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Autore: warblerslushie    19/05/2013    4 recensioni
Kurt e Blaine sono sposati da diversi anni e Blaine sente il desiderio di creare una famiglia insieme, dal momento che stanno diventando adulti.
Tuttavia, tra le rispettive attività lavorative ed il fatto che Kurt non si sente ancora pronto per crescere dei bambini, le cose all'interno della famiglia Anderson-Hummel hanno subito un brusco rallentamento.
Ma cosa accadrà quando la coppia riceverà un'inaspettata notizia?
Tratto dalla storia:
"«N-non posso tornare con lui, Coop» gemette Blaine, arricciando la mano intorno al polso di Cooper «Non posso»
«Non devi farlo»
«I-io lo amo così tanto... ma lui n-non mi ama più»
«Blaine – »
«Perché n-non mi ama?»
Blaine pianse, tirando Cooper più vicino a sé, e con la mano buona strinse suo fratello in un serrato abbraccio, singhiozzando contro il colletto della sua camicia."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il secondo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: prima che qualcuno si faccia venire un infarto per le azioni di Kurt, sappiate che le cose verranno spiegate nel prossimo capitolo. Scusate per l’angst.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 2

 

Blaine non riusciva a respirare.

Il cuore gli batteva selvaggiamente nel petto e percepiva un nodo all’altezza della bocca dello stomaco – se questo dipendesse dai nervi o dalla possibilità che potesse esserci un essere umano che cresceva dentro di lui era ancora da stabilire ma, comunque, si sentiva come se stesse per vomitare.

Sporgendosi in avanti si fece forza contro il ripiano, appoggiando le mani su ciascun lato del lavandino.

Un basso gemito gli scivolò fuori dalle labbra.

Era gravido.

Doveva esserlo.

Quei test non mentivano.

 

****

 

«Cazzo, Blaine!» gridò Kurt accasciandosi contro la schiena di suo marito, il corpo ancora scosso dai brividi del recente orgasmo.

Blaine era inginocchiato sotto di lui, i suoi respiri affannosi e tremanti mentre cercava di sorreggere sé stesso – ed ora anche Kurt – sulle proprie braccia stanche.

«Baby, devi staccarti o qualcosa del genere. Non riesco a sostenerti»

Kurt brontolò e lentamente scivolò via dalla schiena di Blaine, sorridendo quando lo sentì gemere sotto di sé.

Gli baciò i riccioli umidi sulla nuca.

«Scusa, tesoro. È solo che è stato troppo bello»

«Sono contento di essere stato di aiuto. Ultimamente, comunque, è tutto quello a cui servo»

«Blaine» lo rimproverò Kurt.

Tirò suo marito per la vita fino a farlo ricadere supino, si abbassò su di lui e gli baciò delicatamente la fronte sudata.

«Smettila di parlare così. Mi dispiace di essermi perso la cena stasera ma ero impegnato. Lo sai che abbiamo un nuovo numero in uscita a breve e dovevo assicurarmi che tutto fosse pronto per il via libera»

«Potevi almeno chiamare» s’imbronciò Blaine, allontanandosi da Kurt.

Si scrollò dalla presa dell’altro appena questi cercò di stringerlo a sé.

«Blaine, per favore, non fare così»

«Perché ogni volta che organizzo qualcosa per noi, mi tiri un bidone? Non sei mai a casa per cena. Non vuoi mai uscire o vedere un film. Non vuoi mai stare in mia compagnia... le uniche volte che mi vuoi davvero è quando vuoi fare sesso!»

«Non è vero»

«Sì, lo è!» urlò Blaine, rotolando fuori dal letto con una smorfia. Incespicò versò l’armadio ed afferrò i boxer abbandonati sul pavimento, indossandoli, facendoli scivolare sopra il proprio delicato fondoschiena. 

«Torni a casa e decidi di scoparmi fino allo stremo anziché sederti e parlarmi di qualsiasi cosa!»

«Beh, non è che tu ti sia lamentato! Se non ricordo male, stavi pregando per avere il mio cazzo fino a due minuti fa!»

«Perché ultimamente quello è l’unico modo in cui posso esserti vicino!»

«Stronzate» sibilò Kurt alzandosi dal letto e seguendo il suo adirato marito nel bagno padronale.

Si fermò sulla soglia, sgranando gli occhi quando vide Blaine infilarsi una manciata di pillole in bocca.

«Cosa sono?»

«Cosa sono cosa?»

«Quelle compresse che hai appena ingoiato. A cosa servono? Non ricordo che tu debba prendere delle medicine»

«Beh, se tu fossi più attento o se fossi a casa più spesso, sapresti che sono andato dal medico la scorsa settimana per via della mia terribile infezione sinusale che, per la cronaca, non era una semplice infezione – è risultato che avevo anche la bronchite, ragion per cui mi hanno prescritto degli antibiotici. Se tu fossi stato qui più spesso, lo sapresti»

«Oh, tesoro. Ho pensato che stessi prendendo dei semplici medicinali da banco. Non sapevo – »

«Non importa» sussurrò Blaine, riponendo il flacone di pillole nell’armadietto.

Provò a superare Kurt, ancora fermo sulla soglia, ma si ritrovò pressato contro il petto di suo marito.

«Kurt, non – »

«No, Blaine. Guardaci. Stiamo litigando ed il nostro anniversario è alle porte... e non voglio discutere anche in quell’occasione. È una cosa piuttosto grande – »

«Dieci anni»

«Sì, e voglio festeggiarlo adeguatamente con mio marito. Basta con queste liti. Mi dispiace di non essere stato presente»

Blaine si accasciò tra le sue braccia, la sconfitta sembrava sprigionarsi dalla sua bassa statura.

«No, non dovresti scusarti. Stai lavorando così duramente ed io... mi sto solo comportando in modo melodrammatico»

«Non sei melodrammatico»

«Mi dispiace di essermi chiuso a riccio e di non averti parlato di come mi sentissi infelice. Ci eravamo promessi che avremmo lavorato sulla comunicazione di coppia e io sto ancora sbagliando tutto»

«Va tutto bene, tesoro. Siamo stati entrambi su di giri nell’ultimo periodo. Dovremmo mettere da parte un po’ più di tempo per rilassarci, non credi?» sorrise quando sentì Blaine annuire contro di lui «Ora che ne dici di andare a coccolarci? Mi manca stringermi a mio marito»

«Okay»

 

****

 

Blaine posò una mano contro lo stomaco piatto.

Il bambino doveva esser stato concepito nella notte in cui lui e Kurt avevano litigato per la mancanza di comunicazione all’interno della loro coppia – Blaine aveva assunto degli antibiotici in quel periodo ed il foglio illustrativo delle pillole anticoncezionali diceva che un cocktail di medicinali avrebbe reso la contraccezione meno efficace, cosa che spiegava la realtà che Blaine aveva dentro di sé.

Strofinando la mano sul ventre, Blaine fissò il proprio riflesso nello specchio, girandosi un po’ per vedere se si notava niente di strano circa il suo profilo.

La sua pancia sembrava tonica come sempre, dunque la gravidanza non era ancora tanto avanti da essere già evidente, ma più guardava e più desiderava che si notasse almeno un pochettino.

Ma se ne sapeva qualcosa – e se la matematica non era un opinione -, probabilmente era solo di sette settimane e la rotondità non si sarebbe vista per almeno un altro mese.

Forse.

In più, non era nemmeno sicuro di essere effettivamente in dolce attesa.

Sì, sette dei suoi otto test erano risultati positivi, ma aveva davvero bisogno di fare un paio di esami del sangue prima anche solo di tentare di parlare con Kurt del bambino.

E – oh, Dio, c’era la questione Kurt in tutto ciò.

Il marito di Blaine stava rinviando l’argomento dei bebè da ormai qualche tempo, nonostante lui non avesse fatto altro che alludervi per mesi.

Avevano celebrato il loro decimo anniversario di matrimonio giusto qualche settimana prima e, quando erano usciti a cena con i loro amici, la discussione sui progetti riguardanti la loro famiglia era stata sollevata da Rachel prima che venisse deviata da Kurt, che aveva cambiato discorso, passando dai bambini a ciò che era successo durante la sua giornata lavorativa.

Nemmeno una volta, durante la conversazione intrattenuta a cena, aveva notato l’espressione ferita che aveva stravolto il viso di Blaine.

Quella notte, dopo essere tornati a casa ed essere scivolati nel loro letto, Blaine aveva messo da parte il dolore per il precedente rifiuto di Kurt, convinto che il suo compagno avrebbe cambiato opinione quando sarebbero tornati sulla questione della loro futura famiglia...

Ma non era successo.

Ed ora Blaine era gravido.

Accigliandosi, Blaine si allontanò dal lavandino ed uscì dal bagno; i suoi occhi perlustrarono la stanza prima di posarsi su ciò che stava cercando: il suo cellulare.

Si avvicinò all’oggetto e lo afferrò, le sue dita fecero scorrere la lista dei contatti fino a trovare il numero del posto di lavoro di Kurt.

La sua mano tremava violentemente ed il nervosismo gli ribolliva nel suo intimo più profondo mentre si chiedeva se dovesse veramente chiamare Kurt per chiedergli di tornare a casa.

«No, gliene parlerò più tardi» sussurrò a sé stesso.

Infilò il telefonino in tasca, lasciò la camera da letto e corse per il corridoio fino al loro ufficio condiviso, dove si lasciò cadere sulla poltrona.

Prima di poter anche solo pensare di dirlo a Kurt, decise di prenotare un vero e proprio appuntamento medico con un’ostetrica specializzata in gravidanze maschili e, per parecchi minuti, scorse diversi elenchi con i nominativi di ostetrici e ginecologi, fino a trovarne uno adatto – e proprio vicino al loro appartamento.

“Dottoressa Aida Banes? Okay, farò un tentativo con lei”

Blaine compose il numero dell’ambulatorio della Dottoressa Banes ed attese pazientemente che il personale alla reception rispondesse. Gli ci vollero solo pochi istanti per fissare un appuntamento e, dopo aver confermato i propri dati, la donna all’altro capo della linea gli ricordò che avrebbe dovuto stare attento alla consegna del pacchetto di documenti che doveva compilare entro i prossimi due giorni.

Sospirando, riattaccò il telefono e si appoggiò allo schienale della poltrona.

Si massaggiò lo stomaco con lenti movimenti circolari.

«Dio, Kurt» mormorò tra sé e sé, con gli occhi che guizzavano da una foto sua e di suo marito all’altra, appese alle pareti della stanza «Cosa devo fare?»

 

****

 

Kurt emise un lamento, lasciando cadere le sue pesanti borse a terra per poi rovistare nella tasca della giacca alla ricerca del suo mazzo di chiavi.

Sapeva che Blaine era a casa ma il povero ragazzo si era sentito malissimo negli ultimi giorni, motivo per cui era probabilmente scivolato in un sonno profondo, e Kurt non aveva nessuna intenzione di svegliarlo.

Bofonchiando tra sé e sé, Kurt inserì la chiave nella serratura e la girò, imprecando sottovoce quando non riuscì ad aprire la porta.

«Dannazione» sibilò, riprovandoci.

Gli ci volle qualche altro tentativo prima di riuscire ad aprire l’uscio con successo ed introdursi dentro casa senza fare nessun rumore, ringraziando di essere addirittura riuscito a mettere piede nell’appartamento.

«Ricordami di chiamare il padrone di casa e fargli sapere di quella problematica maniglia» mormorò Kurt alla loro gatta, JennyTuttaMacchie, mentre appoggiava le buste della spesa sul tavolo.

«Dov’è papà, tesoro?»

Si chinò e grattò l’animale sotto il mento, sorridendo mentre lei gli si strusciava contro e gli faceva le fusa.

«Andiamo a cercarlo»

Cullando Jenny tra le braccia, Kurt percorse il corridoio in punta di piedi e raggiunse la camera padronale, accigliandosi quando notò che Blaine non era sdraiato sul loro letto.

Le lenzuola erano sgualcite a causa di quello che sembrava un agitato pisolino e la camera puzzava leggermente di vomito, cosa che gli fece arricciare il naso.

«Si è sentito male anche questa mattina, vero?» chiese alla gatta, appoggiandola sul materasso mentre si dirigeva verso il bagno.

Sbirciò dalla soglia della porta e si immobilizzò – il suo sguardo cadde immediatamente sull’insolita fila di test di gravidanza che giacevano sparsi sul ripiano del lavandino.

«Mi stai prendendo in giro» sussurrò, avvicinandosi ai bastoncini.

Il suo cuore smise di battere, o almeno così gli sembrò, quando notò i segni positivi su alcuni test, le doppie linee su altri e l’ovvia scritta “Incinta” su un altro ancora.

Solo uno era negativo.

Solo uno su otto.

Oddio, Blaine era gravido.

Kurt si sentì come se stesse per vomitare.

 

****

 

«Cosa diavolo sono questi?»

Blaine trasalì, riemergendo dalla posizione ingobbita che aveva assunto stando sulla poltrona. Nel lasso di tempo tra la programmazione dell’appuntamento con il medico e quel preciso istante doveva essersi addormentato, ma la voce di qualcuno l’aveva svegliato.

Guardò freneticamente per la stanza prima che il suo sguardo cadesse su Kurt e sull’espressione furiosa dipinta sul suo volto.

«Oh, mio Dio, sei a casa – » sgranò comicamente gli occhi quando notò i test che Kurt teneva in mano, sventolandoli.

«Sì, e li ho trovati. Ma che cazzo, Blaine!»

«Stavo per dirtelo. I-io li ho fatti circa un’ora fa»

«Pensavo che prendessi la pillola!»

«Ed è così... deve non aver funzionato. Abbiamo usato i preservativi e tutto, m-ma i test sono risultati ugualmente positivi. Non sono nemmeno sicuro se sia effettivamente vero oppure no, devo fare un paio d’analisi del sangue»

Kurt aggrottò le sopracciglia, sbattendo i test sulla scrivania.

«Usiamo le protezioni regolarmente, Blaine, come diavolo è potuto succedere?»

«Non lo so!» urlò Blaine, alzandosi dalla sedia «Credo che le pillole non abbiano fatto effetto durante la settimana in cui prendevo gli antibiotici, non si dovrebbero – »

«Abbiamo comunque usato i preservativi!»

Blaine arretrò.

Più Kurt urlava e più il suo cuore andava spezzandosi.

E sapeva che stava cominciando a piangere, ne era certo.

«Perché mi urli contro?»

«Perché ne abbiamo parlato, Blaine! Non siamo pronti per un bambino!»

«Noi non siamo pronti o tu non lo sei?» ribatté Blaine mentre la sua mano scivolava verso il basso, a coprire il proprio stomaco.

La faccia di Kurt si contorse in una smorfia.

«Dio, non posso farlo»

«Cosa? Cosa non puoi fare, Kurt?»

Kurt indietreggiò, evitando l’espressione interrogativa e ferita sul viso di Blaine mentre girava sui tacchi e percorreva il corridoio.

Avvertì dei passi alle proprie spalle e lui accelerò l’andatura, non volendo entrare nella questione con Blaine più di quanto avesse già fatto.

Aveva bisogno di aria, aveva bisogno di respirare – in quel preciso momento gli sembrava che il mondo intorno a lui stesse crollando.

Non sono pronto per questo” pensò tra sé e sé, gettandosi la giacca sulle spalle.

«Kurt! Kurt, aspetta! Non andare! Per favore, dobbiamo parlarne»

«Ho bisogno di un po’ di tempo» disse lui con voce strozzata, lottando con la maniglia bloccata della porta per diversi secondi prima di riuscire ad aprirla «Quindi lasciami in pace»

Scappò fuori sbattendo la porta dietro di sé e Blaine crollò a terra, singhiozzando rumorosamente tra le mani che aveva portato al viso.

“Non doveva succedere così”

 

 

 

Note della traduttrice

Nuovo capitolo in tempistica semi-decente, yay!

Grazie a chiunque abbia messo la storia nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate e soprattutto a chi ha speso due minuti per lasciare il proprio parere.

L’autrice ne sarà felicissima – e anche io, ovviamente!

Spendendo un paio di parole su questo secondo capitolo... beh, sapevamo che Kurt non voleva bambini, ma vi immaginavate una reazione del genere? Credete che ci sia un valido motivo sotto?

Insomma, cosa ne pensate? xD

Siete invitatissimi a farmelo sapere.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia chiaro per quanto riguarda la traduzione.

Grazie mille a chi è arrivato fin qui e a chi mi sta supportando.

A presto!

Killing Loneliness.

  
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