Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: Macaron    21/05/2013    4 recensioni
“ Tuo padre ti racconta delle storie?”
Sherlock arriccia il naso. Non è la domanda giusta. “ Non penso che mio padre sappia nemmeno quando sono nato. “
“ Posso raccontartele io. Tu puoi farmele vivere ma io posso raccontartele, sarò il tuo biografo devo far pratica!” Sorride e Sherlock è quasi disposto a passar sopra alla stupidaggine della cosa.
“ Avanti allora, fai del tuo peggio.”

Di Capsule del tempo, spiagge del Sussex nelle vacanze invernali, ricette di torte sacher rubate e migliori amici con cui aspettare l'alba.
Kid!lock e piccolo epilogo Retirement!lock perchè ci voleva il finale
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Rosie perché mi ha riconciliato con il Sussex e mi ha fatto far pace con una delle avventure del Canone che amavo di più al mondo. E insomma è una cosa di cui essere assolutamente grati =) E perché è adorabile, almeno quanto Sally Sparrow.

 

 


Youme knows what Meyou wants
Meyou knows what Youme wants
and it's granted

They defend each other against the past
if the future isn't bright at least it's colourful” Youme & Meyou


 

“John mi rifiuto di guardare di nuovo una puntata di Doctor who!” Sdraiato sul suo letto a castello, quello in basso perché sua madre gli ha detto espressamente di lasciar scegliere a John dove dormire in questa particolare occasione, Sherlock sbuffa rumorosamente.

“ Non è una puntata qualsiasi! E’ Blink1, la puntata più spaventosissima di Doctor who di sempre!”

Sherlock alza gli occhi al cielo e non risparmia un sospiro. “ Come fai a trovarla spaventosa? Non ha senso, John! Ci sono delle statue, che se non le guardi si muovono ma c’è gente che non le ha mai guardate e queste non si sono mosse lo stesso perché? Erano stanche? Come fanno delle statue ad essere stanche? Sono statue! E poi ci sono i viaggi nel tempo, e nessuno con meno di un master dovrebbe parlare di viaggi nel tempo e sicuramente non come scusa per risolvere una puntata! Non fa paura, è così stupida!” In cuor suo Sherlock è convinto che a John piaccia tanto quella puntata non per la paura, non per dei cattivi che effettivamente sono interessanti ma per la presenza di una biondina dai capelli mossi e gli occhi grandi di nome Sally Sparrow e di dividere l’attenzione del suo migliore amico con questa inutile femmina non ha minimamente voglia.

“Uffa! E allora cosa facciamo? Continui a tormentarmi con il fatto che ti annoi. Vuoi giocare a Cluedo?” John Watson, undici anni non ancora compiuti si sporge dal suo letto e i suoi occhi incontrano quelli del suo migliore amico.

“ Cluedo? Davvero hai intenzione di propormi Cluedo? Un gioco dove l’assassino e la vittima non possono coincidere?”

“ E allora cosa vuoi fare?”

“ Potremmo fare un esperimento. Ho visto che Mrs. Hudson si è dimenticata di chiudere a chiave l’armadietto dei medicinali.” Sherlock sorride con un guizzo negli occhi.

“ Non ti permetterò di usarmi di nuovo come cavia, ‘Lock. L’ultima volta sono finito in ospedale e i nostri genitori non ci hanno permesso di vederci per due settimane. E qui non siamo nemmeno a Londra, metti che all’ospedale non sanno guarirmi e ci rimetto la pelle? Non deve morire nessuno. Non deve morire più nessuno in queste vacanze.” La voce di John è più bassa mentre pronuncia questa frase, è quasi un sussurro.

Non deve morire più nessuno in queste vacanze. Sherlock sa che in questo momento il suo compagno sta pensando al padre e sa anche che dovrebbe dire qualcosa ma davvero non ci riesce. John è venuto a trascorrere le vacanze invernali a casa Holmes dopo la morte del padre. La mamma di John, che è amica della signora Holmes per quanto Sherlock pensi che sua madre possa avere una qualche forma d’amicizia, per quanto gli Holmes possano provare qualcosa, ha mandato il figlio nella residenza per le vacanze nel Sussex del suo migliore amico dopo la morte del marito con la speranza di poterlo distrarre. Sherlock c’era al funerale, ovviamente. Sono migliori amici da quando ha iniziato la scuola, da quando si sono incrociati nell’aula delle punizioni dove John era finito per aver picchiato un ragazzino che aveva importunato una sua amichetta e Sherlock perché aveva cercato di far saltare in aula la scuola il terzo giorno dell’anno scolastico. In realtà non voleva davvero farla saltare in aula, come ha cercato di spiegare alla sua maestra, voleva solo testare la resistenza delle pareti in caso d’attacco missilistico. Sherlock sa tante cose sui missili perché suo fratello s’interessa di cose militari, d’eserciti e di tutto quello che è legato alla sicurezza del paese e a Sherlock questo non interessa ma è divertente informarsi e metterlo in imbarazzo con le sue domande. Comunque. E’ in un aula per le punizioni che John e Sherlock si conoscono ed è dopo un paio di frasi acide che diventano amici e Sherlock prima non ha mai avuto un amico, nei suoi sei anni d’età non ha mai avuto un compagno che non lo chiamasse strambo in realtà, ma John che è più grande di lui lo ascolta e non pensa che sia stupido cercare di far saltare in aria la scuola, pensa solo che dovrebbe farlo dopo aver convocato qualche medico. Giusto per curare i feriti. John vuole diventare medico e Sherlock sa che ci riuscirà perché è il suo migliore amico ed è molto meno idiota di tutte le altre persone. John è il miglior amico di Sherlock ed è per quello che lui va al funerale di suo padre e che scappa dalla mano della sua babysitter per andare a sedersi in prima fila a fianco a lui. Harry, la sorella, sbuffa infastidita per la sua presenza ma la signora Watson gli sorride dolcemente, così è questo che fanno le madri normali? Sorridono?, e John gli tiene stretta la mano e non piange perché John è coraggioso e John non piange ma gli tiene la mano e Sherlock pensa che sia un po’ il suo modo di essere meno coraggioso.

Dopo il funerale Harry ha invitato a casa la sua migliore amica Clara, che Sherlock e John sanno benissimo che non è solamente una migliore amica perché insomma nemmeno John è così cieco, e la madre di John gli ha proposto di mandarlo a trascorrere le vacanze nel Sussex, per togliersi da casa, per togliersi dall’atmosfera di quella casa vuota. La signora Holmes ha fatto un lungo discorso al figlio. Gli ha detto che John è ovviamente distrutto per la morte del padre, che bisognava comportarsi bene con lui, che doveva lasciargli prendere qualche decisione e non fare il piccolo despota come al solito, che non doveva trattarlo troppo da stupido. Sherlock ha ascoltato ovviamente, perché così si deve fare, e poi è andato a cercare suo fratello maggiore e l’ha travolto di domande: “ Perché John è triste? Perché è morto suo padre? La gente è triste quando muore il proprio padre? Noi saremmo tristi se morisse Siger Holmes? Io non sarei triste, dovrei essere triste? Io penso che non cambierebbe nulla, dovrebbe cambiare? Secondo te c’è qualcosa che non va in noi, che non va in me?”. Mycroft non ha saputo dargli una risposta perché a un bambino di otto anni che ti chiede se sia normale non provare sentimenti per il padre, un bambino di otto anni che probabilmente è destinato ad essere un genio e che vede tutto ma non sente nulla, non puoi davvero rispondere.

Così quando sente dire dal suo migliore amico che in questa vacanza non deve morire nessuno Sherlock non sa davvero cosa rispondere, e prova a fare come gli ha detto la madre, prova a farsi guidare da quello che farebbe John.

“ Ok, niente esperimenti. Dai facciamo quello che vuoi tu, basta che non sia Doctor who o Cluedo. Quelli no, non sei abbastanza triste per convincermi.”

John sorride, e forse va bene così. “ Che ne dici di un pic nic sulla spiaggia? Mrs. Hudson ha fatto i biscotti con la cannella!” Annusa l’aria, come se potesse sentirne il profumo dalla loro camera.

“ John ti sembro una bambina con le trecce? Ti sembro Mary, la tua fidanzata?” Davvero non ce la fa a comportarsi bene. Comportarsi bene è sopravvalutato.

“ Mary non è la mia fidanzata, è solo carina.”

“ Come ti fanno a piacere le persone carine? Le persone non dovrebbero essere solo carine, dovrebbero essere emozionanti!”

“ Infatti mi piaci di più tu.”

Sherlock arrossisce e guarda nervosamente le doghe del letto superiore.

 

 

 

 

“John, mi spieghi di nuovo perché ho acconsentito a farlo?”

“ Perché mio padre è morto e Mycroft ti ha obbligato ad essere gentile con me.”

Sherlock si paralizza e guarda perplesso il suo migliore amico. Non è un’espressione che è facile trovare sul viso di Sherlock Holmes, la perplessità.

“ Oh andiamo, davvero pensavi che ci cascassi? Non sono mica così fesso. Non così tanto. Non m’inganni, Sherlock Holmes.” Ride, una risata limpida. Non la risata che ti aspetteresti da lui in questo momento.

“ Mia madre.”

“Cosa?”

“ E’ stata mia madre a dire di essere più gentile con te, non Mycroft.”

“ Se volessi un amico gentile non avrei mai accettato il tuo invito.” Si sorridono.

“ Comunque cosa stiamo facendo?”

“ Stiamo preparando una capsula, o meglio una scatola, del tempo.”

“ E cos’è una scatola del tempo?”
“ Sherlock!” John sbuffa infastidito. “ Te l’ho già spiegato dieci milioni di volte, come fa una persona così intelligente a dimenticarsi queste cose?”

“ Perché sono noiose, John. Noiose. Il mio cervello non può perdere tempo a ricordarsele.” Risponde così, come se fosse la cosa più ovvia del mondo e insomma stupido lui ad averglielo chiesto.

“ E il tempo che perdo io a rispiegartele? Uff… Una capsula del tempo è una capsula dove si mettono le cose più importanti per la nostra epoca o anche solo per noi. Poi si chiude bene la scatola, la si seppellisce in un posto e si torna fra cinquant’anni a prenderla. E se ci si dimentica magari la trovano le persone future, quelli che abiteranno sulla terra quando noi non ci saremo più. Ma è meglio se l’apriamo noi fra cinquant’anni.”

“ Io non sarò mai così vecchio, John. Fra cinquant’anni ne avrei cinquantanove e sappiamo entrambi che per quell’epoca non ci sarò. O almeno non sarò in libertà.” Sherlock parla con aria grave. Ha nove anni eppure la sua voce sembra quella di una persona più grande.

“ Ancora? Ancora con questa storia che diventerai un famoso criminale? Non ha senso,’ Lock!”

“ Ma John, sarei un bravissimo criminale. I criminali di cui si legge sui giornali sono tutti così noiosi e se ci pensi, se sei capace, il crimine è uno dei pochi ambiti divertenti.”

“ Sherlock…”

“ E poi è una questione di DNA, John. Lo sai anche tu che noi Holmes abbiamo il dna dei serial killer.”

“ Sherlock…”

“ L’hai vista wilkipedia, l’hai vista! C’era quel tale Holmes che nell’era vittoriana aveva ucciso tantissime persone, era nella classifica dei serial killer più prolifici. L’hai visto!2

“ Sherlock tu non diventerai un serial killer…”

“ Lo dice wilkipedia. Il dna non mente, un po’ di logica John!”

John sospira. “ A volte sei davvero un bambino…”

Sherlock gli lancia un’occhiata di scherno. “ John ho nove anni, sono sempre un bambino. Stai al passo e iniziamo a fare questa scatola del tempo o come la vuoi chiamare. “

John s’illumina. Non gliela da mai vinta e quando succede lui si trova a guardare il suo migliore amico con un misto di stupore ed euforia. E’ contento. Contento che Sherlock abbia deciso di smettere di essere insopportabile solamente per lui. Sapere che il suo migliore amico è disposto a scendere a compromessi con se stesso, anche se pochissimo, solamente per lui è qualcosa di straordinario, qualcosa che non riuscirebbe mai a spiegare ma che scalda il cuore.

“ Cosa vuoi metterci dentro? “

Sherlock allunga una chiave. “Questa.”

“ Sherlock, questa è la chiave della cassaforte di tuo fratello. Gli vuoi fare solo un dispetto!” Ridacchia.

“ Uffa! Questa cosa che è morto tuo padre e devo comportarmi bene è una fregatura. E va bene cosa vuoi seppellire tu?”

John sorride. “ Allora qui c’è un giornale di oggi, perché magari fra cinquant’anni manco ci saranno più i giornali o sicuramente non ci saranno più le stesse persone di oggi. E’ interessante!”

Sherlock alza gli occhi al cielo. “ Noioso.”

“ Le piastrine dell’esercito di mio nonno. La mamma le ha regalate a me e penso siano importanti anche se non so perché.”

Sherlock dice “ Sentimentale” ma gli sorride.

“ Un dvd di Doctor Who. Perchè Doctor who ci sarà sempre, anche fra cinquant’anni. E perché nel caso non ci fosse più i nuovi abitanti dovrebbero cercare di procurarselo e capire cosa si sono persi.”

Sherlock alza gli occhi al cielo.

“ Il foglio con la nota della maestra del giorno in cui ti ho conosciuto.”

“ Questo mi piace.”

“ Ovvio che ti piace, parla di te e tu sei il solito esibizionista! Però devi aggiungere qualcosa anche tu adesso.”

Sherlock si mette a gironzolare per la stanza e torna dopo qualche minuto.

“ La mia benda. Mycroft ha detto che noi Holmes non possiamo diventare pirati, che non ci sono più i veri pirati, ma magari fra cinquant’anni ci saranno di nuovo e allora potrò essere un pirata.”

“ E comunque fra cinquant’anni Mycroft non potrà più decidere un bel nulla!”

Sherlock si rigira tra le mani un foglietto.

“ E quello cos’è?” Indica un foglietto piegato con estrema cura.

“ E’ la ricetta originale della Sacher di quel famoso hotel di Vienna, l’hotel Sacher appunto ed è anche la ricetta della torta preferita di mio fratello. Mycroft ci ha messo tre anni a convincere i nostri genitori a regalargliela per il compleanno ed è tipo preziosissima. Non la troverai da nessuna parte in tutto il mondo!”

“ E perché la stiamo mettendo in una scatola del tempo? Che importanza ha?”

“ Tu guardi ma non osservi John. Mio fratello diventerà sicuramente un funzionario del governo britannico ed eliminare questa ricetta permetterà al gioverno inglese di non avere al suo servizio un uomo talmente grasso da essere incapace di percorrere il tragitto dal suo ufficio al gabinetto senza essere spinto. E’ per la sicurezza della nazione!”

“ Vuoi solamente fare un dispetto a tuo fratello.”

“ Forse.”

Rimangono a pensare qualche minuto e poi John ha un’illuminazione.

“Ma Sherlock se eliminiamo questa ricetta nemmeno noi potremmo mangiare la sacher originale.” Dice sconfortato.

“ John, tu parli sempre di tuo nonno che ha perso la vita in guerra, sacrificandosi coraggiosamente per la sua amata Inghilterra. Ora, capitano!, questo è quello che l’Inghilterra ti chiede. Un sacrificio per la salvezza della nazione. Una torta per la patria. Vuoi forse tradire il tuo paese?”

“ Ma è una torta davvero buona, dicono che in quell’hotel la gente vada solo per mangiarla.”

“ Per l’Inghilterra, capitano!”

John sospira e deposita il biglietto all’interno della scatola.

Aggiungono ancora qualche oggetto e Sherlock si prepara a sigillare la scatola.

“Aspetta! Manca questo.” John lascia cadere un quadernino per gli appunti.

Sherlock arriccia il naso perplesso. “ Un diario, John? Sei davvero diventato una ragazzina con i codini?”

“ Non è un diario da ragazzina! E’ il racconto delle nostre avventure, dei nostri esperimenti.”

Sherlock lo sfoglia distrattamente “ Intendi dire dei miei?”

“ Perché?”

“ Perché hai scritto tanto, quindi è ovvio che parli di me.”

John scuote il capo, non l’avrà mai vinta con lui. “ Sono i nostri esperimenti, sono il tuo secondo. “ Esita un pochino. “ Sai se non diventerò un dottore mi piacerebbe fare lo scrittore, di gialli magari come quelli su Dupin. Storie di detective.”

“ Io sono più intelligente di Dupin.” Sbuffa nervosamente il suo migliore amico ma lascia ugualmente cadere il quaderno nella scatola. “ Dovrai continuare ad essere il mio secondo allora.”

“ Non potrei fare altrimenti, Sherlock.” Si sorridono.

 

 

 

 

“ E adesso dove la seppelliamo questa scatola? Non vorrai tipo lasciarla sotto il letto perché mi spiace dirtelo, John, ma non sarebbe molto nascosta.”

“ Potremmo seppellirla alla fine della pineta davanti al mare, è poco distante dalla residenza degli Holmes.” John dice “ residenza degli Holmes” in maniera volutamente pomposa per prenderlo in giro. “ Potremmo andare lì stanotte e rimanere a guardare l’alba sotto al piumone. Sarebbe bello.”

Sherlock si gira a fissarlo come se gli avesse appena proposto di estrarre il fegato dalla loro babysitter, anzi peggio perché quello lo reputerebbe almeno interessante. “Stai scherzando, John?”

“ Ok ok, non agitarti. Idea alternativa. Potremmo seppellirla alla fine della pineta davanti al mare, è poco distante dalla residenza degli Holmes. Potremmo andare lì stanotte scappando di casa di nascosto, senza farci vedere come se fossimo dei ladri al contrario, e rimanere ad osservare come il nostro corpo reagisce alla privazione del sonno e al freddo che sentiremo nonostante il piumone. Che ne dici?”

“ Questo mi piace.”

John sorride. Per essere un genio certe volte le cose sono davvero troppo troppo facili con lui.

 

 

 

 

La sabbia della spiaggia vicina alla villa degli Holmes è scura, quasi terrosa e costellata di sassolini e vetri rotti. Non è una spiaggia dove andare con la famiglia, il materassino, la borsa frigo e tutti quegli ammennicoli per passare una giornata al mare. E’ una spiaggia vecchia, quasi antica, dove passeggiare la mattina presto con il cane, dove andare a leggere quando vuoi staccare da tutto. Non ci sono bambini che urlano e corrono con amici e genitori , nemmeno in estate, giusto qualche coppia anziana, qualche bambino ancora sul passeggino in compagnia di una babysitter, nulla di troppo confusionario, nulla di troppo frenetico. A Sherlock le prime volte che è capitato di andarci è sembrata quasi immobile, come se fosse fuori dal tempo. Un piccolo angolo di mondo senza una chiara destinazione, senza un vero scopo. Sherlock con i genitori non c’è mai venuto sulla spiaggia, sua madre era troppo impegnata in un mondo in cui i bambini non erano ammessi e suo padre, suo padre non è mai stato altro che una figura sfocata nella sua vita, sicuramente non qualcuno con cui andare su una spiaggia a fare immersioni. In realtà nonostante Mycroft qualche volta l’abbia accompagnato nelle sue esplorazioni, rimanendo ben distante dall’acqua e da tutti i posti dove succedevano cose interessanti perché suo fratello non è proprio il tipo da lavori di gambe e da bagnarsi i piedi sulla sabbia, Sherlock ha sempre visto quella spiaggia come un luogo di solitudine, di pace e di tranquillità. Non gli è mai piaciuto proprio per questo motivo, così tranquillo, pacifico, rilassante, tutto l’opposto di quello che gli piace, tutto l’opposto di quello che cerca.

Eppure in quel momento con John vicino a lui la spiaggia non gli sembra odiosa, non gli sembra pacifica e rilassante. Sono le due del mattino, è inverno e a parte la marea non c’è praticamente alcun rumore, non c’è anima viva eppure non sembra noiosa, non sembra odiosa e lui non saprebbe bene dire perché ma se ci riuscisse direbbe che è merito di John, del suo migliore amico.

Sono sdraiati sotto un piumone con a illuminarli unicamente la luce di due torce tascabili. Hanno seppellito la loro capsula, o meglio scatola, del tempo nella pineta vicino e Sherlock ha fatto un numero di calcoli per ritrovarla in qualsiasi momento mentre John si è limitato a segnare sul suo nuovo quaderno che “è vicino all’albero alto e bello” e adesso sono sdraiati sulla sabbia ad aspettare qualcosa che non hanno ancora deciso.

“ Torniamo a casa?” La voce di John lo risveglia dai suoi pensieri.

“ Perché?”

“ Beh la scatola l’abbiamo seppellita, fa freddo e ho sonno e ho fame anche se ho più sonno e manca ancora un sacchissimo all’alba e potremmo rientrare a casa prima che qualcuno ci scopra e si preoccupi.”

Sherlock alza gli occhi al cielo. “ John capisci che scappare di casa perde parte del suo fascino se si rientra in casa prima che qualcuno se ne accorga vero?”

“ Ma manca ancora tantissimo all’alba e Mrs. Hudson non si sveglia mai prima delle sei del mattino e non viene a controllarci mai prima di quell’ora, cosa facciamo per passare il tempo?”

“ Sezioniamo un cadavere?” Gli occhi gli brillano.

“ Dove lo troviamo un cadavere?” John è perplesso e si stropiccia gli occhi.

“ Dettagli. Noiosi. Sai quando sarò grande avrò libero accesso a tutti gli obitori di Londra e sezionerò tutti i cadaveri che vorrò.”

“ Sherlock lo sai vero che non esistono tipo tessere fedeltà per l’obitorio, tu non vuoi diventare medico come pensi di riuscire a convincere qualcuno a lasciarti sezionare un cadavere?”

“ Grazie al mio fascino.” Ridono insieme come sempre. “ Allora cosa vuoi fare visto che tutte le mie brillanti idee vengono bocciate?”

“ Potremmo raccontarci delle storie.”

Sherlock emette un suono che è abbastanza vicino a un lamento disperato. “Raccontarci delle storie? Davvero, John?”

John rimane in silenzio per qualche istante e poi si gira a guardarlo e i suoi occhi blu incrociano quelli di Sherlock e c’è una malinconia nel suo sguardo che non riconosce, che non è del suo John. “ Mio padre mi raccontava sempre delle storie. Non negli ultimi anni, lo so che adesso sono troppo grande per le storie, ma prima quando ero solo un bambino piccolo me le raccontava sempre. Anche nel periodo in cui i miei genitori si sono lasciati lui continuava a chiamare a casa e raccontarmi delle storie. Mi piacciono le storie.”

“ Per questo ti vedi con me. Io posso fartele vivere.” La voce di Sherlock è limpida nonostante sia bassa e il suono della marea sembri coprirla e John gli è grato per quelle parole. Gli è grato per essere uno sbruffone, per essere convinto di essere meglio di tutto, per essere un egocentrico e per essere il suo migliore amico.

“ Tuo padre ti racconta delle storie?”

Sherlock arriccia il naso. Non è la domanda giusta. “ Non penso che mio padre sappia nemmeno quando sono nato. “

“ Posso raccontartele io. Tu puoi farmele vivere ma io posso raccontartele, sarò il tuo biografo devo far pratica!” Sorride e Sherlock è quasi disposto a passar sopra alla stupidaggine della cosa.

“ Avanti allora, fai del tuo peggio.”

“ La conosci la storia del Bruco davvero affamato3?”

Sherlock scuote il capo.

“ Ah è un classico. Mio padre me la raccontava sempre quando ero proprio piccolino e avevo anche questo libro con in copertina un bruco verde gigantesco, e no non era un bruco vero era solo un disegno per bambini quindi non fare quella faccia eccitata. E’ la storia di un bruco verde, un bruco verde cucciolo che nasce con questa grandissima fame. Il bruco ha sempre fame e mangia in continuazione e mangia tantissime cose tipo una mela, cinque prugne, un cupcake, una fetta d’anguria. I cibi che mangia il bruco non sono fissi nella storia, mio padre ne aggiungeva sempre di nuovi a seconda di quello che non mi piaceva mangiare perché sapeva che andavo pazzo per quel personaggio. Il bruco comunque continua a mangiare e mangiare ma all’inizio ha fame ancora e quindi mangia tantissimo, continua a mangiare e poi gli viene una nausea terribile perché ha mangiato troppo e allora si rinchiude nel suo bozzolo e ci rimane per due settimane e spera che gli passi la fame. E poi quando passano le due settimane lui esce dal suo bozzolo ma non è più un bruco verde è una farfalla con le ali enormi e tutte colorate e mio padre diceva che tutti quei colori erano dovuti alle cose buone che aveva mangiato e al fatto che non aveva fatto capricci. Comunque lui esce dal bozzolo e non ha più fame e non ha più nausea e ha le ali grandi e colorate ed è una farfalla.”

Rimangono in silenzio qualche minuto con le parole di John che quasi volano tra loro. Sherlock è tentato di fare una qualche battuta sulla stupidità della storia, sulla sua insensatezza ma quello che gli esce dalla bocca è un’alta cosa.

“ Io quando uscirò dal mio bozzolo non voglio essere diverso, voglio che il mondo sia diverso.”

John gli prende la mano e la stringe forte. “ Se c’è qualcuno che potrebbe far cambiare il mondo quello è sicuramente Sherlock Holmes. “

Silenzio. “ Io non voglio che tu sia diverso. Non voglio che tu sia una noiosa farfalla, non potresti mai esserlo.”

Ancora silenzio, non odioso, non come sono generalmente i silenzi.

“ John?”

“ Sì, Sherlock?”

“ Fra cinquant’anni quando mi ritirerò dalla mia carriera di pirata o consulente investigativo verremo a vivere qui e alleveremo api e tu scriverai di tutti i miei casi, ma solo se non sarai troppo sentimentale, e apriremo quella scatola del tempo.”

“ Mi piacerebbe, Sherlock.”

“ Mi piacerà, John.”

 

 

 

 

Solito pippone e blabla: Qualche settimana fa ho cenato seduta al tavolo a fianco a un piccolo sosia di Sherlock e mi è stato proibito da un fidanzato esasperato di andarlo a importunare predicendogli cose tipo “ Fra vent’anni incontrerai un medico militare che ti renderà felice. Non è che puoi mettermi in scena una kidlock?” e così ho deciso di farmela da sola la kidlock ed è venuta fuori questa cosa diabetica e un po’ coglioncella. E poi adoro le capsule del tempo ne avrò fatte uno sproposito negli anni. E insomma spero che risulti accettabile =)

Il titolo viene dalla canzone iniziale, come al solito poca fantasia ma mi piace tanto il testo.

 

1 Episodio di Doctor who 3x11, stando ai sondaggi in UK il migliore di sempre. Sally Sparrow è interpretata da Carey Mulligan ed è bellissima e il personaggio è meraviglioso. [come chiacchiera è il mio episodio conversione, quello che faccio vedere quando voglio che qualcuno s’innamori della serie e non so come raccontarla]

2 E’ vero, se si sfoglia wikipedia c’è davvero un Holmes come serial killer. L’ho scoperto per caso e mi è venuta l’idea.

3 La storia del The Very Hungry Caterpillar è ispirata a una puntata della seconda serie di Skins ed è una storia che racconta Chris, poi ci ho ricamato sopra e adesso voglio pure il libro. Non è che la racconto male eh, è proprio che è una storiella scemina senza senso da libroni grandi e colorati per bambini.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Macaron