Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: _Zexion_    20/05/2013    1 recensioni
E Kise ne era certo, c’era qualcosa di strano in lui. Perché più che i ricordi della partita, quello che gli tornava in mente più spesso era il sorriso che Kuroko gli aveva mostrato alla fine di essa, quando gli aveva confessato di averlo trovato fantastico.
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Tetsuya Kuroko
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Ten.
Fandom: Kuroko No Basket
Ratin Verde
Avvertimenti: One - Shot
Note: Allora. Partiamo dal fatto che gli avvertimenti che ci sono ci sono per evitare polemiche e perché... perché è giusto avvisare (?). Poi, mi sono ispirata ad una doujinshi, per questa storia, quindi è più una… messa su parole, che altro, perché era troppo bella per non avere uno sviluppo. E diciamo che io ci provo, anche se a volte con scarsi risultati, ma ci provo. E questa volta ho voluto provare con questo.
Per il compleanno della mia Omonima, visto che ti lamentavi che ci sono poche fan fic KiKuro, beh, eccotene una tutta tua <3 Sperando di essere riuscita a scrivere qualcosa che ti piaccia ;w;
Inoltre, solo perché sei tu, alla fine c’è una sorpresa solo per il tuo headcanon su di loro uwu/ Non è perfetto, lo so, ma spero che ti piaccia lo stesso ;w;
Buon compleanno <3
 

Ten.

 
La prima cosa che mi piace di te, tu  guardi sempre avanti quando affronti qualcuno, insieme ai miei sensi di colpa.

Era strano come quel ragazzino, così minuto e debole, che non riusciva ad arrivare alla fine di un allenamento, fosse  un titolare. Kise non lo concepiva, non lo avrebbe mai concepito, perché semplicemente non gli era mai sembrato che Kuroko Tetsuya brillasse di un talento proprio.
Era entrato nel club di basket solo perché Aomine e poi anche gli altri gli erano sembrati forti.
Con loro si divertiva, li ammirava, mentre Kuroko rimaneva quel punto di domanda che non approvava e non voleva conoscere, troppo normale per attirare interesse.
Lo aveva pensato fino al giorno in cui Akashi lo aveva mandato con Midorima e Kuroko ad una partita amichevole ed allora aveva capito cosa ci fosse di speciale in lui.
Non era più il ragazzino debole ed inutile che aveva sempre pensato fosse, era l’ombra più forte che esistesse, era il suo tutore ed aveva imparato ad ammirarlo, esattamente come con Aomine.
Andargli incontro, voler giocare con lui diventarono improvvisamente desideri parte della sua quotidianità, tra un commento ironico da parte di Aomine sul suo esser cambiato improvvisamente nei confronti del sesto uomo della Teikou e la calma di quest’ultimo, come se non fosse importante.
E Kise ne era certo, c’era qualcosa di strano in lui. Perché più che i ricordi della partita, quello che gli tornava in mente più spesso era il sorriso che Kuroko gli aveva mostrato alla fine di essa, quando gli aveva confessato di averlo trovato fantastico.

La seconda cosa che mi piace di te, insieme alle mie lacrime.

Con la fine della scuola e di conseguenza del campionato scolastico, Kise credeva che la soddisfazione nell’aver vinto, nell’essere riconosciuto come uno della Generazione dei Miracoli e nel basket lo avrebbe accompagnato fino all’ultimo giorno, prima di dover dire addio alla Teikou.
Sebbene avesse  realizzato che presto si sarebbero divisi andando in scuole diverse e così non sarebbe riuscito a giocare con gli altri ancora a lungo,  non si era mai premurato di chiedere a quali scuole andassero.
Lo riteneva superfluo, perché avevano ancora un po’ di tempo davanti e non doveva avere fretta. Eppure, nemmeno quel pensiero fosse stato di cattivo auspicio, si era ritrovato il giorno dopo la finale a dover far conto con la sua leggerezza.
Si ritrovò a farne conto, mentre sentiva le lacrime sgorgare dai propri occhi dopo essere uscito dall’ufficio del Coach con la notizia di Kuroko e le sue dimissioni, così con l’essere completamente sparito senza nemmeno una parola.

La terza cosa che mi piace di te, insieme alla mia gelosia.

Ritrovarlo era stato, in un certo senso, un sollievo al cuore. Non aveva ancora capito cosa gli facesse tenere così tanto a quel ragazzo, una volta compagno.
Ma istintivamente una volta saputo dov’era, in che squadra giocava, andare di tanto in tanto da lui a scuola per salutarlo o nello stadio per seguire le sue partite era diventato inconscio. Si giustificava con il voler comprendere meglio quegli avversari che lo avevano battuto facendolo perdere per la prima volta in vita sua, ma in realtà sapeva benissimo che non era così.
Ed alla fine, ad ogni partita conclusa, ad ogni uscita fatta insieme, Kise era riuscito ad arrivare alla soluzione, mentre durante l’ennesimo incontro i pugni di Kagami e Kuroko si erano scontrati di nuovo, facendogli sentire un sentimento scomodo dentro di sé, di invidia e possessività.
Ci era voluto un po’, si era detto, ma ora che lo sapeva non avrebbe aspettato oltre.


La quarta cosa che mi piace di te, insieme a tutto il coraggio che ho.

Chiamarlo fuori proprio dopo la partita appena conclusa contro il Touou forse non era stato esattamente  il momento più adatto, considerando che  questo implicava che si sarebbero potuti scontrare entro breve ed al tempo stesso che aveva poco tempo perché il Seirin voleva andare a festeggiare la partita appena vinta.
Eppure, sentiva che aspettare ancora avrebbe potuto essere un errore o semplicemente, non riusciva a tenersi dentro tutto quanto troppo a lungo.
“Di cosa volevi parlarmi, Kise-kun?”
Lo sguardo fisso di Kuroko su di sé fu improvvisamente qualcosa di molto disagiante. Perché i palmi, li sentiva, erano sudati ed il cuore batteva così veloce che pensava da un momento all’altro sarebbe potuto scoppiare. Rendersi conto che probabilmente le ragazze che gli si dichiaravano avevano quelle stesse sensazioni gli fece provare un po’ più di rispetto, cortesia e solidarietà verso di loro.
“Io…” quanti modi potevano esserci per dichiararsi? Ci pensò, ci ripensò ancora, addirittura si rese conto di star rispolverando tutte le sue dichiarazioni precedenti (da parte delle ragazze, ovviamente), prendendo tempo.
Poi sentì la voce di Kagami richiamare Kuroko e nel vedere il ragazzo che probabilmente gli piaceva dalle medie salutarlo per andare via, lo fece decidere subito. Gli prese la mano, fermandolo e guardandolo negli occhi quando quest’ultimo si girò.
“Mi piaci, Tetsuya.” Forse fu perché usò il nome proprio di Kuroko, o forse perché era arrossito tremendamente  fino alla punta delle orecchie, ma capì che non aveva bisogno di aggiungere altro dal viso improvvisamente rosso dell’ex compagno di squadra.

La quinta cosa che mi piace di te, insieme ai miei baci.

Se qualcuno avesse potuto dire come gli sembrava Kise, e lo avevano fatto con delle interviste a delle fan, sul suo lato romantico sessuale, ebbene la risposta che potevano ottenere era quasi sempre “Dolce, gentile, premuroso come un principe. Non ho dubbi che aspetterebbe  i tempi giusti e l’attimo perfetto per un bacio.”
Ebbene, la realtà era diversa. Non che non potesse essere tutto quello citato, ma che fosse per l’influenza maligna di Aomine o, al tempo stesso, il fatto che Kise era e rimaneva un semplice ragazzo delle superiori alle prese con la prima vera storia con qualcuno che gli piaceva, beh, anche lui poteva essere o troppo tonto, o troppo veloce. Per questo aveva deciso di uscire per un po’ con Kuroko prima di provare a baciarlo, come prima cosa, mentre teneva a bada il proprio libido in altro modo.
Ma voglia per una cosa od un’altra, alla fine dopo persino un mese, il biondo non era ancora riuscito a toccare l’altro come avrebbe voluto benché le occasioni non fossero mancate.
Per quel motivo, dopo l’ennesima serata passata da solo con Kuroko a casa propria, nel momento in cui quest’ultimo fece per andarsene, un sospiro uscì obbligatoriamente dalle proprie labbra.
“Allora alla prossima, Kurokocchi.” Un sorriso un po’ tirato era quello che gli presentò sulla porta, mentre Tetsuya lo guardava attentamente.  Di quel passo sicuramente si sarebbe stufato, pensò, ma quando lo vide fargli cenno di abbassarsi si corrucciò confuso, eseguendo in ogni caso l’ordine.
“Ho qualcosa tra i capelli…?” Non gli ci volle molto per capire che no, non lo aveva. Perché le labbra di Kuroko si scontrarono con le sue poco dopo e la mente di Kise si azzerò, finendo solamente per dare spazio a quella sensazione morbida, calda e poco dopo umida che caratterizzava quel bacio. Separandosi rimase intontito per un attimo, sentendo solamente la voce di Kuroko che lo salutava mentre nascondeva il volto nella sciarpa.
“KUROKOCCHI.” Lo chiamò dunque, vedendolo fermarsi e con un po’ di imbarazzo portò la mano dietro la testa, passandosela in un gesto nervoso tra i capelli. “Vorresti… ecco… rimanere per la notte?”
Forse, dopotutto, Kuroko non si era stufato di lui.

La sesta cosa che mi piace di te, insieme alle nostre parole d’addio.

Arrivare fino a tre anni di relazione, con conseguente diploma e fine della propria “carriera” sportiva per addentrarsi al college era un passo che normalmente avrebbe fatto sentire tutti più grandi ed al tempo stesso più nostalgici. Kise era felice che la sua relazione fosse durata, esattamente come il primo giorno, senza quasi nessun vacillamento. Avevano imparato a litigare, a fare pace, a sorridersi negli scontri sul campo ed avevano i loro più cari amici a sostenerli.
Ne era fiero, lo era sempre stato. Quindi ritrovarsi improvvisamente in mezzo a quella litigata partita dall’andare a vivere insieme per poi arrivare alla sua proposta di lavoro per fare il Modello in Francia per circa un anno, era quasi spiazzante.
Aveva chiesto a Kuroko di andare con lui e l’altro aveva rifiutato, perché la sua vita era lì e non aveva intenzione di lasciare l’Università ancora prima di iniziarla, o rimandarla. Da un semplice scambio di opinioni erano finiti a gridare, cosa che difficilmente faceva Kuroko. Ma più di quello, più di qualsiasi altra cosa, la cosa che lo aveva stupito di più erano state le sue parole.
“… Scusa, cos’hai detto?”
“Lasciamoci, Kise-kun.” Il ritorno al Kise-kun era abbastanza traumatico per uno oramai abituato a sentirsi chiamare per nome dalla persona che amava.
“No. No, perché? Non capisco cosa c’entri ora questo con…” le parole gli mancarono di bocca, perché la visione perfetta di ciò che si erano detti gli saltò subito alla mente. Forse non erano pronti a fare un passo simile nella loro vita se non rispettavano le idee di entrambi, forse erano cresciuti e vedevano il mondo in maniera differente ora. Si ricordò di tutti i forse detti da entrambi e scosse il capo frettolosamente, sotto lo sguardo altrui.
“No, una relazione non è fatta di forse, Tetsuya, possiamo trovare un accordo che…” ma lo vedeva, che oramai era tardi. Non perché non fosse possibile rimediare, ma perché era già stata presa la decisione.
Da entrambi.
“Mi dispiace, Kise-kun.” Non riuscì a fermarlo quella volta, come aveva fatto tante volte in precedenza, dichiarandosi una volta, baciandolo l’altra. Non lo fece perché capì di averlo ferito e di essersi ferito e capì che la voce soffocata di Kuroko non dipendeva dalle urla, ma dalle lacrime trattenute. Quelle stesse lacrime che finì per sentire sul proprio viso non appena la porta d’ingresso si chiuse, lasciando fuori il ragazzo che amava.

La settima cosa che mi piace di te, insieme alla mia solitudine.

Senza più un motivo per tornare in Giappone presto, Kise non aveva rifiutato l’opportunità di incrementare la sua carriera. Dopo la Francia era andato in America e successivamente tornando in Giappone dopo due anni dal suo andarsene aveva smesso di provare quella continua passione per il suo lavoro, decidendo di fermarsi per un po’ in Hokkaido, lontano da occhi indiscreti. Dopo qualche mese, nemmeno fosse stato un modello emergente, le acque si erano placate e aveva stretto di nuovo un contratto in agenzia per fare qualche lavoro ma solo in Giappone, mai più oltremare, iniziando a pensare a cosa fare ora.
Più volte, nel suo stare lontano, aveva semplicemente stretto il telefono tra le mani, scritto due semplici parole su quel messaggio indirizzato a Kuroko e mai aveva avuto il coraggio di inviarlo, restando fermo nella sua posizione.
Come lui non riusciva a mandare nessun messaggio o chiamarlo, così anche Kuroko non si era mai fatto sentire.
Non sapeva come era cambiato, se lo era, cosa stava facendo e se per caso alla fine si fosse messo con qualcun altro.
Lo aveva dimenticato?  Cosa provava nei suoi confronti? Quanto ci aveva messo? Tutte quelle domande senza risposta, persino quando fu tornato a casa, gli impedirono di bussare a quella porta familiare, a chiamare quel numero, a presentarsi da lui.
Esattamente  come per i due anni precedenti, Kise cancellò semplicemente quel messaggio, dopo averlo scritto di nuovo.

L’ottava cosa che mi piace di te, insieme a te che piangi lacrime di gioia dopo la mia proposta.

Naturalmente tornare in Giappone dopo così tanto tempo, implicava avvisare anche i suoi amici che erano gli stessi di Kuroko. Quindi non si sorprese a pensare che alla festa di bentornato avrebbe potuto esserci anche lui, ma si sorprese quando a conti fatti lo vide entrare.
Pensava, a ragion di causa, che non si sarebbe presentato visto com’era finita, dato che ERA finita tra loro e che quindi da qualche parte non avrebbe saputo come comportarsi.
Eppure era lì, cresciuto, con i tratti più adulti ma pur sempre dolci che lo caratterizzavano. Sembrava lo stesso ed contemporaneamente una persona completamente diversa.
Fece finta di non averlo visto, ma quando provò a girarsi di nuovo incrociò il suo sguardo ed il mondo sembrò fermarsi per un attimo.
Poi Kuroko gli fece un cenno del capo per salutarlo e ricambiò, limitandosi a quello per tutto il resto della serata, sotto gli sguardi indiscreti dei loro amici, senza capire cosa fosse cambiato in quegli anni.
Finita la serata, al momento di uscire dal locale e dunque tornare a casa, per un attimo desiderò avere altro da fare. La strada era la stessa di Kuroko e quasi inevitabilmente si ritrovò a percorrerla insieme a lui, in un silenzio imbarazzante che non sapeva come sciogliere.
Ogni tanto qualche frase di cortesia riusciva ad uscire, scoprendo così che Kuroko aveva scelto di studiare per divenire maestro d’asilo, che aveva già trovato un posto in cui lavorava e che pensava di andare a vivere da solo ormai. Kise raccontò di come avesse intenzione di frequentare una scuola per piloti continuando al tempo stesso il suo lavoro come modello ma solo in Giappone, perché l’estero era troppo diverso ed amava la sua patria. Riuscirono a ridere e a sorridere, con quel velo di tatto che nascondeva sensazioni contrastanti.
Quando fu l’ora di salutarsi dinanzi alla casa di Kuroko, Kise sorrise, guardandolo sorpassare il cancelletto. Ricordò tutte le volte che si erano scambiati dei baci sotto quel portico o tutte le volte che avevano fatto l’amore. Ricordò gli anni trascorsi da amici e quelli da fidanzati, il litigio e la separazione, la sensazione di solitudine.
Come se avesse di nuovo quel coraggio che da ragazzino lo aveva fatto dichiarare, si fece avanti ancora prima di pensarci,  avvicinandosi al cancelletto e stringendo le mani su di esso.
“TETSUYA SPOSAMI.” Parole uscite per caso dalle sue labbra, prima di poter anche solo pensarci. Spontanee, sincere, mentre Kuroko si voltava sorpreso verso di lui. Abbassò lo sguardo mentre il cuore batteva all’impazzata e deglutì, ma non ritrasse le parole tornando a guardarlo.
“Mi sei mancato. So che è assurdo, ma non andrò più via. Non ti lascerò mai più e ti farò felice.” Sentiva il respiro mancargli, nonostante le poche parole e superò il cancelletto solo per prendergli le mani, il volto sorpreso dell’altro nella quale si rispecchiava il suo serio.
“Ti prego, sposami. Non ho mai smesso di amarti.” Proprio come in un dejavù, rivide il volto altrui divenire rosso ma questa volta ci furono le lacrime ad accompagnarlo. Quasi si sentì sollevato mentre lo vedeva annuire e sorrise, asciugandogli le guance.
“Sei un idiota, Ryuota.” E gli bastò quella risposta per sapere che non aveva mai smesso di essere suo.

La nona cosa che mi piace di te, benedizione, ed insieme il tuo sorriso.

Realizzare i propri sogni poteva essere difficile e poteva volerci tempo.
Ma Kise pensava di esserci riuscito a pieno. Aveva preso la qualifica come pilota e sebbene per brevi tratti lavorava. Il suo lavoro come modello andava bene ed aveva passato un anno a convivere con Kuroko, dopo il loro ritrovamento, imparando ad apprezzarsi di nuovo nei loro difetti e pregi. Avevano ricominciato a litigare, a fare pace, a scherzare ed uscire con gli amici e la sua vita sembrava già perfetta.
Ma mentre erano lì, con quegli amici che un tempo li supportavano e che ancora in quel momento gli erano a fianco, si chiese se non fosse quella la perfezione.
Kuroko era al suo fianco, con quello smoking che quella sera sarebbe decisamente scomparso, che guardava il religioso dinanzi a sé, concentrato.
Kuroko era al suo fianco mentre si scambiavano le promesse di una vita insieme, non per scherzo o per gioco ma perché erano loro. Un amore iniziato in prima media e mai finito.
Si scambiarono le fedi, pronunciarono il fatidico Sì e quando si ritrovò a baciarne le labbra provò il sapore del primo bacio.
Ma ancora più di quello, Kise capì di essersi innamorato di nuovo quando Kuroko gli sorrise dopo quel bacio.
E quel sorriso era lo stesso avuto alla fine della partita che aveva iniziato la loro storia.

La decima cosa che mi piace di te, vivere nella stessa casa dove mi aspetterai per sempre.

Vivere insieme, benché fosse già assaporato durante il fidanzamento, da sposati era tutta un’altra cosa.
Se ne rendevano conto entrambi, perché ora erano adulti, la loro vita era ufficialmente iniziata.
Gli orari di lavoro erano diversi e quindi la mattina Kuroko puntualmente si alzava prima, facendo la colazione e svegliando Kise prima di uscire.
Kise, quando non doveva stare fuori un paio di giorni per un viaggio particolarmente lungo e non aveva orari troppo elaborati, andava a prendere Kuroko all’asilo e tornavano a casa insieme, dove preparava la cena mentre Kuroko si sistemava. Si trovavano perfettamente d’accordo sui compiti divisi e sul modo di svolgerli.
Benché fossero passati diversi mesi dal matrimonio, non erano diventati una di quelle coppie monotone ed uscivano insieme agli amici quando erano tutti liberi, per poi avere i loro momenti lovey-dovey dove Aomine non potevanon  prenderli in giro, con conseguente risposta di Kise sulla sua relazione con Kagami, che portava al rossore di quest’ultimo che finiva per litigare con Aomine ed alla fine Kuroko interveniva per placare gli animi di tutti.
Tuttavia, sebbene la sua vita fosse perfetta, Kise aveva un momento, uno solo della giornata che adorava. Sapeva benissimo che aveva sviluppato quel bisogno a causa degli anni lontano da Kuroko ed una volta lo aveva pure ammesso a quest’ultimo che gli aveva nuovamente dato dell’idiota, prima di baciarlo.
Quando tornava a casa, da un viaggio particolarmente lungo od una giornata faticosa, Kise adorava sentire il “Bentornato” di Tetsuya.
Perché poteva rispondere “Sono a casa” ed allora in quel momento, in quel preciso momento, sentiva di esserlo davvero, quando il ragazzo della sua vita si affacciava al corridoio per andargli incontro.
Fu una sera di quelle, dopo una giornata particolarmente faticosa e dopo una notte fuori, mentre suo marito gli veniva incontro che Kise capì. Lo guardò negli occhi dopo averlo baciato e sorrise, spiazzando l’altro.
“Tetsuya, vuoi adottare un bambino?”

Una cosa di cui era certo Ryouta Kise era che c’erano dieci momenti importanti nella sua vita che non avrebbe mai dimenticato.
Ma forse, dopotutto, presto se ne sarebbe aggiunta un’undicesima.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: _Zexion_