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Autore: __lovelyrita    23/05/2013    3 recensioni
«Ho più di duemila anni, niente può ingannarmi»
«Niente, eccetto il cuore di Kol»
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Ripetimi perchè noi discendiamo da te»
Penelope se ne stava tranquillamente distesa sul divano a bere whisky, mentre tutti i presenti erano in preda a domande esistenziali.

«Sei sempre stato così capoccione Damon! Allora, te lo spiego in maniera che anche un bambino di cinque anni possa capire: io Originale, io ibrido, io strega, io origine di tutto, io vostra creatrice. Si?»

«D'accordo, si, e ora dimmi, perchè cazzo non ce lo hai mai detto?»
il tono di voce di Damon si alzò tanto da far tremare il pavimento.

«Hey non giudicarmi, le uniche persone a cui lo dissi erano affidabili e simpatiche, poi però hanno cercato di uccidermi e prendere la discendenza»

«Ti prego, dimmi che quelle persone non erano...»

«Oops»
un dolce sorriso da bambina innocente di dipinse sul volto di Penelope

«I Michaelson? Davvero? Scherzi? Beh certo, l'amore fa fare pazzie» nel tono di voce di Damon si poteva trarre un velato senso di ironia

«Già, e tu ne sai qualcosa, vero?» d'altronde se Damon era sarcastico, Penelope era sempre un passo avanti a lui

«Piacere, il mio nome è Stefan Salvatore e sono un vampiro, lei chi è?» Stefan si era intanto avvicinato alla vampira, tendendo la mano verso di lei, con un sorriso stampato in faccia

«Ma quanto sei simpatico. D'accordo» Penelope sbuffò e si tirò su, mettendosi a sedere sul divano. Tese poi la mano verso Stefan, gliela strinse e aggiunse «Piacere, il mio nome è Penelope Hunt, e sono l'abominio di Madre Natura»

Tanto tanto tempo fa.

Penelope vagava per il bosco incantato, coperta solo da alcune foglie di fico che le formavano un vestito alla meno peggio. Lunghi capelli neri che le arrivavano fin sotto l'ombelico erano ornati da una corona di fiori profumati. Era una ragazza di diciassette anni. Non aveva ne padre ne madre, come del resto tutti gli esseri che abitavano lì, erano nati tutti dal mare, dal sole, dalla pioggia, dalla rugiada. Ogni tanto incontrava qualche ninfa, qualche piccolo ometto o qualche sirena. Camminava per ore ed ore senza mai una meta, perchè sapeva già che per quanto lei avesse potuto vagare, non ci sarebbe mai stata la fine di quel bosco. Ma non era triste, affatto, anzi, quel posto era come un giardino dell'Eden popolato da esseri soprannaturali: non esistevano dolori, mali, vergogne.
Ma ecco che una mattina, Penelope fu svegliata da una brama incontrollabile, una sensazione mai provata prima. Si alzò, vide un ragazzo e subito due lunghi e appuntiti canini le spuntarono. Il ragazzo non fece in tempo a dire una sola parola che si trovò i denti aguzzi della ragazza infilati nella sua arteria carotide. Madre Natura creò il male.


-

«Quindi, duemilacento anni fa esisteva solo un infinito bosco dove Madre Natura si divertiva a creare creature magiche?»

«Esatto. Certo, non creò solo esseri soprannaturali, creò gli umani, gli animali, le piante e mazzi vari. Con il tempo scoprii che non mi aveva solo trasformata in vampiro, ma anche in licantropo e mi aveva dato i poteri di una strega. Sono l'essere supremo, immortale, l'unica persona che può uccidermi sono io stessa e bla bla bla»

«Che significa che l'unica persona che può ucciderti sei te stessa?»

«Esattamente ciò che vuole dire. La mia vita è legata ai miei poteri, per morire dovrei trasferire i miei poteri a qualcuno e così io mi spegnerei per sempre. Ma sono comunque cagionevole riguardo allo strozzalupo»

«E la verbena?»

«Da chi pensi che l'abbia imparato il trucchetto dell'assimilazione progressiva Katherine?»
Penelope sorrise con fierezza

«E fammi indovinare, il Michaelson belloccio e stronzo ti ingannò con l'amore per tirarti via i poteri e tu ci sei cascata. Mi meraviglio di te Penny, non pensavo fossi così sciocca»

«Taci Damon»

«Perciò»
interruppe Elena «i Michaelson non sono i veri Originali?»

«No, erano semplici umani. Una ricca famiglia, ma ciò che mi colpì di loro era la loro estrema simpatia. Li conobbi nel 1300 più o meno. Io trasformai solo Kol in vampiro, mentre a Niklaus donai le caratteristiche di vampiro e licantropo. Il problema fu che, dopo essersi trasformato, perse il controllo. Era euforico, pieno di se, arrogante, e così decise di diventare il capo di un infinito esercito di ibridi. Ma per farlo gli servivo io. Ovviamente mi rifiutai, non ci pensavo neanche a dargli i miei poteri e morire, lasciando il mondo in mano a quel pazzo furioso. Ma per vendetta mise tutta la sua famiglia contro di me e cercarono di uccidermi. C'erano quasi riusciti, ma io ero comunque più grande di loro di più di mille anni ed ero più forte, perciò uccisi Henrik, il loro fratellino. Da quel momento fu dichiarata guerra tra me e loro, ma continuavo a frequentare Kol di nascosto, finchè un giorno non si presentò, e neanche quello dopo, e neanche quello dopo ancora»

«Ed ecco la triste storia d'amore di Penny e il motivo per cui usò il mio stupendo corpo per sfogarsi»
disse Damon, mentre si accarezzava il petto. Penelope fece una smorfia

«Cosa? 1300? Quindi non hanno mille anni» chiese Caroline

«La fama di Niklaus lo precede. So già che si fingono millenari, ma lo fanno solo per incutere più timore. In conclusione, è vero che siete stati trasformati da Nik, ma se lui muore a voi non ve ne viene niente di male. Anzi, congratulazioni, non morirete mai finchè i miei poteri non verranno ceduti a nessuno. Ovvero, se io morissi dando i poteri a qualcun'altro, voi non morireste» una commossa tranquillità si diffuse nella stanza. Penelope si alzò in piedi «Le chiacchiere stanno a zero, si fa a modo mio. E' vero che l'unico modo di uccidere i Michaelson è la quercia bianca, ma una mano in più non fa mai male. Vi aiuterò ad ucciderli, ma toccate Kol e vi ammazzo»

«Ripeto, l'amore fa fare pazzie»
disse Damon, alzando le sopracciglia come solo lui sapeva fare

«No Damon, vedi, questa volta è diverso» Penelope si fece più vicina a Damon, azzerando sempre di più la distanza fra i loro visi «è vero che Kol è l'amore della mia vita, ma è stato un grandissimo bastardo, perciò se deciderò di ucciderlo, voi non vi dovrete intromettere, è una questione tra noi due. Sfioralo solo con un dito e giuro sul mio nome che ti stacco la testa nel giro di cinque secondi.» parlava a denti stretti e la sua voce si era fatta dura e fredda come il cemento d'inverno «Adesso, se volete scusarmi, devo andare a trovare il mio caro amante e dargli una bella lezione di vita»

«Beh buona fortuna, il signorino è molto incattivito e la visita di una vipera come te non so quanto lo possa far sentire bene»
disse Damon. Penelope si voltò e gli mandò un bacio volante che lui prese al volo e fece finta di metterlo in tasca.

Penelope captò subito la casa dei Michaelson, riusciva a riconoscere il profumo inconfondibile di Kol anche a chilometri di distanza, quel profumo che le mandò in tilt il cervello dal primo momento in cui lo sentì provenire dal collo del ragazzo, quel profumo per il quale avrebbe potuto uccidere chiunque per poterlo riavere con se.
Kol se ne stava nella sua stanza a cambiarsi. Aveva appena finito di infilarsi i pantaloni e aveva ancora la camicia sbottonata. Penelope arrivò all'uscio della porta della camera con un silenzio tombale, nessuno l'aveva scoperta. Si affacciò lentamente e lo vide.

1307

Lo vide. Appena incrociò lo sguardo di quel misterioso ragazzo, Penelope capì che quello sarebbe stato l'amore della sua vita.
Capelli castani e occhi color nocciola. Ma ciò che colpì veramente il cuore di Penelope fu il suo sorriso. Denti bianchi come perle illuminavano il cielo grigio di quel giorno d'autunno. La ragazza si trovava in Italia per una breve vacanza e qualche affare in sospeso, ma diciamo che quello non fu il momento più adatto per recarcisi, infatti era da poco scoppiata la peste nera. Vedeva gente morente ad ogni angolo della strada, i lazzaretti che pullulavano di cadaveri, si sentiva perennemente una puzza acre che invadeva l'aria e, ad ogni passo che faceva, i conati le si facevano più frequenti. Tutta quella plebe che chiedeva aiuto e si attaccava ai vestiti, era nauseante. L'unica fascia di persone ancora sane e vive era quella più ricca, e, data la bella cera del ragazzo, si doveva trattare di qualche aristocratico o ricco borghese.

«Cosa ci fa una bella donzella come lei in un posto così malandato come Milano di questi tempi?» il ragazzo parlava inglese

«E lei come fa a sapere che io...»

«Che lei è americana? Beh, diciamo che se vedo una persona che mi interessa non mi aggrada farci brutte figure»
il ragazzo afferrò con prontezza la mano della ragazza e se la avvicinò alle labbra «Il mio nome è Kol. Kol Michaelson»

«Penelope Hunt»
gli sorrise. Un sorriso provocante e malizioso. Lui lo colse e lo ricambiò

«Lei è qui perchè...?»

«Affari. E lei?»

«Io e la mia famiglia abbiamo una tenuta qui, poco fuori Milano, e venendo a conoscenza della morte dei custodi, ci siamo precipitati per dare un'occhiata alla situazione, che, devo ammettere, non è una delle migliori che io abbia mai visto. Ma lei perchè se ne va in giro tutta sola, rischiando di beccarsi questa terribile malattia?»
Kol colse Penelope impreparata, che non sapeva cosa dire

«Beh, io veramente...mi sono già ammalata ma ringraziando Dio sono guarita. Perciò ormai sono immune»

«Che disgrazia sarebbe stata perdere una bellezza come lei, oramai se ne trovano poche nel mondo»
lo sguardo ammiccante di Kol si insinuò negli occhi di Penelope, che data la terribile illuminazione causata dalle nuvole, erano di un marrone profondo. Lui le cinse la vita con il braccio e la portò via con se.


-

Penelope piombò all'entrata della stanza di Kol. Lui la vide attraverso lo specchio

«Penelope...» la sua voce era incredula ma sfacciata

«Ciao tesorino» rispose lei sorridendo. Il ragazzo non fece in tempo ad aprire bocca, che un paletto di circa mezzo metro gli trafisse il busto «Questo è per avermi lasciata» il corpo di Kol cadde in ginocchio e poi completamente steso a terra, privo di forze e conoscenza «La stronza è tornata» disse Penelope, prima di abbandonare a gran velocità la casa.
  
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