Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: Killigrew    21/05/2013    8 recensioni
Cosa succede quando un personaggio noto, sempre al centro del gossip, ha bisogno di cambiare la sua immagine e dimostrarsi un bravo ragazzo? Crea una relazione fittizia da mostrare alle riviste. Cosa succede quando una studentessa si ritrova senza una casa ne' un'occupazione? Trova un lavoro che le dia quello di cui ha bisogno senza dover sacrificare lo studio. Stefano: un calciatore che deve mettere la testa apposto; Ilaria: una normale ragazza che vuole farcela senza chiedere aiuto ai suoi genitori. E se fosse amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

**STEFANO**

"Stefano questa storia deve finire!" disse Tony lanciando una rivista sul tavolino dove c'erano poggiati i miei piedi. Lo ignorai e continuai a guardare la tv che avevo di fronte, quando lo schermo si fece nero.

"Uff...Tony, stavo seguendo!" sbuffai tirando giù i piedi dal tavolino e prendendo il giornale che aveva lasciato poco distante.

La foto che compariva sulla pagina, che se non altro non era una di copertina, era di qualche sera prima, mi ritraeva mentre uscivo da un locale insieme ad una ragazza. Accanto a quella foto ce n'era un'altra che mostrava me e la tipa in macchina, a darci dentro.

"Dai... Che sarà mai? La tipa sembrava più cessa la mattina dopo, ma questa non è una novità" dissi studiando bene quelle foto, senza neanche fare caso alle parole che le circondavano.

"Tu non capisci che tutta questa roba è un danno d'immagine per te e per la squadra. Il mister non sarà certo soddisfatto di vedere uno dei suoi giocatori che si mette alla guida ubriaco" rispose Tony, il mio agente, strappandomi di mano il giornale e sventolandomelo sotto agli occhi.

"Mica alla foto c'è allegato un alcool test e stavo tutt’altro che guidando" ironizzai ridacchiando. Mi alzai e mi diressi verso la cucina, dove presi un succo dal frigo e lo versai in un bicchiere.

"Non ci siamo per nulla Ste'. Sono stanco di vederti definito, cito, come -un ragazzo allo sbando, viziato e senza rispetto per le regole, neanche nel calcio- recitò leggendo quanto scritto sulla rivista.

"Ehy, ehy, ehy..." dissi alterato poggiando il bicchiere ormai vuoto nel lavandino. "Cosa ne sa un giornalista di articoletti per casalinghe disperate di come mi comporto sul campo?"

"Domenica scorsa hai quasi sputato addosso ad un giocatore dell'altra squadra, credi che non lo sappiano?" domandò Tony scettico, guardandomi come se fossi un povero scemo, per poi tornare serissimo. "Ed è appunto per questo motivo che da questo momento si fa a modo mio"

"Ehm, per quale motivo? E soprattutto quale sarebbe questo modo tuo?"

Il sorrisino che comparì sulle sue labbra non prometteva nulla di buono ed era alquanto inquietante.

"Motivo: il tuo pessimo comportamento nella vita privata sta' influenzando ciò che la gente pensa di te come giocatore” disse alzando il mignolo della mano sinistra. “Metodo: da oggi si mette la testa a posto" Aggiunse l’anulare alla conta che teneva.

"Non hai risposto alla mia seconda domanda" gli feci notare.

"Ok" disse prendendo posto ad uno degli sgabelli "Niente alcool, sai di non poter bere e rischi di finire seriamente nei guai"

"Infatti questa è stata un'eccezione, sai che non capita sempre" tentai di giustificarmi. Sapevo che farmi beccare ubriaco sul serio, non da dei paparazzi che potevano solo ipotizzare, sarebbe stato davvero un problema per la mia carriera.

"Niente più ritardi agli allenamenti, quindi basta sforare il coprifuoco" continuò Tony a parlare ignorando quando io avevo detto.

"Certo non vado a letto alle nove. Anche mia mamma a quell'ora è sveglia, probabilmente a guardare qualche soap in tv" dissi sarcasticamente.

"Uscite fino a tardi solo quando la mattina dopo non ci sono allenamenti o impegni con la squadra" Parlava imperterrito, sembrava quasi un discorso registrato il suo.

"Niente più donne" A questo punto lo bloccai, con gli occhi sbarrati.

"Uoha, andiamoci piano. Niente donne?" domandai allargando le braccia incredulo, in attesa di una spiegazione plausibile per quella frase.

"Nessuna donna diversa ogni giorno. Quelle oche poi vanno in giro a vendere interviste e questi sono i risultati" disse indicando nuovamente la rivista, che ora giaceva abbandonata sul bancone della cucina.

"Non ti aspettare che io faccia voto di castità o qualche cazzata simile. Penso che si insospettirebbero di più vedendomi solo"

"Oh, ma loro non ti vedranno solo" Ecco il sorrisino diabolico riaffiorare sulle sue labbra. Lo guardai interrogativo e con gli occhi un po' socchiusi cercando di capire cosa stesse macinando in quella sua testa.

"Niente serate al limite del lecito. Niente rientri in mattinata. Puntualità agli allenamenti. Una fidanzata. Questi sono i punti del mio piano, non accetto discussioni a riguardo" disse con tono perentorio.

Lo guardai a bocca aperta per qualche secondo, poi mi misi a ridere.

"Ok, ok..." dissi tentando di riprendere il controllo e smettere di ridere. "E' tutto fattibile più o meno, fatta eccezione per l'ultimo punto. Dai Tony, non dirai sul serio?"

"Dico sul serio, certo. E non voglio una di quelle ragazze che incontri per i locali. Una donna seria, intelligente e capace"

"E bella" aggiunsi io. "Bene, e dov'è la mia fata madrina o Mago Merlino per fare apparire dal nulla questa donna perfetta?"

Tony mi guardò divertito, poi si alzò in piedi e fece un giro su se stesso.

"Ti presento la tua fata madrina" disse fiero indicandosi.

"Tu?" domandai ridendo di nuovo a crepa pelle. "E dove la prenderesti tu questa donna perfetta? Non esci mai dal tuo ufficio...Sarebbe davvero una magia"

In quel momento mi venne un dubbio e lo guardai sospettoso "Non dirmi che è una tua collega. Sono tutte cesse... dimmi che non è una di loro" lo implorai.

"No. Non l'ho ancora trovata, ma entro la fine della settimana avrai una fidanzata. Fino ad allora, niente donne, niente uscite, niente gossip" disse solenne.

"Ho un paio di domande" dissi alzando la mano come si faceva a scuola, o come facevano i giornalisti durante le conferenze stampa.

"Spara"

"Potendo ti sparerei dopo quello che hai detto, comunque..." sorrise al mio commento e scosse la testa divertito "Come pensi di trovarmi una donna? Farai i provini? Perché se è così voglio esserci anche io. E cosa dovrei fare io in questa settimana?"

"Stai a casa e gioca alla Xbox o guarda le soap come tua mamma" rispose con un'alzata di spalle. "Per il resto non preoccuparti, provvedo a tutto io"

Si alzò e dopo avermi dato una pacca sulla spalla uscì dalla cucina. Poco dopo sentii la porta di casa chiudersi e capii che se n'era andato. Aveva mollato la bomba e mi aveva lasciato lì a sbattermi con la testa contro il muro.

Ripresi in mano quella rivista e studiai un'altra volta quelle foto.

"Maledetti paparazzi" sbottai sottovoce, buttando il giornale nella spazzatura.

**ILARIA**


 

“Ilaria!!!”

L’urlo della mia amica che mi chiamava mi penetrò dentro il cervello. Alzai gli occhi dal libro di diritto che stavo studiando e guardai in cagnesco.

“Debby ti sento, sono seduta di fronte a te, nel caso in cui tu non te ne fossi accorta” le dissi acida.

“Ho trovato una soluzione ai problemi del mondo” disse soddisfatta.

“Hai risolto la fame nel mondo, il buco nell’ozono e hai fatto finire tutte le guerre e le ingiustizie? Allora aspettati una chiamata per andare a ritirare il tuo Nobel” sbottai sarcastica tornando a leggere il mio libro.

“Ok, ok. Non proprio i problemi del mondo, ma almeno i tuoi” rispose alzando i suoi occhi azzurri al cielo, mentre si scostava una ciocca di capelli biondi dal viso. Eh si, la mia amica era la classica ragazza-barbie, mi faceva sentire una racchia nonostante con i miei capelli castani e occhi quasi grigi mi reputavo una tipa niente male.

“Mmm” feci finta di pensare “Mi hai trovato una casa, un lavoro e magari anche un ragazzo fantastico” le dissi con un sorrisino finto. Di solito non ero molto acida, ma odiavo quando interrompevano le mie sessioni di studio, avevo bisogno di restare concentrata.

“Esatto! Dimmi che sono l’amica migliore che una ragazza possa desiderare” rispose altezzosa alzando il mento.

“Prima dimmi di cosa stai parlando e poi vedremo. Anche se nella situazione in cui mi trovo penso sia davvero difficile rifiutare”

La mia situazione economica non era rosea. Il contratto di affitto dell’appartamento dove vivevo scadeva tra due settimane ed il proprietario non voleva riaffittarlo. Inutile dire che non ero riuscita a trovare un’altra abitazione dove non mi chiedessero i soldi della caparra, denaro che io purtroppo non avevo.

Fino ad ora ero riuscita ad andare avanti con quel poco di eredità che mi era toccata alla morte di mia nonna, ma dopo due anni il mio conto in banca sfiorava lo zero, quindi avrei dovuto trovare un lavoretto per riuscire a tirare a campare.

Che fine avevano fatto i miei genitori in tutto questo quadretto? Semplice, mio padre si rifiutava di aiutarmi. Non voleva che io andassi a studiare lontana da casa, cosicché avessi potuto sposare Marco, mio ex fidanzato nonché figlio del suo socio in affari. Peccato che quel simpaticone del mio ex mi abbia tradita con Giulia, mia arci nemica sin dai tempi delle scuole medie e io non avevo la minima intenzione di sottostare ad un matrimonio combinato, per giunta con uno stronzo come Marco.

“Che te ne pare?” mi domandò Debby. La guardai stralunata rendendomi conto di non aver sentito una parola di ciò che aveva detto fino a quel momento.

“Scusa ero sovrappensiero, puoi ripetere?” Sbuffò, ma sorridendo riprese a parlare.

“Ti ho detto che prima ho parlato al telefono con Tony e mi stava giusto dicendo che aveva bisogno di una ragazza per un lavoro…”

“Tony è il tipo con cui ti stai sentendo da qualche tempo?” la interruppi cercando di chiarire.

“Esatto, lui. Comunque stavo dicendo, mi diceva che le serve una ragazza semplice, capace, intelligente e di bell’aspetto. Deve avere anche un minimo di capacità recitative. Mi ha chiesto se conoscessi qualcuno che potrebbe fare al caso suo e mi sei subito venuta in mente tu” disse contenta, guardandomi speranzosa.

“Si, questo spiega come hai trovato questo presunto lavoro, ma di quale lavoro stiamo parlando esattamente?”

“Dovresti fingerti la fidanzata di un suo cliente”

“Un…cliente? Che genere di lavoro fa questo Tony?” chiesi stizzita. Già nella mia mente si aprivano scenari poco felici.

“E’ un manager di gente nota”

“Quindi dovrei fingermi la fidanzata di chi? Clooney? Brad Pitt? Beckham?” la guardai scettica e lei annuì soddisfatta del fatto che avessi recepito l’importanza del lavoro che mi stava proponendo.

“Una specie di Beckham italiano diciamo. E’ un calciatore, ultimamente si è cacciato in un po’ di guai e ora ha bisogno di dare un’immagine più matura di se’ così Tony ha deciso di trovargli una fidanzata finta. Ovviamente dovrai essere in grado di recitare il ruolo quando sarete in pubblico o dove pensi potrebbero esserci possibili paparazzi. In cambio avrai vitto e alloggio garantiti, se mi permetti, la casa è fenomenale e non è molto distante dall’università” spiegò facendomi l’occhiolino.

“Non lo so Debby. E’ una cosa grossa da come dici. Ci saranno giornali, gossip. Non è esattamente quello che immaginavo quando pensavo di trovare un lavoro”

“Ma pensaci Ila! Non sei vincolata a degli orari, non devi sgobbare per ore facendo chissà cosa. L’unica cosa che devi fare è andare di tanto in tanto a delle cene e farti una passeggiatina con lui. Sarà una pacchia, tutto guadagno per te” cercò di convincermi guardandomi con occhi supplichevoli.

“Quando dovrebbe iniziare tutta questa farsa?” domandai sconfitta. In fondo non potevo chiedere di meglio, avrei avuto una bella casa vicino all’università e zero spese senza dover fare praticamente nulla.

L’urletto di Debby mi fece perdere cinque anni di vita dallo spavento e la guardai allibita.

“Tony ha detto che se avresti accettato ti avrebbe organizzato un incontro con Stefano per mettere le carte in tavola e organizzarsi per bene”

“E questo incontro sarebbe quando?” domandai un po’ scocciata dal fatto che Debby sembrasse non comprendere appieno le mie richieste.

“Domani, ma la vostra prima uscita ufficiale la organizzeremo quella sera stessa” disse alzandosi e poggiando il cellulare all’orecchio “Avviso Tony, ne sarà contento. Era un paio di giorni già che cercava qualcuno”

La vidi allontanarsi mentre gesticolava parlando al telefono. Sperando di non essermi cacciata in qualcosa più grande di me, ripresi a studiare, anche se ormai non riuscivo più a concentrarmi su quel che c’era scritto sul libro, continuando a pensare a cosa sarebbe successo la sera successiva.

Dopo aver letto per dieci volte la stessa frase chiusi il mattone fatto di pagine che avevo di fronte e lo riposai nella borsa. Sbuffando indossai gli occhiali da sole e mi diressi verso quella che ancora per qualche giorno sarebbe stata casa mia, dove mi aspettavano valigie e scatoloni da preparare.

Alzai gli occhi verso il cielo sorridendo, sorprendentemente era una bella giornata, cosa non molto comune ad ottobre. Intenta a guardare verso l’alto non mi accorsi dell’uomo contro cui stavo andando a sbattere.

“Ehy” disse una voce maschile irritata, nello stesso istante in cui il mio sedere toccava terra.

“Oh cavolo, scusa! Non ti ho proprio visto” dissi mortificata tentando di non arrossire per la vergogna.

“Ti sei fatta male?” mi domandò tendendomi una mano. Non potevo vederlo bene in volto per via degli occhiali da sole e del cappello che indossava, ma accettai comunque volentieri il suo aiuto per rialzarmi da terra.

“No, non è nulla. Non ti preoccupare” risposi sorridendo un po’ impacciata, sbattendo le mani sui miei pantaloni nel tentativo di ripulirli.

“Menomale. L’unica ad aver riportato danni qui è la mia maglietta” Il suo tono era scocciato, ma cercai di non irritarmi, pensando che probabilmente al suo posto anche io avrei reagito così. Diedi uno sguardo alla sua maglia che effettivamente era messa abbastanza male. Dalla lattina che teneva in mano intuii che la macchia scura era sicuramente di Pepsi.

“Mi dispiace davvero. Se vuoi ti pago la tintoria per smacchiarla” dissi un po’ meno mortificata di prima, probabilmente per i suoi modi poco cortesi.

“Non serve, la ricomprerò” disse avvicinandosi a me.

Presa alla sprovvista da quel gesto sentii il cuore accelerare i battiti e, facendo un passo indietro, cercai di vedere con la coda dell’occhio se ci fosse qualcun altro oltre noi su quella strada, che ovviamente era molto trafficata.

-Se prova a toccarmi non vivrà un minuto in più- pensai coraggiosa, consapevole del fatto che in realtà non sarei stata capace neanche di sferrare un buon calcio.

Quando si allontanò per tornare nello stesso punto dove era stato fino a pochi secondi prima rimasi un po’ interdetta. Non mi aveva sfiorata, non aveva provato a fare nulla di strano. Avevo solo visto il suo braccio scomparire dalla mia visuale per qualche secondo e poi aveva di nuovo fatto un passo indietro.

Mi resi conto che non aveva più la lattina in mano e guardando di lato a me vidi un cestino della spazzatura.
Non voleva farmi assolutamente nulla, voleva solo buttare via la lattina. Ero proprio una stupida. Con i battiti cardiaci e la pressione tornati nella norma tentai di ricambiare il suo sorriso, ma probabilmente ne venne fuori una smorfia.

“Fa’ più attenzione magari la prossima volta” mi disse con una simpatia pungente, come se mi stesse prendendo in giro.

“Certo, ma non preoccuparti, statisticamente parlando le probabilità che mi scontri con te sono praticamente nulle” il mio tono era poco gentile, ma non mi importava. Prima mi aveva accusato di aver rovinato la sua maglia (-Cosa vera-) e poi aveva invaso il mio spazio personale (-Ma non per toccarti- pensai ancora).

“Già, ma sono una persona altruista, mi preoccupo per gli altri” disse e dopo avermi dato le spalle si allontanò.

“Ciao e buona giornata anche a te” gli urlai dietro sarcastica. Lui fece un cenno con la mano, ma continuò a camminare senza voltarsi.

“Maleducato” borbottai abbassando lo sguardo per assicurarmi di non aver perso nulla nell’impatto.

A terra c’era un bracciale. Sembrava di caucciù, ma al posto della solita placca argentata c’era un cerchio con disegnato dentro un rombo poco lineare. Era strano come bracciale, ma sicuramente l’aveva perso il ragazzo con cui mi ero scontrata poco prima, mi guardai intorno cercando di intravederlo, ma non trovandolo da nessuna parte mi misi il bracciale in tasca e decisi di tornare a casa. Come avevo detto poco prima, abitando in una grande città statisticamente parlando le probabilità di rivederlo erano davvero minime, ma se fosse accaduto glielo avrei restituito.

 
 
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Killigrew