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Autore: OmbraSmagliante    20/05/2013    2 recensioni
E se Kurt non fosse mai andato alla Dalton e avesse perso il suo terzo anno, restando al McKinley per la quarta stagione?
E se fosse stato Blaine, invece, a trasferirsi lì?
Sarebbero state anime gemelle lo stesso?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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salve :D questa è la mia primissima klaine, scritta ispirandomi ad un sogno...
vi prego di essere clementi...
una recensione farebbe scoppiare di gioia :D
vi prego di ascoltare le canzoni inserite, rende meglio la storia ;)




If you can’t accept something, you will discover the truth with music.

 

Kurt Hummel arrivava ad odiare il liceo William McKinley certi giorni.
Certi giorni in cui veniva sbattuto dentro ad un cassonetto, spinto contro il suo armadietto e deriso più volte nell’arco di poche ore, erano insostenibili. Letteralmente.
Era fiero di ciò che era e non si era mai vergognato del suo essere, ma questo non rendeva più sopportabili calunnie e atti di bullismo. Inoltre, spesso tendeva a credere che fosse tutto un’enorme ingiustizia, peggiorando il senso di oppressione che lo attanagliava: insomma, cosa diavolo aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?
Era così determinante, in quella che si definiva una società ‘di larghe vedute’, il fatto che fosse gay?
E poi, lui non aveva mai dato fastidio a nessuno. Sotto consiglio di suo padre, aveva mantenuto un profilo basso, sopprimendo il suo vero io per non farlo vergognare del proprio figlio. Non che lui non lo amasse comunque, anzi: spesso e volentieri lo incoraggiava.
Era lui però a volersi in un certo senso limitare, per evitare di attirare guai.
 
Ma questo, fino a quel pomeriggio.
Perché quel pomeriggio, origliando come al solito le prove del Glee Club della scuola (le New Directions) come faceva sempre tutti i martedì e i giovedì, aveva preso la decisione che, ne era consapevole, gli avrebbe cambiato la vita.
Aveva deciso di fare finalmente quell’agognata audizione per entrare nel gruppo di canto corale coreografato.
Aveva deciso di smettere di crogiolarsi nell’autocommiserazione e fare vedere a tutti chi era Kurt Hummel.
Aveva deciso che sarebbe entrato nel Glee Club del liceo William McKinley, Lima, Ohio.
Aveva deciso che avrebbe seguito l’esortazione del suo papà (che da tempo lo spronava a smetterla di provare a non essere se stesso, poiché un conto era mantenere un profilo basso e un conto rinunciare ad una cosa che ci piace fare) e avrebbe mostrato il suo talento al mondo.
 
Talento che comprendeva un’angelica voce definibile mediante l’improprio termine soprano.
Voce che gli avrebbe permesso non solo di entrare nel Club dei suoi sogni, dove sapeva che c’erano persone molto aperte e amichevoli, quasi dei reietti come lui, ma di diventare il loro solista.
Perché quando Kurt Hummel sognava, sognava in grande.
 
C’era un unico piccolo particolare: era già metà marzo e le New Directions si stavano preparando per le Nazionali. Il che implicava che o avrebbe fatto subito colpo sul Vocal Coach (ovvero Mr. Schuester, il suo prof di Spagnolo con ricci a dir poco incredibili) e ottenuto la parte di solista, oppure per quell’anno non avrebbe potuto fare altro che limitarsi a dondolare sullo sfondo.
E Kurt Hummel non si dondola sullo sfondo.
 
Per quanto apparisse complesso ottenere a solo un mese dall’importantissima esibizione quella parte che il suo animo da esibizionista smaniava, vi era un problema ancora più grosso: Marley Rose.
L’attuale solista delle New Directions, alla quale avrebbe dovuto soffiare il posto.
La bellissima, antipatica, stronzetta, popolare e dotata di voce incredibile Marley Rose.
Non che fosse più brava di lui, Kurt sapeva di essere migliore… Solo che era dannatamente gettonata e adorata da tutti.
E, ovviamente, da perfetta regina di popolarità del McKinley, stava con il ragazzo più bello della scuola: Blaine Anderson.
 
Blaine Anderson: un nome, mille sfumature di bellezza ad esso intrinseche.
Non solo bellezza fisica (occhi del colore del miele d’acacia, fisico basso e muscoloso, ricci corvini e sorriso accecante), ma anche interiore: gentile, disponibile, sempre sorridente e con una buona parola per tutti.
E poi… La voce. Dio, quella voce! Così meravigliosamente calda, profonda e suadente… era un autentico sollievo per l’anima, perdersi nei dolci suoni che il ragazzo sapeva emettere con quel timbro. Un balsamo naturale. Kurt adorava nascondersi nell’auditorium durante le esibizioni di lui per ascoltarla. Esibizioni sempre accompagnate da carisma e interpretazione. Quel ragazzo vendeva il proprio io quando cantava.
E poi, quei balletti sfrenati e quelle tenere movenze impacciate! Viste dal vivo dovevano essere ancora meglio che guardate attraverso un vetro oscurato di una porta in legno economico.
Un mondo unico di tutti i colori dell’arcobaleno. Quello era Blaine Anderson. Ed era anche un altro motivo per cui Kurt voleva entrare nel club.
E, naturalmente, il soprano aveva una cotta per lui fin da quando il moro si era trasferito lì al McKinley… Ricordava ancora la prima volta che si erano incontrati, quella volta che aveva era sentito quel qualcosa di simile ad un profondo calore pervaderlo in tutto il corpo, mentre i suoi occhi color cielo estivo si incatenavano a quelli color ambra del nuovo arrivato. Per Kurt era stato un colpo di fulmine… Una dolcissima cotta che col tempo non aveva fatto che crescere. Ma lui ora stava con Marley Rose. Aveva sperato invano che egli fosse gay, come lui. E nonostante continuasse a pensarlo (Blaine non mancava mai di rivolgergli un sorrisino timido quando si incrociavano per i corridoi, facendogli tutte le volte sfiorare l’autocombustione, per non parlare di quei papillon che parlavano da soli), non si erano mai avvicinati.
Colpirlo con la sua audizione era l’unica possibilità che Kurt aveva per poter anche solo sperare di instaurare con lui una semplice amicizia.
 
Una piccola parte di Kurt sapeva, sentiva, che tra di loro c’era chimica. Per questo doveva accertarsi assolutamente che l’altro non provasse nulla per lui e che fosse etero, anche a costo di spezzarsi il cuore.
E fu con questa consapevolezza che, due giorni dopo, si presentò in aula canto.
 
Mr. Schuester lo guardò con aria gioiosa: avevano bisogno di voci nuove, e il loro numero sempre esiguo non collaborava di certo a rendere le New Directions il Glee Club più bravo della Nazione.
Inoltre, aveva sempre avuto un intuito particolare per i talenti musicali: sapeva che quel ragazzo aveva la stoffa per cantare, lo percepiva.
Kurt si posizionò al centro della stanza e fece un sorriso tirato al suo pubblico sugli spalti: le New Direction al completo.
Quasi al completo. Kurt non vedeva Blaine da nessuna parte. Panico. Non poteva essere andato tutto all’aria così, solo per un raffreddore che lo aveva costretto a letto, magari… No, no e no! Aveva riprovato quella canzone anche nei suoi sogni, non poteva succedere…
 
“Mr. Schuester! Mi perdoni, ho rotto una beuta in laboratorio di chimica e…” il ricciolo con gli occhioni nocciola entrò con un grande scivolone, biascicando scuse al professore, per poi bloccarsi e fissare Kurt a bocca aperta. Quest’ultimo aveva appena ingaggiato un’autentica lotta con le proprie viscere per non vomitare all’istante al suono della perfetta voce del ragazzo per cui aveva una pazzesca cotta, arrossendo chiaramente.
 “I.. Io… Mi sono perso qualcosa?” chiese Blaine, dopo che Mr. Schuester ebbe accettato le sue scuse, continuando a fissare Kurt.
“Effettivamente sì!” esclamò il professore “Abbiamo una possibile nuova recluta! Kurt stava giusto iniziando ad esibirsi per noi… Quindi, se vuoi sederti… Può cominciare!”
Blaine arrossì di botto anche lui, farfugliando qualcosa per poi andare a sedersi vicino a Marley, che gli prese la mano.
Blaine sembrò infastidito da quel tocco, o forse era solo una fantasia di Kurt.
 
Quest’ultimo sospirò, conscio di avere gli occhi di tutti i presenti puntati addosso.
Dopodiché, fece cenno al pianista, Brad doveva chiamarsi, di attaccare.
 
Bring Him Home – Chris Colfer
(Glee; 4x13 – Diva)
http://www.youtube.com/watch?v=LbnrmEfa-EU
 
God on high, hear my prayer.
In my need, you have always been there.
 
Blaineera incantato. Quella non poteva essere una voce umana… Era angelica, oltre ai limiti del possible.
Kurt cantava con quei profondi pozzi d’acqua cristallina chiusi, la pelle diafana che sembrava risplendere della sua bravura.
Dio, come cantava! E com’era bello… Così puro, delicato, pulito, curato…
Blaine scosse la testa. Non poteva fare pensieri di quel tipo, e che diamine! Lui era etero, stava con Marley…
 
He is young
He's afraid
Let him rest
Heaven blessed
 
…al diavolo! Era troppo perfetta quella voce melodiosa per non lasciarsi del tutto trasportare da essa.
Blaine si appoggiò meglio allo schienale della sedia di plastica dell’aula canto, fissò gli occhi su Kurt e si lasciò andare un sospiro.
Le sue budella non si erano ancora calmate dopo che aveva scoperto Kurt in procinto di cantare per le New Directions.
 
Bring him home.
Bring him home.
Bring him home.
 
Brividi. Blaine aveva i brividi.
Aveva sempre avuto un segreto debole per Kurt, ecco. Lo trovava bellissimo. E molto attraente, con quella sua aria mistica e misteriosa…
Avrebbe voluto conoscerlo ma… Tristi ricordi glielo impedivano.
 
He's like the son I might have known
if God had granted me a son.
The summers die
One by one
 
Marley era preoccupata. Molto preoccupata. Non tanto per il suo ragazzo che stava letteralmente sbavando a quella toccante esibizione (anche se poi l’avrebbe sentita. Eccome se l’avrebbe sentita) ma perché stava rischiando grosso.
Quel pusillanime poteva essere in grado di portarle via il ruolo da solista.
Ma lei non l’avrebbe mai permesso.
 
How soon they fly
On and on
And I am old
And will be gone.
 
Blaine si sentì formicolare tutto il corpo: smaniava. Cosa, non lo sapeva. Come se non bastasse, poi, sentiva dentro uno spasmo che lo portava a sperare che quella divina follia non finisse mai… Cavolo, ma che pensieri stava facendo?
Era solamente bravo, tutto qui… Non c’era bisogno di essere così sentimentali!
 
Bring him peace
Bring him joy
He is young
He is only a boy
 
In quel pezzo, Kurt pensava a Blaine ancora più intensamente che nel resto della canzone.
Come se… Come se lui fosse la casa di Blaine.
 
You can take
You can give
Let him live
 
Kurt sentiva un collegamento inspiegabile con Blaine, in quel momento. Sentiva il suo sguardo su di se e tutte le attenzioni del bel moro dagli occhi d’ambra catalizzate su di se. O era solamente una stupida impressione dettata dalla fantasia?
Kurt non si era mai sentito più sicuro di se stesso: adorava il musical dal quale era tratta la canzone e amava cantarla.
E, di conseguenza, decise di fidarsi ad aprire gli occhi.
E quando lo fece, puntandoli diritti dove sapeva avrebbe trovato Blaine, fu come innamorarsi una secondo volta della stessa persona.
 
Let him live
 
Dio, quegli enormi occhi cerulei lo stavano fissando! Blaine si sentì attorcigliare le viscere, consapevole che in quel momento il biondino stava cantando per lui. Cavolo, gli sembrava di sentire con lui un collegamento palpabile e tangibile.
Certo, lo aveva osservato da lontano e aveva fantasticato (e va bene: aveva qualche problema con la sua sessualità) ma non avrebbe mai pensato di sentirsi così… pieno, sentendo la sintonia con un’altra anima. Era una cosa magica.
 
If I die
Let me die
Let him live
 
Kurt intonò le ultime note ponendo particolare enfasi per far capire a Blaine che era lì per lui, che cantava per lui. Ci mise dentro tutte le cose non dette, tutti i momenti passati a spiarlo durante le lezioni comuni, tutte le storie mentali che aveva la notte prima di addormentarsi, tutti i castelli in aria che si era costruito. Eh si, Blaine Anderson gli piaceva davvero un sacco.
 
Bring him home.
Bring him home.
Bring him home.
Kurt gettò indietro la testa, cantando l’ultimo acuto ad occhi chiusi, per poi tornare a puntarli su Blaine.
 
Silenzio. Kurt si chiese se avesse esagerato, decidendosi infine a distogliere lo sguardo da un Blaine quanto mai turbato.
 
Blaine, dal canto suo, voleva solo potersi gettare ai piedi di quella creatura ultraterrena e pregarla di cantare ancora. Ma si trattenne.
 
Poi, la magia si ruppe con lo scroscio entusiastico degli applausi provenienti dalle New Directions. Blaine applaudì in ritardo, ancora soggiogato dall’atmosfera sognante che c’era mentre Kurt cantava, Marley invece applaudì a fatica.
Kurt sorrise soddisfatto e fece qualche inchino ironico.
“Allora, sono ammesso?” domandò poi, sorridendo timido.
 
“Se sei ammesso?!” disse una ragazza dai tratti orientali vestita in modo strano, che Kurt riconobbe come Tina Cohen-Chang.
“Diamine, dove se sei stato tutto questo tempo, ragazzo?!” profferì un biondino dall’aria un po’ stupida, un certo Sam Evans.
Mr. Schuester gli dedicò una piccola stretta e un breve sorriso, mentre la platea si alzava in piedi e iniziava a fischiare “Ragazzo mio, non li ho mai visti così concordi su qualcosa: sei dei nostri, eccome se sei dei nostri!” disse poi il professore.
“Accidenti che voce! Non avevamo una voce così da quando Rachel Berry se n’è andata…” sussurrò un ragazzo in sedia rotelle, Artie Abrams.
“Beh, quella di Mercedes non era male! E neppure quella di Santana!” si intromise il biondo di prima.
Kurt sorrideva sopraffatto da quei commenti positivi… Rimpiangeva un po’ che Blaine non si fosse espresso, ma era sufficiente che avesse sostenuto lo sguardo durante la sua performance.
“Se è per questo, nemmeno la mia!” Marley Rose si era appena fatta sentire, risentita da tutte quelle attenzioni rivolte al nuovo arrivato.
Cadde un silenzio imbarazzato, che durò qualche secondo, in cui tutti si scambiarono sguardi preoccupati e Kurt e Marley si fissavano come due tigri pronte a sbranarsi. Lo sguardo di Blaine correva da una all’altro, preoccupato.
“Scusa, ma credo di essere meglio. Vi ascolto sempre. Ho visto il video delle Regionali: niente male il duetto tuo e di Blaine, peccato che lo stesso non si possa dire delle Provinciali, dico bene?” Kurt non si era risparmiato in acidità.
“Oh-oh! Adesso si che hai un rivale, parola di scout!” intervenne una biondina vestita da Cheerios!, Kitty, con un sorriso malvagio.
“Non se ne parla! Mr. Schuester non darà di certo la parte da solista ad uno appena arrivato!” ribatté Marley, con determinazione.
“Beh… Non è detto. Insomma, noi abbiamo sempre cercato di dare spazio a tutti, poiché siamo tutti uguali!” la voce di Blaine era decisa, mentre parlava guardando Kurt, che si stava rifiutando di guardarlo negli occhi, limitandosi a fissargli le mani.
“Infatti!” disse Mr. Schuester, grato a Blaine per l’intervento “Ma mi sembra un po’ presto per fare polemica adesso…”
“E perché? Non manca poi così tanto! Un mese e poi ci sono le Nazionali, meglio iniziare a prepararsi subito!” disse Artie.
“Ah! Questo qui non ha possibilità di vincere, ma se proprio ci tenete a sincerarvi di chi canterà come solista, sono pronta ad essere sfidata, come da politica di questo Club!” propose Marley con aria di sfida e di chi è sicuro di sé.
“E come funziona?” chiese Kurt, rivolgendosi a Artie per evitare di incrociare lo sguardo di Blaine.
“Si sceglie una canzone” spiegò questi “E entrambi i contendenti si esibiscono su di essa. Noi votiamo il migliore, che diventa il solista per quella esibizione… la canzone la sceglie Schuester, così che ci sia neutralità.”
“E sia!” esclamò Kurt convinto, stupito di avere avuto così tanta fortuna: una semplice sfida, a botta secca? Quella ragazza non aveva speranze.
Ci fu un coro di sospiri preoccupati e sorpresi: nessuno era mai stato così temerario.
“Ah!” esclamò stupita Marley “Ti farò a pezzi!”
“Ragazzi, basta! Seduti! Giovedì prossimo, tra una settimana, ci sarà la sfida per il ruolo di solista, la canzone sarà comunicata martedì. Ora, io proponevo…” mentre Schuester iniziava a spiegare cosa fosse una ballad per la trecentesima volta, Kurt si andò a sedere, girandosi per guardare Blaine, che gli sorrise. Era un inizio. Un perfetto inizio.
 
***
 
Il giorno dopo, Kurt si svegliò aspettando con ansia il momento in cui sarebbe rientrato in quella meravigliosa aula canto dove già aveva degli amici (in molti gli avevano chiesto il numero il giorno prima). Aveva infatti scoperto che le lezioni erano spesso quotidiane al Glee. Perfetto.
Mentre si vestiva, non poté fare a meno di pensare a Blaine e al sorriso del giorno prima.
Sorrise, sentendo che quella era la sua occasione per trovare l’amore, finalmente.
 
Kurt non riuscì a smettere di sorride perfino una volta arrivato a scuola.
Prese i libri necessari per la prima ora dal suo armadietto e si avviò per il secondo piano. E arrivò.
Gelata, appiccicosa, di un malsano blu, al mirtillo.
Gli avevano appena tirato una granita.
Aveva gli occhi pieni di ghiaccio grattugiato, quindi non riuscì a distinguere chi l’avesse tirata. Ma era certo che gli avesse urlato, tra le risatine: “Questo è per essere entrato nel Glee, frocetto!” doveva essere stato un giocatore di football a parlare, la voce gli era famigliare.
 
Gli occhi bruciavano da morire mentre Kurt boccheggiava, incapace di dire o fare qualsiasi cosa per uscire da quella situazione incredibilmente imbarazzante. Era la prima volta che gli capitava.
“Kurt! Oddio, chi è stato!?” una voce profonda, dolce e premurosa… Le interiora di Kurt presero a ballare un tango sfrenato. Blaine.
Il moro lo prese per le spalle conducendolo in bagno e esortandolo a non toccarsi gli occhi per non aumentare il danno.
Lo aiutò a sedersi sul lavabo, poi prese un asciugamano pulito dalla sua sacca da ginnastica (che aveva miracolosamente con sé quando lo aveva trovato) e lo bagnò, per poi togliergli con esso la granita da tutta la faccia, con movimenti delicati. Kurt non osava quasi respirare.
“Ehi, amico… Dì qualcosa! Lo so, la prima volta è traumatizzante, ma poi… L’umiliazione passa!”
Kurt si arrischiò ad aprire gli occhi ancora brucianti per poi andare vicino al rimanere accecato dall’abbagliante luce degli occhi di Blaine.
Arrossì e si rilasciò ripulire. Non riusciva a spiaccicare una singola parola.
Blaine sorrise, continuando a pulirlo e a bagnare l’asciugamano. Voleva sentire la voce di Kurt, sincerarsi che stesse bene.
“Non è che le granite al mirtillo fanno perdere la voce vero? Perché devi dare una lezione a Marley la prossima settimana e non puoi permettertelo!” il suo tentativo fallì. Kurt lo guardò riconoscente e con un largo sorriso, ma non parlò.
Incoraggiato dal luminoso sorriso, Blaine ritentò, una volta finito di pulirlo: “Non puoi andare in giorno così… ti presto una maglia: tieni!” aveva tirato fuori dalla sacca una maglietta sportiva pulita grigia, e ora gliela porgeva con un sorriso incoraggiante.
Kurt la prese e si chiuse in un cubicolo, appoggiandosi ad una parete laterale per cercare di recuperare il controllo.
 
“Sai, mi è piaciuta un sacco la tua esibizione di ieri! Sei stato fondamentale! Una voce così nemmeno Rachel era in grado di batterla!”
“Non esageriamo…” rispose Kurt, iniziando a sfilarsi la maglietta sporca ed ad infilare quella di Blaine. Conosceva quella Rachel.
“Ma allora parli!” Blaine, sorrise, continuando a parlare con energia “Marley era semplicemente furiosa: non può assolutamente reggere il paragone! Chissà, magari canterò con te il duetto alle Nazionali!”
Kurt era uscito dal cubicolo, rintronato da tutte le chiacchiere di Blaine e dal suo profumo che emanava dalla maglietta, inebriandolo, e si stava specchiando per verificare le sue pessime condizioni quando si girò di scatto sentendo quelle parole.
Un… duetto? Era serio?
“Io sono gay…” mormorò poi, rendendosi conto che forse Blaine non aveva realizzato.
“Oh… lo so” Blaine sorrise “Non sai quante volte volevo aiutarti a rialzarti quando ti sbattevano contro l’armadietto ma…” Blaine si rabbuiò.
“Nessun problema!” si affrettò a chiarire il castano “Sono abituato…” fu il suo turno di sorridere al moro, che aveva alzato il capo.
“Non dovresti esserlo! Dovresti essere libero di essere cosa ti pare e di farti piacere chi vuoi senza che nessuno venga a disturbarti! Dovresti poterti baciare con chi più ti piace, e così via” Blaine aveva parlato con una voce strana e con un fervore insolito, fissandolo negli occhi.
“Beh… Intanto bisogna trovare qualcuno disposto a farlo…” Kurt abbassò lo sguardo.
“Non penso farai fatica…”
Per la seconda volta, il capo di Kurt scattò e gli occhi di Blaine si incatenarono ai suoi, facendolo arrossire.
“Scusa… Io… Volevo dire…” Blaine era in evidente difficoltà, così Kurt gli venne incontro.
“Tranquillo. Sei etero, lo so bene…” Blaine fece uno scatto strano “Ad ogni modo, perché mi sostieni? Non dovresti sostenere la tua ragazza?”
“Chi?” chiese Blaine, scuotendo il capo come se si fosse incantato a guardare le labbra di Kurt muoversi.
“Marley…” Kurt era piuttosto confuso.
 
“Si, io… Lei… Bah! Preferisco la tua, di voce” si guardarono nuovamente negli occhi “ci metti più emozione e coinvolgi chi ti ascolta!”
“Tu sei più bravo…” mormorò Kurt, rossissimo in volto.
“Sciocchezze” rise Blaine.
“Comunque… Grazie. Per la maglietta, per l’aiuto… Per tutto. Nessuno l’aveva mai fatto prima… Fa bene farsi curare da qualcuno!” ammise Kurt. Aveva una sensazione stranissima al petto. Sapeva che stava per accadere qualcosa.
 
“Oh, figurati! Dovrai farci l’abitudine…” gli sorrise nuovamente Blaine, avvicinandosi a lui d’istinto. Il suo avvolgente profumo stuzzicò le narici del soprano, che perse del tutto la testa.
“Al tuo profumo che mi fa girare la testa?” sputò fuori Kurt, in un impeto di coraggio.
“No… Al fatto che io mi prenda cura di te. Aspetta… CHE HAI DETTO?!” Blaine era scioccato, al pari di Kurt.
“No, scusa… TU CHE HAI DETTO?!” si guardarono, imbarazzatissimi entrambi per quello che era appena uscito dalle loro bocche.
 
Kurt non riusciva a crederci. Sentiva le parole di Blaine risuonare nella sua mente. Aveva davvero detto che si sarebbe preso cura di lui?
“Io… Volevo dire… Tutte le volte che ti vedo soffrire, che ti vedo umiliato… Mi sale una rabbia! Sei così… Indifeso… Fai tenerezza! Non hai idea di quante volte avrei voluto non solo rialzarti da terra o aiutarti a farti uscire da un cassonetto, ma poi stringerti forte e dirti che andava tutto bene” Blaine parlava a raffica, tanto che Kurt faticava a stargli dietro “Quindi adesso posso farlo per recuperare! Ce… se tu… oddio, che ho detto!” Blaine era decisamente a disagio, gesticolava a tutto andare “Non so che mi è preso, non volevo dire…”
E Kurt fece una cosa che non avrebbe mai creduto di poter fare.
 
Lo baciò.
 
Le sue labbra erano così morbide e profumate… Sembravano combaciare perfettamente con le sue…
Fu magico. E Blaine, per un attimo, rispose al bacio con egual slancio.
Un attimo solo, prima che Kurt si staccasse, inorridito per quello che lui stesso aveva appena fatto.
Si guardarono.
Oro e azzurro diventarono un'unica cosa per qualche secondo.
Poi Kurt scappò via, sbattendo la porta del bagno maschile dietro di sé.
 
***
 
Kurt sedeva sul freddo pavimento nero con le ginocchia raggomitolate al petto e il mento appoggiato su di esse.
Doveva essere diventato cretino di colpo.
Cosa diavolo gli era saltato in testa quando aveva baciato Blaine?! Finalmente, al suo ultimo anno, grazie ai bulli che gliene avevano fatto perdere uno nel quale non si era praticamente mai presentato a scuola per la paura di questi guadagnandosi la bocciatura per assenza, aveva dato finalmente il suo primo bacio.
E a chi lo aveva dato? Ad un etero! Un etero fidanzato! Un etero bellissimo, dalla voce stupenda, premuroso, gentile… Un etero che gli aveva detto di volersi prendere cura di lui dopo avergli tamponato e lavato la faccia con dolcezza e prestato una maglietta continuando a sorriderli.
Kurt scosse la testa, uscendo da quel circolo vizioso di pensieri. Quanto era stato stupido…
Aveva baciato Blaine Anderson… Un tremolio si diffuse nel suo stomaco a ricordare le emozioni provate.
Erano passate solo poche ore… E lui ora era lì, nella sua pausa pranzo, a rimuginare sulla cazzata fatta e a pensare a come districarsi da quella situazione. Si alzò, decidendo di cantarci su e scegliendo una canzone che di solito lo aiutava parecchio a riflettere, poiché la sentiva sua.
Inoltre, cantare non avrebbe potuto fargli che bene: doveva pur sempre battere Marley, l’esercizio era fondamentale.
Mise la base e, ad occhi chiusi, verso la platea, iniziò a cantare con la sua meravigliosa voce angelica.
 
Alone - Kristin Chenoweth e Matthew Morrison
(Glee; 1x05- The Rhodes Not Taken)
http://www.youtube.com/watch?v=OMcxaX3mnjk
 
Kurt:
I hear the ticking of the clock,
I'm lying here the room's pitch dark.
I wonder where you are tonight,
No answer on the telephone.
 
Kurt adorava ostentare la sua bravura mettendo tutto se stesso nella canzone e immaginando magari di cantare con qualcuno…
Blaine, ad esempio. Vedeva chiaramente il suo volto, lo immaginava su un palco illuminato da fari potenti mentre cantavano alla folla impazzita delle nazionali…
 
And the night goes by so very slow,
Oh, I hope that it won't end though.
Alone...
Till now I always got by on my own,
 
Kurt e Blaine:
I never really cared until I met you
And now it chills me to the bone.
 
 
Quasi lo sentiva cantare con lui… Sentiva seriamente la sua voce che risuonava perfettamente con la sua a formare un’unica dolce melodia…
 
 
How do I get you alone?
How do I get you alone?
 
Kurt si voltò di scatto, per la terza volta in un giorno. L’indomani avrebbe avuto un torcicollo allucinante, se lo sentiva.
Blaine era entrato dalla quinta di destra e ora cantava con lui, occhi negli occhi.
 
 
Blaine:
You don't know how long I have wanted
To touch your lips and hold you tight, yeah.
 
Ovviamente la voce di Blaine era perfetta per quella canzone… Kurt lo guardava stranito, mentre questi si posizionava di fronte a lui…
 
Kurt e Blaine
You don't know how long I have waited
And I was going to tell you tonight.
 
Kurt lo accompagnò con un leggero coro, come voluto dallo spartito… Non osava battere quasi le palpebre, temendo che fosse solo un magnifico sogno in procinto di svanire. Cantò con intenzione, sentendo le parole che cantava, imitato da Blaine
 
Kurt
But the secret is still my own
 
Blaine:
Oh, and my love for you is still unknown
 
Kurt e Blaine
Alone...
 
Kurt:
A-ah...
 
Blaine:
A-ah...
 
Stavano… Dialogando sulla musica.
Era chimica pura quella che c’era fra loro, e miele e cielo ancora non avevano smesso di guardarsi, ognuno perso dell’altro.
 
Kurt:
Till now I always got by on my own
 
Kurt e Blaine:
I never really cared until I met you
And now it chills me to the bone.
How do I get you alone?
How do I get you alone?
 
Blaine sentiva davvero quello che stava cantando con Kurt. Era pronto, finalmente era riuscito ad ammettere la verità…
Era bastata della musica.
Gli era sorprendentemente naturale cantare quelle cose a Kurt, in quel modo coinvolto e appassionato.
Kurt e Blaine:
How do I get you alone?
 
Blaine:
How do I get you alone?
 
Kurt:
How do I get you alone?
 
Blaine:
How do I get you...
 
Kurt e Blaine:
...alone?
Alone.
 
No. Decisamente Blaine non voleva lasciare solo Kurt. E Kurt non voleva lasciare solo Blaine.
La canzone era realmente loro. Entrambi capirono, nello stesso istante, quello che provava l’altro, e esultarono intimamente.
Restarono a fissarsi, ansanti per tutto il fiato e l’emozione messa nella canzone.
“Non… Pensavo fosse il tuo genere.” Sussurrò alla fine Kurt, non sopportando più il silenzio.
“Adoro questa canzone…” ammise Blaine, ancora incatenato con lo sguardo a Kurt “La canto sempre perché rispecchia come mi sento… O meglio, come vorrei sentirmi…”
“Vorresti qualcuno che la cantasse con te…” iniziò il soprano.
“…come se non volesse lasciarmi solo davvero.” Gli completò la frase Blaine.
Kurt sorrise. Lo capiva, eccome se lo capiva… “Ti capisco” disse infatti, “Ma perché sei qui? E Perché hai cantato questa canzone con me?”
 
Blaine si prese qualche istante per ammirare la bellezza dell’altro.
“E’ tutto il giorno che ti cerco… Dovevo parlarti… Di quello che è successo stamattina.” Mormorò infine.
Kurt saltò al ricordo: quasi si era dimenticato di ciò che era accaduto.
“Io… Blaine mi dispiace tanto! Lo so che non avrei dovuto, ma i tuoi occhi e le tue labbra e il tuo sorriso e quello che hai detto…” Kurt parlava a raffica, finché Blaine non gli pose un dito sulle labbra.
“Non hai capito… Subito dopo quello che è accaduto sono andato da Marley” l’espressione di Kurt si fece più contrita, quella di Blaine più sorridente “e…”
 
“Ora mi odierà ancora di più e farà appello ad un qualche comitato dei Glee Club per farmi perdere la sfida! Mi dispiace tantissimo Blaine! Si sarà arrabbiata, immagino…”
“Kurt, fammi finire…”
“Oddio, non mi vogliono più al Glee, non è vero? Lo sapevo! Ho mandato tutto all’aria!”
“Kurt!”
“Mio padre mi ammazza secondo te se gli chiedo di cambiare città?”
“KURT!”
“CHE C’E’?!”
“Io l’ho lasciata!”
 
Kurt non era sicuro di aver capito bene.
“C.. Cosa hai fatto?”
“Vieni… E’ una lunga storia.”
Blaine gli prese la mano, togliendo la sua che finora era rimasta sulla spalla del soprano e posandola su quella nivea del castano, e lo tirò verso il bordo del palco, dove si sedettero.
 
“Quando mi sono trasferito qui ero paragonabile ad un piccolo cucciolo di pinguino lasciato solo in autostrada…”
“Blaine un pinguino non può venire lasciato in autostrada…” Blaine lo guardò male “Scusa, continua… Non ti interromperò più!”
“Dicevo… Naturalmente, c’è un perché se ero spaventato. Io… Beh, suppongo che io sia gay. O meglio, ne sono sempre stato sicuro, ma poi… Alla mia vecchia scuola… Avevo fatto coming-out da poco e… Ecco… Avevo qualche problema con il bullismo. Ma non un problema riducibile a mezzi termini come atti di prese in giro. No. Quella era omofobia allo stadio peggiore: era violenza.”
 
“Una sera, mi stavo rivestendo in spogliatoio, avevo appena finito di fare sollevamento pesi… Arrivarono due tizi, della squadra di hockey. E niente, iniziarono a sfottermi. Ora, all’inizio non ci badai e misi via le mie cose e feci per andarmene. Ma quei due mi impedirono di uscire… Per fartela breve, mi pestarono a sangue. Non ho mai provato così tanto dolore in vita mia… Era umiliazione, erano botte e botte, e cattiveria… E poi mi lasciarono lì, ridotto ad un accumulo di sangue rappreso… Mi ritrovò alla mattina un bidello. Fui ricoverato in ospedale di urgenza, poiché avevo perso molto sangue e avevo un paio di costole rotte. Decisi che non sarei più tornato in quella lurida scuola, dove peraltro manco sospesero quei due, e mi diedi alla boxe per sapermi difendere in futuro… Ed eccomi qui, al McKinley, l’anno dopo. Sarei dovuto uscire quest’anno, ma… Ho perso quell’anno, per ovvi motivi.”
 
“Anche io persi un anno, il terzo.” Decise di intervenire Kurt, che aveva ascoltato il suo racconto basito e ora sentiva la necessità di ricambiare “Non riuscivo più a venire a scuola, c’era un bullo che non mi dava tregua… Ho sfiorato il suicidio, persino… Erano tempi molto bui… Poi lui cambiò scuola e io tornai, le cose si misero quasi a posto. Ora gli atti di bullismo sono decisamente più sopportabili.”
 
Blaine gli strinse forte la mano. Kurt ricambiò la stretta.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, beandosi di quel semplice contatto proibito.
“Quello che non capisco è… Allora perché Marley?!” Blaine sorrise alla domanda di Kurt.
“Alla fine delle Regionali, dopo aver duettato, le capì tutto. Abbiamo dovuto affrontare numerosissime prove insieme per quella gara, conoscendoci sempre meglio… Forse mi lasciai un po’ andare. Ed eccoci che arriviamo al fatidico punto: lei scoprì il mio segreto. Aveva già osservato che ti guardavo sempre e aveva capito. Così mi baciò e quando io la scansai inequivocabilmente, confermò la sua tesi… E mi ricattò: mi chiese di essere il suo ragazzo affinché lei potesse rimanere in cima alla popolarità scolastica e io potessi rimanere al sicuro. Sai, mi sono rifiutato di fare coming-out anche qui. Era troppo da affrontare da solo, non avrei potuto farcela.”
 
“Oh.” Riuscì a rispondere Kurt.
“Ma… Ora lei non lo dirà a tutti visto che l’hai mollata?” chiese poi.
Blaine si aprì in un sorriso splendente e si fece più vicino a Kurt.
“Hai ragione, ma a me non importa più.”
“E perché?” Kurt si protese in avanti, incuriosito.
“Perché da domani, tutta la scuola saprà la verità da me, senza bisogno del suo intervento.” Blaine si fece pericolosamente vicino.
“Oh… E perché? Vuoi fare coming-out?” sussurrò Kurt, in pace col mondo. Avere Blaine così vicino lo elettrizzava.
“Detta così è squallida… Voglio… Poter affrontare il mio essere, urlare a tutti ciò che ho cercato di ripudiare e che non riuscivo ad ammettere.”
“Ovvero?” gli occhi di Kurt erano luccicanti.
“Ovvero, che mi sono innamorato il primo giorno che ho messo piede al McKinley, di un ragazzo con occhi talmente brillanti che mi fa quasi male guardarli.” Blaine inspirò l’odore di Kurt, misto al suo della maglietta che questi indossava.
 
“Lo conosco?” mormorò Kurt, oramai sorridente anche lui.
“Si…”
“Puoi dirmi chi è?”
“Posso mostrartelo, sì…”
E le loro labbra si unirono, stavolta per non lasciarsi più.
 
***
 
Kurt si svegliò di soprassalto.
Quel sogno. Di nuovo. Si passò la mano sul viso, tirandosi a sedere sul materasso. Blaine era così reale anche stavolta…
Si voltò verso destra, quasi a voler controllare che lui fosse realmente lì.
Ma lui non c’era. Scattò il panico.
 
“Kurt? Kurt dove hai messo il mio papillon rosso a pois bianchi?! Oggi al lavoro voglio mettere quello! Amore, perché quella faccia terrorizzata?” Blaine era appena entrato nella stanza, in boxer e canottiera, più bello che mai.
“Blaine!” Kurt strillò evidentemente sollevato, per poi alzarsi e correre dal compagno, baciandolo con trasporto.
“Ehm… Cos’ho fatto per meritarmi tutto questo? Non che non apprezzi…” sorrise Blaine.
“Ho sognato ancora come ci siamo messi insieme…” ammise Kurt, lasciando le braccia avvinghiate al collo del moro.
“…e non trovandomi nel letto quando ti sei svegliato hai pensato che fosse tutto un sogno?” Blaine lo accarezzò con dolcezza.
Kurt si raggomitolò sul suo petto godendosi le coccole. Se solo fosse stato abbastanza alto da fargli evitare una grave forma di lombare per la posizione in cui era costretto sarebbe stato perfetto.
“Si… Odio quel sogno!”
“Ma come?! Odi il nostro primo anno insieme?!” esclamò Blaine esterrefatto.
“No… Però…” Kurt si sedette sul letto, imitato dal riccio.
“Kurt? Guardami.” Kurt eseguì “Di che colore sono i miei occhi?”
“Oro, miele, ambra, nocciola…”
“Ok, ok! Andava bene il primo!” sbuffò Blaine “Ora guarda la tua mano sinistra. Di che colore è l’anello che vi porti?”
“Oro…”
“E cosa simboleggia?”
“Il nostro matrimonio…” Kurt sorrise, alzando lo sguardo sul marito.
“Si. E io ti amo. E sono reale. Ci siamo realmente trovati e abbiamo passato sul serio l’anno più eccezionale di sempre!”
“Che bei ricordi…” ammise Kurt “Sconfissi Marley, rammendi?”
“Sì! E vincemmo le Nazionali…”
“…cantando Alone in duetto…”
I due si sorrisero, per poi incominciare una tenera sessione di baci che sarebbe sicuramente sfociata in qualcosa d’altro, non fosse per lo scalpiccio
che li interruppe.
 
“Papà K., papà B.?”
I due uomini si voltarono verso la dolce creaturina che aveva parlato. Un piccolo esserino dolcissimo di sei anni appena si stropicciava gli occhi, guardandoli.
“Gabriel…” lo chiamò Kurt “Vieni pure, entra… Che succede? Come mai già sveglio?” lo prese in braccio, premuroso.
“Ho fatto un brutto sogno!” ammise il piccolo. Assomigliava ad un paffuto angioletto: riccissimi capelli identici a quelli del papà Blaine e occhi cerulei come quelli del papà Kurt lo rendevano una creatura quasi mistica.
“Su cosa?” domandò Blaine, accarezzandolo sui ricci a cavatappi.
“Non sapevo come abbinare due differenti tinte di verde e finivo per andare a scuola vestito malissimo!”
I genitori scoppiarono a ridere.
“E’ decisamente tuo figlio…” disse Blaine alzandosi dal letto e beccandosi un’occhiataccia.
“Sai cosa devi fare, tesoro?” iniziò Kurt.
Il piccino scosse la testa, curioso.
Kurt e Blaine si guardarono, per poi concludere in coro:
“Cantarci una canzone. Se non riesci ad ammettere qualcosa, aiuta. E penso che valga anche per problemi più generali.”
   
 
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