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Autore: Son Kla    07/12/2007    11 recensioni
Protetta dal buio della notte, Bulma parla alla luna di come si può vedere molto di più senza usare solo gli occhi. Una one-shot che avevo in mente da qualche giorno.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei molto diverso da quel giorno, ormai lontano nei miei ricordi, in cui scendendo dal cielo di Namecc con la tua risata satanica rappresentavi ai miei occhi la Morte, e i tuoi occhi neri come l’inferno che ci proponevi brillanti di una strana luce vermi

Sei molto diverso da quel giorno, ormai lontano nei miei ricordi, in cui scendendo dal cielo di Namecc con la tua risata satanica rappresentavi ai miei occhi la Morte; e i tuoi occhi neri come l’inferno che ci proponevi brillanti di una strana luce vermiglia, erano il segno del fuoco che ti ardeva l’anima all’idea di uccidere di nuovo, segno del sangue perlopiù innocente che avevi versato in tutta la tua vita. Quando ripenso a quel momento, io non posso far altro che riesumare dai ricordi la sensazione di un essere senz’anima, un essere incapace di conoscere sentimento alcuno, né di provarlo. Una bambola senza bambina, un burattino senza burattinaio, un guscio vuoto posseduto dalla bramosia di lottare, uccidere, vedere lacrime su volti disperati. Non capivo a che specie tu potessi appartenere, non capivo come a questa specie potesse appartenere anche Goku.

La mano scivolò sulla ringhiera che chiudeva uno dei tanti ampi balconi di casa Brief, la Capsule Corporation. Si era fatto davvero buio, e Bulma non si era nemmeno accorta di come il sole si fosse accomiatato da lei, lentamente nel crepuscolo, e avesse lasciato alla Signora Bianca della notte il compito di ascoltare i suoi pensieri. Se ci ripensava, poteva ancora vedere il cerchio arancione brillare tra un palazzo e l’altro all’orizzonte, ma guardandosi di fronte l’unica cosa che poteva scorgere erano tante piccole luci, e nemmeno più il confine tra la silouette dei palazzi e il cielo. Aveva abbassato gli occhi solo un istante, persa nei suoi pensieri, ed il sole era subito sparito. Alzò lo sguardo verso l’infinito e con il volto illuminato debolmente dalla luce bianca del satellite notturno, ritornò sui pensieri che l’avevano portata indietro di qualche anno.

Chissà perché, nonostante tutto quello che avevi fatto, ti ho chiesto di venire a stare qui, insieme ai namecciani. Sapevo, che probabilmente non te ne saresti andato via tanto presto, lo sapevo e comunque potevo immaginarlo. Però, lo dissi e basta. Sì, io sono impulsiva, ma quello fu davvero un gesto azzardato. Dietro quello sguardo, dietro quegli occhi del colore che è in fondo la negazione stessa del concetto di colore, io ebbi l’impressione di non riuscire a scorgere qualcosa, di non riuscire a trovare la soluzione finale di quell’enigma che eri tu. Impossibile capire come mai su Namecc non avevi ucciso me e Crilin quando avresti potuto farlo; altrettanto impossibile era quindi arrendermi all’idea che tu eri tutto lì, solo un involucro senza senso né contenuto. Tanto simili a noi terrestri, voi saiyan, nella conformazione fisica, nell’intelletto, nelle abilità. Tanto simili da poter generare figli incrociando le razze. Eppure così diverso, nella pura e semplice malvagità che muoveva ogni tua azione. Come fosse possibile, non riuscivo proprio a capirlo, e nel frattempo tu eri qui, ogni giorno ti vedevo passare lungo i corridoi di casa mia, mangiare come noi, camminare come noi, osservare quel che ti circondava alzando lo sguardo come noi, ma con il tuo particolare sguardo, arrabbiato e… e un po' triste.

Cominciava ad alzarsi un venticello freddo, di quelli che vengono dal nord, lassù dove il cielo pulito dalle luci forti e invasive della città diviene teatro di spettacoli come l’aurora boreale; uno di quegli spettacoli della natura che ti fanno tornare per un attimo come quando eri bambino, senza capire le parole difficili di quegli adulti dietro alle loro enormi cattedre nelle aule universitarie e credere soltanto che una magnificenza del genere possa essere esclusivamente opera della magia. Pensava a questo, Bulma, lei che era proprio una scienziata, che era parte integrante di quella categoria noiosa che spiega tutto con razionalità e formule matematiche complicatissime. Ma era da molto, che aveva capito che il Mondo non era tutto lì. L’aveva capito da quando c’era lui.

Non so quando l’ho capito, ma soprattutto non so se davvero ho capito qualcosa su di te. Però un giorno mi sono accorta che, passandoti accanto, io non vedevo più un alieno, ma un principe senza regno. E che guardandoti negli occhi io non vedevo più il nero del vuoto, ma il nero di un esistenza buia. Nei tuoi movimenti non c’era voglia di uccidere, ma l’assenza di una carezza sul tuo volto quando un tempo era di bambino. La tua voglia di conquistare, uccidere, vendicarti, non erano parti di te, ma ceneri che coprivano l’anima che io pensavo tu non avessi. Non ho mai saputo niente di te, della tua vita, e probabilmente non me ne parlerai mai. Ma se provo a immaginarla, non posso sbagliarmi di molto. Se un bambino non riesce a ricevere un sorriso dal proprio padre se non quando fa del male, quando diventa più forte e spietato, come posso io biasimare quel bambino se continua a uccidere pensando che sia giusto? Se un ragazzo vive ogni giorno circondato da persone che agiscono in una certa maniera, e in quella maniera soltanto, seppur sbagliata, come posso io biasimare quel ragazzo che con tutto stesso si impegna per diventare il migliore e seguire il destino del suo popolo? Se un giovane uomo cresciuto con l’idea e l’onere di portare avanti un intero regno proprio come avevano fatto i re suoi antenati prima di lui, vede sparire il proprio pianeta in una nube di polvere sparsa nell’universo, come posso pretendere che in lui non serpeggi il terribile peccato umano della vendetta? E se poi cercando questa vendetta si lascia guidare da qualcuno che si rivela essere colui che lo ha privato di tutta la propria vita, del proprio regno, dei propri ideali… io non posso assolutamente giudicare come inconcepibile la sua reazione, e i suoi atteggiamenti. Potevi capirlo, è vero, che la strada su cui ti avevano messo non era quella giusta… ma la tua forza, a volte vacilla, quando nelle tue azioni si vede sempre la continua ricerca di una conferma, per te stesso e un po' anche dagli altri.

La donna diede le spalle alla luna che l’ascoltava in silenzio ormai da molti minuti, e iniziò a muovere qualche passo verso la porta finestra ancora aperta.

Un principe senza regno, un essere privato di tutta la propria vita da un momento all’altro. Rimasto solo, e ingannato. Nessuno ti ha insegnato a fare una carezza, nessuno ti ha insegnato a sorridere per gioia, perché nessuno ti ha insegnato la gioia.

Si soffermò per qualche istante sulla soglia della porta, con una mano sullo spigolo, a testa china.

Nessuno ti ha insegnato ad amare, però hai saputo farlo. Tanto simili a noi terrestri, voi saiyan, tanto simili non solo nella conformazione fisica, nell’intelletto, nelle abilità, ma anche nel provare sentimenti come il dolore, l’abbandono, la rabbia e la vendetta. Tanto simili da permettermi di vedere un’anima dietro quegli occhi neri, come vedo il cielo in questa notte buia.

Si voltò, con un movimento lento e dolce, alzò la testa più del necessario per portare lo sguardo alla luna grande e bianca che splendeva sovrana sopra di lei, nel blu profondo che sembrava all’occhio umano quasi nero. Un sorriso adornò i suoi bei lineamenti, mentre con una mano si carezzava il ventre.

Tanto simili da poter generare figli incrociando le razze. Ma questo tu già lo sai, non è vero?

FINE

E lo sappiano anche noi! Eheheh ne è la prova il nostro bel principino con i capelli lillà e gli occhi color del cielo! Beh… questa cosa mi è venuta in mente l’altra sera, pensando un po' alla personalità di Vegeta! E ho pensato che Bulma deve esserci arrivata molto prima di me! Eheheh spero piaccia anche a voi, e mi farebbe piacere sapere se la pensate come me!

Baci, la vostra scimmia!

  
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