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Autore: nightswimming    22/05/2013    6 recensioni
Un valzer.
(marriage!lock) (implied slash)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harriet Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: non sono (purtroppo) di mia proprietà. Non ci guadagno (purtroppo) (naaah, scherzo) (è bello così :D) un penny bucato. E tutto ciò è falso come l’apprezzamento di Benedict nei confronti del termine “Cumberbitches.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli occhi di John-
Incorretto: gli occhi come quelli di John, simili a quelli di John, ma non propriamente gli occhi di John. Omogenea distribuzione del fenotipo nei due fratelli.
Una sorta di graziosa ruvidezza. Espressione aperta, amichevole, forse sfacciata.
Androgina cura nel vestire.
Capelli corti, mossi, acconciatura trattata con il gel per l’occasione.
Una mano piccola dalle unghie mangiate. Ha smesso di bere: converte il bisogno nell’onicofagia.
“Tutte le belle ragazze sono già state prese.”
Sfacciataggine, decisamente.
“E’ questo il suo usuale modo di presentarsi a chi non conosce?”
Sorriso. Malizioso. Divertito. Sicuro di sé.
 “No. Sono i matrimoni, sai. Tirano fuori il peggio dalle persone.”
Sorrisi. Stranamente sinceri, stranamente rivolti a me. Apprezzamento. Forse commozione.
“Sa ballare? Non è mio desiderio espormi al ridicolo. Il partner dev’essere altezza.”
Balla con la sorella. Il migliore amico, e la sorella. Che cosa carina.
“Tesoro, la pista da ballo è la mia seconda casa. Ci ho passato tutti gli anni ottanta.”
Un sospiro – il mio. Fruscio del tight contro la sedia di plastica. Elettrostatica. Fastidiosa.
“Questo non fa ben sperare.”
Una risata. Breve, energica.
“Un gentiluomo. Proprio come John ti descrive.”
Dati non pervenuti. Ignoranza rispetto a ciò che John dice di me alla sorella.
Alzarsi. Stringere più forte quella mano, piccola e calda. Guardarla negli occhi: disturbante.
Non sono gli occhi di John. Ricordarsene.
“Comunque io sono Harriet. Harry, per gli amici.”
Camminare verso il centro della pista. Farsi strada fra i sorrisi invadenti delle coppie che ballano già. Irritante felicità diffusa.
Mary e suo padre ci fanno ciao con la mano vicino al palco dell’orchestra.
Infantili. Ridicoli. Felici.
Fastidio in gola.
“Sherlock Holmes.”
Un valzer.
“Lo so, tesoro. Ti ho detto che John mi ha parlato di te.”
Brillante: Verdi. Vago ricordo di un film visto a casa, prima che Mycroft andasse all’università.
Mia madre che riavvolge la cassetta, per guardare all’infinito la scena del ballo.
Stupida. Sentimentale.
“Vuole condurre?”
Schema dei passi apparentemente divenuto automatico. Impossibile da rimuovere.
“Vuoi scherzare? Conduce il più bravo. E tu non dici sempre di essere il più bravo?”
Un, due, tre. Un, due, tre. Un, due, tre.
Sorrisi, sorrisi, sorrisi.
Cuore, gambe, gola incomprensibilmente divenuti centri di dolore.
“Io sono il più bravo.”
Contatto visivo. Un sorriso: diverso.
Diverso da quello di John, ma- Il sorriso di John.
“Sì, non sei male. Mi guardano tutte invidiose.”
Non porta un vestito. Indossa un tailleur pantalone. Quando la faccio girare gira solo lei: niente gonna.
Strano, peculiare, visto di rado. Piacevole.
“Anche John. Lui è sempre stato un disastro a ballare.”
Non guardarlo. Fidarsi. E’ una Watson: fidarsi è semplice.
John è invidioso. Sono bravo.
Suono uno strumento. Ho il senso del ritmo.
“A proposito, mi chiedo quando avrà il coraggio di farsi avanti e invitare la sposa a-”
“Aspetta il lento. Più facile.”
Una risata. Capisce. Lei capisce. Lei lo conosce.
Buona postura. Corretta posizione delle mani. Inclinazione giusta del capo.
All’altezza.
“Lei ha fatto lezioni di danza da ragazza.”
Giravolta. Un occhiolino.
“Brillante deduzione, detective. Ma se mi dai ancora del lei ti pianto una Jimmy Choo a spillo nel piede.”
Una smorfia.
“Sono sopravvissuto a peggio.”
Silenzio. Interruzione del contatto visivo. Unghie nella mia spalla.
Capisce. Lei lo conosce.
Qualcuno fischia, un “bravi!” dalla fonte non individuabile. Pare che la coreografia soddisfi il pubblico.
“Ah, patetico.”
Cambio di argomento, cambio di mani. Si gira in senso antiorario.
“Sta facendo finta di cercare il papillon per prendere tempo.” Altra risata: affettuosa. “Anche se, non so… Magari non lo trova davvero. Ha bevuto un po’. E John sa essere così cieco a volte.”
Lei lo conosce.
Lei capisce.
La musica rallenta. Fine vicina.
“Così cieco.”
Uno sguardo triste. Uno sguardo triste rivolto verso l’alto- un metro e cinquantotto, quarantasei chili, taglia trentasei, io sono un metro e ottantotto, settancinque chili, taglia irrilevante, i miei abiti sono su misura.
Lo sguardo triste di John.
No, non di John.
“Mi dispiace, Sherlock.”
Il tempo rallenta. Il tempo del valzer. Il tempo.
Un ironico casquè per evitare di prenderla sul serio. Una sua idea.
“Non dispiacerti. Sei stata brava.”
Lei capisce.
Applausi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: il valzer è il  "Valzer brillante"  di Giuseppe Verdi, usato nel film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, che io amo amo amo. <3
La fic invece è il mio tentativo di zoom sull’infamous marriage che tutti temiamo. Sherlock è una palla di angst in tight, Harry è pucci e sensibbbile.
*cries*
Spero vi sia piaciuta. :*
   
 
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