Il destino dell'Aquila e del leone.
Atene.
Grande tempio.
La
battaglia era alle porte, lo si capiva dall'inquietudine del Grande
Sacerdote e dal suo Cosmo a tratti vacillante.
Marin
sapeva, aveva lei stessa cercato di fermare la risolutezza del suo
allievo, ma non ebbe potuto molto e tornò al Tempio,
omettendo però
quel particolare.
Era
irrequieta anche lei, come gli altri Saint; non era lo stesso per
Shaina però, che se ne stava nella sua tana covando rancore,
da far
esplodere contro Seiya.
Ma
la Sylver Saint dell'Aquila temeva per un altro uomo, che non era il
suo amato allievo. Lui aveva scelto una strada diversa, venerando
quella che si riteneva Atena; era davvero così?
No,
lei temeva per Aiolia, Gold Saint del Leone.
Ai
piedi del Tempio, con la sua maschera inespressiva che celava i
lineamenti corrucciati del suo viso, alzò lo sguardo verso
l'acropoli del Tempio, per poi scendere rapidamente verso la quinta
Casa, osservandola con più enfasi.
Sicuramente,
se sarebbe stato necessario, tutti i Gold Saint si sarebbero dovuti
opporre all'avanzata dei loro nemici, sicuramente rimanendone feriti
o, nel peggiore dei casi uccisi. Ma sperò fosse il
contrario, se
proprio sarebbe dovuto succedere. Loro erano forti, ma un sospiro le
uscì meccanico dalla bocca, bloccato dal metallo della
maschera,
usata per celare il suo viso agli altri abitanti del Tempio.
Così
erano le leggi, così voleva il Grande Sacerdote, che regnava
su quei
luoghi da tempo.
Marin,
con il cuore che batteva all'impazzata nella cassa toracica,
iniziò
a salire verso il luogo della sua attenzione; doveva almeno confidare
i suoi dubbi ad Aiolia. Non c'era nessun altro che poteva capirla;
tutti gli altri sembravano burattini nelle mani del pontefice, che,
diceva, vivere in nome di Atena.
Ma
era veramente così?
Forse
sì, o forse no. I dubbi continuavano a sorgerle da quando
aveva
rivisto Seiya, il suo unico e prezioso allievo. Lui aveva fatto
crollare tutte le sue certezze.
Una
volta arrivata alla quinta Casa, Marin si fermò sull'uscio,
serrando
i pugni. Si sentiva una stupida ad essere lì; magari Aiolia
non
custodiva i suoi stessi dubbi.
Le
sue paure e le sue domande però, vennero messe a tacere
dall'arrivo
del Gold Saint con indosso la sua lucente e dorata armatura. Il suo
volto mostrava un sopracciglio alzato ed un viso meravigliato dalla
sua presenza in quel posto.
<<
Marin! >> La chiamò, ma la sua esclamazione
voleva
significare: “che ci fai qua?”
<<
Aiolia. >> Rispose lei con fermezza, andandogli incontro
per
fermarsi a pochi passi da lui, che continuava a guardarla con la
voglia di sapere perché si trovasse proprio li.
<< Ho bisogno
di parlarti del Grande Sacerdote. >> Esordì
chiaramente,
mentre gli occhi del Leone sgranarono e la bocca, precedentemente
chiusa, si aprì in uno stato di stupore.
<<
Aspetta; il corridoio della mia Casa non è luogo adatto ad
una tale
conversazione. >> Proferì lasciando che lo
seguisse nelle sue
stanze private.
Il
cuore di lei batteva all'impazzata per il fatto di trovarsi sola con
lui. Aveva iniziato a provare dei sentimenti diversi dalla reverenza
per il suo rango, superiore a quello di lei; cercava però il
modo di
ricacciare dentro il tutto. Era pur sempre una Sacerdotessa del
Tempio.
<<
Di cosa mi dovevi parlare? >> Chiese lui, poggiandosi ad
una
parete mentre lei, ancora in piedi di fronte a lui, serrò di
nuovo i
pugno concentrandosi sul problema, lasciando che il cuore tornasse ai
regolari battiti.
<<
Nutro forti dubbi sulla natura pacifica del Grande Sacerdote.
>>
Ammise, abbassando leggermente il viso, per poi rialzarlo su quello
di lui, che teneva un'espressione interrogativa.
<<
In che senso, se posso chiedere? >> Fece lui, facendosi
curioso.
<<
Ho avuto modo di rivedere il mio allievo, e con lui la ragazza che
protegge con gli altri Bronze Saint... >>
Iniziò, ma fu
fermata dalla mano di Aiolia che si alzò di fronte ai suoi
occhi.
<<
Aspetta. >> Addolcì la voce lui, sorridendo
amorevolmente. <<
Quella, che tu ci creda o no, è Atena, discesa in questa
epoca per
estinguere il male insidiato sulla Terra. >> Sorrise.
Alludeva
al fatto che, anche lui, aveva avuto modo di conoscere la ragazza e
di sentire quanto le parole di Seiya di Pegaso fossero vere. Saori
Kido era Atena, la loro Dea. Allora, il Grande Sacerdote chi era?
Perché cercava la lotta contro di loro?
<<
Ho un brutto presentimento. >> Azzardò lei,
corrucciando la
fronte sotto la maschera.
<<
Anche io. Siamo prossimi alla lotta. Il traditore sarà
spodestato ed
Atena tornerà a sedersi sul trono che le spetta; purtroppo,
questa
verità sarà preceduta da una guerra senza
precedenti all'interno
del Tempio stesso. Potrebbe anche significare la perdita di
qualcuno.. >> Lasciò la frase in sospeso,
abbassando l'azzurro
sguardo a terra, facendo intendere che, se avrebbe combattuto, forse
anche lui avrebbe potuto morire. Lui era il primo a non sottovalutare
gli avversari, se benedetti dal divino Cosmo di Atena.
<<
No! >> Il tuono nella voce di Marin risuonò
all'interno nella
stanza, zittendo il suo interlocutore che la guardò con
meraviglia.
Non si aspettava tanta foga, infondo tutti nel Tempio erano nati per
morire in battaglia; era il loro destino da quando le Cloth avevano
scelto il loro custode.
Aiolia
sospirò. Forse sapeva, oppure immaginava, il
perché di quella
reazione.
<<
Marin.. >> La sua voce soffiata sembrava quasi una
supplica,
mentre si avvicinava lentamente a lei. Posò una mano sul
bordo della
maschera, come se la dovesse levare da un momento all'altro. Lei non
si mosse, impossibilitata a fare null'altro di fronte a lui, che
inibiva i suoi sensi.
Percorse
con un polpastrello la linea del volto artificiale di lei, dove quel
freddo metallo concludeva il suo dovere: mascherarle il viso.
La
mano scese giù, fino alla curva del collo, scendendo per il
braccio,
finendo la sua corsa accarezzandole la mano. Quel tocco le
suscitò
dei famigliari brividi lungo la schiena e fece arrossire le sue gode,
per fortuna celate alla vista del ragazzo. << Il mio
destino è
similare a quello del mio defunto fratello. Aiolos mi avrebbe voluto
vedere crescere in nome di Atena, e così farò.
>> Disse con
la fermezza degna di un Gold Saint e lei non seppe controbattere.
Avrebbe perso anche lui, come suo fratello?
<<
Viviamo tutti in nome di Atena. >> Gracchiò
lei, voltandosi di
colpo per raggiungere la porta. << Buona fortuna.
>>
Sospirò, guardando un'ultima volta il Saint.
Una
volta uscita dalla Casa, si girò nuovamente alla ricerca del
suo
custode, che vide attraversare il palazzo nella direzione opposta,
diretto alla sesta Casa.
***
Una
distesa di rose rosse. Un profumo che inebria i sensi. Seiya steso a
terra avente i sintomi di quel profumo demoniaco delle rose di
Aphrodite, che impediscono l'ascesa al Sacerdote.
Incondizionatamente,
mi tolgo la maschera e la posiziono sul volto del mio allievo,
salvandogli la vita.
Ha
una missione da compiere; la mia vita, a confronto della sua, non
vale nulla.
Lo
vedo correre, dopo averlo forzato, in direzione dell'ultimo
traguardo.
Prima
di cadere in un sonno senza sogni, per colpa di quelle rose, sento
due mani che cercano di sorreggermi. Shaina mi stava salvando la
vita.
Apro
gli occhi, dopo quelle che mi sono sembrate ore, su un letto spoglio
ma ugualmente comodo.
Il
materasso morbido accoglie le mie membra stanche. Cerco
disperatamente di mettermi seduta, riconoscendo il posto dove mi
trovo.
La
casa di Aiolia.
Un'improvviso
moto di terrore mi avvolge, facendomi battere il cuore all'impazzata.
<<
Ti sei svegliata. >>
Il
Gold Saint mi sorride, come se nulla fosse successo; purtroppo, il
mio viso privo di maschera, mostra tutto il terrore di quell'offesa
verso il Tempio.
<<
Aiolia. >> Soffio sgranando gli occhi. È un
terribile
oltraggio, per una Sacerdotessa, essere vista senza maschera e lui lo
sa.
Mi
copro senza pensarci due volte il viso, ma sento il suo risolino
divertito ascendere nella stanza.
<<
Sono ore che sei priva di sensi nella mia stanza. È inutile
mascherare il tuo viso proprio adesso. >> Rise, facendomi
sentire inerme di fronte a lui.
Mi
sono sempre nascosta dietro quella maschera metallica, adesso perduta
chissà dove, facendone di essa il mio vero volto. Ero
abituata a
corrucciare la fronte, alzare gli occhi al cielo, mostrare copiose
note di disappunto tranquillamente; ma sopratutto, ero abituata a
stare in sua presenza senza preoccuparmi di arrossire.
Sospirando,
cerco di riprendere un'aria degna di una Sacerdotessa del Tempio,
mordendomi il labbro inferiore e stringendo i lembi della coperta
che, premurosamente, Aiolia aveva poggiato sul mio corpo.
<<
Quella maschera, per una donna guerriera, è la prova della
fede e
della lealtà al Tempio; la prova che abbiamo definitivamente
abbandonato il nostro essere donne, per divenire uguaglianti a voi
uomini e, se qualcuno di voi ci guardasse in volto.. >>
Mi
accorgo di come la mia voce esce macchinosa e titubante dalla mia
bocca, quindi mi decido a smorzare la frase, lasciandola in sospeso.
<<
Siete costrette ad amarlo o ad ucciderlo. >> Termina lui,
tornando serio. << Ma sono sicuro che non hai intenzione
di
uccidermi. Non è vero? >>
Alzo
gli occhi su di lui, sgranandoli un poco. Chi gli da tutta questa
sicurezza?
Mi
do della stupida.
Il
mio volto, privo delle dovute protezioni, è come un libro
aperto per
lui. Lo noto da come mi guarda e dal quel sorriso che increspa le sue
labbra carnose. Mi guarda quasi con compassione, ma io non so leggere
nelle sue espressioni.
Mi
acciglio.
<<
Chi ti dice che adesso, io non debba ucciderti? >>
Pronuncio,
ma purtroppo le voce mi esce roca, ed una nota di sereno divertimento
compare sul suo bellissimo volto.
<<
Non lo faresti, Marin. Ti conosco bene.. >>
Lo
vedo avvicinare lentamente il suo viso, mentre i suoi oceanici occhi
continuano ad essere fissi sui miei.
Arrossisco
violentemente e sono sicura che neanche a lui passa inosservato.
Tutti
gli anni passati ad allenarmi, con una maschera sul volto; tutti gli
anni passati fra sangue e morte; tutti gli anni passati a servire un
uomo che non è il mio Dio; tutti gli anni passati ad amare
segretamente costui, non mi hanno insegnato ad essere inespressiva
come quel pezzo di metallo che è per me un pezzo di vita.
Rimpiango
dannatamente quella maschera, che avrebbe sicuramente evitato tutto
questo. Ma fino a quanto? So di per certo che, se non lo avesse fatto
lui, prima o poi mi sarei levata io stessa la maschera in sua
presenza come dimostrazione dei miei sentimenti.
<<
Sei così sicuro di te stesso, Aiolia. >>
Pronuncio sottovoce,
quando oramai il suo naso può quasi sfiorare il mio. Non
abbasso lo
sguardo questa volta, voglio tenere alto almeno l'onore, non
scappando dalla mia battaglia interiore.
<<
Non è la prima volta che sei distesa su questo letto.
>>
Pronuncia sottovoce, alludendo alla volta in cui, anni fa, mi
salvò
dal gigante Lava Rossa.
Arrossisco
di nuovo.
<<
Ho imparato a conoscerti, Marin; sei una donna riflessiva, che segue
le regole. Ma non sei un'assassina. >> Sorride.
<<
Quindi, speravo tu potessi scegliere la seconda opzione.
>>
Soffia leggermente sulle mie labbra, mentre, senza pensarci, le
dischiudo leggermente.
Sento
il suo alito contro il mio. Sa di buono, come il dentifricio che,
sicuramente, ha usato prima che aprissi gli occhi. Mi viene da ridere
infondo, a pensare quanto questi uomini dorati, siano solo uomini,
onde per cui hanno le routine che un semplice uomo ha nella sua vita;
come lavarsi i denti.
È
vero, ho sempre scelto la seconda opzione.
Con
un movimento del collo, alzo il volto verso di lui, nell'assidua
ricerca delle sue labbra. Appena le trovo, mi perdo in quel bacio
incondizionato che mi trasporta follemente. Sento le sue labbra
dischiudersi e la sua lingua raggiungere la mia, come le sue braccia
bramano le carni, in quella definitiva dolcezza che avevo sempre
intuito dietro i suoi comportamenti.
Amo
il Saint del Leone.
***
La
Guerra Santa contro Hades minacciava di abbattersi sul Tempio. Onde
di Cosmi nemici minacciava le salde mura del Santuario, dove
l'amorevole Cosmo di Atena permeava da tempi immemori.
Saori
Kido era nella sua Casa, il tredicesimo palazzo, preceduto dalle
dodici Case del Gold Saint.
Quest'ultimi,
rimasti in pochi, erano a protezione delle loro mura, in riluttante
attesa dello scontro finale. Sapevano, infatti, che in tutte le
Guerre Sante, nessuno -o meglio pochi individui- era sopravvissuto.
Marin
lo sapeva. Conosceva alla perfezione tutte le Guerre Sacre dai Tempi
del mito. Il suo maestro le citava spesso, per far sì che
divenisse
una Sacerdotessa degna del suo livello; degna di possedere una Sylver
Cloth.
L'aquila
proteggeva le sue membra.
Rimase
nell'arena per svariati minuti, lasciando che la brezza quasi estiva
le scompigliasse i rossicci capelli, accarezzando il suo corpo come
un abbraccio.
Voltò
appena lo sguardo, dopo un'attenta riflessione, verso l'acropoli del
Tempio.
'Che
ne sarà di noi?' Pensò.
I
Gold Saint erano pronti al peggio. Shaina ed i suoi seguaci
pattugliavano il luogo da cima a fondo, riferendo a Mu dell'Ariete
ogni movimento sospettoso.
E
lei?
Lei
era tormentata dai suoi doveri e da qualcosa che, sicuramente, non
avrebbe dovuto fare in vista di quella battaglia. Purtroppo sapeva
essere l'unico, e forse l'ultimo, momento adatto.
Senza
pensarci due volte, si lanciò verso la prima scalinata alle
dodici
Case, quella che portava alla Casa di Mu.
Chiese
il permesso di passare al suo custode che, con un sopracciglio alzato
come il suo allievo, le dette il permesso di attraversare la propria
Casa.
<<
È successo qualcosa, Mu? >> Chiese Kiki,
preoccupato,
osservando le spalle della guerriera allontanarsi nella silenziosa
Casa. Notò però un particolare: era senza Cloth.
<<
Non del genere che pensi tu. >> Sorrise l'Ariete d'oro,
tornando a concentrarsi sui suoi doveri, lasciando accigliato ed
incuriosito il povero ragazzino.
Marin
correva nella Case antecedenti alla quinta, vuote. Dopo Mu, solamente
Aldebaran custodiva la sua Casa, quella del Toro, la seconda.
Quella
dei Gemelli e del Cancro erano vuote e silenziose. Persino i volti
delle vittime di Deathmask erano quiete in mancanza del Saint, quasi
come fossero solo maschere appese alla parete.
Percorse
quella Casa il più in fretta possibile; le incuteva terrore
e le
ricordava il volto maledettamente divertito di quel Gold.
Si
fermò una volta arrivata all'uscio della Casa del Leone.
Quella
Casa.
Rimase
in piedi vicino ad una colonna, aspettando che Aiolia riconoscesse il
suo Cosmo, mentre il suo cuore tornava ai battiti regolari. Non
voleva farsi cogliere titubante; per questo, non aveva mancato di
mettere la sua preziosa maschera e continuava a tenerla anche di
fronte a lui che, una volta arrivatole davanti, la guardava con
costante meraviglia.
Era
indecifrabile l'emozione sul suo viso. Curiosità?
Interrogazione?
Meraviglia?
Non
seppe dirlo; tuttavia la sua attenzione fu rapita dalle labbra del
Saint. Le desiderava ancora, come quella volta.
Il
ricordo di quel bacio era ancora vivo nel suo cuore e nella sua
mente, tanto da farla arrossire.
Per
fortuna, si disse, la maschera copriva i lineamenti del suo volto.
Una
ruga comparve in mezzo alle sopracciglia mentre si mordeva il labbro
inferiore.
<<
Aiolia. >> Lo richiamò quasi tristemente, come
se sarebbe
scomparso da un momento all'altro.
<<
Marin. >> Soffiò lui. << Che ci
fai qua? Siamo prossimi
alla guerra noi.. >>
Si
bloccò appena vide quello che la ragazza stava per fare.
La
sua mano aveva raggiunto la maschera adagiata sul suo volto e, con un
gesto repentino, se la tolse lasciano che i suoi occhi raggiungessero
quelli del suo interlocutore.
Solo
il sonoro tonfo metallico della maschera caduta sul pavimento si
udì
in quel momento. Sguardi carichi di emozioni e parole silenziose si
susseguivano senza che i due Saint parlassero.
<<
Lo so. >> Rispose lei, restando ferma sui suoi passi.
Senza
aspettare altre risposte, che naturalmente, sapeva, non sarebbero
arrivate, il Leone d'oro si precipitò su di lei,
abbracciandola in
una stretta salda e stabile, poggiando il volto fra i capelli rossi
di lei.
Marin
contraccambiò quella calda stretta, sentendo sotto le sue
braccia il
freddo oro della Cloth ed un moto di tristezza le attanagliò
il
cuore. Avrebbe voluto stringersi a lui, sentendo sotto di lei il suo
ferreo petto caldo attraverso la leggera maglietta che di solito
indossava. Avrebbe voluto dirgli quello che in quel momento provava,
ma solo una calda lacrima rigò il suo viso.
<<
Buona fortuna. >> Gli disse solamente, una volta sciolto
l'abbraccio.
<<
Sei venuta per dirmi solo questo? >> Chiese Aiolia, che
sperava
in qualcosa di diverso. Era vero, erano al limite della pace, ma
avrebbe voluto un altro tipo di incoraggiamento dalla donna amata.
Lei
riuscì a scorgere il suo essere contrariato e quindi
alzò una mano,
poggiandola sulla guancia di lui.
<<
In verità no. >> Fece morire fra le labbra
l'ultima parola.
Avrebbe voluto dirgli tutto, chiedergli di scappare, di non
combattere, ma la fede in Atena lo aveva nominato cavaliere e gli
aveva donato la gloriosa Cloth del Leone, come a lei quella
dell'Aquila. La loro fede impediva loro di scappare. Non era
nell'indole dei cavalieri la ritirata; e lei lo sapeva. Cosa poteva
fare ancora? << Vorrei che la guerra lasciasse in vita
tutti
noi; che sia solo un sogno, ma i Cosmi nemici li percepiamo entrambi.
>> Sospirò lei, abbassando le difese.
<<
Non è detto che moriremo tutti. >> Le disse,
ma le sue parole
suonarono come un auto convincimento, che non convinse per niente la
Sacerdotessa, che guardava a terra impossibilitata a sostenere il suo
sguardo.
<<
Forse. >> Cercò di dire lei, ma la sua voce
perse qualche
grado.
Lui,
di rimando, bloccò il flusso dei pensieri di lei con un
bacio
appassionato, che la travolse come un fiume in piena.
Lo
abbracciò di nuovo, sentendo un'altra volta il freddo oro
sotto il
suo tocco salendo in su fino a raggiungere la chiara chioma.
Dopo
alcuni secondi, quando i loro volti si staccarono ed i loro occhi si
raggiunsero per scrutarsi quasi nell'animo, Aiolia la
trasportò
nella sua stanza, la stessa dove, tempo addietro, l'aveva ospitata
nei momenti di bisogno.
Senza
spettare altre parole o tempo -che scarseggiava- la condusse sul
letto, sempre baciandola.
Lei
accompagnava i suoi movimenti, lasciandosi cullare da lui e
lasciandosi baciare. Lui le faceva dimenticare di essere una
guerriera. Solo con lui, il suo animo di donna tornava a galla dopo
anni di celato femminismo.
Quando
il Saint si staccò da lei, un moto di disappunto le si
creò sul
volto, mentre osservava il ragazzo togliersi la Cloth.
Arrossì
violentemente al pensiero di quello che stava per succedere.
Attraverso
la rossiccia e fioca luce del tramonto, che illuminava la stanza
attraverso la finestra, i lineamenti di Aiolia fecero arrossire
Marin, che attese la speciale attenzione che le avrebbe riservato
lui.
In
poco tempo, entrambi si ritrovarono nudi sul morbido materasso della
Casa del Leone, trasportati da un'assidua attrazione che entrambi
avrebbero riservato all'altro.
Le
loro mani si toccavano dappertutto, le loro bocche si cercavano e si
raggiungevano in piccoli, lunghi, passionali, baci mentre la voglia
di essere finalmente uniti cresceva.
Il
silenzio della stanza fu rotto dai sospiri di piacere che entrambi
esalavano, beandosi del tocco magnetico dell'altro e le doghe del
letto trasportavano il piacere reciproco mentre si alzavano ed
abbassavano al ritmo dei loro movimenti.
Tutto
fu perfetto, così tanto che i loro cuori, per un breve
momento,
sembravano essersi fermati.
***
Il
mio cuore si ferma nel momento in cui il cuore di Aiolia smette di
battere.
Ne
sono convinta; i Gold Saint hanno esalato il loro ultimo respiro nel
regno di Hades.
Al
Tempio riecheggia un silenzio spettrale mentre, tutti i
sopravvissuti, pregano per la vita di Seiya e dei suoi amici.
Purtroppo,
per quanto speri che il mio allievo rimanga in vita, il mio cuore
piange la scomparsa di un altro uomo importante della mia vita.
So
che la mia posizione mi impedisce di piangere le morti ripetute dei
cavalieri, ma non posso mostrarmi impassibile alla cosa.
In
un'altra occasione, sicuramente, avrei serrato i pugni ed avuto
voglia di riscattare i miei compagni; ma in questo momento, per
quanto ci provi, non riesco ad alzare le ginocchia da terra.
Nel
cimitero del Tempio, dove le tombe profanate dei Gold Saint riportati
precedentemente in vita dal Signore degli Inferi -morti qualche ora
fa- si ergono semi distrutte, una di quelle è perfetta ed i
fiori
freschi spiccano nell'ombra spettrale del luogo.
Sulla
grigia lapide di pietra si legge un nome: Aiolos di Sagitter.
I
fiori, molto probabilmente, erano stati portati da Aiolia prima della
Guerra Santa.
Continuo
ad osservare la tomba con le lacrime che sgorgano dai miei occhi,
mentre spero almeno che, perdendo me ed i suoi compagni, il Leone
d'oro abbia ritrovato il suo amato fratello.
Sono
sicura che Aiolos sia fortemente fiero di Aiolia, e che non abbia da
rimpiangere nulla di lui o rimproverarlo di un qualche comportamento
sbagliato. È sempre stato attento e risoluto; ha sempre
combattuto
in nome di Atena, proteggendo sempre, sia i compagni, sia la donna
cui doveva la sua fede.
E
per questa sua stessa fede è morto.
La
stessa fede che continuo a manifestare io stessa.
Tiro
un pugno sul soffice piano del cimitero, sporcandomi le mani di terra
mentre lascio scivolare le lacrime sul viso, che fermano il suo
percorso sul terreno sotto di me.
Non
indosso la maschera, non devo nascondermi da Aiolos e non mi devo
preoccupare di trovare qualcuno in questo luogo. Dopo la Guerra Sacra
non è più venuto nessuno a piangere i morti. Solo
io, piango i
caduti in questo momento, sapendo di trovare molto presto i loro nomi
in questo posto. Un un moto di tristezza mi attanaglia di nuovo il
cuore al pensiero di trovare il nome di Aiolia inciso su una lapide.
Raccolgo
fra le mani una manciata di terra, osservandola cadere dal lati,
prima di gettarla in aria, lontana da me.
Come
la terra si disperde nell'aria, ricadendo sul suolo, spero che anche
la mia tristezza, prima o poi, si diradi in questa maniera.
Nel
frattempo, con il cuore a pezzi, piango l'uomo che ho amato.
Fine
--
Saaaalve xD Sono
tornata con una One Shot, che dedico alla mia adorata Marin/ AgelessIce
(con il quale ruolo divinamente nel ruolo di Aiolia :3 )
Ho voluto riprodurre la loro "storia" all'interno del Tempio e nelle
vicende, alternando la descrizione dalla terza persona alla in prima,
di Marin, altalenando i tempi dei verbi sia al passato, sia al
presente. È una tecnica che ho visto fare in un libro ed ho
provato a riprodurla :) Spero di non aver fatto gravi danni xD
Dico infine che è tutto il pomeriggio che scrivo ._. (non
aveva neanche uno straccio di titolo xD ) e chiedo venia per gli
eventuali errori D:
Un bacio a tutti, spero che la mia idea vi sia piaciuta :3