Bulla

Com’è strana ch’è la vita
Come sabbia che scivola tra le dita
Sabbia di bianca spiaggia lontana
Dove morire è una cosa vana
Ma qui è solo una soluzione
A tanto, troppo dolore

C’era una volta, indietro nel tempo
Una dama dal grande lamento
Entrò nell’acqua, nell’acqua scura
Non la si vide mai più in pianura

C’era una volta, un po’ più avanti
Una lady dai lunghi pianti
Cadde dall’alto del suo castello
Non si udì più il suo canto bello

C’era una volta, l’ultima ancora
Una bella regina sola
Chiusa in stanza, piena di fumo
Non si sentì più il suo dolce profumo

E ora proprio, tu me lo chiedi
«Perché solo morte tu vedi?»
Forse soltanto per ricordare
Ciò che ha una fine deve iniziare
E ciò che inizia poi finirà
Perché ogni medaglia due facce ha

Compito per casa: scrivete una poesia.
Può essere in rima o no, con metrica o versi liberi.

Questa poesiola nasce grazie alla mia prof di italiano ed al suo compito per casa di poesia.
Sono 24 versi raccolti in 5 strofe, la prima e l’ultima sestine e le altre quartine.
Sono, come si nota, senza metrica e a rima baciata, a parte alcuni versi che rimano per assonanza.
Il titolo, “Bulla”, significa “Medaglia” in latino.

Nota per la comprensione.
Dato che le prime tre persone a cui l’ho fatta leggere mi hanno detto «Bella, ma di che parla?», chiarisco subito la faccenda.
Sono tre suicidi.
Tutti al femminile.
Ok?
Se vi state chiedendo se per caso in questo periodo sono depressa, visto ciò che scrivo, la mia risposta è SI’!
Perché ho la scuola, perché mi devo alzare presto, perché fra poco è il mio compleanno e sono ancora single.
Fate la somma di queste belle cosucce e capirete come mi sento.
SE non volete peggiorare la situazione, vi prego, lasciatemi un commentino.
Anche con su scritto che dovrei darmi all’ippica.
Mi va bene qualsiasi cosa.
Però scrivetelo.

Minerva Bellatrix