Delilah prese l’ultimo maglioncino dall’armadio e lo mise nella valigia. Finalmente, dopo ore ed ore, aveva finito, poteva chiuderla. Ma c’era qualcosa che la bloccava, non riusciva a pensare di aver veramente finito. Qualcosa in lei le diceva che quello che stava facendo era un errore, aver accettato quella situazione era un errore, essere perfino lì in quel momento era un errore. Pensava a quanto era più facile prima, quando abitava a chilometri di distanza da lì, quando c’erano solo lei, sua madre ed i rumori di Chicago. Quella che stava vivendo non era la sua vita; era stata sballottata lì ingiustamente contro il suo volere, convinta che fosse la cosa migliore per sua madre, ma allo stesso tempo la cosa peggiore per lei. Ma non poteva dire no, lei non diceva mai di no, era la ragazza fresca, disponibile, dal bel sorriso sempre stampato in volto, la ragazza che diceva sempre “Si”. Quanto avrebbe voluto essere una persona diversa, quanto avrebbe voluto opporsi a quello che le stava succedendo, quanto avrebbe voluto tornare indietro di qualche mese, cancellare quella serie di avvenimenti che avevano cambiato la sua vita per sempre. Si guardò intorno. La spoglia stanza in cui si trovava era la stanza degli ospiti della casa di Cole, il fidanzato di sua madre. Delilah aveva passato lì la maggior parte dell’estate, aveva cercato di renderla un po’ più accogliente, ma con scarsi risultati. A parte il letto, nella stanza vi era un semplice armadio in legno, un tavolo, una sedia e nulla di più. L’unico motivo per essere felice della propria partenza era quello che almeno avrebbe lasciato quella stanza, la prigione che l’aveva ospitata. L’indomani la sua casa sarebbe stata un’altra, un posto di cui Delilah non conosceva quasi nulla. Stava andando incontro all’ignoto e questo le faceva paura. Non era a suo agio quando non sapeva cosa l’aspettava.
- Non credo che la valigia si chiuderà da sola – disse una voce dolce, sua madre stava facendo capolino dalla porta.
- Che c’è? – le chiese la madre entrando del tutto nella stanza; indossava un lungo abito leggero e bianco, che la rendeva ancora più solare di quanto già non fosse.
- Non lo so – rispose Delilah, guardandola dispiaciuta – non riesco a chiudere la valigia.
- Lo capisco, è un grande cambiamento per te. Tutto questo lo è.– Delilah annuì e la madre le accarezzò il volto – Mi dispiace che tu stia male.
- Mamma, io non sto ma..
- Non mentirmi – le disse la madre – lo vedo nel tuo volto. Hey, so che le cose ora sembrano così difficili, ma vedrai che tutto diventerà più semplice. Domani andrai in quella scuola e vedrai che tra qualche settimana sarai felice, ti sarai fatta dei nuovi amici. E poi conosci già David e Brody!
- Si, come no – sbuffò Delilah.
- Sono due ragazzi molto simpatici – li difese la madre.
- Certo, se solo mi avessero rivolto la parola..
- Forse neanche tu sei stata molto disponibile a parlare con loro.
- Forse – ammise Delilah, per chiudere la conversazione.
- Allora, sei pronta ? – le chiese la madre, indicando la valigia.
- Si.