Da Stria93: Ciao
a tutti! Ci tengo a fare una precisazione prima di lasciarvi alla
lettura di questa shot. Nel commento audio di Robert Carlyle (<3)
e Jane Espenson all'episodio “Skin Deep”, viene accennato a come
fosse stata scritta e girata una scena, poi tagliata, in cui una
colomba recapitava a Belle la notizia che gli orchi erano stati
sconfitti.
Ho provato a
sviluppare quel momento nella prima parte di questa ff, nella seconda
invece mi sono ispirata al midquel Disney “Il mondo incantato di
Belle”.
Grazie a chi
leggerà e lascerà un commento. :)
Bacionissimi! <3
Stria93
Erano trascorse già tre settimane da
quando Belle aveva lasciato Avonlea per seguire il Signore Oscuro al
suo castello.
Non era stato facile abituarsi ad
essere considerata niente più di una domestica, alle giornate di
lavoro e all'isolamento; la ragazza aveva sempre vissuto in un
palazzo gremito di servitori, precettori, nobili e molte altre
persone che, ciascuno con la propria opera, contribuivano a mandare
avanti il regno.
E poi naturalmente le mancava suo
padre: Re Maurice.
Il folletto le aveva dato la sua parola
che, se lei avesse accettato di vivere al Castello Oscuro per sempre,
avrebbe fatto in modo di proteggere la sua famiglia, i suoi amici e
il suo regno dagli orchi, che stavano decimando l'esercito che
tentava, invano, di respingerli e allontanarli dai villaggi.
Naturalmente Belle sapeva che
Rumpelstiltskin possedeva poteri enormi ed era praticamente in grado
di fare qualsiasi cosa, ma non aveva più ricevuto notizie dai suoi
cari, e la preoccupazione per la loro sorte aumentava di giorno in
giorno.
Una gelida mattina d'inverno, Belle
stava lucidando l'argenteria, mentre il Signore Oscuro lavorava
all'arcolaio.
Entrambi svolgevano le rispettive
attività in silenzio, persi ognuno nei propri pensieri; in effetti
non è che i due si scambiassero poi molte parole: il folletto dava
gli ordini alla ragazza o, a volte, la prendeva in giro per la sua
poca attitudine ai lavori domestici, Belle, dal canto suo, cercava di
passare meno tempo possibile in compagnia di Rumpelstiltskin, il
quale la inquietava e la irritava parecchio, con il suo atteggiamento
divertito e il tono sarcastico.
Ad un tratto si udì un lieve suono
sordo, come un picchiettio.
Belle smise di strofinare il prezioso
candelabro e abbassò lo strofinaccio, cercando di capire da dove
provenisse quel rumore.
Rumpelstiltskin alzò lo sguardo su di
lei: - Quel candelabro non si pulirà con la sola forza del pensiero,
dearie... - La rimproverò.
La giovane alzò una mano per farlo
tacere: - No, ascoltate... -
Il Signore Oscuro rimase interdetto da
quel gesto audace: nessuno aveva mai osato interromperlo o zittirlo.
Stava già per risponderle a tono e
ricordare alla sua domestica di stare al suo posto, quando lo udì
anche lui: un picchiettare sempre più insistente.
Belle ascoltò più attentamente che
potè, finchè individuò la fonte di quel suono: si trattava di un
piccolo uccello bianco, posato sul davanzale della finestra, che
faceva cozzare il becco contro il vetro.
La ragazza si precipitò ad aprirla,
prendendo tra le mani l'uccellino, e avvolgendolo nel grembiule per
scaldarlo e togliergli di dosso la neve.
Rumpelstiltskin seguiva ogni suo
movimento, senza dire nulla.
Belle non si meravigliò del fatto che
non avesse individuato immediatamente l'animale: si trattava infatti
di una colomba, facilmente confondibile nel paesaggio innevato.
Sembrava in buone condizioni,
nonostante il freddo.
La giovane sorrise e accarezzò il
piumaggio morbido della piccola testa; ad un tratto però, si accorse
che alla zampa destra della bestiola era legato un minuscolo rotolo
di pergamena.
Con curiosità, la ragazza lo sfilò
delicatamente e lo aprì.
Si trattava di poche righe, vergate in
una calligrafia elegante e precisa, che a Belle risultò decisamente
famigliare:
Mia cara figlia,
non riesco a darmi pace per averti
permesso di seguire quel mostro alla sua dimora.
Io e il giovane Gaston siamo
sopraffatti dal dolore e dalla pena.
Posso solo farti sapere che la
guerra è vinta: gli orchi sono stati sconfitti e Avonlea è salva; a
quanto pare quel demone ha tenuto fede all'accordo.
Mi manchi da morire tesoro, ti
voglio bene.
Tuo padre, Re Maurice.
Belle finì di leggere la lettera,
mentre una lacrima le solcava una guancia.
Strinse la pergamena al petto, come se
fosse il tesoro più prezioso del mondo e sorrise: il suo popolo era
salvo.
Rumpelstiltskin la osservò per qualche
minuto, irritato dal fatto che la giovane sembrava essersi
completamente dimenticata della sua presenza, poi si schiarì
sonoramente la voce.
La ragazza si riscosse e si voltò
verso di lui: - Ci siete riuscito. Avete davvero salvato il mio
popolo e scacciato gli orchi. - Disse, quasi con stupore.
L'irritazione del folletto aumentò: -
Tsk...ne dubitavi, dearie? Ti avevo dato la mia parola, e io onoro
sempre i miei accordi. O credevi forse che non sarei stato in grado
di sconfiggere una marmaglia di stupidi orchi? -
Belle arrossì lievemente: - Oh,
no...no, affatto...è solo che...grazie. -
Fu il turno di Rumpelstiltskin ad
essere sorpreso: quella ragazza lo stava ringraziando, lo stava
ringraziando dopo che l'aveva chiesta come compenso per salvare il
suo regno, costringendola a diventare la sua domestica.
Un risatina isterica risuonò per tutta
la stanza: - Non ringraziarmi, dearie. Avevamo un accordo, io mi sono
solo limitato a rispettare la mia parte, non è certo stato un atto
di gentilezza! -
Belle abbassò lo sguardo e si morse il
labbro: certo, come aveva potuto pensare che quel folletto avesse
davvero a cuore il destino della sua gente?
- Vuoi restare lì ferma tutta la
giornata, dearie? -
Lei scosse la testa, s'infilò la
lettera nella tasca del grembiule e riprese a lucidare il candelabro,
mentre la colomba tubava dolcemente sul tavolo.
Ad un tratto il Signore Oscuro schioccò
le dita, e la povera bestiola si ritrovò prigioniera in una gabbia
dorata.
Rumpelstiltskin ghignò, soddisfatto.
- Cosa fate?! - Esclamò Belle,
indignata.
- Non lo vedi, dearie? Ho fatto in modo
che non possa scappare. Mi piace il suo canto, e intendo tenerla qui
per sempre. -
- Voi...voi siete senza cuore! - Disse
Belle, con le lacrime agli occhi.
Lui sorrise: - Oh, io ce l'ho un cuore,
dearie, ma è oscuro. Molto oscuro. -
Dieci minuti dopo, il Signore Oscuro
aveva ripreso a filare, mentre la ragazza strofinava con rabbia i
preziosi candelabri.
Lui avvertiva le occhiatacce che i suoi
occhi azzurri gli lanciavano di tanto in tanto, come a volerlo
fulminare, ma rimase impassibile, anzi era quasi divertito da
quell'atteggiamento.
Nel frattempo, la colomba taceva e se
ne stava immobile in un angolo della gabbia, con la testina chinata.
A un certo punto il folletto sbuffò e
si avvicinò: - E ora che ti prende, dearie? Perchè non fai sentire
più la tua bella vocina? -
- Perchè è in gabbia. - Rispose
prontamente Belle, in tono freddo.
Rumpelstiltskin alzò lo sguardo su di
lei: - Cosa? -
La ragazza lo guardò con astio: - è
infelice. Non canterà mai fin quando la terrete prigioniera. -
Lui osservò per qualche minuto il suo
sguardo severo e astioso, velato però da un'ombra di tristezza; sul
suo viso si potevano scorgere i segni lasciati da alcune lacrime
di rabbia, versate in silenzio.
Per un momento si sentì trafitto da
quelle iridi celesti così pure e innocenti, nelle quali leggeva
tutto il suo rimprovero, si sentì scoperto e senza disarmato: una
sensazione che lo metteva parecchio a disagio.
Molto lentamente, si voltò a guardare
l'animaletto con espressione concentrata; quasi si stesse sincerando
della verità delle parole di Belle: in effetti, la bestiola aveva
davvero l'aria triste.
Infine sospirò e, con un gesto secco,
fece scomparire la prigione dorata.
La colomba mosse il piccolo collo a
destra e a sinistra, spaesata.
- Sei libera dearie, su va'....prima
che cambi idea. -
L'uccellino spiccò il volo e uscì
dalla finestra, mentre il folletto e la giovane lo guardarono
scomparire nel cielo invernale.
Belle sorrise lievemente: - Avete fatto
la cosa giusta. -
Fece per tornare al lavoro, quando udì
la voce bassa di Rumpelstiltskin alle sue spalle: - Anche tu sei
infelice qui con me, dearie? -
Lei si bloccò, colpita da quella
domanda inaspettata, pronunciata senza la solita vena ironica e
cantilenante; cercò di pensare ad una risposta adatta e alla fine
sospirò: - Non posso dire che la mia famiglia non mi manchi molto,
ma ho scelto io di venire con voi, e ora che avete mantenuto la
vostra parte dell'accordo non ho intenzione di tirarmi indietro:
anch'io onoro sempre la parola data, sapete. -
Il Signore Oscuro fissò intensamente
le sue iridi azzurre, che in quel momento gli parvero quasi
trasparenti, come se potesse scrutare nell'anima di lei, cogliendo
ogni suo pensiero e sentimento, incluse la malinconia e la nostalgia
di casa.
Quello sgradevole senso di disagio
tornò a serpeggiare dentro di lui, così riprese a lavorare, senza
aggiungere parola.
Belle fece altrettanto, mentre nella
sua testa vorticava una miriade di domande: il Signore Oscuro si era
davvero preoccupato di chiederle della sua felicità? Possibile che,
in fondo, tenesse a lei più di quanto volesse far credere?
Ripensò al momento in cui aveva
liberato la colomba dalla gabbia: forse, dopotutto, anche il temuto
Rumpelstiltskin aveva un cuore, che non era poi così oscuro come
tutti pensavano.
Sorrise tra sé e riprese a lucidare
l'argenteria, ignara dello sguardo del folletto su di sè.