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Autore: Scarlet Jaeger    21/05/2013    4 recensioni
"Ai piedi del Tempio, con la sua maschera inespressiva che celava i lineamenti corrucciati del suo viso, alzò lo sguardo verso l'acropoli del Tempio, per poi scendere rapidamente verso la quinta Casa, osservandola con più enfasi.
Sicuramente, se sarebbe stato necessario, tutti i Gold Saint si sarebbero dovuti opporre all'avanzata dei loro nemici, sicuramente rimanendone feriti o, nel peggiore dei casi uccisi. Ma sperò fosse il contrario, se proprio sarebbe dovuto succedere. Loro erano forti, ma un sospiro le uscì meccanico dalla bocca, bloccato dal metallo della maschera, usata per celare il suo viso agli altri abitanti del Tempio."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il destino dell'Aquila e del leone.

Atene. Grande tempio.
La battaglia era alle porte, lo si capiva dall'inquietudine del Grande Sacerdote e dal suo Cosmo a tratti vacillante.
Marin sapeva, aveva lei stessa cercato di fermare la risolutezza del suo allievo, ma non ebbe potuto molto e tornò al Tempio, omettendo però quel particolare.
Era irrequieta anche lei, come gli altri Saint; non era lo stesso per Shaina però, che se ne stava nella sua tana covando rancore, da far esplodere contro Seiya.
Ma la Sylver Saint dell'Aquila temeva per un altro uomo, che non era il suo amato allievo. Lui aveva scelto una strada diversa, venerando quella che si riteneva Atena; era davvero così?
No, lei temeva per Aiolia, Gold Saint del Leone.
Ai piedi del Tempio, con la sua maschera inespressiva che celava i lineamenti corrucciati del suo viso, alzò lo sguardo verso l'acropoli del Tempio, per poi scendere rapidamente verso la quinta Casa, osservandola con più enfasi.
Sicuramente, se sarebbe stato necessario, tutti i Gold Saint si sarebbero dovuti opporre all'avanzata dei loro nemici, sicuramente rimanendone feriti o, nel peggiore dei casi uccisi. Ma sperò fosse il contrario, se proprio sarebbe dovuto succedere. Loro erano forti, ma un sospiro le uscì meccanico dalla bocca, bloccato dal metallo della maschera, usata per celare il suo viso agli altri abitanti del Tempio. Così erano le leggi, così voleva il Grande Sacerdote, che regnava su quei luoghi da tempo.
Marin, con il cuore che batteva all'impazzata nella cassa toracica, iniziò a salire verso il luogo della sua attenzione; doveva almeno confidare i suoi dubbi ad Aiolia. Non c'era nessun altro che poteva capirla; tutti gli altri sembravano burattini nelle mani del pontefice, che, diceva, vivere in nome di Atena.
Ma era veramente così?
Forse sì, o forse no. I dubbi continuavano a sorgerle da quando aveva rivisto Seiya, il suo unico e prezioso allievo. Lui aveva fatto crollare tutte le sue certezze.


Una volta arrivata alla quinta Casa, Marin si fermò sull'uscio, serrando i pugni. Si sentiva una stupida ad essere lì; magari Aiolia non custodiva i suoi stessi dubbi.
Le sue paure e le sue domande però, vennero messe a tacere dall'arrivo del Gold Saint con indosso la sua lucente e dorata armatura. Il suo volto mostrava un sopracciglio alzato ed un viso meravigliato dalla sua presenza in quel posto.
<< Marin! >> La chiamò, ma la sua esclamazione voleva significare: “che ci fai qua?”
<< Aiolia. >> Rispose lei con fermezza, andandogli incontro per fermarsi a pochi passi da lui, che continuava a guardarla con la voglia di sapere perché si trovasse proprio li. << Ho bisogno di parlarti del Grande Sacerdote. >> Esordì chiaramente, mentre gli occhi del Leone sgranarono e la bocca, precedentemente chiusa, si aprì in uno stato di stupore.
<< Aspetta; il corridoio della mia Casa non è luogo adatto ad una tale conversazione. >> Proferì lasciando che lo seguisse nelle sue stanze private.
Il cuore di lei batteva all'impazzata per il fatto di trovarsi sola con lui. Aveva iniziato a provare dei sentimenti diversi dalla reverenza per il suo rango, superiore a quello di lei; cercava però il modo di ricacciare dentro il tutto. Era pur sempre una Sacerdotessa del Tempio.
<< Di cosa mi dovevi parlare? >> Chiese lui, poggiandosi ad una parete mentre lei, ancora in piedi di fronte a lui, serrò di nuovo i pugno concentrandosi sul problema, lasciando che il cuore tornasse ai regolari battiti.
<< Nutro forti dubbi sulla natura pacifica del Grande Sacerdote. >> Ammise, abbassando leggermente il viso, per poi rialzarlo su quello di lui, che teneva un'espressione interrogativa.
<< In che senso, se posso chiedere? >> Fece lui, facendosi curioso.
<< Ho avuto modo di rivedere il mio allievo, e con lui la ragazza che protegge con gli altri Bronze Saint... >> Iniziò, ma fu fermata dalla mano di Aiolia che si alzò di fronte ai suoi occhi.
<< Aspetta. >> Addolcì la voce lui, sorridendo amorevolmente. << Quella, che tu ci creda o no, è Atena, discesa in questa epoca per estinguere il male insidiato sulla Terra. >> Sorrise. Alludeva al fatto che, anche lui, aveva avuto modo di conoscere la ragazza e di sentire quanto le parole di Seiya di Pegaso fossero vere. Saori Kido era Atena, la loro Dea. Allora, il Grande Sacerdote chi era? Perché cercava la lotta contro di loro?
<< Ho un brutto presentimento. >> Azzardò lei, corrucciando la fronte sotto la maschera.
<< Anche io. Siamo prossimi alla lotta. Il traditore sarà spodestato ed Atena tornerà a sedersi sul trono che le spetta; purtroppo, questa verità sarà preceduta da una guerra senza precedenti all'interno del Tempio stesso. Potrebbe anche significare la perdita di qualcuno.. >> Lasciò la frase in sospeso, abbassando l'azzurro sguardo a terra, facendo intendere che, se avrebbe combattuto, forse anche lui avrebbe potuto morire. Lui era il primo a non sottovalutare gli avversari, se benedetti dal divino Cosmo di Atena.
<< No! >> Il tuono nella voce di Marin risuonò all'interno nella stanza, zittendo il suo interlocutore che la guardò con meraviglia. Non si aspettava tanta foga, infondo tutti nel Tempio erano nati per morire in battaglia; era il loro destino da quando le Cloth avevano scelto il loro custode.
Aiolia sospirò. Forse sapeva, oppure immaginava, il perché di quella reazione.
<< Marin.. >> La sua voce soffiata sembrava quasi una supplica, mentre si avvicinava lentamente a lei. Posò una mano sul bordo della maschera, come se la dovesse levare da un momento all'altro. Lei non si mosse, impossibilitata a fare null'altro di fronte a lui, che inibiva i suoi sensi.
Percorse con un polpastrello la linea del volto artificiale di lei, dove quel freddo metallo concludeva il suo dovere: mascherarle il viso.
La mano scese giù, fino alla curva del collo, scendendo per il braccio, finendo la sua corsa accarezzandole la mano. Quel tocco le suscitò dei famigliari brividi lungo la schiena e fece arrossire le sue gode, per fortuna celate alla vista del ragazzo. << Il mio destino è similare a quello del mio defunto fratello. Aiolos mi avrebbe voluto vedere crescere in nome di Atena, e così farò. >> Disse con la fermezza degna di un Gold Saint e lei non seppe controbattere. Avrebbe perso anche lui, come suo fratello?
<< Viviamo tutti in nome di Atena. >> Gracchiò lei, voltandosi di colpo per raggiungere la porta. << Buona fortuna. >> Sospirò, guardando un'ultima volta il Saint.
Una volta uscita dalla Casa, si girò nuovamente alla ricerca del suo custode, che vide attraversare il palazzo nella direzione opposta, diretto alla sesta Casa.


***


Una distesa di rose rosse. Un profumo che inebria i sensi. Seiya steso a terra avente i sintomi di quel profumo demoniaco delle rose di Aphrodite, che impediscono l'ascesa al Sacerdote.
Incondizionatamente, mi tolgo la maschera e la posiziono sul volto del mio allievo, salvandogli la vita.
Ha una missione da compiere; la mia vita, a confronto della sua, non vale nulla.
Lo vedo correre, dopo averlo forzato, in direzione dell'ultimo traguardo.
Prima di cadere in un sonno senza sogni, per colpa di quelle rose, sento due mani che cercano di sorreggermi. Shaina mi stava salvando la vita.


Apro gli occhi, dopo quelle che mi sono sembrate ore, su un letto spoglio ma ugualmente comodo.
Il materasso morbido accoglie le mie membra stanche. Cerco disperatamente di mettermi seduta, riconoscendo il posto dove mi trovo.
La casa di Aiolia.
Un'improvviso moto di terrore mi avvolge, facendomi battere il cuore all'impazzata.
<< Ti sei svegliata. >>
Il Gold Saint mi sorride, come se nulla fosse successo; purtroppo, il mio viso privo di maschera, mostra tutto il terrore di quell'offesa verso il Tempio.
<< Aiolia. >> Soffio sgranando gli occhi. È un terribile oltraggio, per una Sacerdotessa, essere vista senza maschera e lui lo sa.
Mi copro senza pensarci due volte il viso, ma sento il suo risolino divertito ascendere nella stanza.
<< Sono ore che sei priva di sensi nella mia stanza. È inutile mascherare il tuo viso proprio adesso. >> Rise, facendomi sentire inerme di fronte a lui.
Mi sono sempre nascosta dietro quella maschera metallica, adesso perduta chissà dove, facendone di essa il mio vero volto. Ero abituata a corrucciare la fronte, alzare gli occhi al cielo, mostrare copiose note di disappunto tranquillamente; ma sopratutto, ero abituata a stare in sua presenza senza preoccuparmi di arrossire.
Sospirando, cerco di riprendere un'aria degna di una Sacerdotessa del Tempio, mordendomi il labbro inferiore e stringendo i lembi della coperta che, premurosamente, Aiolia aveva poggiato sul mio corpo.
<< Quella maschera, per una donna guerriera, è la prova della fede e della lealtà al Tempio; la prova che abbiamo definitivamente abbandonato il nostro essere donne, per divenire uguaglianti a voi uomini e, se qualcuno di voi ci guardasse in volto.. >> Mi accorgo di come la mia voce esce macchinosa e titubante dalla mia bocca, quindi mi decido a smorzare la frase, lasciandola in sospeso.
<< Siete costrette ad amarlo o ad ucciderlo. >> Termina lui, tornando serio. << Ma sono sicuro che non hai intenzione di uccidermi. Non è vero? >>
Alzo gli occhi su di lui, sgranandoli un poco. Chi gli da tutta questa sicurezza?
Mi do della stupida.
Il mio volto, privo delle dovute protezioni, è come un libro aperto per lui. Lo noto da come mi guarda e dal quel sorriso che increspa le sue labbra carnose. Mi guarda quasi con compassione, ma io non so leggere nelle sue espressioni.
Mi acciglio.
<< Chi ti dice che adesso, io non debba ucciderti? >> Pronuncio, ma purtroppo le voce mi esce roca, ed una nota di sereno divertimento compare sul suo bellissimo volto.
<< Non lo faresti, Marin. Ti conosco bene.. >>
Lo vedo avvicinare lentamente il suo viso, mentre i suoi oceanici occhi continuano ad essere fissi sui miei.
Arrossisco violentemente e sono sicura che neanche a lui passa inosservato.
Tutti gli anni passati ad allenarmi, con una maschera sul volto; tutti gli anni passati fra sangue e morte; tutti gli anni passati a servire un uomo che non è il mio Dio; tutti gli anni passati ad amare segretamente costui, non mi hanno insegnato ad essere inespressiva come quel pezzo di metallo che è per me un pezzo di vita.
Rimpiango dannatamente quella maschera, che avrebbe sicuramente evitato tutto questo. Ma fino a quanto? So di per certo che, se non lo avesse fatto lui, prima o poi mi sarei levata io stessa la maschera in sua presenza come dimostrazione dei miei sentimenti.
<< Sei così sicuro di te stesso, Aiolia. >> Pronuncio sottovoce, quando oramai il suo naso può quasi sfiorare il mio. Non abbasso lo sguardo questa volta, voglio tenere alto almeno l'onore, non scappando dalla mia battaglia interiore.
<< Non è la prima volta che sei distesa su questo letto. >> Pronuncia sottovoce, alludendo alla volta in cui, anni fa, mi salvò dal gigante Lava Rossa.
Arrossisco di nuovo.
<< Ho imparato a conoscerti, Marin; sei una donna riflessiva, che segue le regole. Ma non sei un'assassina. >> Sorride. << Quindi, speravo tu potessi scegliere la seconda opzione. >> Soffia leggermente sulle mie labbra, mentre, senza pensarci, le dischiudo leggermente.
Sento il suo alito contro il mio. Sa di buono, come il dentifricio che, sicuramente, ha usato prima che aprissi gli occhi. Mi viene da ridere infondo, a pensare quanto questi uomini dorati, siano solo uomini, onde per cui hanno le routine che un semplice uomo ha nella sua vita; come lavarsi i denti.
È vero, ho sempre scelto la seconda opzione.
Con un movimento del collo, alzo il volto verso di lui, nell'assidua ricerca delle sue labbra. Appena le trovo, mi perdo in quel bacio incondizionato che mi trasporta follemente. Sento le sue labbra dischiudersi e la sua lingua raggiungere la mia, come le sue braccia bramano le carni, in quella definitiva dolcezza che avevo sempre intuito dietro i suoi comportamenti.
Amo il Saint del Leone.


***



La Guerra Santa contro Hades minacciava di abbattersi sul Tempio. Onde di Cosmi nemici minacciava le salde mura del Santuario, dove l'amorevole Cosmo di Atena permeava da tempi immemori.
Saori Kido era nella sua Casa, il tredicesimo palazzo, preceduto dalle dodici Case del Gold Saint.
Quest'ultimi, rimasti in pochi, erano a protezione delle loro mura, in riluttante attesa dello scontro finale. Sapevano, infatti, che in tutte le Guerre Sante, nessuno -o meglio pochi individui- era sopravvissuto.
Marin lo sapeva. Conosceva alla perfezione tutte le Guerre Sacre dai Tempi del mito. Il suo maestro le citava spesso, per far sì che divenisse una Sacerdotessa degna del suo livello; degna di possedere una Sylver Cloth.
L'aquila proteggeva le sue membra.
Rimase nell'arena per svariati minuti, lasciando che la brezza quasi estiva le scompigliasse i rossicci capelli, accarezzando il suo corpo come un abbraccio.
Voltò appena lo sguardo, dopo un'attenta riflessione, verso l'acropoli del Tempio.
'Che ne sarà di noi?' Pensò.
I Gold Saint erano pronti al peggio. Shaina ed i suoi seguaci pattugliavano il luogo da cima a fondo, riferendo a Mu dell'Ariete ogni movimento sospettoso.
E lei?
Lei era tormentata dai suoi doveri e da qualcosa che, sicuramente, non avrebbe dovuto fare in vista di quella battaglia. Purtroppo sapeva essere l'unico, e forse l'ultimo, momento adatto.
Senza pensarci due volte, si lanciò verso la prima scalinata alle dodici Case, quella che portava alla Casa di Mu.
Chiese il permesso di passare al suo custode che, con un sopracciglio alzato come il suo allievo, le dette il permesso di attraversare la propria Casa.
<< È successo qualcosa, Mu? >> Chiese Kiki, preoccupato, osservando le spalle della guerriera allontanarsi nella silenziosa Casa. Notò però un particolare: era senza Cloth.
<< Non del genere che pensi tu. >> Sorrise l'Ariete d'oro, tornando a concentrarsi sui suoi doveri, lasciando accigliato ed incuriosito il povero ragazzino.
Marin correva nella Case antecedenti alla quinta, vuote. Dopo Mu, solamente Aldebaran custodiva la sua Casa, quella del Toro, la seconda.
Quella dei Gemelli e del Cancro erano vuote e silenziose. Persino i volti delle vittime di Deathmask erano quiete in mancanza del Saint, quasi come fossero solo maschere appese alla parete.
Percorse quella Casa il più in fretta possibile; le incuteva terrore e le ricordava il volto maledettamente divertito di quel Gold.
Si fermò una volta arrivata all'uscio della Casa del Leone. Quella Casa.
Rimase in piedi vicino ad una colonna, aspettando che Aiolia riconoscesse il suo Cosmo, mentre il suo cuore tornava ai battiti regolari. Non voleva farsi cogliere titubante; per questo, non aveva mancato di mettere la sua preziosa maschera e continuava a tenerla anche di fronte a lui che, una volta arrivatole davanti, la guardava con costante meraviglia.
Era indecifrabile l'emozione sul suo viso. Curiosità? Interrogazione? Meraviglia?
Non seppe dirlo; tuttavia la sua attenzione fu rapita dalle labbra del Saint. Le desiderava ancora, come quella volta.
Il ricordo di quel bacio era ancora vivo nel suo cuore e nella sua mente, tanto da farla arrossire.
Per fortuna, si disse, la maschera copriva i lineamenti del suo volto.
Una ruga comparve in mezzo alle sopracciglia mentre si mordeva il labbro inferiore.
<< Aiolia. >> Lo richiamò quasi tristemente, come se sarebbe scomparso da un momento all'altro.
<< Marin. >> Soffiò lui. << Che ci fai qua? Siamo prossimi alla guerra noi.. >>
Si bloccò appena vide quello che la ragazza stava per fare.
La sua mano aveva raggiunto la maschera adagiata sul suo volto e, con un gesto repentino, se la tolse lasciano che i suoi occhi raggiungessero quelli del suo interlocutore.
Solo il sonoro tonfo metallico della maschera caduta sul pavimento si udì in quel momento. Sguardi carichi di emozioni e parole silenziose si susseguivano senza che i due Saint parlassero.
<< Lo so. >> Rispose lei, restando ferma sui suoi passi.
Senza aspettare altre risposte, che naturalmente, sapeva, non sarebbero arrivate, il Leone d'oro si precipitò su di lei, abbracciandola in una stretta salda e stabile, poggiando il volto fra i capelli rossi di lei.
Marin contraccambiò quella calda stretta, sentendo sotto le sue braccia il freddo oro della Cloth ed un moto di tristezza le attanagliò il cuore. Avrebbe voluto stringersi a lui, sentendo sotto di lei il suo ferreo petto caldo attraverso la leggera maglietta che di solito indossava. Avrebbe voluto dirgli quello che in quel momento provava, ma solo una calda lacrima rigò il suo viso.
<< Buona fortuna. >> Gli disse solamente, una volta sciolto l'abbraccio.
<< Sei venuta per dirmi solo questo? >> Chiese Aiolia, che sperava in qualcosa di diverso. Era vero, erano al limite della pace, ma avrebbe voluto un altro tipo di incoraggiamento dalla donna amata.
Lei riuscì a scorgere il suo essere contrariato e quindi alzò una mano, poggiandola sulla guancia di lui.
<< In verità no. >> Fece morire fra le labbra l'ultima parola. Avrebbe voluto dirgli tutto, chiedergli di scappare, di non combattere, ma la fede in Atena lo aveva nominato cavaliere e gli aveva donato la gloriosa Cloth del Leone, come a lei quella dell'Aquila. La loro fede impediva loro di scappare. Non era nell'indole dei cavalieri la ritirata; e lei lo sapeva. Cosa poteva fare ancora? << Vorrei che la guerra lasciasse in vita tutti noi; che sia solo un sogno, ma i Cosmi nemici li percepiamo entrambi. >> Sospirò lei, abbassando le difese.
<< Non è detto che moriremo tutti. >> Le disse, ma le sue parole suonarono come un auto convincimento, che non convinse per niente la Sacerdotessa, che guardava a terra impossibilitata a sostenere il suo sguardo.
<< Forse. >> Cercò di dire lei, ma la sua voce perse qualche grado.
Lui, di rimando, bloccò il flusso dei pensieri di lei con un bacio appassionato, che la travolse come un fiume in piena.
Lo abbracciò di nuovo, sentendo un'altra volta il freddo oro sotto il suo tocco salendo in su fino a raggiungere la chiara chioma.
Dopo alcuni secondi, quando i loro volti si staccarono ed i loro occhi si raggiunsero per scrutarsi quasi nell'animo, Aiolia la trasportò nella sua stanza, la stessa dove, tempo addietro, l'aveva ospitata nei momenti di bisogno.
Senza spettare altre parole o tempo -che scarseggiava- la condusse sul letto, sempre baciandola.
Lei accompagnava i suoi movimenti, lasciandosi cullare da lui e lasciandosi baciare. Lui le faceva dimenticare di essere una guerriera. Solo con lui, il suo animo di donna tornava a galla dopo anni di celato femminismo.
Quando il Saint si staccò da lei, un moto di disappunto le si creò sul volto, mentre osservava il ragazzo togliersi la Cloth.
Arrossì violentemente al pensiero di quello che stava per succedere.
Attraverso la rossiccia e fioca luce del tramonto, che illuminava la stanza attraverso la finestra, i lineamenti di Aiolia fecero arrossire Marin, che attese la speciale attenzione che le avrebbe riservato lui.
In poco tempo, entrambi si ritrovarono nudi sul morbido materasso della Casa del Leone, trasportati da un'assidua attrazione che entrambi avrebbero riservato all'altro.
Le loro mani si toccavano dappertutto, le loro bocche si cercavano e si raggiungevano in piccoli, lunghi, passionali, baci mentre la voglia di essere finalmente uniti cresceva.
Il silenzio della stanza fu rotto dai sospiri di piacere che entrambi esalavano, beandosi del tocco magnetico dell'altro e le doghe del letto trasportavano il piacere reciproco mentre si alzavano ed abbassavano al ritmo dei loro movimenti.
Tutto fu perfetto, così tanto che i loro cuori, per un breve momento, sembravano essersi fermati.



***


Il mio cuore si ferma nel momento in cui il cuore di Aiolia smette di battere.
Ne sono convinta; i Gold Saint hanno esalato il loro ultimo respiro nel regno di Hades.
Al Tempio riecheggia un silenzio spettrale mentre, tutti i sopravvissuti, pregano per la vita di Seiya e dei suoi amici.
Purtroppo, per quanto speri che il mio allievo rimanga in vita, il mio cuore piange la scomparsa di un altro uomo importante della mia vita.
So che la mia posizione mi impedisce di piangere le morti ripetute dei cavalieri, ma non posso mostrarmi impassibile alla cosa.
In un'altra occasione, sicuramente, avrei serrato i pugni ed avuto voglia di riscattare i miei compagni; ma in questo momento, per quanto ci provi, non riesco ad alzare le ginocchia da terra.
Nel cimitero del Tempio, dove le tombe profanate dei Gold Saint riportati precedentemente in vita dal Signore degli Inferi -morti qualche ora fa- si ergono semi distrutte, una di quelle è perfetta ed i fiori freschi spiccano nell'ombra spettrale del luogo.
Sulla grigia lapide di pietra si legge un nome: Aiolos di Sagitter.
I fiori, molto probabilmente, erano stati portati da Aiolia prima della Guerra Santa.
Continuo ad osservare la tomba con le lacrime che sgorgano dai miei occhi, mentre spero almeno che, perdendo me ed i suoi compagni, il Leone d'oro abbia ritrovato il suo amato fratello.
Sono sicura che Aiolos sia fortemente fiero di Aiolia, e che non abbia da rimpiangere nulla di lui o rimproverarlo di un qualche comportamento sbagliato. È sempre stato attento e risoluto; ha sempre combattuto in nome di Atena, proteggendo sempre, sia i compagni, sia la donna cui doveva la sua fede.
E per questa sua stessa fede è morto.
La stessa fede che continuo a manifestare io stessa.
Tiro un pugno sul soffice piano del cimitero, sporcandomi le mani di terra mentre lascio scivolare le lacrime sul viso, che fermano il suo percorso sul terreno sotto di me.
Non indosso la maschera, non devo nascondermi da Aiolos e non mi devo preoccupare di trovare qualcuno in questo luogo. Dopo la Guerra Sacra non è più venuto nessuno a piangere i morti. Solo io, piango i caduti in questo momento, sapendo di trovare molto presto i loro nomi in questo posto. Un un moto di tristezza mi attanaglia di nuovo il cuore al pensiero di trovare il nome di Aiolia inciso su una lapide.
Raccolgo fra le mani una manciata di terra, osservandola cadere dal lati, prima di gettarla in aria, lontana da me.
Come la terra si disperde nell'aria, ricadendo sul suolo, spero che anche la mia tristezza, prima o poi, si diradi in questa maniera.
Nel frattempo, con il cuore a pezzi, piango l'uomo che ho amato.
Fine

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Saaaalve xD Sono tornata con una One Shot, che dedico alla mia adorata Marin/ AgelessIce (con il quale ruolo divinamente nel ruolo di Aiolia :3 )
Ho voluto riprodurre la loro "storia" all'interno del Tempio e nelle vicende, alternando la descrizione dalla terza persona alla in prima, di Marin, altalenando i tempi dei verbi sia al passato, sia al presente. È una tecnica che ho visto fare in un libro ed ho provato a riprodurla :) Spero di non aver fatto gravi danni xD
Dico infine che è tutto il pomeriggio che scrivo ._. (non aveva neanche uno straccio di titolo xD ) e chiedo venia per gli eventuali errori D:
Un bacio a tutti, spero che la mia idea vi sia piaciuta :3

  
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