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Autore: AlexisLestrange    23/05/2013    5 recensioni
Il bambino arrossì di colpo, guardando il papà da sotto in su con i suoi occhi verdi. «Domani, alla mia scuola, facciamo una specie di spettacolo» cominciò infine, imbarazzato. John inarcò le sopracciglia, sorpreso, ma prima che potesse commentare qualcosa, Dean prese coraggio ed andò avanti in tutta fretta, come a voler sputare fuori il rospo nel minor tempo possibile. «Per il Giorno dell'Indipendenza. Ci vestiamo tutti uguali e cantiamo l'inno e alziamo la bandiera».
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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John si lasciò cadere pesantemente sul divano, chiudendo gli occhi con un sospiro di
stanchezza. Rilassò appena i muscoli della spalla e sentì la ferita nell'incavo del collo tendersi e
bruciare. Rabbrividì di dolore, sentendo la stanchezza infiltrarsi nelle sue ossa come fango.

Un bambino scivolò silenziosamente nella stanza, in un pigiama grgio che gli andava un po'
grande, e lo guardò con i suoi occhi verdi, da sotto i ciuffi di capelli biondi e scompigliati.

«Papà?»

Il suono sottile della sua voce parve riscuotere John, che riaprì gli occhi di scatto, osservando
la figurina in piedi davanti alla porte della cucina.

«Sì, Dean?»

Il bambino rimase là immobile, senza avvicinarglisi; alzò appena lo sguardo, esitando prima di
rispondere.

«Domani, alla mia scuola, facciamo una specie di spettacolo» cominciò infine, appena
imbarazzato. John inarcò le sopracciglia, sorpreso, ma prima che potesse commentare
qualcosa, Dean prese coraggio ed andò avanti in tutta fretta, come a voler sputare fuori il
rospo nel minor tempo possibile. «Per il Giorno dell'Indipendenza. Ci vestiamo tutti uguali e
cantiamo l'inno e alziamo la bandiera. Poi recitiamo una poesia sull'America. La maestra ha
detto che posso farlo anche se sono a scuola da due settimane».

«Oh, bene» fece John, senza capire. «Hai bisogno di qualcosa? Hai tutto quello che ti serve?»

Dean annuì, poi ci ripensò ed aggiunse, in un farfuglio: «Tu...» s'interruppe, dondolandosi sulla
punta dei piedi. «Tu mi vieni a vedere?»

«Cosa?»

La replica di John fu un po' troppo stupita e precipitosa, e Dean arrossì, come se avesse
appena detto qualcosa di estremamente sconveniente.

«Gli altri genitori ci vengono a vedere» si affrettò poi a spiegare il bambino, precipitosamente.
«I papà di Ryan Scott e di Emma Baker e la mamma di James Ward vengono. E la zia di Becky
Wall ha detto che poi ci porta tutti da lei per un barbecue. Tu vieni?»

Questa volta, John rimase un attimo in silenzio prima rispondere, osservando il figlioletto in
piedi a poca distanza da lui. Le sue dita minuscole stavano tormentando il bordo della manica
sformata del pigiamo, notò.

«Non lo so, Dean» mormorò poi, alla fine. «Domani mattina ho da fare quella cosa con Lenny e
non so quanto ci vorrà».

Per un attimo gli occhi verdi del bambino si riempirono di muta delusione e lui non seppe cosa
dire, le labbra semi aperte, appena tremanti, l'espressione persa. Alla fine, Dean ebbe uno
strano singulto, a metà tra un'alzata di spalle ed un singhiozzo. «Tanto era una cosa stupida»
farfugliò, per poi voltarsi e scappare nell'altra stanza, i piedi scalzi che battevano sulla ruvida
moquette.

John restò un istante interdetto, poi sospirò di nuovo, e un mormorio intriso di tristezza parve
sfuggirgli dalle labbra, come un lamento.

«Dean....»

                                                                             *

«Dean! Dove Dean?»

«Non lo so, Sammy, sta' fermo!» fece John, appena esasperato, stringendo più forte il bambino
che gli si stava arrampicando sulla schiena, come un piccolo koala dagli occhioni verdi,
scivolandogli da tutte le parti.

Si guardò intorno, facendosi largo tra la calca dei genitori, cercando di conquistare un posto
libero a sedere e allo stesso tempo di trovare la familiare zazzera bionda in mezzo ai bambini
sul palco, che tutti in cerchio attorno alla bandiera americana stavano intonando
disordinatamente l'inno nazionale.

«Ecchollo!»

L'esclamazione cantilenante di Sam lo colse di sorpresa: alzò la testa di scatto, seguendo il dito
cicciotto che il bambino stava puntando, tutto gongolante, in direzione del fratello, e
finalmente trovò Dean.

Era sulla destra del palco, circondato dai compagni di classe, uno dei quali impegnato in una
buffa imitazione di una maestra, e stava ridendo. Non sorridendo di sfuggita come quando gli
chiedeva se stava bene, non un riso leggero come quelli che lo sorprendeva a fare quand'era in
camera da solo con Sammy. Una risata fragorosa, divertita, come quelle che non sentiva da
tempo, da troppo tempo, da quando Mary...

«Ahia!»

Sam gli si era aggrappato al collo, con una scarpa proprio sulla ferita appena cicatrizzatasi
sulla spalla, spingendosi con l'altro piede in un vano tentativo di saltare più in alto. Con uno
sbuffo insieme di dolore e divertimento, lo prese in braccio e lo fece sedere a cavalluccio sulle
sue spalle. Sam emise un gridolino di soddisfazione e iniziò ad agitare le mani in direzione del
fratello.

Dean li vide. Era appena tornato a cantare insieme agli altri bambini, e non appena incrociò la
figura di Sammy sugli spalti, il viso gli si aprì in un sorriso di gioia. Poi lo sguardo gli cadde sul
volto di John, che lo guardava con un espressione vacua, assente, e arrossì di colpo. Fu come
se si fosse reso conto d'un tratto di dov'era e di cosa stava facendo, e lo trovasse
estremamente imbarazzante: smise di cantare ed incrociò le braccia davanti al petto,
assumendo quell'aria da duro che aveva sempre dipinta in volto quando era in presenza del
padre.

Fu come se d'un tratto il pavimento venisse a mancare sotto i piedi di John. Come se qualcuno
avesse rapito il bambino sorridente di un attimo prima per sostituirlo con la sua versione
troppo cresciuta, il visino corrugato in un espressione di massima noia, la bocca serrata, gli
occhi verdi che saettavano dalla maestra al padre, come per saggiarne la reazione.

«Batti! Batti!»

L'inno era finito prima ancora che se ne rendesse conto. Sammy si scostò con impazienza i
ciuffetti castani della frangetta che gli coprivano gli occhi e afferrò con le sue mani i pollici di
John, come per costringerlo con tutte le sue forze ad applaudire.

Lui si riscosse come da un sogno. Sollevò di nuovo lo sguardo verso Dean, e lasciò che sul suo
volto si allargasse un sorriso aperto, sincero, mentre batteva le mani. Alzò la mano destra in
aria, il pollice in su, gridando ed incitando il suo nome come avrebbe fatto alla partita di
football della sua squadra preferita.

Dean lo vide, spalancò gli occhi dallo stupore, poi sorrise a sua volta, il volto pallido ancora
appena arrossato, ma con nello sguardo una scintilla di orgoglio che non gli vedeva brillare da
tempo. Alzò a sua volta la mano per salutare trionfante il papà e Sammy, per poi tornare a
seguire le indicazioni della maestra con una nuova eccitazione nel viso.

John si sentì, per la prima volta da mesi, bene. Fece scendere Sammy dalle spalle e se lo
accoccolò sulle ginocchia, sentendo il bambino appoggiarglisi sul petto, un pollice in bocca e
l'altra mano affondata nei capelli del papà, e lasciò che il sorriso gli rimanesse ancora qualche
istante sul volto.

«Sono fiero di te, figliolo».


                                                                                          And the star-spangled banner in triumph shall wave
                                                                                             O'er the land of the free and the home of the brave!
   
 
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