Sei molto diverso da quel giorno, ormai lontano nei miei
ricordi, in cui scendendo dal cielo di Namecc con la
tua risata satanica rappresentavi ai miei occhi
La mano scivolò sulla
ringhiera che chiudeva uno dei tanti ampi balconi di casa Brief,
Chissà perché,
nonostante tutto quello che avevi fatto, ti ho chiesto di venire a stare qui,
insieme ai namecciani. Sapevo, che
probabilmente non te ne saresti andato via tanto presto, lo sapevo e comunque potevo immaginarlo. Però,
lo dissi e basta. Sì, io sono impulsiva, ma quello fu davvero un gesto
azzardato. Dietro quello sguardo, dietro quegli occhi del colore che è in fondo
la negazione stessa del concetto di colore, io ebbi l’impressione di non
riuscire a scorgere qualcosa, di non riuscire a trovare la soluzione finale di quell’enigma che eri tu. Impossibile
capire come mai su Namecc non avevi ucciso me e Crilin quando avresti potuto farlo; altrettanto impossibile
era quindi arrendermi all’idea che tu eri tutto lì, solo un involucro senza
senso né contenuto. Tanto simili a noi terrestri, voi
saiyan, nella conformazione fisica, nell’intelletto, nelle abilità.
Tanto simili da poter generare figli incrociando le razze. Eppure
così diverso, nella pura e semplice malvagità che muoveva ogni tua azione.
Come fosse possibile, non riuscivo proprio a capirlo,
e nel frattempo tu eri qui, ogni giorno ti vedevo passare lungo i corridoi di
casa mia, mangiare come noi, camminare come noi, osservare quel che ti
circondava alzando lo sguardo come noi, ma con il tuo particolare sguardo,
arrabbiato e… e un po' triste.
Cominciava ad alzarsi un
venticello freddo, di quelli che vengono dal nord, lassù dove il cielo pulito
dalle luci forti e invasive della città diviene teatro
di spettacoli come l’aurora boreale; uno di quegli spettacoli della natura che
ti fanno tornare per un attimo come quando eri bambino, senza capire le parole
difficili di quegli adulti dietro alle loro enormi cattedre nelle aule
universitarie e credere soltanto che una magnificenza del genere possa essere
esclusivamente opera della magia. Pensava a questo, Bulma, lei
che era proprio una scienziata, che era parte integrante di quella
categoria noiosa che spiega tutto con razionalità e formule matematiche
complicatissime. Ma era da molto, che aveva capito che
il Mondo non era tutto lì. L’aveva capito da quando
c’era lui.
Non so quando l’ho capito, ma
soprattutto non so se davvero ho capito qualcosa su di te. Però
un giorno mi sono accorta che, passandoti accanto, io non vedevo più un alieno,
ma un principe senza regno. E che guardandoti negli occhi io non vedevo più il
nero del vuoto, ma il nero di un esistenza buia. Nei
tuoi movimenti non c’era voglia di uccidere, ma l’assenza di una carezza sul
tuo volto quando un tempo era di bambino. La tua voglia di conquistare,
uccidere, vendicarti, non erano parti di te, ma ceneri che coprivano l’anima
che io pensavo tu non avessi. Non ho mai saputo niente
di te, della tua vita, e probabilmente non me ne parlerai mai. Ma se provo a immaginarla, non posso sbagliarmi di molto. Se un bambino
non riesce a ricevere un sorriso dal proprio padre se non quando fa del male,
quando diventa più forte e spietato, come posso io biasimare quel bambino se
continua a uccidere pensando che sia giusto? Se un
ragazzo vive ogni giorno circondato da persone che agiscono in una certa maniera,
e in quella maniera soltanto, seppur sbagliata, come posso io biasimare quel
ragazzo che con tutto sé stesso si impegna per
diventare il migliore e seguire il destino del suo popolo? Se un giovane uomo
cresciuto con l’idea e l’onere di portare avanti un intero regno
proprio come avevano fatto i re suoi antenati prima di lui, vede sparire il
proprio pianeta in una nube di polvere sparsa nell’universo, come posso
pretendere che in lui non serpeggi il terribile peccato umano della vendetta? E
se poi cercando questa vendetta si lascia guidare da qualcuno che si rivela
essere colui che lo ha privato di tutta la propria
vita, del proprio regno, dei propri ideali… io non posso assolutamente
giudicare come inconcepibile la sua reazione, e i suoi atteggiamenti. Potevi
capirlo, è vero, che la strada su cui ti avevano messo
non era quella giusta… ma la tua forza, a volte vacilla, quando nelle tue
azioni si vede sempre la continua ricerca di una conferma, per te stesso e un
po' anche dagli altri.
La donna diede le spalle
alla luna che l’ascoltava in silenzio ormai da molti minuti, e iniziò a muovere
qualche passo verso la porta finestra ancora aperta.
Un principe senza
regno, un essere privato di tutta la propria vita da un momento all’altro. Rimasto solo, e ingannato.
Nessuno ti ha insegnato a fare una carezza, nessuno ti ha insegnato a sorridere
per gioia, perché nessuno ti ha insegnato la gioia.
Si soffermò per qualche
istante sulla soglia della porta, con una mano sullo spigolo, a testa china.
Nessuno ti ha insegnato ad amare, però hai saputo farlo. Tanto simili a noi terrestri, voi saiyan, tanto simili non solo
nella conformazione fisica, nell’intelletto, nelle abilità, ma anche nel provare
sentimenti come il dolore, l’abbandono, la rabbia e la vendetta. Tanto simili da permettermi di vedere un’anima dietro quegli occhi
neri, come vedo il cielo in questa notte buia.
Si voltò, con un
movimento lento e dolce, alzò la testa più del necessario per portare lo
sguardo alla luna grande e bianca che splendeva sovrana sopra di lei, nel blu
profondo che sembrava all’occhio umano quasi nero. Un sorriso adornò i suoi bei
lineamenti, mentre con una mano si carezzava il ventre.
Tanto simili da poter generare figli incrociando le razze.
Ma questo tu già lo sai, non è vero?
FINE
E
lo sappiano anche noi! Eheheh ne è
la prova il nostro bel principino con i capelli lillà e gli occhi color del
cielo! Beh… questa cosa mi è venuta in mente l’altra sera, pensando un po' alla
personalità di Vegeta! E ho pensato che Bulma deve
esserci arrivata molto prima di me! Eheheh spero
piaccia anche a voi, e mi farebbe piacere sapere se la
pensate come me!
Baci, la vostra scimmia!