Sabbia; nel vento mi combatte, nel falso sole secca le mie vene erose da un fermo e conforme tempo che ristagna fiochi granuli d'umanità. Di sabbie quei costrutti son al fine composti, duri e fragili nella loro illusorietà d'acido sangue macchiata ed opache urla soffocanti. Sogni; piumati destano la coscienza su lontane spiagge incorporee colme di dubbi e verità celate. Nessun castello ad ovattare la mia anima, né la secchezza d'arida mondanità malsana e beffarda della libertà. Muri di sabbie meccaniche abbattute dalla natura, basamento di ricerca, simbolo d'instabilità d'un ordine da dorate sbarre innalzato. Sabbia; ora sotto i miei nudi piedi. Son io a soffocarla, scrollarla; comprenderla. Libertà da immobili dune. È ora d'avanzare. |