Londra, 11/10/1892
“Caro Edgar, vi scrivo per
comunicarvi la notizia da voi tanto attesa. Il piccolo
Hans Andrew è nato proprio stamane, con grande gioia di vostra sorella Clare e
suo marito Carl. Vi prego, caro zio, di venire in visita da noi al più presto,
nostra madre sarebbe molto felice di ricevervi.
Cordiali saluti
Vostra nipote Shophie Hans”
La stanza era illuminata
dalla flebile luce di una lampada a olio, era sera e le ombre della notte si
facevano via via più scure e insidiose. Davanti
all’unica e grande finestra della stanza un uomo seduto sulla sedia appoggiato
a una scrivania in legno, reggeva fra le mani una
lettera, vecchia e mal ridotta ormai, quasi consunta dal tempo.
Poneva lo sguardo fisso sul
foglio ingiallito, gli occhi erano fermi e non vi erano battiti di ciglia. Un
vecchio stanco ormai consumato dagli anni, pupille cristalline e profonde
“reggevano” sopracciglia bianchissime dello stesso colore dei capelli, si presentava
come un albino. Il foglio che stringeva tra le dita aveva la bellezza di
diciassette anni, lo aveva sempre conservato, e ogni sera appena poteva lo
stringeva, lo contemplava e lo rileggeva. Il caro Drew Hans, come amava
chiamarlo lui, piccolo compagno di giochi e avventure ora era distante,
distante da lui e dal suo affetto. La sua partenza l’aveva quasi ucciso, gli
aveva scavato un vuoto nell’anima, ancora ora compiangeva i bei momenti passati
col nipote. Fu scosso da un tremito, che lo risvegliarono dai suoi pensieri,
qualcuno bussò. –Avanti- la voce era ferma ma
nascondeva un pizzico di insicurezza. –Buona sera signore, Miss Margareth è
qui, venuta a porvi visita come precedentemente le aveva annunciato- Edgar
abbassò lo sguardo e annuì con un cenno del capo –Bene Stephy, faccia
accomodare pure la signorina- la cameriera annui,
richiuse la porta con grazia e l’uomo ne sentì i passi allontanarsi. Ricordò di
stringere la lettera fra le dita, la chiuse e la ripose in un cassetto che poi
chiuse a chiave, accese un’altra lampada appesa a un
gancio del muro, e chiuse le imposte della grande finestra. Preparò una sedia
proprio davanti allo scrittoio e poi si sedette sulla propria, tossi per
schiarirsi la voce e poi attese. Dopo qualche secondo la porta dello studio si
aprì lentamente e fece capolino una bella donna di mezza età. Sorrise ed entrò
lentamente, chiuse la porta con grazia e si avvicinò alla sedia. Portava uno
splendido vestito a doppia gonna rosso e dorato, dei guanti neri, una collana
d’oro e i capelli raccolti in diversi nastri. Splendidi occhi verde mare e un
sorriso dalla quale traspariva gioia pura. Sedette composta. –Edgar! Quale
piacere rivederla, voi che non recate mai visita a una povera vedova!- Lui
sorrise –Avete ragione, Margareth, ma cosa volete..
Sono vecchio e non più come vent’anni fa- la donna smise di sorridere e
accigliata rispose – Oh andiamo Edgar! Cosa volete che siano cinquantasette
anni? Ne avete per lo meno altri venti davanti, non
potete abbattervi così! Cosa vi è successo? Gli anni scorsi eravate sempre a
feste e ricevimenti, odiavate stare in casa e ora? Sempre chiuso in questa
stanza come passate il tempo?- Il vecchio la fissò negli occhi – Temo, mia
cara, di non essere più quello di un tempo… Non ha più senso ora che Andrew è andato via, oggi in particolar modo non ho voglia di
uscire. E’ l’undici ottobre..- Lei cambiò
completamente espressione, acquistò un’aria compassionevole, timidamente lo
incitò- Sapete che il passato è passato, è vero oggi è l’undici, un anno esatto,
diciassette anni esatti, ma credetemi provate a ricominciare.. Io stessa
impazzirei giorno e notte qui dentro. Speravo mi accompagnaste fuori per una
passeggiata…- Edgar la guardò, poi sorrise –Per una gentil donna come voi non
posso certo rifiutare!-
Si incamminarono nel giardino
della villa, sopra un cielo colmo di stelle illuminava la via, il sentiero si
inoltrava nel bosco della grande casa, sopra di esso
la regina della notte: la luna brillava come un diamante. Margareth si strinse
le braccia e sfregò le mani dopo essersi abbottonata la giacchetta –Avete
freddo?- -Oh no! E’ così bello qua fuori..-
continuarono a camminare, erano a braccetto, quando entrarono nel bosco,
l’oscurità gli avvolse e l’uomo estrasse dalla tasta del cappotto una piccola
torcia, l’accese e la tenne alta sopra la testa con la mano sinistra.
Passeggiarono per un po’ senza rivolgersi la parola, ma poi l’anziano si fermò
indicando un piccolo gazebo –Venite, è da molto che non riposo le mie gambe
qui, entrarono e lui poggiò la lanterna su un gancio al centro della
costruzione rotonda, si sedettero e il vecchio estrasse da sotto una panca una
coperta, la sbatte violentemente fuori e poi dolcemente la posò sulla donna.
–Forse ci sarà sopra un po’ di polvere, ma resterete al caldo.- lei sorrise
–Così è perfetto, vi ringrazio.- Dopo qualche istante Edgar cominciò a
raccontare, a bassa voce – Qui venivo spesso, un tempo con mio nipote. Le sere
d’estate lo portavo qui, accendevo un fuoco e gli raccontavo storie di magia
che lui amava, a volte si spaventava e io lo facevo sedere sulle mie ginocchia
e si tranquillizzava.. era un così bravo ragazzo..
Ricordo perfettamente il primo giorno che lo vidi….