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Autore: F_Morgana    21/05/2013    1 recensioni
Dopo la fine della serie un possibile continuo.
"Artù rinascerà. Ma un'ultima grande sfida è in serbo per lui. Un ultima sfida che segnerà o il suo totale trionfo o la sua definitiva distruzione."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Morgana, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Ecco a voi il prologo della mia primissima ff in assoluto. Vi prego leggete, ma soprattutto criticate, così mi potrò migliorare.
Parto subito bene chiedendo scusa per il capitolo corto ma, come scritto sopra, è solo il prologo.



 "Capitolo 1" ( prologo )

450 d.C.

“Thank you”
La sua ultima parola, l’ultima parola del suo miglior amico. Merlino non riusciva a pensare ad altro. Era lì, fermo a fissare il punto dove appena qualche minuto fa era sparita la barca che portava l’ultima memoria dell’esistenza di Artù Pendragon. Il mago non riusciva ancora ad accettare: aveva fallito. Albion non sarebbe mai sorta, e tutto per colpa sua.
“Artù rinascerà”, aveva detto il drago, ma ora Merlino era così scoraggiato e addolorato che non riusciva a crederci.
Le lacrime stavano sgorgando di nuovo dai suoi occhi quando guardò Avalon con uno sguardo e una determinazione che mai aveva avuto prima.
Non poteva e non doveva chiudere il cuore al dolore ma non poteva nemmeno arrendersi. Sarebbe tornato a Camelot, non sarebbe rimasto nella città, ma sarebbe andato: doveva annunciare la morte del Re.
Non si impedì di piangere ma sorrise, un sorriso un po’ triste, annuì e poi disse poche parole prima di voltare le spalle e continuare ad inseguire il suo Destino:
-Alla prossima, testa di fagiolo. Io ti aspetterò.
L’acqua sembrò brillare in risposta.


“Maledizione” pensò Morgana.
Avrebbe preferito una morte netta e invece era da ore agonizzante al suolo.
Ogni suo respiro era sempre più breve e in cuor suo quasi sperava che fosse l’ultimo: non ce la faceva più a sopportare quella sofferenza. Non riusciva a muoversi e un paio di volte perse anche i sensi.
Alla fine i profeti non avevano mentito. Artù era morto per mano di Mordred, l’aveva sentito, ma anche lei… avrebbe incontrato la sua rovina per mano di Emrys.
La sua vista iniziò ad oscurarsi, e per un momento provò paura, una paura così forte che non ricordava di aver mai provato. Provò a girare lo sguardo ma non ci riusciva.
Quell’albero iniziava a sembrare una mano artigliata… una mano di nebbia che lentamente la stava afferrando…
Poi cambiò tutto. Una luce accecante irruppe nella sua visuale. Provò a chiudere gli occhi ma si accorse che la luce era dentro la sua testa. Una voce tagliente le ferì la mente:
-Non temere Morgana Pendragon, il tuo tempo in questo mondo non è ancora finito. Io sono la Triplice Dea e non posso permetterti di morire prima che tu non abbia adempito al tuo Destino. Apri gli occhi ora.

Morgana ubbidì, e quando lo fece si trovò in quel medesimo bosco in cui Merlino l’aveva ferita. C’era solo una differenza: si toccò il fianco e dove prima c’era sangue che sgorgava da una profonda ferita ora c’era pelle intatta, perfetta e bianca come l’avorio.
-Preparati Emrys, avrò la mia vendetta- mormorò sottovoce prima di addormentarsi ai piedi di un enorme quercia, esausta.



…8 mesi dopo…

Era notte fonda quando un urlo squarciò la notte. Tale urlo veniva delle stanze reali del palazzo reale.
-Non temete mia signora, sta andando tutto bene. Ancora poco!- esclamò Gaius, l’anziano medico di corte.
A dire la verità era lui che aveva paura. Se Merlino fosse stato con loro avrebbe potuto aiutare il parto con la sua magia… ma se ne era andato da tempo, restando solo, ad aspettare una svolta nella sua vita. Gli mancava, gli mancava suo “figlio”. Se ne era andato con il cuore così gonfio di dolore…
La risposta di Ginevra ruppe il filo dei suoi pensieri…
- Non ho paura Gaius, avrà la Sua forza…
Passò qualche altro minuto e improvvisamente si sentì un pianto di un neonato
-Mia signora…- disse il medico affannato -…Ginevra… è un maschio!
La regina alzò la testa dal cuscino, tremava. Tese le braccia e accolse il fagottino che Gaius gli tendeva. Sbirciò oltre le coperte e vide suo figlio. Capelli biondi, occhi azzurri con i piccoli pugni chiusi… Sorrise e mormorò al cielo, con le lacrime agli occhi:
-Eccolo Artù, nostro figlio… Sarà come te, lo vedo nei suoi occhi.
Dopo di che la regina si abbandonò sul letto continuando a tenere gli occhi fissi sul bambino, sull’unica eredità di suo marito.

 
  
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