RdOxRt + There’ s
a smile in the tears + RdOxRt
Consapevolezza.
E’ una parola che fa male, malissimo, sopratutto nel
mio caso.
Credimi, è più doloroso di quanto pensassi, doverti stare accanto, come farebbe un buon amico,
ma, allo stesso tempo, dovermi tenere tutto dentro, tacendo i sentimenti che
provo per te.
Non potrò mai dirti che ti
amo, ne sono consapevole.
Ed è proprio questa consapevolezza ad uccidermi, pian
piano, con sadica lentezza, un giorno dopo l’altro, sempre più
morto dentro, annientato dagli stessi sentimenti d’amore per te che mi
tengono in vita. Lo so che è assurdo, ma non posso farci niente,
è qualcosa che si muove dentro di me, senza sosta, logorandomi l’anima,
riducendola ad uno straccio.
E se te lo dicessi? Se ti
confessassi il mio amore?
Un’altra consapevolezza, ancor più dolorosa, si
affaccia al mio pensiero: la consapevolezza di perderti per sempre, senza più rimedio.
Fuggiresti da me, forse non mi rivolgeresti più
nemmeno la pala, ed io rimarrei solo, ancora una
volta. E come potrei, Io, che pendo dalle tue labbra,
vivere senza il loro meraviglioso sorriso, come potrei fare a meno dell’avorio
della tua pelle, dell’oro dei tuoi capelli, come potrei, anche solo
respirare se privato, oltre che del tuo amore, anche della tua amicizia, della
tua fiducia...ti prego, dimmelo tu, come potrei?
E’ per questo che preferisco non
dirti nulla, celarti i miei veri sentimenti, far finta di niente, continuare a
morire dentro giorno dopo giorno, pur di averti qui accanto a me.
Ti giuro che diventerò forte, che riuscirò
a fare a meno di te, un giorno.
Un giorno potrò pensare a te senza diventare triste
di colpo, senza soffrire, senza essere costretto a ricacciare dentro le
lacrime.
Ma chi voglio prendere in giro?
Io non potrò mai fare a meno di te, neppure tra un
milione di anni.
Mi volto verso di te e ti guardo, ti fisso come ho
già fatto tante e tante volte. Se ti sei mai
sentito osservato, spiato, sappi che è colpa mia. Te ne stai con la
testa appoggiata al sedile accanto al mio, il volto latteo rilassato, con un
bel sorriso stampato sopra e tieni gli occhi chiusi, mentre nelle orecchie, a
tutto volume, i Beatles cantano can’t
buy my love...
Mio Dio, se davvero potessi comprare il tuo amore...mi approprierei di tutte le ricchezze del mondo e le
sacrificherei volentieri per una sola carezza...ma non si può...
Come vorrei toccare la tua pelle...sembra
così morbida, così liscia, così...
Vi prego, vi scongiuro, fermatemi!
Io, le mie labbra ci stiamo
pericolosamente avvicinando a Lui, alla sua pelle.
D’un tratto tutti i rumori,
le risate, le voci s’affievoliscono fino a scomparire, anche i Beatles tacciono, mentre mi avvicino a te.
Ed è un attimo.
In un solo secondo l’autobus inchioda e ti vedo
sfrecciarmi davanti per poi sbattere la testa sul sedile di fronte al tuo.
-Cazzo!- esclami sgranando gli occhi e mostrandomi le tue iridi
cerulee -Ma come diavolo guida questo?- lo specchietto retrovisore restituisce
l’immagine di un’autista dai capelli rossi e ricci.
-Ti sei fatto tanto male?- ti chiedo, mentre cerco sulla tua
fronte la presenza di un qualche bernoccolo.
-Insomma...stavo meglio prima!- mi dici
un po’ alterato, mentre l’autobus fa un altro paio di metri per poi
fermarsi ed aprire le porte. Siamo arrivati.
Tiro un sospiro di sollievo.
Non ti sei accorto di niente per fortuna.
Sì, perché nello stesso momento in cui l’autista
ha schiacciato il freno,le mie labbra hanno sfiorato la
tua pelle. E’ stato un attimo, è vero, ma è stato l’attimo
più bello della mia vita. Ti ho rubato un bacio e tu non lo sai.
Scendiamo e c’incamminiamo verso la scuola.
-Devo farti vedere una cosa!- esordisci d’un tratto.
-Che?- ti chiedo, piuttosto spaesato, non capisco cosa ci sa di
così urgente da vedere in un paese come Cortona.
-Una cosa...l’ho scoperta ieri...per
di qua!- mi prendi per una manica della giacca e mi trascini in uno dei tanti
vicoletti di questo dannato paesino di montagna.
-Bè? Dov’è questa cosa che volevi farmi ved...- non riesco a finire la frase. Non
posso.
Non posso perché, dopo avermi preso per il bavero
della giacca mi hai tirato giù, verso di te e le nostre labbra sono
finite le une sulle altre. I venti centimetri di altezza
che ci separano, non ti hanno costretto solo a tirarmi giù, ma anche ad
alzarti in punta di piedi. E dire che hai un anno in
più di me.
Dio esiste, ora ne ho le prove...
Le tue labbra si staccano dalle mie..
-Questo è sicuramente meglio del tuo bacino di
prima...- mi dici sorridendo, mentre i miei occhi si dilatano per lo stupore
-sì, insomma...era per dirti che...che ti
voglio bene...- aggiungi per poi
voltarti e cominciare a correre via, verso la scuola -Ci vediamo a
ricreazione!- ti sento gridare -E buona fortuna per l’interrogazione di
greco! e scompari.
Per un attimo rimango immobile, poi faccio un paio di passi
indietro, finchè il muro non mi ferma. Pian piano scivolo giù,
contro il muro, finchè il sedere non tocca la
pietra fredda della pavimentazione.
Le lacrime che così coraggiosamente avevo ingoiato per tutto questo tempo, fluiscono ora senza
ritegno.
Ma non sono triste come prima, se guardi bene, infatti, potrai
vederlo.
C’è un sorriso tra le lacrime.
Fine.
I personaggi di questa One Shot, nata da un improvviso attacco di tristezza, sono
reali, quindi non ne ho riportato i nomi...ovviamente tra loro non c’è
neppure una relazione, tutto merito della mia fantasia, anche se sono molto
amici...Ho scelto Cortona perché è il luogo in cui, purtroppo o
per fortuna vado a scuola...lasciate un commentino, ve ne sarei davvero
grata...
Isi.