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Autore: mamogirl    20/05/2013    3 recensioni
“Grazie.”
“Di cosa?”
“Lo sai. – Rispose Brian. – Per esserci.”
Nick non rispose immediatamente. Allungò semplicemente un braccio e avvicinò Brian a sé, fino a quando il compagno non si ritrovò quasi a coprire il suo corpo.
“Ti amo, Bri.” Mormorò semplicemente, tre parole che non diceva molto spesso ma, quando accadeva, rinchiudevano in sé un’intensità ed un’importanza che non aveva eguali. Era il suo modo per rassicurare Brian, per ricordargli che non c’era bisogno di ringraziarlo perché lui ci sarebbe stato. Senza se e senza ma. Sempre e comunque. A combattere e a offrire una spalla su cui appoggiarsi quando la sua armatura di cavaliere era rotta e ammaccata.
“Lo so. – Rispose Brian, scrivendo questa volta sul petto. – Anch’io.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* Thank you. For just being here.*

 

 

 

 




 

 

Le urla e grida delle fans riecheggiavano in ogni angolo, rendendo quasi impossibile riuscire a parlare o comunicare. C’era l’eccitazione e l’estasi per quella nuova canzone e per rivederli, ancora una volta, tutti e cinque sullo stesso palco. C’era l’anticipazione per quella nuova avventura che stava nascendo di fronte ai loro occhi: un nuovo album, un nuovo tour, un nuovo singolo.
Le stesse emozioni Brian le poteva leggere sugli sguardi dei suoi quattro amici, perché esibirsi di fronte alle loro fans era sempre qualcosa che li lasciava carichi d’energia e di entusiasmo. Howie, Aj, Kevin e Nick erano tutti sparsi fra il pubblico per cercare di firmare il maggior numero di autografi possibili ed era la stessa cosa che anche lui stava facendo, anche se in disparte e lontano da loro.
Lontano, soprattutto, da Nick.
Non sarebbe riuscito a mentirgli a lungo, specie se si fosse avvicinato e gli avrebbe letto quelle lacrime che stavano tentando in tutti i modi di uscire via. Era uno dei pochi svantaggi nell’essere fidanzati, compagni, partner, da più di un decennio. Oh, Nick avrebbe avuto da ridire su quell’affermazione, sostenendo che il loro rapporto era effettivo solo da qualche anno mentre il resto era stato trascorso fra sentimenti nascosti, sguardi e tentativi di approccio falliti miserabilmente. E, forse, quella era la verità ma Brian ne aveva una sua dove non aveva mai avuto importanza ciò che si era frapposto fra lui e Nick, sia che fosse stato un matrimonio da una parte o un atteggiamento autodistruttivo dall’altra: nel suo cuore aveva sempre amato una sola persona e quella era sempre stata Nick.
Un altro sorriso, un’altra espressione gioiosa e uno scherzo. Era una maschera che a volte, soprattutto in giorni come quelli, pesava sempre fin troppo: la voglia di scappare e rinchiudersi in un angolo era una tentazione che stava diventando troppo grande per resistere.
Ma non aveva scelta.
Non l’aveva mai avuta, in realtà.
Il lavoro, il gruppo, le fans, venivano sopra qualsiasi altra cosa e lui, ormai, aveva imparato a ributtarsi dentro tutto fino a quando ciò non diventava solo un infelice ricordo. Era la cosa che faceva più arrabbiare Nick, considerato quanto gli era facile sfuggire ai suoi sguardi indagatori e rassicurarlo come se il mondo non avesse mai smesso di ruotare nemmeno per un secondo.
Un altro autografo, un’altra risposta ad una domanda che poco aveva compreso. Un’altra fotografia e poi ancora un sorriso.
Le lacrime erano ancora lì, bruciavano dietro le palpebre per quella disperazione di poter e voler essere liberate dalla loro prigione; impossibilitate, scivolavano via in gola, infiammandola, per poi trovare nascondiglio dentro il suo stomaco. Le sentiva, le percepiva, si muovevano come se si fossero trasformate in artigli, pronti a stringere e stringere fino a quando non fossero state udite.
Erano gocce di frustrazione. Di stanchezza e di insoddisfazione per non essere riuscito là dove solitamente, in passato, non aveva mai avuto problemi. Erano gocce che parlavano di rospi ingoiati uno dopo l’altro, mese dopo mese, fallimento dopo fallimento e solo un brave raggio di speranza qua e là.
Avrebbe dovuto esserne abituato, visto che quella era stata la norma per l’ultimo anno e sapeva che era solo questione di tempo. Certo, lo sapeva, non era forse il mantra che si ripeteva ogni mattina?
Ma c’erano giorni in cui le parole e i pensieri positivi e ottimisti perdevano tutto il loro appiglio e tutta la loro forza. C’erano giorni in cui la buona volontà e il sorriso faticavano a mostrarsi e tutto ciò che gli rimaneva era farsi forza e andare avanti, senza pensare né mostrare alcun cedimento o emozione. E c’erano, infine, giorni in cui non aveva più forze per continuare a nascondere, nascondersi e mascherare.
Quello, quello era uno di quei giorni.
Autografo. Sorriso. Abbraccio. Foto.
Con la coda dell’occhio, Brian vide gli altri ragazzi incominciare ad uscire dalla sala, sospinti dalle guardie di sicurezza. In un attimo, come capitava quasi sempre, il volto di Nick lo trovò con una semplice espressione, anche se essa si tramutò dalla gioia alla preoccupazione. Lo vide alzare lievemente il sopracciglio, in quel gesto l’implicita domanda se stesse bene; accennò ad un gesto con la testa, misurò il sorriso sperando che potesse in qualche modo guadagnargli qualche minuto in più.
Non aveva funzionato.
Non funzionava mai.
L’espressione di Nick diventò ancor più accigliata, l’azzurro degli occhi aveva assunto una tonalità più scura come sempre gli accadeva quando ero preoccupato.
Per lui.
E, nell’ultimo anno, lo aveva fatto preoccupare abbastanza.
Non doveva essere il contrario?
In qualche modo, invece, i ruoli si erano quasi invertiti e ora molto più spesso si ritrovava lui a richiedere conforto, sicurezza e forza dal minore quando era sempre stato il contrario. E, i primi tempi, aveva portato avanti una lotta prima di dar vinta a quei sentimenti. L’orgoglio di rimanere con gli ultimi brandelli di forza c’era ancora, anche se diminuiva sempre di intensità fino a quando non risultava essere solamente un debole bisbiglio.
Come in quel momento.
Una parte di lui, sempre più minuscola e quasi inesistente, voleva continuare ad ignorare la tempesta che si stava scatenando dentro di lui e, più di tutto, voleva ignorare quello sguardo che sentiva fissato e puntato sulla sua schiena. L’altra, invece, quella che ormai aveva assunto una voce imponente e insistente, strepitava affinché lasciasse perdere quegli autografi,  lasciasse andare quell’ultima copertura di orgoglio e si lasciasse nascondere in quell’abbraccio in cui le lacrime non sarebbero mai state prese come segno di debolezza.
Ancora combattuto fra quei due estremi, Brian continuò ad avanzare verso la porta d’uscita stringendo mani, regalando sorrisi e abbracci, posando per l’ennesima foto. E fu lì che la decisione venne presa da qualcun altro, da Nick, per lui: una mano si appoggiò sulla sua, impedendogli di continuare a firmare un poster di loro cinque ormai datato.
“Scusatemi ragazze ma devo portarvelo via. – Si scusò Nick con il suo sorriso speciale per le fans. – Siamo in ritardo per delle interviste.”
Gemiti di dispiacere si unirono in un unico coro e li seguirono mentre si allontanavano, Nick che trascinava Brian tenendolo per mano nel corridoio. Si fermarono prima di una curva e, prima che Brian potesse chiedere a Nick dove voleva portarlo, si ritrovò spostato dietro ad una colonna. Nessuno avrebbe potuto vederli, ormai erano diventati dei maestri nello scovare immediatamente piccoli angoli dove poter ripararsi da occhi e orecchie indiscrete.
La mano di Nick scivolò via da quella di Brian, raggiungendo l’altra che si era già appoggiata sulla schiena, racchiudendo così il compagno in un abbraccio. Con un ultimo fiato d’orgoglio, Brian strinse i pugni attorno l’orlo della giacca di Nick, lo sguardo basso sui loro piedi.
“Non sto per piangere.” La voce si spezzò a metà, esattamente come era accaduto durante l’esibizione.
“Lo so. – Rispose Nick, appoggiando le labbra sulla fronte di Brian. – Voglio solo stringerti, hai qualcosa in contrario?”
“No, certo che no. – Replicò Brian, chiudendo gli occhi e lasciandosi avvolgere dal profumo di Nick. Poteva lasciare andare il controllo, fin tanto che era fra quelle braccia. – Non voglio piangere.” Era un impercettibile cambiamento, un cambio di verbi ma che parlava più di qualsiasi altra ammissione.
Ma non sfuggì a Nick, forse perché erano arrivati ad un punto in cui non servivano parole per intendersi.
Dolcemente, prese il viso di Brian e lo alzò, in modo da potersi guardare negli occhi. Anche se avrebbe fatto a meno di notare quel rosso che si stava insinuando nell’azzurro, quelle lacrime che ostinatamente Brian continuava a non voler lasciar andar via. “Ehi, non sei andato male. Abbiamo tutti avuto problemi con l’audio.”
“Nick, l’audio non c’entra.”
Nick fece finta di non aver sentito. “Anch’io ho avuto problemi, non riuscivo a sentirmi.”
Fu quella frase a far scintillare una reazione in Brian, permettendogli di spostare e dipanare un’oncia di lacrime. “Non prendermi in giro, Nick. Tu eri perfetto. Come sempre.”
Per qualche orecchia indiscreta e maliziosa, quelle parole sarebbero potuto sembrare piene di risentimento e di invidia. Ma chi avrebbe potuto pensare una cosa del genere, probabilmente, non conosceva Brian quanto lo conosceva Nick: per quanto potesse maledire ciò che gli stava accadendo, per quanto si fosse domandato perché proprio a lui era dovuto succedere, mai aveva agito con piccata gelosia nei loro confronti.
Nei suoi confronti.
Era sempre stato il Brian di sempre, pieno di complimenti e di consigli anche quando significava doversi far da parte.
“Bri...”
“No, è vero. Grazie al cielo che ti abbiamo.”
“Smettila.”
“E’ la verità. Ci stai letteralmente sorreggendo. Forse sarebbe meglio che...”
Nick non lo fece continuare: con l’indice appoggiato sulle sue labbra, bloccò ogni altra parola che avrebbe formato una minaccia che non era così insolita a farsi presente nei momenti meno opportuni. “Smettila, okay? Non sei stata un disastro come lo pensi qui. - Disse Nick, picchettando l’indice contro la tempia di Brian. – Stai migliorando. Ma ci vuole tempo.” Aggiunse poi, con tono più dolce.
“Beh, odio dover aspettare. – Ribattè Brian, appoggiando la fronte contro il petto di Nick. – Rivoglio la mia voce.”
Per quell’ultima speranza, Nick non trovò niente con cui potervi ribattere, perché condivideva quella richiesta con la stessa intensità. Se non ancor maggiore, perché assomigliava ad un dolore fisico poter essere solamente meri osservatori di quella tempesta senza poter far niente per cancellare via le lacrime e la tristezza di Brian.
Se non maggiore perché Nick sentiva la mancanza di quella voce esattamente come avrebbe potuto percepire l’assenza di ossigeno.
Così non disse nulla. Semplicemente, aumentò la stretta dell’abbraccio soffocando così il singhiozzo che riuscì a sfuggire dalle labbra del compagno. Con il mento appoggiato sulla spalla del maggiore, Nick incominciò a sussurrare parole che avevano solamente lo scopo di distrarre e indebolire la tristezza. “Abbiamo qualche giorno libero, ricordi? Stasera torniamo, ci riposiamo, e poi andiamo a prendere Baylee dai tuoi. Ti porto via, anzi, ti portiamo via per qualche giorno. Se il tempo regge ce ne andiamo un po’ in barca e ti prometto che non avrai bisogno di parlare perché io e nostro figlio abbiamo intenzioni di viziarti come non mai.”
Un sorriso si fece strada sul volto di Brian, anche se nascosto dal tessuto della camicia. “Hai intenzione di cucinare?” Domandò con tono ironico.
La risata di Nick solleticò l’orecchio di Brian, scivolando per ogni nervo fino a raggiungere il centro del groviglio di tensione e lacrime nel suo stomaco, facendo crollare le prime torri e mura. “Posso sempre provarci! O puoi insegnarmelo.”
“Lezioni di cucina?”
“Sembra divertente. E posso sempre offrire qualcosa in cambio.” L’ultima frase cambiò di tono, passando da una tonalità rassicurante in quella molto più roca e sensuale che mandava in visibilio il corpo di Brian.
Fu quel tono a rischiarare tutto, permettendo a Brian di alzare il volto e osservare Nick con uno sguardo che non sapeva più di lacrime e frustrazione. Sapeva di altro, un profumo che Nick aveva assaporato così tanto da esserne ancora preso in ostaggio come se fosse la prima volta: sotto quello sguardo colmo di desiderio, Nick si sentiva sempre come l’uomo più bello del mondo, sicuro di quel potere che sembrava possedere sul maggiore.
Brian si alzò in punta di piedi, appoggiando le labbra su quelle di Nick. Dapprima fu solo un bacio dolce, un ringraziamento per essere giunto in suo soccorso e avergli impedito di cadere dentro la trappola di brutti pensieri e emozioni. Lentamente, però, il bacio passò dalla più casta forma a una linea fra il desiderio e la passione più calda, un confine superato con carezze e tocchi mentre i loro corpi si avvicinavano e si tenevano stretti l’uno contro l’altro.
Con il respiro affannato, Brian si arrese all’assenza di ossigeno. “Consideralo come un omaggio per esserti iscritto al corso di cucina.”
Invece di controbattere, le labbra di Nick cercarono quelle di Brian, riprendendo lì dove si erano interrotte. Le mani si infilarono sotto gli strati di indumenti – giacca, camicia e maglietta – solleticando la pelle lì in quel punto dove sapevano avrebbero causato la più intensa reazione di brividi e tremori di piacere.
Un gemito di piacere si dissolse nel bacio mentre le dita di Brian, ancora aggrappate alla giacca di Nick, incominciarono a scivolare oltre al tessuto scorrendo su quello più leggero della maglietta fino ad arrivare al loro traguardo. La punta dell’indice incominciò a seguire il profilo delle ossa, risalendo poi sul collo per poi disperdersi nelle ciocche di capelli.
Le mani di Nick osarono, sciogliendosi dalla schiena e ritornando sulla vita, le dita così vicine al bottone dei pantaloni neri che Brian indossava.
“Nick... – Mormorò Brian in un affanno misto ad un gemito mentre le labbra si spostavano sulla mascella fino a giungere all’orecchio. - ... ci beccheranno.”
Un brivido di piacere corse lungo il corpo di Nick mentre le dita si stavano occupando della cintura. “E allora? Non dirmi che vuoi fermarti. O fermarmi.” Nick puntualizzò quell’ultima parola slacciando l’ultimo bottone della camicia che Brian indossava, accarezzando poi in un battito d’ala la pelle sotto la maglietta.
“Non ho detto questo. – Ribattè Brian, mordicchiando il lobo dell’orecchio. – Non mi sognerei di dirlo.”
Un altro bottone, l’orlo della maglietta che risaliva di un centimetro in più. “Allora cosa proponi?”
Le labbra si staccarono per poi soffiare lievemente sul punto che avevano appena morso. “Trovare un posto più tranquillo.”
Gli occhi di Nick si illuminarono di una luce ancor più maliziosa, capace di aumentare l’intensità di quel fuoco che aveva pervaso il corpo di Brian in quei brevi momenti. Il ragazzo non disse nulla, si guardò in giro e poi, d’improvviso, prese la mano di Brian e lo spinse a seguirlo.
A fatica Brian stava cercando di trattenere le risate, ogni preoccupazione e ansia sembravano essersi volatilizzati via con ogni bacio e carezza del compagno e non poteva non essergli riconoscente per come riusciva sempre in quella missione senza gesti eclatanti.
Ma forse era per questo, e per tanti altri motivi, che Nick era senza ombra di dubbio la sua anima gemella.
Arrivati di fronte ad una porta, Nick la aprì spingendo poi dentro Brian senza dire niente: si trovavano in uno dei camerini, anche se non era esattamente quello che era stato dedicato loro prima.
La porta si richiuse con un tonfo sordo, facendo voltare immediatamente Brian.
“Così va meglio?” Domandò Nick, appoggiandosi contro la superficie di legno.
Un passo in avanti, destra e poi sinistra. Brian appoggiò le mani sui fianchi del ragazzo, sporgendo il viso in modo da continuare il suo assalto alla mascella di Nick.
Oh, Nick amava quando quella parte di Brian usciva e prendeva il sopravvento, rendendo il compagno una delle creature più sensuali che avesse mai incontrato in tutta la sua vita. Era una sensualità che proveniva da una sicurezza che si era creata negli anni, la consapevolezza di avere un potere sul suo corpo che nessun altro avrebbe mai potuto aspirare ad avere: sotto le sue mani, il corpo di Nick si trasformava nella più malleabile cera da modellare e ogni nervo diventava un tremito di piacere.
In quei momenti, quando Brian prendeva in mano il controllo in quel modo, Nick non poteva fare altro che assistere e subire ogni attacco, assaporando ogni bacio, carezza e tocco.
Il bottone dei pantaloni venne slacciato sotto le dita di Brian e la cerniera fece la stessa fine; con un lieve fruscio, i pantaloni caddero a terra, seguiti dai boxer.
Un click, l’unico gesto che la mente razionale di Nick poté pensare di compiere: chiudere la serratura.
Le mani di Brian salirono sulle gambe, la punta dell’indice che tracciava un’invisibile linea, raggomitolandosi su stessa dietro il ginocchio per poi riprendere il viaggio verso la sua destinazione. Lì esse si fermarono, in quel confine di nervi a cui bastava una sola carezza per accendersi delle più alte fiamme. Brian scostò di poco il viso, lasciando intravedere il guizzo nei suoi occhi.
“Sai, la mia voce può essere anche andata a farsi benedire ma queste labbra hanno ancora un talento...”
Mormorò a fior di bocca Brian, la voce tinta di quell’intonazione così bassa e roca che sembrava vibrare nella pelle di Nick.
Non ci fu modo per Nick di rispondere, visto che ogni parvenza di voce era letteralmente scomparsa in quel deserto di sabbia in cui sembrava essersi trasformata la sua gola: arida, secca e agognante per una sete che la semplice acqua non avrebbe potuto soddisfare. Come ogni altra parte del suo corpo, anch’essa desiderava solamente quel potere e liberazione che solo Brian poteva dargli.
Sensazioni e piacere si fusero insieme, rendendo Nick prigioniero volontario di quella ragnatela i cui fili si stavano attorcigliando attorno al suo corpo. Piccoli gemiti, intervallati con l’unica parola che potesse pronunciare, sfuggivano dalle sue labbra mentre quelle di Brian davano vita ad una melodia scritta appositamente per lui e il suo corpo. Le sue dita erano le uniche parti del suo corpo che riuscivano ancora a muoversi senza aver bisogno di controllo o comandi da parte della sua mente, intrappolandosi fra i capelli di Brian e quasi cercando di dirigere anche lui quella sinfonia.
La melodia stava raggiungendo il suo apice quando, all’improvviso, tutto si fermò, una lunga nota di disappunto rimaneva l’unico suono nelle sue orecchie.
Il respiro affannato, lo sguardo velato da una patina di piacere e eccitazione si mischiavano con l’insoddisfazione di essersi dovuto fermare prima dell’agognato traguardo. Insoddisfazione resa più cocente quando Nick abbassò il volto e vide il sorriso beffardo e malizioso di Brian risalire fino a quando potevano guardarsi direttamente negli occhi.
“Non vale.”
Brian non rispose, non almeno a parole. Le labbra mordicchiarono dapprima l’angolo della bocca, per poi proseguire sul labbro inferiore, chiedendo silenziosamente accesso.
Come poteva Nick rifiutare?
Non lo fece e in quel bacio, un misto dell’aroma di Brian e suo, non vi fu più la semplice e più leggera passione di qualche minuto prima: ora era più intensa, era il diretto messaggio di qualcosa di più primordiale e poco romantico, in realtà. L’essenza primaria di quanto il suo corpo avesse bisogno di quello di Brian e viceversa.
Nick si liberò del groviglio di pantaloni e mutande ancora arrotolati attorno ai suoi piedi mentre le mani, con foga e impeto, slacciavano quelli di Brian. Perché il desiderio non stava bruciando solo lui, oh no. Era un eguale fiamma che lambiva la pelle in contatto con quella del partner, era implicito nel modo in cui Brian non riusciva, o non voleva, ad assuefarsi di quei pochi baci. E, ancor più implicito, era il messaggio che quei tocchi stavano urlando: lasciami il controllo, ne ho bisogno. Almeno su qualcosa.
Non furono passi aggraziati, nemmeno coordinati o presi da un balletto. Furono passi presi dall’impeto e dalla foga, con l’unica intenzione di raggiungere il divanetto in modo da continuare ciò che avevano iniziato.
Fu Nick a cadere per primo sul divano, staccandosi da Brian il tempo sufficiente per togliersi la giacca e la maglietta. Non diede tempo a Brian di fare la medesima cosa, appoggiò le mani sui fianchi e poi lo spinse contro di lui, riprendendo l’attacco alla sua bocca mentre le mani si insinuavano sotto la camicia prima di ridiscendere e incominciare ad accarezzare e torturare il fondoschiena. I gemiti di piacere, suoi e di Brian, venivano soffocati dai baci, ansiosi di cibarsi di qualcosa che andava oltre al semplice ossigeno e anidride carbonica.
Il tempo sembrò fermarsi, incastonarsi in uno spazio dove non serviva tener conto di quanti minuti e secondi stessero trascorrendo; in realtà, queste battute venivano ricordate dai gemiti e gli affanni, dai nomi pronunciati in un mormorio mezzo spezzato dal piacere.
Non c’era spazio nemmeno per pensare, ogni pensiero logico era stato annullato nel momento in cui Brian si era seduto a cavalcioni sopra di lui, unendo i loro corpi nell’unico modo che poteva farli sentire come se non ci fosse distinzione fra dove uno finiva ed iniziava l’altro.
E Nick, oh, Nick amava quella posizione. Amava poter aprire gli occhi e vedere l’estasi dipingersi sul volto di Brian, con la consapevolezza di essere lui l’artefice di quelle espressioni che solo lui poteva vedere. E quegli acuti! Se le fans avessero potuto sentirlo in quel momento, avrebbero cancellato ogni remora sullo stato di quella voce.
Una fiamma di possessione si intrecciò alla passione, facendogli stringere la stretta sui fianchi. Quel Brian, quella creatura sensuale davanti a lui, era solamente suo. Suo e di nessun altro.
Brian si sporse in avanti, provocando con quel mero movimento una scintilla simile a un fuoco d’artificio, catturando ancora una volta la bocca di Nick con la sua. “Am I sexual?”  Sussurrò poi a fil di orecchio, facendo nascere un brivido usando quelle parole che fino a qualche attimo prima gli avevano ricordato quanto avesse fallito, ancora una volta.
“Dio... sì...” Fu tutto quello che Nick riuscì a pronunciare prima di essere travolto ancora dalle ondate di piacere, ondate che crebbero e crebbero fino a quando giunsero ad annullare ogni altra concezione di spazio e tempo.
Quando la realtà ritornò a bussare alle loro porte li ritrovò l’uno nelle braccia dell’altro, intenti a recuperare fiato ma non ancora pronti a metter fine a carezze e tocchi.
“Meglio?” Domandò Nick, appoggiando poi le labbra sulla fronte umida di Brian.
Brian annuì, preferendo quel gesto piuttosto che mentire. No, non sarebbe stata una vera bugia anche perché entrambi sapevano che sarebbe stato meglio, decisamente meglio, solo quando sarebbe potuto uscire su un palco senza sentire il desiderio di scomparire.
Un giorno, forse, ci sarebbe riuscito. Per ora, per illudersi che niente era cambiato, gli bastava rimanere in quel posto, fra le braccia di Nick e sapere che avrebbe sempre potuto contare su di lui.  
“Andrà meglio. – Promise Nick. – Andrà meglio.”
E, per quei minuti, Brian si lasciò cullare e convincere da quelle parole.


 

*** *** *** *** ***

 

 

 

La luna entrava dalla finestra lasciata appena aperta, portando con sé il rumore delle onde e quell’aroma così pungente di mare. Cullati dal dondolio della barca, padre e figlio si erano addormentati non appena la notte aveva iniziato a calare la sua scura coltre; rimaneva solo Nick ancora sveglio e intento ad osservare silenziosamente il suo compagno trovare riparo fra i drappeggi del sonno.
Portarlo via era stata la decisione migliore: lì, lontani, senza possibilità di comunicare con il mondo esterno, poteva proteggerlo dai problemi e pensieri che sarebbero stati pronti ad attenderli una volta tornati. Per qualche ora, per qualche giorno, a nessuno sarebbe importato se avesse parlato poco, a monosillabi, o per niente. Anzi, come sempre, Brian era riuscito a trovare il modo di trasformare ciò in un gioco per suo figlio. Per loro figlio. Era quello un potere che Nick sapeva non sarebbe mai riuscito a carpire, non nella sua totalità; ma era anche uno dei tanti, innumerevoli, motivi per cui amava Brian: quell’innata positività che non lo abbandonava nemmeno nelle più complesse e complicate situazioni. E anche se in quell’ultimo periodo era stata messa alla prova, anche se ogni tanto si era ritrovato con le spalle al muro e la voglia di mollare tutto, Brian non aveva mai perso il sorriso. E di questo, Nick, ne era eternamente grato perché aveva paura anche solo a pensare come sarebbe stato tutto diverso se Brian avesse abbandonato la speranza al primo segno di fallimento.
Le lenzuola, bianche con una lieve sfumatura di celeste, coprivano il corpo di Brian lasciando solo intravedere le spalle. Lì, in quella conca protetta dalle scapole, Nick vi lasciò un bacio, assaggiando la pelle calda che narrava di una giornata trascorsa sotto il sole. Appoggiò poi la testa sul cuscino, pochi centimetri lo dividevano dal viso di Brian e, nella penombra, erano ancora fin troppo visibili quelle linee di preoccupazione che increspavano la fronte. Nemmeno quella giornata aveva portato il desiderio tanto sperato e, nonostante aver lasciato il lavoro fra le mura domestiche, il tarlo intrecciato di dubbi e paure continuava a rimanere in un angolo della sua mente, logorando lentamente energie e forze mentali.
Una carezza naso contro naso, un lieve bacio sulla punta per poi appoggiare fronte contro fronte. A volte, Nick avrebbe voluto che il mondo potesse vedere Brian come solo a lui era concesso; avrebbe voluto che anche loro fossero testimoni di quanto il suo spirito fosse cambiato nel giro di pochi anni, di quanto fosse giunto ad odiare il momento di salire su un palco, lui che aveva sempre amato giocare e divertirsi a favore di camera e pubblico. Avrebbe voluto mostrare, per un breve attimo, tutte le paure che Brian teneva dentro di sé, quell’iceberg la cui punta era solamente un quindicesimo di ciò che invece l’oscurità nascondeva. C’erano giorni, specialmente dopo un’esibizione andata male, in cui Nick voleva prendere per le spalle Brian e convincerlo a dir qualcosa, in modo da finalmente metter a tacere cattiverie gratuite, spade invisibili che facevano male e minavano ancor di più la sua sicurezza, già così visibilmente fragile. Eppure, non metteva mai voce alle sue obiezioni perché conosceva Brian e sapeva meglio. In quello, erano fatti della stessa pasta, seppur quella del maggiore sembrava essere più resistente: erano persone molto private, specialmente quando si trattava di argomenti delicati come problemi fisici o famigliari; preferivano l’oscurità e la solitudine nel cercare di risolverli, invece che avere ogni loro minima mossa analizzata dai media. Ed era questo, alla fine, il peso che faceva spostare l’ago dalla parte di Brian: fossero stati semplicemente i fans, Nick era più che convinto che Brian avrebbe gestito la situazione in modo differente. Ma con i media ora follemente innamorati di loro, sarebbe stato un suicidio mettersi in mostra quando ancora non si avevano certezze sul risultato finale.
Non voglio che tutta l’attenzione che ora stiamo ricevendo vada solo sulla mia voce e sui miei problemi. Voglio, invece, che si parli di quanto ora tu sia perfetto. Voglio che si parli del ritorno di Kevin, del nuovo album, della bimba di Aj e del nuovo arrivato in casa Howie. E se ciò significa che dovrò stare in un angolo durante le interviste o durante l’esibizioni...”
Un battito di ciglia e Nick trattenne per qualche secondo il respiro, sospirando di sollievo quando si accorse che Brian non si era svegliato. Con tocchi leggeri, Nick portò la punta dell’indice sulla mascella di Brian, accarezzandola dolcemente.
Il suo eroe.
Per tanto tempo, Nick aveva avuto difficoltà quando si trovava a dover spiegare il suo rapporto con Brian. Dovendo tener nascosta la verità, ovvero che Brian non solo era la sua altra metà ma la miglior parte di lui e tutto ciò che avrebbe mai potuto essere, Nick aveva cercato e ricercato una definizione che potesse almeno avvicinarsi alla loro relazione. A ciò che Brian rappresentava e aveva sempre rappresentato.
Il suo eroe.
Lo era sempre stato, sin da quando una versione più giovane di lui aveva risposto con stupore alla notizia che lui, solo un bambino di cinque anni, avesse combattuto e sconfitto la morte. Chi altri, se non un eroe, poteva compiere un’azione del genere?
Un combattente.
Ecco che cosa Brian gli aveva insegnato più di tutto, a combattere senza mai arrendersi: lo aveva visto combattere contro Lou e i loro primi manager, per se stesso e per il gruppo; lo aveva visto combattere contro un cuore troppo grande per il suo corpo così piccolo; lo aveva visto combattere contro Aj e i suoi demoni, contro Kevin e la sua decisione di lasciare il gruppo e contro loro tre che non vedevano altra possibilità che seguire le sue orme. Insieme, loro due, avevano combattuto per il loro amore, insieme avevano combattuto lo scetticismo della famiglia di Brian e, sempre insieme, avevano combattuto i demoni che ancora torturavano la sua di vita.
E ora, insieme, stavano combattendo quel rompicapo in cui sembrava essersi trasformata la voce di Brian.
Un tocco sulla mano lo riportò indietro dai suoi pensieri e, aprendo gli occhi, Nick si ritrovò immerso nell’azzurro di Brian.
“Da quanto sei sveglio?” Gli domandò Nick, strofinando la punta del naso contro la sua.
Brian aprì la bocca per iniziare a rispondere, prima di ricordarsi che non doveva usare la voce se non per casi estremamente urgenti. E, di certo, quello non rientrava nella categoria; così si ritrovò a usare l’avambraccio di Nick come lavagna.
Non molto. Che c’è?”  Domandò silenziosamente, la fronte crucciata in altra e inutile preoccupazione.
Le labbra di Nick si posarono su quelle di Brian per un breve secondo, assaporando sonno e l’aroma di menta del dentifricio. “Niente. – Rispose con un sorriso. – Stavo semplicemente osservando la meravigliosa creatura nel mio letto.”
Io la conosco?” Fu la battuta di Brian, sottolineata da una risata rauca e graffiata.
“Può darsi. – Continuò a scherzare Nick. – Di sicuro, la vedi ogni mattina nello specchio.”
La risposta, pronta sulla punta della lingua, era però troppo lunga per poterla scriverla sul braccio di Nick. Brian la lasciò scivolare via, portandosi dietro una scia di fastidio e frustrazione che lasciava un sapore amaro in gola. Per qualche attimo, astratto nella linea temporale, rimasero in silenzio contenti solo di assaporare la presenza l’uno dell’altro.
“Grazie.”
“Di cosa?”
“Lo sai. – Rispose Brian. – Per esserci.”
Nick non rispose immediatamente. Allungò semplicemente un braccio e avvicinò Brian a sé, fino a quando il compagno non si ritrovò quasi a coprire il suo corpo.
“Ti amo, Bri.” Mormorò semplicemente, tre parole che non diceva molto spesso ma, quando accadeva, rinchiudevano in sé un’intensità ed un’importanza che non aveva eguali. Era il suo modo per rassicurare Brian, per ricordargli che non c’era bisogno di ringraziarlo perché lui ci sarebbe stato. Senza se e senza ma. Sempre e comunque. A combattere e a offrire una spalla su cui appoggiarsi quando la sua armatura di cavaliere era rotta e ammaccata.
Lo so. – Rispose Brian, scrivendo questa volta sul petto. – Anch’io.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ehm ehm... non doveva diventare così lunga, doveva solo essere una delle tante reaction fic che mi balzano alla mente ogni volta che penso a che cosa sta passando quel trottolo di Brian. ç_ç  Ma poi questi due hanno deciso che volevano consolarsi in altri modi a loro più consoni.... lol

   
 
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