LA PIANA DEI CAVALLI BRADI
“I
ricordi sono acqua
e l'acqua è memoria
il dolore è sforzo e vino
uccide il giorno dopo”
(La
piana dei cavalli bradi - C. Baglioni)
Parigi
1999
Cammino
dietro di te, un po’curva sotto il peso dello zaino che contiene
l’attrezzatura
necessaria all’appostamento.
Cinque
lunghi giorni e altrettante notti passate ad osservare un negozietto
che a
quanto pare è sempre vuoto, e per tutto questo tempo, non mi
hai rivolto una
sola parola.
Solo
perché
ho commesso un errore.
Lo
stupido
errore di aver sfiorato le tue labbra in un momento di debolezza, di
sconforto.
Come
è duro essere nuovi avere un'altra storia.
Il
tuo
silenzio è freddo. Freddo come questo vento che taglia
l’aria e secca la pelle.
Sta
per
nevicare, ne sento già l'odore nell’aria.
La
strada
che porta all’appartamento è tutta in salita, come
questo nostro rapporto.
Un’altra
giornata di silenzi aridi in un monolocale senza riscaldamento.
Mi
fa freddo così tanto da cercarti adesso
Ti
volti
verso di me e qualcosa cambia.
“Dammi
lo
zaino. Lo porto io ora.”
Ti
fermi,
dandomi la possibilità di raggiungerti.
Stai
sorridendo. L’aria non sembra più così
pungente ora.
Siamo
arrivati. Anche l’appartamento non è
più così buio, è quasi confortevole.
Io
ti amai con noncuranza senza mai uno scopo.
Ecco,
l’ho
fatto. Ho scritto questa maledetta lettera.
Mi
giro
verso il letto. Un raggio di sole ha penetrato la cortina di nubi e si
è posato
accanto a te.
Stai
ancora
dormendo. Le palpebre abbassate, custodiscono i tuo sogni.
Rivedrò
mai
i tuoi occhi, ghiaccio fuso dal calore del tuo sguardo.
Mi
avvicino
al letto e ti rubo un ultimo, delicato bacio.
Il
futuro è qui davanti o già dietro le spalle
chiuderò la porta a far star bene la tua assenza.
Scendo
le
scale e apro il portone.
L’aria
fredda ghiaccia le lacrime che mi scendono calde sulle guance.
Respiro
a
fondo, per calmare i nervi e getto un’ultima occhiata verso
l’alto.
Mai
non odiarmi mai se mi allontanai perché potessi
appartenerti
♫
♪ ♫
Allungo
una
mano. Il posto accanto a me è freddo.
Mi
alzo a
sedere e la vedo.
Una
lettera
troneggia sopra al comodino, baciata da un raggio di sole invernale.
Te
ne sei
andata.
Lo
so.
Prima
ancora
di leggere ciò che hai scritto, so che non tornerai.
Non
ti ho vissuto mai e ti rinunciai già rassegnato a
ripensarti
Hai una missione da compiere
in Europa.
Così
mi hai
detto. Che cosa? Non lo saprò mai.
Apro
la
busta. La tua calligrafia è lineare e sottile, solo poche
lettere sono
elaborate. È uno specchio di te.
Leggo
avidamente ogni parola, poi appallottolo la carta e la getto nel
cestino.
Apro
l’acqua
della doccia, mi libero dei vestiti ed entro nel piccolo box, una porta
a vetri
che spesso ho varcato assieme a te.
Una
nube di
vapore avvolge il mio corpo, mentre l’acqua scorre calda
sulla mia pelle,
fredda per la tua assenza.
Non
ho molto
tempo. Anche il mio volo parte tra poche ore.
Esco
in
fretta dalla doccia e in breve tempo sono pronto.
In
mano una
piccola valigia e uno zaino sulle spalle.
Scendo
le
scale e mi ritrovo in strada.
La
porta
dietro di me si chiude, e con essa, una parte del mio passato.
Del
nostro
passato.
Io
cambiai percorso e poi non ho più corso mai