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Autore: Fink    19/05/2013    2 recensioni
PARIGI 1999
Dal testo:
Mi fa freddo così tanto da cercarti adesso
Ti volti verso di me e qualcosa cambia.
“Dammi lo zaino. Lo porto io ora.”
Ti fermi, dandomi la possibilità di raggiungerti.
Stai sorridendo. L’aria non sembra più così pungente ora.
Il titolo è preso in prestito da un'omonima canzone di Claudio Baglioni.
Spero di riuscire a trasmettere un po' di quelle emozioni che mi regalano le sue canzoni. BUONA LETTURA
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA PIANA DEI CAVALLI BRADI





 

“I ricordi sono acqua
e l'acqua è memoria
il dolore è sforzo e vino
uccide il giorno dopo”

(La piana dei cavalli bradi - C. Baglioni)

 

 

Parigi 1999

 

Cammino dietro di te, un po’curva sotto il peso dello zaino che contiene l’attrezzatura necessaria all’appostamento.

Cinque lunghi giorni e altrettante notti passate ad osservare un negozietto che a quanto pare è sempre vuoto, e per tutto questo tempo, non mi hai rivolto una sola parola.

Solo perché ho commesso un errore.

Lo stupido errore di aver sfiorato le tue labbra in un momento di debolezza, di sconforto.

Come è duro essere nuovi avere un'altra storia.

Il tuo silenzio è freddo. Freddo come questo vento che taglia l’aria e secca la pelle.

Sta per nevicare, ne sento già l'odore nell’aria.

La strada che porta all’appartamento è tutta in salita, come questo nostro rapporto.

Un’altra giornata di silenzi aridi in un monolocale senza riscaldamento.

Mi fa freddo così tanto da cercarti adesso

Ti volti verso di me e qualcosa cambia.

“Dammi lo zaino. Lo porto io ora.”

Ti fermi, dandomi la possibilità di raggiungerti.

Stai sorridendo. L’aria non sembra più così pungente ora.

Siamo arrivati. Anche l’appartamento non è più così buio, è quasi confortevole.

Io ti amai con noncuranza senza mai uno scopo.

Ecco, l’ho fatto. Ho scritto questa maledetta lettera.

Mi giro verso il letto. Un raggio di sole ha penetrato la cortina di nubi e si è posato accanto a te.

Stai ancora dormendo. Le palpebre abbassate, custodiscono i tuo sogni.

Rivedrò mai i tuoi occhi, ghiaccio fuso dal calore del tuo sguardo.

Mi avvicino al letto e ti rubo un ultimo, delicato bacio.

Il futuro è qui davanti o già dietro le spalle chiuderò la porta a far star bene la tua assenza.

Scendo le scale e apro il portone.

L’aria fredda ghiaccia le lacrime che mi scendono calde sulle guance.

Respiro a fondo, per calmare i nervi e getto un’ultima occhiata verso l’alto.

Mai non odiarmi mai se mi allontanai perché potessi appartenerti

 

♫ ♪ ♫

Allungo una mano. Il posto accanto a me è freddo.

Mi alzo a sedere e la vedo.

Una lettera troneggia sopra al comodino, baciata da un raggio di sole invernale.

Te ne sei andata.

Lo so.

Prima ancora di leggere ciò che hai scritto, so che non tornerai.

Non ti ho vissuto mai e ti rinunciai già rassegnato a ripensarti

 Hai una missione da compiere in Europa.

Così mi hai detto. Che cosa? Non lo saprò mai.

Apro la busta. La tua calligrafia è lineare e sottile, solo poche lettere sono elaborate. È uno specchio di te.

Leggo avidamente ogni parola, poi appallottolo la carta e la getto nel cestino.

Quanti addii che immaginai facchini e treni a sbuffare intorno.


Apro l’acqua della doccia, mi libero dei vestiti ed entro nel piccolo box, una porta a vetri che spesso ho varcato assieme a te.

Una nube di vapore avvolge il mio corpo, mentre l’acqua scorre calda sulla mia pelle, fredda per la tua assenza.

Non ho molto tempo. Anche il mio volo parte tra poche ore.

Esco in fretta dalla doccia e in breve tempo sono pronto.

In mano una piccola valigia e uno zaino sulle spalle.

Scendo le scale e mi ritrovo in strada.

La porta dietro di me si chiude, e con essa, una parte del mio passato.

Del nostro passato.

Io cambiai percorso e poi non ho più corso mai

   
 
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