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Autore: Stria93    24/05/2013    6 recensioni
Belle smise di strofinare il prezioso candelabro e abbassò lo strofinaccio, cercando di capire da dove provenisse quel rumore.
Rumpelstiltskin alzò lo sguardo su di lei: - Quel candelabro non si pulirà con la sola forza del pensiero, dearie... - La rimproverò.
La giovane alzò una mano per farlo tacere: - No, ascoltate... -
Il Signore Oscuro rimase interdetto da quel gesto audace: nessuno aveva mai osato interromperlo o zittirlo.
Stava già per risponderle a tono e ricordare alla sua domestica di stare al suo posto, quando lo udì anche lui: un picchiettare sempre più insistente.
Belle ascoltò più attentamente che potè, finchè individuò la fonte di quel suono: si trattava di un piccolo uccello bianco, posato sul davanzale della finestra, che faceva cozzare il becco contro il vetro.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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littlebird

Da Stria93: Ciao a tutti! Ci tengo a fare una precisazione prima di lasciarvi alla lettura di questa shot. Nel commento audio di Robert Carlyle (<3) e Jane Espenson all'episodio “Skin Deep”, viene accennato a come fosse stata scritta e girata una scena, poi tagliata, in cui una colomba recapitava a Belle la notizia che gli orchi erano stati sconfitti.
Ho provato a sviluppare quel momento nella prima parte di questa ff, nella seconda invece mi sono ispirata al midquel Disney “Il mondo incantato di Belle”.
Grazie a chi leggerà e lascerà un commento. :)
Bacionissimi! <3
Stria93



Erano trascorse già tre settimane da quando Belle aveva lasciato Avonlea per seguire il Signore Oscuro al suo castello.
Non era stato facile abituarsi ad essere considerata niente più di una domestica, alle giornate di lavoro e all'isolamento; la ragazza aveva sempre vissuto in un palazzo gremito di servitori, precettori, nobili e molte altre persone che, ciascuno con la propria opera, contribuivano a mandare avanti il regno.
E poi naturalmente le mancava suo padre: Re Maurice.
Il folletto le aveva dato la sua parola che, se lei avesse accettato di vivere al Castello Oscuro per sempre, avrebbe fatto in modo di proteggere la sua famiglia, i suoi amici e il suo regno dagli orchi, che stavano decimando l'esercito che tentava, invano, di respingerli e allontanarli dai villaggi.
Naturalmente Belle sapeva che Rumpelstiltskin possedeva poteri enormi ed era praticamente in grado di fare qualsiasi cosa, ma non aveva più ricevuto notizie dai suoi cari, e la preoccupazione per la loro sorte aumentava di giorno in giorno.


Una gelida mattina d'inverno, Belle stava lucidando l'argenteria, mentre il Signore Oscuro lavorava all'arcolaio.
Entrambi svolgevano le rispettive attività in silenzio, persi ognuno nei propri pensieri; in effetti non è che i due si scambiassero poi molte parole: il folletto dava gli ordini alla ragazza o, a volte, la prendeva in giro per la sua poca attitudine ai lavori domestici, Belle, dal canto suo, cercava di passare meno tempo possibile in compagnia di Rumpelstiltskin, il quale la inquietava e la irritava parecchio, con il suo atteggiamento divertito e il tono sarcastico.
Ad un tratto si udì un lieve suono sordo, come un picchiettio.
Belle smise di strofinare il prezioso candelabro e abbassò lo strofinaccio, cercando di capire da dove provenisse quel rumore.
Rumpelstiltskin alzò lo sguardo su di lei: - Quel candelabro non si pulirà con la sola forza del pensiero, dearie... - La rimproverò.
La giovane alzò una mano per farlo tacere: - No, ascoltate... -
Il Signore Oscuro rimase interdetto da quel gesto audace: nessuno aveva mai osato interromperlo o zittirlo.
Stava già per risponderle a tono e ricordare alla sua domestica di stare al suo posto, quando lo udì anche lui: un picchiettare sempre più insistente.
Belle ascoltò più attentamente che potè, finchè individuò la fonte di quel suono: si trattava di un piccolo uccello bianco, posato sul davanzale della finestra, che faceva cozzare il becco contro il vetro.
La ragazza si precipitò ad aprirla, prendendo tra le mani l'uccellino, e avvolgendolo nel grembiule per scaldarlo e togliergli di dosso la neve.
Rumpelstiltskin seguiva ogni suo movimento, senza dire nulla.
Belle non si meravigliò del fatto che non avesse individuato immediatamente l'animale: si trattava infatti di una colomba, facilmente confondibile nel paesaggio innevato.
Sembrava in buone condizioni, nonostante il freddo.
La giovane sorrise e accarezzò il piumaggio morbido della piccola testa; ad un tratto però, si accorse che alla zampa destra della bestiola era legato un minuscolo rotolo di pergamena.
Con curiosità, la ragazza lo sfilò delicatamente e lo aprì.
Si trattava di poche righe, vergate in una calligrafia elegante e precisa, che a Belle risultò decisamente famigliare:


Mia cara figlia,
non riesco a darmi pace per averti permesso di seguire quel mostro alla sua dimora.
Io e il giovane Gaston siamo sopraffatti dal dolore e dalla pena.
Posso solo farti sapere che la guerra è vinta: gli orchi sono stati sconfitti e Avonlea è salva; a quanto pare quel demone ha tenuto fede all'accordo.
Mi manchi da morire tesoro, ti voglio bene.
Tuo padre, Re Maurice.


Belle finì di leggere la lettera, mentre una lacrima le solcava una guancia.
Strinse la pergamena al petto, come se fosse il tesoro più prezioso del mondo e sorrise: il suo popolo era salvo.
Rumpelstiltskin la osservò per qualche minuto, irritato dal fatto che la giovane sembrava essersi completamente dimenticata della sua presenza, poi si schiarì sonoramente la voce.
La ragazza si riscosse e si voltò verso di lui: - Ci siete riuscito. Avete davvero salvato il mio popolo e scacciato gli orchi. - Disse, quasi con stupore.
L'irritazione del folletto aumentò: - Tsk...ne dubitavi, dearie? Ti avevo dato la mia parola, e io onoro sempre i miei accordi. O credevi forse che non sarei stato in grado di sconfiggere una marmaglia di stupidi orchi? -
Belle arrossì lievemente: - Oh, no...no, affatto...è solo che...grazie. -
Fu il turno di Rumpelstiltskin ad essere sorpreso: quella ragazza lo stava ringraziando, lo stava ringraziando dopo che l'aveva chiesta come compenso per salvare il suo regno, costringendola a diventare la sua domestica.
Un risatina isterica risuonò per tutta la stanza: - Non ringraziarmi, dearie. Avevamo un accordo, io mi sono solo limitato a rispettare la mia parte, non è certo stato un atto di gentilezza! -
Belle abbassò lo sguardo e si morse il labbro: certo, come aveva potuto pensare che quel folletto avesse davvero a cuore il destino della sua gente?
- Vuoi restare lì ferma tutta la giornata, dearie? -
Lei scosse la testa, s'infilò la lettera nella tasca del grembiule e riprese a lucidare il candelabro, mentre la colomba tubava dolcemente sul tavolo.
Ad un tratto il Signore Oscuro schioccò le dita, e la povera bestiola si ritrovò prigioniera in una gabbia dorata.
Rumpelstiltskin ghignò, soddisfatto.
- Cosa fate?! - Esclamò Belle, indignata.
- Non lo vedi, dearie? Ho fatto in modo che non possa scappare. Mi piace il suo canto, e intendo tenerla qui per sempre. -
- Voi...voi siete senza cuore! - Disse Belle, con le lacrime agli occhi.
Lui sorrise: - Oh, io ce l'ho un cuore, dearie, ma è oscuro. Molto oscuro. -


Dieci minuti dopo, il Signore Oscuro aveva ripreso a filare, mentre la ragazza strofinava con rabbia i preziosi candelabri.
Lui avvertiva le occhiatacce che i suoi occhi azzurri gli lanciavano di tanto in tanto, come a volerlo fulminare, ma rimase impassibile, anzi era quasi divertito da quell'atteggiamento.
Nel frattempo, la colomba taceva e se ne stava immobile in un angolo della gabbia, con la testina chinata.
A un certo punto il folletto sbuffò e si avvicinò: - E ora che ti prende, dearie? Perchè non fai sentire più la tua bella vocina? -
- Perchè è in gabbia. - Rispose prontamente Belle, in tono freddo.
Rumpelstiltskin alzò lo sguardo su di lei: - Cosa? -
La ragazza lo guardò con astio: - è infelice. Non canterà mai fin quando la terrete prigioniera. -
Lui osservò per qualche minuto il suo sguardo severo e astioso, velato però da un'ombra di tristezza; sul suo viso si potevano scorgere i segni lasciati da alcune lacrime di rabbia, versate in silenzio.
Per un momento si sentì trafitto da quelle iridi celesti così pure e innocenti, nelle quali leggeva tutto il suo rimprovero, si sentì scoperto e senza disarmato: una sensazione che lo metteva parecchio a disagio.
Molto lentamente, si voltò a guardare l'animaletto con espressione concentrata; quasi si stesse sincerando della verità delle parole di Belle: in effetti, la bestiola aveva davvero l'aria triste.
Infine sospirò e, con un gesto secco, fece scomparire la prigione dorata.
La colomba mosse il piccolo collo a destra e a sinistra, spaesata.
- Sei libera dearie, su va'....prima che cambi idea. -
L'uccellino spiccò il volo e uscì dalla finestra, mentre il folletto e la giovane lo guardarono scomparire nel cielo invernale.
Belle sorrise lievemente: - Avete fatto la cosa giusta. -
Fece per tornare al lavoro, quando udì la voce bassa di Rumpelstiltskin alle sue spalle: - Anche tu sei infelice qui con me, dearie? -
Lei si bloccò, colpita da quella domanda inaspettata, pronunciata senza la solita vena ironica e cantilenante; cercò di pensare ad una risposta adatta e alla fine sospirò: - Non posso dire che la mia famiglia non mi manchi molto, ma ho scelto io di venire con voi, e ora che avete mantenuto la vostra parte dell'accordo non ho intenzione di tirarmi indietro: anch'io onoro sempre la parola data, sapete. -
Il Signore Oscuro fissò intensamente le sue iridi azzurre, che in quel momento gli parvero quasi trasparenti, come se potesse scrutare nell'anima di lei, cogliendo ogni suo pensiero e sentimento, incluse la malinconia e la nostalgia di casa.
Quello sgradevole senso di disagio tornò a serpeggiare dentro di lui, così riprese a lavorare, senza aggiungere parola.
Belle fece altrettanto, mentre nella sua testa vorticava una miriade di domande: il Signore Oscuro si era davvero preoccupato di chiederle della sua felicità? Possibile che, in fondo, tenesse a lei più di quanto volesse far credere?
Ripensò al momento in cui aveva liberato la colomba dalla gabbia: forse, dopotutto, anche il temuto Rumpelstiltskin aveva un cuore, che non era poi così oscuro come tutti pensavano.
Sorrise tra sé e riprese a lucidare l'argenteria, ignara dello sguardo del folletto su di sè.


  
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