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Autore: MissBethCriss    25/05/2013    1 recensioni
In the lovely Lan of Courage presents: The sky in your eyes.
----TRATTO DAL CAPITOLO----
Nella terra del Coraggio tutto è possibile, nulla non è normale, tutto è diverso e tutto è perfettamente imperfetto. Nella terra del Coraggio due principi possono amare e avere il loro lieto fine. Perché nella terra del Coraggio tutto ciò di cui hai bisogno è l’Amore e con quella dalla tua parte puoi fare tutto. . .
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*NdA vi consiglio di leggere prima questa, visto che è il sequel, ci sentiamo alla fine. Buona lettura.*

The sky in your eyes.

 

 “Blackbird singing in the dead of night.

Take these broken wings and learn to fly.

All your life.

You were only waiting for this moment to arise.”

 

Alcune volte la vita sembra che scorra lentamente, che ti enfatizza le difficoltà e arrivi ad un certo punto dove i ricordi pian piano scompaiono lasciandoti dentro un vuoto che non sai spiegarti. Ma questo non valeva per Blaine e Kurt, per loro la vita è passata fin troppo velocemente.

«Non parte per il college domani vero?»

Era la millesima volta che entrambi lo dicevano e nessuno dei due rispondeva all’altro, si guardavo con lo sguardo di chi non vuole ammettere l’arrivo di una nuova realtà che non sono pronti a vivere.

«La nostra bambina.»

Ecco. La frase che ormai era diventata il mantra di Blaine. Insieme a-

«Io lo sapevo che prima o poi quel Moore mi avrebbe rubato la mia bambina.»

«Blaine per favore.»

«È da quando ha otto anni che cerca un modo per farlo!»

Un padre geloso quando inizia è la fine e Kurt andando avanti con gli anni ormai era diventato un esperto di certi comportamenti e c’era un solo modo per mettere fuori gioco un Blaine geloso: un bacio. A distanza di anni quel piccolo gesto ancora non aveva perso il suo effetto. Anche un’altra cosa a distanza di anni non era cambiata..

«Papà? Daddy? Ho bisogno di- MA DAI STACCATEVI UN PO’! Respirate ogni tanto voi?»

«Roxanne Elizabeth Anderson-Hummel mi pare che ti abbiamo insegnato a bussare.»

«Papà io l’ho fatto siete voi che non mi avete sentita.»

«Che ti serve?»

«Scatole. Devo finire di impacchettare le mie ultime cose. Dove le posso trovare?»

«Prova in soffitta, quando ci siamo trasferiti in questa casa le abbiamo messe lì.»

«Grazie.»

La soffitta era uno di quei posti pieno di oggetti di ogni tipo e la maggior parte erano dimenticati. Pezzi di una vita passata. Kurt ha sempre voluto sistemarla, metterci un po’ di ordine, ma non ha mai trovato il tempo. Conciliare gli orari di una famiglia con il lavoro non è mai facile e quindi la storia in quella soffitta è andata ad accumularsi con lo scorrere del tempo. Ci potevi trovare i vecchi abiti della madre di Kurt conservati in un piccolo baule di stampo vittoriano, vecchi dischi in vinile di Blaine, all’inizio quando erano fidanzati gli piaceva passare dei pomeriggi perdendosi in quei dischi dal sapore antico però poi hanno preferito perdersi nella melodia che solo Blaine sapeva suonare. C’erano anche vecchi giochi dei loro piccoli, i loro passatempo preferiti. Non gli piaceva andare in soffitta perché non gli piaceva contare il tempo vissuto e in quel posto ogni angolo diceva: guarda come ERAVATE felici. Però in quella famiglia bastava guardarsi negli occhi per capire che non avevano bisogno di un covo di ricordi per esserlo, avevano loro stessi e cosa ci potrebbe essere di meglio?

Gli scatoloni vuoti stavano in un angolo buio di quel posto magico. Quando Roxie ne prese uno notò che era più pesante rispetto gli altri e questo la incuriosì parecchio. Aprì la piccola finestra che dava sul giardino e fece entrare la fresca aria di inizio settembre e si mise a sedere vicino al baule della nonna. L’aprì con cura perché non voleva che si rovinasse il contenuto e quando scorse il primo dettaglio i suoi occhi si illuminarono di una luce strana, una luce che apparteneva al suo io da bambina. Lo prese fra le mani con ancora più cura e ci soffio delicatamente sopra. I caratteri dorati brillarono fieramente sotto la luce di quel sole debole e si poteva leggere: In the Lovely Land of Courage.

«Papààà! Dadddyyy! Venite presto! Non ci crederete mai!»

Sia i due papà che Rick si precipitarono in soffitta cosa mai poteva aver trovato per scaturire questa reazione? I primi ad entrare furono Kurt e Blaine ed entrambi si fermarono sulla soglia persi nell’ammirare la loro Roxie  e per un attimo sovrapposero l’immagine della loro bimba con quella della bellissima donna che avevano di fronte. Si ricordarono della prima volta che le raccontarono la loro storia, di come i suoi occhietti verdi brillavano ad ogni nuova sfaccettatura della loro vita, di ogni sospiro trattenuto per non rovinare l’atmosfera magica che avevano creato. In quel libro c’era ogni particolare della loro vita fino al trasferimento perché non lo trovarono più, perciò da quel giorno in poi ogni loro ricordo era tenuto al sicuro in un scatola nel loro armadio, non volevano perdere anche quelli nuovi. Entrambi sentirono i loro occhi pizzicare e se i loro figli proveranno ad usare questa cosa contro di loro potranno benissimo usare la carta della polvere negli occhi, da quanto è che non pulivano la soffitta?

«Ehi Roxie cos’è quello?»

Erik era troppo piccolo quando fecero quel libro e chi si occupava di tenerlo aggiornato erano maggiormente Kurt e Blaine con la piccola partecipazione dei disegni di Roxie e di Joe. Si avvicinò piano alla sorella facendosi spazio fra i genitori e prese il tomo nelle sue mani l’aprì senza prestare cura e tanti foglietti caddero senza un ordine sul tappeto.

«Erik presta attenzione!»

Lo riprese Kurt per poi raccogliere tutti i piccoli pezzi di carta preziosi ai suoi occhi. Aveva uno strano sguardo negli occhi sembravano persi in un passato che si permetteva poco di ricordare. Perché si sa il costo di un meraviglioso ricordo ne vale molti brutti. Ogni ti amo si sovrappose ad un insulto e ogni bacio si sovrappose ad una spinta contro il freddo armadietto. E poi una mano che lo ancora al suo presente, quel calore che ha il potere di farlo sentire al sicuro come poche cose, una pressione che ha imparato a riconoscere fra mille, perché dopo uno spettacolo ci sono tante mani che cercano di stringere la tua, ma solo di una ti importa. Quella mano che hai sempre trovato prima di cadere, sempre vicino a te pronta per essere stretta.

«Daddy, ne hai lasciato uno!»

Il biglietto diceva: “Like I’ve never seen the sky before.”

«Papà perché hai scritto un biglietto del genere a daddy?»

«Oh ma non è il solo sai? Ce ne sono tanti altri come questo. Era una cosa che avevo iniziato a fare durante l’ultimo anno di daddy al McKinley, ogni giorno gli scrivevo una frase di uno dei nostri musical preferiti e glielo lasciavo nell’armadietto. Abbiamo tenuto quello perché quando lo vidi per la prima volta rimasi colpito dai suoi occhi ed era come se, letteralmente, io non avessi mai visto il cielo. Ho sempre pensato che il cielo è celeste, lo so qui ci arrivano anche i bambini piccoli, ma non mi ero mai fermato a definire la tonalità di quel celeste e da quel giorno in poi ci prestai più attenzione. – fece una piccola pausa perdendosi in quei occhi di cui stava parlando – Però non trovai nessun tipo che assomigliasse ai suoi.»

Lo sguardo che si scambiarono era carico di quel amore narrato dai più abili scrittori, che sanno tessere le basi di un amore eterno. La stanza era silenziosa intervallata solamente da dei teneri sospiri di Roxie. Amava la storia del Menestrello e del suo Principe. Aveva sfogliato quel libro un centinaio di volte quando era piccola e amava sentirla dai suoi papà, la rendevano magica.

«Ricky davvero non ti ricordi la favola?»

Erik scosse la testa.

«Papà forse è ora che gli rinfreschiamo la memoria.»

 

 

2024.

Era da una settimana che Roxie pregava i suoi papà per comprare un qualcosa per poter iniziare il libro delle favole che le avevano promesso, ma ogni giorno succedeva sempre una cosa diversa. Prima daddy ha un problema in un ufficio con una delle modelle e il giorno dopo papà ha un problema con una delle canzoni che stava scrivendo, non trovava l’accordo giusto e passava ore e ore dentro la sua stanza insonorizzata. E per non bastare Ricky si era preso l’influenza. Anche una bambina di 8 anni prima o poi perde la pazienza, c’è un limite a tutto, no? E quindi l’unica cosa che riesce a pensare è che ha è arrivato il momento di chiamare i rinforzi.

«Zio Bas sono Roxie, ho bisogno di te!»

«Signora mi dispiace ma la posso richiamare più tardi?»

«Zio sono Roxanne! Non una signora!»

«Si, ho capito. Va bene. – mette una mano sul telefono e dice agli altri che stavano nel suo studio – scusate è un’emergenza ci metto pochissimo.»

«Finalmente hai capito che è un emergenza!»

E con quella frase Roxie pensò che era già un passo avanti nella sua missione.

«Roxanne lo sai che non mi puoi chiamare durante una riunione. Ma fa niente ormai sto qui che è successo?»

«Papà ancora non mi ha comprato il libro per la favola. Mi ci porti tu?»

«Piccola, Blaine ci voleva andare con te, sai come ci tiene a queste cose.»

«Dai zio! Tipregotipregotipregoooo!»

«Ne riparliamo dopo. Salutami Blaine e Kurt. Ciao principessa.»

«Ma zio!»

Quel “ma zio” l’aveva urlato al nulla poiché Sebastian aveva chiuso la telefonata subito. Ma si sa quando un Hummel si mette in testa una cosa molti difficilmente non trova un modo per realizzarla.

Quanto dista la cartolibreria più vicina?

«Roxanne, con chi parlavi prima?»

«Con zio Sebastian. Vi saluta.»

«Che gli hai chiesto?»

«Niente!»

Purtroppo per lei Kurt sapeva leggerla meglio di chiunque altro, e no quel niente era pieno di un qualcosa che non gli voleva dire. Gli rivolse il suo tipico sguardo quando ascoltava qualcuno raccontare una bugia, era un ottimo rimedio per farsi raccontare le cose così come stavano. Funzionò anche questa volta.

«Ok, papà ancora non ha preso il librone per scriverci la storia. Tu hai sempre da fare con il lavoro e papà sta sempre a suonare. Io voglio sapere la storia e ho chiamato zio per portarmi in un posto per comprarlo da sola.»

«Tale padre tale figlia non c’è niente da dire. Facciamo così io e te facciamo i biscotti, quelli che ti piacciono tanto e vedrai che quando papà torna troveremo un modo per iniziare la storia, ok?»

«Croce sul cuore?»

«Croce sul cuore.»

Kurt lasciò un bacio sulla testa della figlia per poi ritornare in soggiorno per finire la tavola su cui stava lavorando e mentre si dirigeva lì inviò un messaggio a suo marito.

“Amore quando finisci le prove puoi passare a prendere il libro per Roxie? Aveva già trovato un modo per rimpiazzarti, ma Sebastian ha ancora un po’ di buon senso.”

E la risposta non tardò a venire.

“Un cosa? Dopo parlo con Sebastian, perché mai la mia bambina mi vorrebbe rimpiazzare?! Appena esco lo compro e scaldati la voce abbiamo una storia da iniziare. Ti amo.“

“Ti amo anch’io.”

 

****

«Papà è tornato!»

Detto questo il giovane musicista venne travolto da un bimbo dagli splendenti capelli dorati.

«Come sta il mio ometto?»

Il piccolo Erik si strinse tanto forte a lui e per risposta Blaine gli lasciò un bacio sulla sua testolina, poi lo lasciò sul tappeto del loro salotto con i suoi giocattoli così poté andare dal marito. E come al suo solito lo trovò indaffarato nella cucina, dopo il primo pasto cucinato da Blaine entrambi arrivarono alla conclusione che se volevano avere ancora una casa era meglio se il cuoco designato era Kurt, però l’uomo dai capelli ricci era intenzionato a prendere delle lezioni di cucina, gli voleva fare una sorpresa per il loro anniversario e poi gli piaceva anche aiutarlo, in un certo modo, amava prendersi cura di lui. Gli andò incontro e gli prese la sua mano fra le sue e gli baciò la fede per poi dedicarsi alle sue labbra. Era una cose che Kurt riteneva estremamente sdolcinata, ma allo stesso tempo l’amava follemente. Erano quelle piccole attenzioni che a dispetto dei mille “ti amo” gli faceva capire ciò che realmente provava e andava ben oltre al “ti amo”.

«Ehi.»

«Ehi. L’hai preso il libro?»

«Si, ce l’ho con me nella mia borsa. Me lo sono ricordato, ho chiamato pure Sebastian e Roxanne non vuole rimpiazzarmi gli serviva solamente qualcuno che l’accompagnasse, conoscendola ci sarebbe arrivata da sola se tu non le avessi chiesto con chi parlava al telefono. A detta di Bastian era molto decisa a comprarlo oggi stesso.»

«In questo caso ci è andata bene, non trovi?»

«Senza ombra di dubbio.»

«Ciao papà.»

«Ciao piccola, lo dai un bacino a papà?»

La bambina gli andò incontro e Blaine si abbassò e si pose all’altezza della figlia che così gli poté dare un bacino per poi mettersi a ridere.

«Papà picchi ancora.»

«Roxie ormai a tuo padre piace lo stile di “musicista trasandato”, l’abbiamo perso.» e con fare molto teatrale entrambi si misero una mano sulla fronte sospirando all’unisono.

«Come se la cosa ti dispiacesse, Kurt. – poi si rivolse a sua figlia e le disse – Roxanne ho una sorpresa per te.»

Alla bimba le brillarono gli occhi e le bastò lo scambio di sguardi fra i suoi due papà per capire che finalmente avrebbero incominciato la loro storia. La bambina incominciò a saltellare di qua e di là, i genitori risero di fronte a questa scenetta.

«Dopo cena iniziamo.»

 

****

«Ecco a te principessa.»

«IL LIBROOOO!»

«Si piccola, ti piace? Ora bisogna solo riempirlo di storie!»

«Daddy come lo decoriamo? E il titolo?»

«Noi avremmo pensato a “In the Lovely land of Courage”, giusto Kurt?»

«Perché?»

«Oh piccola se ti sveliamo tutto adesso non c’è gusto, datti tempo.»

«Ok.. Mi piace, è il “coraggio” che ti dice sempre papà vero?»

«Si.»

«Ok, posso aspettare allora.»

«Come lo scriviamo?»

«Io avrei questo..»

Detto questo Kurt tirò fuori da sotto il tavolo una scatola di plastica trasparente, a Blaine gli bastò un solo sguardo per riconoscerla ed entrambi pensarono alla stessa cosa.

Un bacio.

Un primo bacio che segnò tutto, consolidò le basi di un “noi” e preparò i loro cuori alla forza di un amore appena sbocciato.

Un bacio di cui si ricordavano ancora l’emozione che gli diede, quella forza che permise ai loro cuori di rinascere. Due persone che agli occhi di tutti avevano tutto, ma quello che aveva uno mancava all’altro. Blaine faceva fatica a ricordare un padre che lo capisse o che lo confortasse, mentre Kurt non si ricordava quando era l’ultima volta che si sentì accettato veramente. Ma insieme avevano tutto, potevano essere se stessi senza timore, senza la paura di dire “ti amo”, perché potevano toccare loro, ma il loro amore sarebbe rimasto. Quel giorno tutte queste cose ancora non le sapevano, in quel giorno non pensarono che un giorno avrebbero raccontato quella storia alla loro bambina o che avrebbero avuto questa vita. Ma come si poteva iniziare una storia? Da dove poteva partire? Blaine sapeva da dove si dovesse cominciare quando si deve comporre, come Kurt sapeva da dove doveva iniziare per dar vita ad un abito. Ma un storia? Questo era più difficile, forse perché era la loro storia. Però lei decise per se su come voleva essere iniziata. Nella prima pagina voleva narrare di un piccolo canarino che ha fatto tante cose per il Principe e il Menestrello.

«Mi piace questo coso dorato, daddy! Sembra oro vero!!»

«L’intento è quello Roxie, vuoi scriverlo tu?»

«No daddy scrivi tu, sei più bravo.»

«Roxie ti andrebbe di scrivere “courage”?»

«Io? No.. non voglio rovinarlo..»

«Lo fai per il tuo papà? – le chiese accarezzandole i morbidi ricci tanto simili ai suoi – è importante per noi e ci piacerebbe che tu lo scrivessi.»

Mentre Blaine cercava di convincere la piccola Kurt aveva già scritto la parte iniziale del titolo, lasciando all’ultima parola un posto vuoto solo per lei.

«Solo per te.»

Prese il tubicino dorato dalle mani del suo daddy e tutta concentrata iniziò a tracciare la parola coraggio.

«Daddy ti piace?»

«È perfetto Roxie, non avrei fatto di meglio.»

In realtà la scritta era leggermente tremolante, però è come se quella piccola parola fosse entrata anche nel cuore della piccola Roxanne, come era già capitato a Blaine e a Kurt.

«E adesso?»

«Aspettiamo che si asciughi per bene, io ci lascerei solo la scritta sulla copertina, però possiamo usare questi per il dentro. Sai pensavo che potevamo usare questa come segnalibro.»

«La nostra cravatta?»

«Beh non tutta! Ne abbiamo due a testa no? Potremmo prendere una strisciolina da quelle di riserva di entrambi e poi intrecciarle insieme e infine le incolliamo con la colla a caldo, qui.»

Quell’intreccio per simboleggiare le loro anime, ormai legate indissolubilmente fra di loro. La Dalton era il luogo dove tutto era sbocciato e loro avevano un debole per le cravatte. . .

«E io e Rik?»

«Tu e Erik cosa, tesoro?»

«Cosa ci possiamo mettere?»

«Non sapre- questo è Erik, forse ha avuto un incubo. Blaine continua tu con l’intreccio.»

Alcune volte capitava che si svegliavano nel cuore della notte perché uno dei due aveva un incubo, si alzavano entrambi e mentre uno consolava il piccolo l’altro preparava del buon latte caldo, era diventata una tradizione. Alcune volte anche quando vedevano che l’altro era ancora sveglio perché doveva finire un lavoro importante preparavano del latte con i biscotti, facevano una pausa e le tensione del giorno spariva sotto a quel piccolo gesto. Poi rimanevano nello studio fino a quando il lavoro non era finito e poi insieme, mano nella mano, andavano nel loro letto.

«Roxie ti va un po’ di latte?»

«Si!»

«Vieni di la che mi dai una mano.»

 

****

 

«Ehi Ricky guarda che ha preparato papà?»

Erano tutti a quattro nel tavolo della cucina dove al centro c’era “In the lovely Land of Courage” aperto nella prima pagina.

«Kurt passami Erik, è meglio se scrivi tu. La tua sempre stampata e la mia, ti cito, non si può tradurre nemmeno usando la stele di Rosetta. E poi non è vero, è leggibilissima.»

«Sai che mi piace scherzare, stai attento al cane di Margaret Thatcher.»

«Ve lo dicevo io che era il miglior rimedio contro il mostro nell’armadio! Rik si tranquillizza quando ce l’ha con se!»

Il piccolo in questione rise e mostrò il peluche alla sorella e si accomodò nelle braccia del suo papà in una posizione di ascolto del suo daddy.

«Ci penseremo domani nel decorarlo, adesso abbiamo tempo solo per una storia. Voi dovete andare a nanna. Incominciamo!

« C’era una volta, nella bella terra del Coraggio..»

 

 

«E per la milionesima volta no Puckerman!»

«Ma dai solo tu puoi mimetizzarti fra i Garblers.»

«Warblers!»

«Fa lo stesso.»

 

E fu così il nostro principe si ritrovò debitore a vita del suo amico Puck perché fu grazie a ciò che lo poté incontrare. Ma non è del loro primo incontro che ti voglio raccontare, ma bensì di un’altra prima volta, quella avvenuta qualche mese dopo. Come per tradizione alla Dalton il nuovo arrivato nei Warblers diventava un proprietario di uno dei canarini dell’istituto, e doveva portarlo sempre con se e accudirlo. E così il Principe divenne il padrone del piccolo uccellino chiamato Pavarotti, come il Principe divenne un alunno della Dalton fa parte della storia del loro primo incontro. Il ruolo di Pavarotti fu importante come quello di Puck, ma dovettero perderlo per capire tutto. La triste morte del piccolo canarino creò un vuoto piccolo come lui nel cuore del Principe, ci era molto affezionato e amava cantargli qualcosa e sentire il suo suono melodioso. Ma si sa ogni fine porta un principio e così successe. La fine di una piccola, ma non insignificante vita, portò il risveglio di un sentimento. Quando il Principe dalla pelle di porcellana cantò una canzone per omaggiare il suo piccolo amico qualcosa nel cuore del Menestrello si svegliò, la sua voce fece chiarezza nei suoi pensieri e uno prese forma. Non seppe bene cosa gli fece scattare questa scintilla, ma ad un certo punto, a metà del brano, capì che l’aveva trovato. Aveva trovato colui che cercava da una vita. Dopo questa rivelazione non poté più perdere tempo, doveva escogitare qualcosa e sperò con tutto il suo cuore di poter avere ancora una chance. Il Menestrello propose al Principe di cantare un duetto insieme a lui, anche se sapeva di perdere facendo così. La dichiarazione del Menestrello fu la più bella che il Principe ebbe mai la fortuna di sentire e pensò che quelle parole se le ricorderà fino al suo ultimo respiro. Il menestrello gli disse: “Prince, there is a moment, when you say to yourself. 'Oh. There you are. I've been looking for you forever. Watching you do 'Blackbird' this week...that was a moment for me...about you. You move me, Prince. And doing this duet would just be another excuse to spend more time with you.

Le parole trapelavano di quel amore nato per essere eterno, e non importerà cosa potrà accadere loro ce la faranno. Erano anime gemelle nate con il fine di ritrovarsi e di vivere insieme fino alla fine dei tempi.

Quella promessa di eterno amore sussurrata in quel bacio che si scambiarono quando il cielo e la terra si fusero nei loro occhi, quella distanza fra di loro divenne insopportabile e l’accorciarono con un bacio. Perché secondo le leggi della Terra del Coraggio non c’era cosa più potente del bacio del vero amore e con esso tutto poteva accadere.

E dal quel bacio non ci fu più un me e un te, ma si creò un noi destinato a durare.

 

 

«Quel bacio fu susseguito e poi da un altro bacio, da un altro ancora e ancora, ancor-»

«Blaine.»

Entrambi risero e poi addolcirono lo sguardo mentre osservavano i loro piccoli tesori dormire, chi appoggiata nella più tenera delle posizioni e chi abbracciava il suo piccolo protettore dei sogni e veniva cullato dalle braccia del suo papà. Erano entranti talmente in profondità nei loro pensieri che la realtà aveva perso i suoi contorni.

«Guardali.»

«Sono meravigliosi.»

Disse Blaine accarezzando il piccolo Erik che dormiva beatamente su di lui, sembra un piccolo angelo, gli sembra più perfetto di quelli raffigurati dal Raffaello.

«Dobbiamo portarli a letto.»

«Io penso al nostro ometto e tu alla nostra principessa. A fine missione sai dove venirmi a trovare e sai cosa ti attende.»

Quando Blaine si avviò verso la cameretta del piccolo Erik cantò sottovoce una delle canzoni che hanno entrambi nel cuore. E quello di Kurt perse l’ennesimo battito per colpa del suo menestrello, perché quella canzone la cantò per onorare la fine del suo canarino, ma fu la spinta necessaria per fare quel piccolo passo che non gli permetteva di essere un “noi”.

 

****

 

Un leggero bussare distolse Kurt e Blaine dai loro pensieri, stavano avendo dei dubbi sulla scelta della prima storia, ma entrambi in cuor loro sapevano che era quella giusta.

«Papà, daddy possiamo?»

I due papà ovviamente risposero affermativamente a quella richiesta e i due bambini entrarono nella camera mano nella mano, avevano gli occhietti stanchi e quelli di Erik erano anche spaventati, chiaro segno di un incubo.

«Papà il mottro nel armadio, fa paura.»

Blaine scese dal letto e gli andò incontro e subito lo prese fra le braccia e incominciò a cantare una dolce melodia, quella che era l’unica a calmarlo.

«Ora è tutto apposto piccolo mio, ci siamo noi. Lo affrontiamo insieme?»

Il piccolo gli fece segno di no e si nascose ancora di più nell’incavo del suo collo. Kurt toccò con la mano il suo posto affianco a lui nel letto, per fargli capire di sedersi la. Roxie salì per prima e si mise vicino al suo daddy.

«Rik è venuto nella mia camera perché il mostro nei nostri armadi voleva il nostro peluche, si è spaventato ed è corso da me, ma l’ha raggiunto anche lì e abbiamo avuto paura. Ho provato a difenderlo facendolo entrare nel mio letto. Ma ma…»

Una serie di piccole lacrime incominciarono a cadere dal suo visino e Kurt prontamente gliele asciugò e l’abbracciò forte.

«Ora ci siamo noi.»

«Per una notte facciamo finta che la regola “ognuno dorme nei propri lettini” non esiste. Ok?»

I piccoli sorrisero e si accovacciarono fra le loro. Blaine continuò a cantare e ben presto si unì a lui anche Kurt e i bambini vennero cullati dalla loro voce fino al mondo dei sogni, non lasciandoli mai.

Stretti in quel abbraccio loro erano la felicità.

 

 2034.

«Oh papà non mi ricordavo di quanto fosse più bella quando è raccontata da te! Il piccolo Pavarotti si è sacrificato per una giusta causa, alla fine.»

«Non si è “sacrificato” era solo giunto il suo momento.»

« Ma alla fine avete vinto?»

«Beh non abbiamo vinto il trofeo delle le Regionals, ma noi ne avevamo vinto un altro. Ci eravamo trovati e questo ci addolcì la delusione della gara persa.»

«Ma ti immagini come sarebbe stato vincere? Con tutti i ragazzi a NY, certo andarci con le New Direction è stato meraviglioso, ma mancavi tu per renderlo perfetto.»

«Credo di essermi fatto perdonare dopo, no? Ti ho portato anche a vedere Wicked.»

Disse Blaine sfogliando il libro fino ad arrivare alla pagina con i biglietti dello spettacolo al Gershwin. Dietro c’era scritto con una calligrafia non troppo curata dettata dalla fretta: “I Klaine alla conquista di Broadway!!”.

«Klaine?»

«Rik è il nome che hanno dato a daddy e papà al liceo. Lo facevano sempre, sai come chiamavano zio Finn e zia Rach quando stavano insieme? Finchel. Per esempio io e Joe potremmo essere i.. Joxie?»

«Suona male Roxie.»

«Blaine, è tenerissimo invece. Stai zitto e non fare il papà-orso geloso. Stavamo parlando di Broadway, diciamo che ti sei fatto perdonare dopo la tua seconda visita a NY.»

«Perché?»

«Perché per la prima ci sono stato pochissimo e sono partito subito. Ecco perche.»

In realtà quello era il giorno-che-non-doveva-essere-ricordato tutto ciò che fecero fu archiviato e bruciato. Avevano deciso così quando capirono che non gli basta più essere solo “migliori amici”. Era vivere a metà. Così mentre passeggiavano per le strade di una Lima soleggiata mentre bevevano il loro caffè del Lima Bean, Kurt lo perdonò. Fu molto difficile per lui ridare la fiducia a chi l’aveva distrutta, non pensava che Blaine lo potesse ferire o fare una cosa così brutta, ma alla fine l’aveva deluso anche lui. E questo se è possibile era ancora peggio del tradimento. Ma giorno dopo giorno la ricostruirono insieme e il loro legame divenne indissolubile, sapevano il peso della assenza dell’altro nella propria vita e non volevano ripetere l’esperienza. Blaine gli rivolse un sorriso dispiaciuto, perché aveva notato il suo cambiamento d’espressione quando Erik gli chiese della mia prima visita nella nostra città. Kurt l’aveva perdonato, ma lui non l’aveva fatto ancora con se stesso. Aveva promesso che l’avrebbe sempre difeso, ma ha fallito perché non era riuscito a proteggerlo da lui. Ma ogni giorno lui lo stupiva e ogni giorno Kurt gli faceva capire che ormai quella cosa non deve più far parte della loro vita. Erano uno la forza dell’altro, se cadeva uno c’era sempre l’altro pronto a proteggerlo.

«E queste?»

«Roxie voleva che anche voi aveste un vostro segno, anche se ogni cosa qui è vostra. Sono le vostre impronte, quella piccola e gialla è la tua Ricky e quella-»

«Celeste Daddy è la mia. Poi avevo convinto i papà a farle anche loro, quella rossa è di papà e quella verde è di daddy.»

«Te lo ricordi?»

«Ovvio è il mio celeste preferito. Sai papà penso che gli scatoloni possono aspettare.»

«Lo credo anch’io.»

Fra le impronte c’era una frase che catturò l’attenzione di Erik.

 

Nella terra del Coraggio tutto è possibile, nulla non è normale, tutto è diverso e tutto è perfettamente imperfetto.

Nella terra del Coraggio due principi possono amare e avere il loro lieto fine.

Perché nella terra del Coraggio tutto ciò di cui hai bisogno è l’Amore e con quella dalla tua parte puoi fare tutto. . .

 

Beth’s corner!

Buonasera! Per chi si fosse preoccupato “sì, sono viva e no, non mi sono scordata la password” ;) mi sono presa un piccola pausa da efp, ho dovuto farlo per un motivo semplice: la mancanza di tempo. E prima il teatro adesso gli ultimi compiti ho giusto il tempo per respirare e la beta non è messa meglio di me purtroppo. . . Perciò per chi stesse seguendo la mia long vi dico solo che questa storia è stata scritta tanti mesi fa e che per loro mi serve del tempo che non ho, siamo arrivati in un punto delicato e voglio trattarlo bene, però spero di farmi perdonare con la loro week. La pazienza è la parola chiave nel loro cammino. Ok, chiarita questa piccola cosa, mi sento terribilmente in colpa, passo a Kurt e Blaine. Che dire, ammetto che mi mancano terribilmente e mi piaceva la cosa della riscoperta del libro, di loro che si rimettono insieme seduti allo stesso tavolino dove anni prima la piccola Roxie aveva sentito la storia del Principe e del Menestrello. La prima storia dalla quale iniziare a ricordare non poteva che essere il loro primo bacio. Il titolo richiama il biglietto che Blaine scrisse da Kurt e la canzone iniziale è Blackbird (so che l'avete riconosciuta) ed è quella che Blaine canta al piccolo Rik. La storia parla da se e vista l’ora non vi prendo altro tempo, mi auguro che la storia vi sia piaciuta e chissà cosa porterà l’estate. . . ;)

Grazie per averla letta, se vi è piaciuta fatemelo sapere e se avete delle critiche da fare sarò ben accetta di ascoltarle :)

Grazie anche alla beta per il lavoro che ha fatto quando l’ho scritta, l’idea di raccontare di Pavarotti è farina del suo sacco. Quindi grazie!

Spero di sentirvi presto,

alla prossima

_Beth :)

 

Ps: per chi vuole mi potete trovare qui ---> Twitter | Tumblr

   
 
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