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Autore: elvi92    24/05/2013    2 recensioni
Una  lettera scritta ad un'amica per poter dar voce a parole
che ancora le bruciavano in gola e che mai sarebbero riuscite ad
uscire. Il racconto di un amore costretto, di una vita rubata, di una
telefonata, di un fuoco ardente, ma effimero. Il tutto sullo sfondo della
grande e maestosa capitale inglese, Londra.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ciao a tutti! Mi rimetto timidamente in gioco con questa nuova storia, sperando che possa destare il vostro interesse. Come già dice il titolo, è una lettera scritta da Bulma alla sua amica Chichi, lettera che verrà divisa in vari capitoli. Questo è soltanto un capitolo introduttivo, più che altro una premessa, per comprendere l'inizio della storia. Senza rubarvi altro tempo, vi lascio alla lettura.

Cara Chichi,

so che troverai strano ricevere da me una lettera, ma non sapevo in che altro modo contattarti per spiegarti tutto. Non sarebbe stato lo stesso dirtelo per telefono, non credo sarei riuscita a parlare. Figuriamoci, poi, farlo di persona. Così ho pensato che scrivere, oltre a darmi la possibilità di informarti di ogni cosa, mi avrebbe al contempo permesso di sfogarmi. Sì, amica mia, ho bisogno di sfogarmi, ma senza divagare troppo e senza darti inutili preoccupazioni arriverò subito al punto.
Io e Yamcha abbiamo deciso di sposarci, il 3 aprile dell’anno prossimo, così colgo l’occasione per invitare te e la tua famiglia al matrimonio. Non sarà una cerimonia sfarzosa, solo poche, intime persone alla Capsule Corporation. E, per favore, non sforzarti per cercare un regalo di nozze, sarà più che sufficiente la vostra presenza, anche perché, a mio parere, non ci sarà proprio nulla da festeggiare quel giorno. Non preoccuparti se sei perplessa e non capisci di cosa io stia parlando, ti spiegherò tutto a breve.
Da dove cominciare? 
Come sai io e Yamcha siamo fidanzati da molti anni. Io ero giovanissima, quando iniziò la nostra storia, ed ero felice ed innamorata. Ma si sa, quando le relazioni iniziano così precocemente son fuochi di paglia, si spengono in un soffio.
Ti voglio rinfrescare la memoria, un po’ perché è passato molto tempo, un po’ perché voglio essere sicura che tu abbia chiari tutti i passaggi di quest’assurda storia che sto per raccontarti.
Circa sei mesi dopo l’inizio della nostra storia, Yamcha strinse rapporti con la mia famiglia. A mio padre premeva che lui trovasse un buon lavoro, per un nostro prospero futuro, e quale impiego migliore di uno alla Capsule Corporation? Gli affari sarebbero rimasti in famiglia e, chissà, con un po’ di impegno, magari anche il mio ragazzo sarebbe potuto diventare un ricco scienziato e portare avanti il lavoro di mio padre. Così Yamcha si trasferì a casa mia ed iniziò la nostra convivenza. Tutto andava per il verso giusto, mentre gli anni passavano. Sei lunghi anni apparentemente perfetti. Per tutti tranne che per me.
Crescendo si cambia, si matura, ed i sentimenti ,inevitabilmente, cambiano anche loro con te. Io non provavo più nulla per lui se non un forte sentimento d’affetto ed ero rinchiusa ogni giorno di più nel tedio della cupa quotidianità, imprigionata in un amore fasullo a cui, però, non potevo mettere fine.
Era andato tutto troppo oltre, si parlava di matrimonio, di progetti futuri, c’erano troppi affari in ballo fra lui e mio padre. Per questo mi sono ingenuamente lasciata sopraffare dal trascorrere inesorabile delle giornate senza proferire parola su ciò che realmente provavo. Nessuno conosceva i miei veri sentimenti, nessuno sapeva che di notte mi rifugiavo nei libri, in lunghi romanzi d’amore, invidiando i personaggi che avevano il coraggio di inseguire i propri sogni e di essere protagonisti della propria vita.

Se lui m’avesse lasciata sarebbe stato tutto diverso, non avrei avuto un peso così gravoso da sopportare perché sarei stata libera da ogni colpa. Ma, pur essendo fredda come il ghiaccio nei suoi confronti, pur non rivolgendogli altro che finti sorrisi, pur ponendomi da lui lontana anni luce, non lo ha mai nemmeno sfiorato il pensiero di poter mettere fine alla nostra storia. Per lui era sempre tutto meraviglioso, sembrava vivere in un mondo parallelo, ovattato e inquietantemente senza difetti. Anzi, se possibile, quando lo allontanavo sembrava essere molto più premuroso e caloroso verso di me. Era anche questo che mi impediva di metterci un punto, il fatto che lui con me fosse maledettamente corretto. Non mi ha mai toccata con un dito, né mi ha mai fatto alcuna richiesta. Era sempre molto dolce e mi riempiva di attenzioni.
O aveva troppo rispetto per me, oppure era un modo per tenersi stretto mio padre. Oppure entrambe le cose.
Scusa, faccio spesso di questi pensieri un po’ maligni. E' per non pensarlo così superbamente perfetto e per non sembrare così dannatamente bastarda. Sta di fatto che gli ho sempre negato ogni tipo di intimità, ogni amorevole gesto, ogni segno che potesse farlo illudere che da parte mia ci fosse ancora amore, ma niente. Tentativi vani.  Così mi arresi e lasciai che le cose andassero come dovevano andare. Sembrava tutto già scritto da qualche parte, magari in qualche capitolo dell’Inferno. Ed io non riuscivo proprio a fare niente per cambiare anche solo una lettera di quel lungo, infinito capitolo.
Perché doveva succedere proprio a me? Perché dovevo essere paralizzata lì, incatenata senza alcuna via di scampo, quando avrei potuto vivere una vita diversa? Una vita mia? Forse la colpa era soltanto mia, che semplicemente non ho mai avuto il coraggio di parlare a nessuno di ciò che sentivo.
Magari, se avessi trovato la forza di parlargli, avrebbe lo stesso continuato a vivere con noi e a lavorare con mio padre, i loro affari sarebbero continuati ed io avrei potuto guardare altrove a cuor sereno. Magari Yamcha non avrebbe sofferto come mi aspettavo, magari mi avrebbe detto che provava lo stesso anche lui. Ma ogni volta che mi guardava, con quegli occhi luccicanti e innamorati, sentivo una morsa al cuore, perché a lasciarlo sarei stata davvero una bastarda.  Forse mi sono soffermata troppo sui miei ripensamenti e sui miei sensi di colpa, ma dovevo farti assolutamente capire il perché della mia eterna indecisione.

  
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