Era un’altra notte insonne per John. Era abituato a fare le ore piccole, tra concerti e tour dormiva poco e male. Si impasticcava e continuava a fare quello che doveva fare. Ma quella notte era diverso. C’era qualcosa che non andava.
Ma cosa. Cos’era che non andava? Aveva una bella moglie e un figlio che amava più di ogni altra cosa al mondo.
Faceva parte della band più famosa del mondo, in quel periodo.
Aveva dei buoni amici.
E poi, cazzo, lui era John Lennon. Era quello del ‘Tutto andrà bene alla fine. E se non andrà bene, non è la fine. ‘
Si, è così facile sparare perle di saggezza, consolare milioni di persone con le sue canzoni e fare finta che tutto vada bene per lui.
Si, avete capito bene, perché lui faceva finta. Ma chi può giudicarlo? Un’infanzia di merda, un’adolescenza ancora peggio. E ora sì, era pieno di beni materiali, ma quello che lo faceva stare bene davvero era contabile sulle dita di una mano.  Non ne poteva più, era stanco.
Era stanco di non essere libero.
Era stanco di non fidarsi.
Ed era stanco di essere stanco, di aver perso ogni gioia di vivere.
Perché quelli che davvero credono che la vita di uno come lui sia facile, si sbagliano. Tutti hanno desiderato almeno una volta nella vita di passare un tranquillo pomeriggio al parco, di passare la sera di Natale al cinema davanti a una porzione maxi di pop corn. Tutti hanno desiderato di andare ad un concerto, e non di farne.  E tutti hanno desiderato di essere famosi, di avere fama e soldi. Ma nessuno desidera di avere una vita “normale”, negli schemi. E lui era nessuno.
Ed era tutti.
Era tutti e nessuno insieme.
 Era il bianco e il nero. E no, non era grigio. Era distinto. Era lupo e agnello. Era Lennon, ovunque, e poi a casa era John.
E io, Cynthia Powell, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di entrambe le sue personalità.  Non m'importava se aveva un'altra donna ora. Non sapeva cos'ero capace di fare. Ma presto l'avrebbe saputo.