Noi siamo cani che non dormono, legati ai loro padroni.
I nostri lacci stringono, ciascuno in maniera diversa.
Io non posso respirare.
Tu non puoi camminare.
Nessuno dei due può toccarsi.
Nonostante tutto.

“Kise, mi sembri parecchio distratto oggi.”
La voce di Aomine ti sembra lontana. Eppure è lì, accanto a te.
Chi dei due è davvero in quella piccola stanza?
Non di certo tu.
“Scusa, Aomenicchi.”
Non può di certo sapere cosa ti passa per la testa. E dire che a te sembra che basta scrutarti bene in viso per comprendere tutto in un secondo.
Iononvolevotemiaccontentodellesuebriciolescusami.
Ma si dice che non c'è peggio cieco di chi non vuole vedere.
E quindi ti limiti a lasciarti legare ancora una volta dai suoi baci e dai segni che ti lascia, soprattutto sul collo.
Chissà perché ti sembra di morire soffocato.

“Tetsuya, la smetterai di pensarci ancora.”
E la risposta, nuovamente, sarebbe un no.
Non importa quante punizioni creerà per te, tu non smetterai di pensarlo. Non puoi, non devi.
L'ultima, lo ammetti, ti stupisce per la strana scelta. Sono dei lacci che ti legano le caviglie, che ti impediscono di camminare. Non fanno male, ma è un qualcosa che ti suona come sbagliato.
Dov'è che non c'è il dolore, nei gesti di Akashi?
“Non potrai andare a nessuna partita. Almeno quelle dove c'è lui.”
Lo sapevi che c'era l'inghippo.
E sai perfettamente che cederai a breve.
“Non puoi! Se non parteciperò...”
Perché Akashi ti conosce bene. E' per quello che ti ha soffiato a lui con estrema facilità.
“La tua squadra perderà.
Scegli, Testuya.
La vittoria o la sconfitta.”
E ancora una volta ti ha reso zoppo.

I nostri lacci ci stanno uccidendo.
Eppure, ancora una volta.
Non smetteremo di cercarci.
Perché io ti amo.

Note.

Lo schifo, lo schifo totale. Nato da una fan art.
Se non fosse chiaro è una KiKuro, AoKise e AkaKuro.
Giusto per non complicarci la vita.