giusto?-
Di contro, il Drell inclinò appena la testa, sorridendo tristemente, mentre appoggiava lo sguardo sul mirino.
Shepard si voltò verso Garrus, che fissava l'orizzonte con impazienza, poi si voltò verso la sua squadra, incrociando ognuno dei loro sguardi, mentre si alzava il vento, trascinando con sé la polvere accatastata sulle strade.
-Sappiate che non siete costretti a seguirmi- principiò -Ma vorrei comunque darvi la possibilità di riflettere, e con voi, le armi che tenete tra le braccia.- fece una pausa, fissando i suoi occhi dentro lo sguardo sicuro di Jack -Cerberus ci ha usati, traditi... l'Uomo Misterioso ha ordinato ai suoi sicari di disperderci per ucciderci uno ad uno... ma noi non gliel'abbiamo permesso, e abbiamo inferto numerose perdite tra le fila di un esercito corrotto, al soldo di chi inganna l'Umanità sotto la falsa bandiera dell'elevazione di una specie che non è inferiore, ma che è in grado di guadagnarsi il suo posto nella Galassia, senza incorrere nella prepotenza.- si rivolse a Miranda, che restava fiera in prima linea, deglutendo di tanto in tanto, come se le premesse di esprimere un'opinione necessaria, in difesa delle idee nelle quali poco tempo prima si identificava. Shepard colse questa sua insicurezza, ma proseguì diretta nel suo discorso -Noi umani non vogliamo che il paladino della nostra specie sia un prepotente, no, noi vogliamo meritarci giustamente quel posto che tanto abbiamo agognato. Nel corso della mia carriera ho avuto modo di ingoiare troppe volte un boccone troppo grosso per eseguire gli ordini di un capo ingiusto, per permettere alla mia specie di riscattarsi davanti a un torto che non aveva mai compiuto. Sono esausta di essere la bandiera di quest'organizzazione, sono stanca di essere usata come vessillo dall'Alleanza quando in realtà ho compiuto delle crudeltà talmente abominevoli da essere state addirittura stravolte. Ho ucciso a sangue freddo, ho fatto sì che chi ha inferto dolore alla mia gente soffrisse, e tutto perché lo ritenevo giusto. Siamo definiti la feccia delle nostre specie perché riusciamo a vedere più in alto dei loro capi. È giusto venire emarginati per questo? È giusto che voi abbiate dovuto scendere a patti con un'organizzazione criminale per porre fine alla minaccia dei Collettori? No, non è giusto... ci hanno sfruttati, ci hanno deliberatamente usati e manipolati perché sapevano che noi saremmo stati l'unica possibilità che avevano per impossessarsi della Tecnologia che la base dei Collettori custodiva.- la voce si alzò, come una marea impetuosa, poi divenne sussurro, mentre Shepard voltava le spalle a quegli sguardi -Mi hanno riportata in vita, trasformandomi in un abominio...- si passò una mano sul viso, per riprendere le forze di continuare a parlare. Poi si voltò, decisa, e riprese il contatto visivo con ciascuno di loro.
-Oggi ognuno di voi combatterà perché ritiene giusto farlo, contro le oppressioni ideologiche, contro i manipolatori, contro chi usa la scienza per sovvertire l'ordine naturale degli eventi... combattere per poter essere liberi di affrontare i Razziatori senza vincoli, ecco cosa faremo noi oggi. Siete con me, soldati?-
-Signorsì, Signora!- gridarono all'unisono i vecchi compagni dell'Alleanza.
Grunt, che di sicuro aveva capito solo che c'era un combattimento da affrontare, diede un ruggito spaventoso, facendo trasalire Tali, al suo fianco.
La Quarian, determinata, fece un passo in avanti, incerta, mentre la squadra restava in silenzio. Sollevò appena la testa, riponendo la pistola nella fondina, poi intrecciò le mani.
Shepard si portò davanti a lei, l'espressione severa, mentre cercava di individuare i suoi occhi luminosi sotto al casco.
La Quarian sciolse le mani, finalmente, poi batté i tacchi e si mise sull'attenti, portando la destra a un'ipotetica fronte -Sì... Sìssignora?-
-Non ho sentito soldato- berciò Lenore, cercando di trattenere un sorriso.
-Sìgnorsì, Signora! Shepard! Signora-
Tante piccole esplosioni, sicure ma imbarazzate. E Shepard sciolse la schiena, posandole una mano sulla spalla.
Fu il turno di Kasumi di salutare, mentre Lenore si mordeva un labbro, sorpresa da quella presa in giro così plateale. Uno ad uno diedero una loro interpretazione di quel gesto, nei modi più disparati, mentre Lenore iniziava a pentirsi di aver affrontato un discorso così serio di fronte ad una squadra di scapestrati, che di etichetta sapevano ben poco.
Catfish dovette distrarre forzatamente il Maggiore Klein, che osservava la scena allibito, la mascella che quasi gli toccava terra.
Una mano a tre dita si posò sulla spalla di Lenore, costringendola a voltarsi. Sorrise, lei.
-Vuoi fare anche tu il saluto?-
-Non ci penso nemmeno...- protestò Garrus, da dietro la visiera del suo casco -Però volevo...-
-Non morirà nessuno, oggi, smettila di portare guai- lo rimproverò Lenore, a mezza voce, mentre quel gruppo male assortito si preparava allo scontro -Vedi di fare il tuo dovere...- aggiunse -Al resto penseremo dopo...-
-Ti copro le spalle-
-Colpo Stordente Pronto!-
-Andiamo, hai appena fatto un discorso che ha avuto la più alta percentuale di sbadigli che si sia mai registrata! Non prendere in giro me...-
Lenore gli rivolse di nuovo un sorriso, appoggiandogli una mano sul braccio -Niente di meglio che un finale col botto, eh, Vakarian?-
Il Turian ridacchiò, raccogliendo la sua mano tra le proprie -Ti ho abituata troppo bene...-
Legion si fece avanti, inclinando appena la testa -Noi siamo pronti.- recitò, accompagnato da uno squittio.
Shepard lo fissò per qualche secondo, poi diede un cenno con la testa a Klein. Insieme, si mossero attraverso le stradine tortuose che portavano al luogo dello scontro, pronti ad affrontare qualsiasi nemico e a porre fine a quella straziante battaglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

J’s logbook:

Maggio 2013, 18

Mi rendo conto di essere una donna volubile.
Aggiorno quando mi pare, non rispondo alle recensioni, evito di buttare capitoli che rispecchino cosa davvero io voglia esprimere…
Ma no, dai, voglio essere positiva <3 prima o poi ce la farò.
Niente da dire su questo capitolo, se non che mi dispiace non essere riuscita a dare un certo spazio a certi personaggi. Sono felice di aver introdotto Virgilio, sto tirando un po’ le somme su tutto e… boh, parecchio amore.
Spero si noti la dedica, perché ci tengo davvero un sacco <3
E solita solfa: se notate che c’è qualcosa che non va fatemelo sapere, perché non c’è crescita senza critica.

Un abbraccio

 

J.

   
 
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